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Autore: Scarlett Rose    22/08/2011    2 recensioni
Restauro completato. Grazie per la pazienza!
Sequel di "Aspettami, non scappare!", anche se non è necessario averla letta per seguire questa fanfiction.
Siete convinti che il difficile sia dichiararsi a chi ci piace, ma che poi la strada sia tutta in discesa?
Ebbene, forse Marin ed Aiolia potrebbero non essere d'accordo! Una fanfiction dove l'Aquila ed il Leone dovranno affrontare i grattacapi di una relazione fra Saint e non solo. Ci saranno sorrisi, lacrime, combattimenti e ricongiungimenti. Se sei un Saint, puoi permetteri di amare?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eagle Marin, Leo Aiolia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Athena fissava il Santuario che si stendeva sotto di lei.
Brulicava di vita, di attività, di voci.
Rabbrividì per un attimo pensando a ciò che quel posto sarebbe diventato se Hades non fosse stato annientato.
Da quando lei ed i Saint avevano fatto ritorno dall’Ade, in momenti molto particolari, riusciva a ricordare le precedenti Guerre Sacre contro il re degli Inferi. Come in una danza, le immagini si avvicendavano: le sue reincarnazioni, brandelli di conversazioni, i Saint che per lei avevano combattuto, le persone i cui cammini si erano intrecciati con il suo.

Volti, voci e nomi di cui prima non aveva avuto una precisa coscienza, anche se ora sapeva che avevano sempre albergato nel suo animo.
Era un processo iniziato già quando si trovava laggiù, nei Campi Elisi, in prossimità di quella che riteneva la sua ultima battaglia. Non credeva che sarebbe riuscita a sopravvivere. Hades risorgeva sulla Terra e lei percorreva il sentiero che l’avrebbe portata alla battaglia. Un sentiero costellato di vite innocenti, del sangue dei suoi Saint. In passato non era mai accaduto, aveva rammentato di improvviso, perchè sarebbe dovuto andare diversamente in quel momento?Il suo corpo mortale si sarebbe dissolto e la sua anima avrebbe atteso dormiente una nuova fanciulla prescelta dal Fato in cui reincarnarsi. Da tempo Saori aveva accettato il suo status di dea, da tempo non pensava a quell'entità come qualcosa di estraneo che abitava il suo stesso corpo. Lei era Athena. Erano una e un po' di Saori sarebbe sempre sopravvissuto nella dea. Non che il pensiero della morte non la atterrisse, ma aveva imparato che c'erano cose per cui valeva la pena giocarsi il tutto per tutto.
Per questo aveva voluto che quello appena passato fosse lo scontro decisivo. Non più sigilli, ma una sconfitta definitiva. Ecco perchè in quell'occasione lei stessa aveva deciso che valeva la pena sacrificarsi, in nome di un futuro non più funestato dall'ombra del signore degli Inferi. Ci sarebbero state altre battaglie, ma quella, la più crudele e cruenta, non doveva ripetersi.
“Mai più,” aveva pensato con una risoluzione quasi feroce “mai più voglio pagare questo tributo di vite. Mai più voglio vedere il mio Santuario svuotarsi, mai più sentire sparire le risa e le voci che rimbombano ora tra le colonne. A costo di annientare me stessa con lui.”.

Il fermento sotto di lei la riportò alla realtà.
Sospirò, scostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte: era tutto passato.
Finito.
Hades non sarebbe tornato mai più.
E, cosa ancora più importante, aveva salvato i suoi Saint.
Era…felice.
Così felice da piangere per la commozione, si prese in giro, asciugandosi le lacrime con la punta delle dita.
Non che la pace conquistata significasse necessariamente un’assoluta tranquillità, considerò d'un tratto.
Si allontanò dalla terrazza di alabastro candido e prese in mano il dispaccio che giaceva sulla sua scrivania di ebano intarsiato, dono di una delegazione diplomatica francese. Dall’India, uno dei nuovi Silver Saint* le comunicava che c’era stato un insolito movimento di energia e lei aveva deciso di mandare laggiù Shaka, Seiya ed Aiolia per controllare di che cosa si trattasse.
Ora, però, non era più convinta che fosse una buona idea, almeno per quanto riguardava l’ultimo Saint.
Sapeva che aveva iniziato una relazione con Marin dell’Aquila e non poteva fare a meno di provarne un certo compiacimento.
“Mi sono sempre sentita in colpa verso di te, Aiolia.” pensò la dea, sedendosi alla scrivania e prendendosi il mento fra le mani “Aiolos, il fratello che adoravi, l’hai perduto perché io potessi vivere… ho sempre sperato di poterti un giorno risarcire, anche in minima parte. Posto che fossi riuscita ad aggirare l’orgoglio, tipico tratto dei nati sotto la protezione delle stelle leonine.” sospirò con un mezzo sorriso.
Ora, però, grazie a Marin sapeva cosa poteva fare. Non era molto, ma pur sempre qualcosa per esternare in modo concreto la sua gratitudine. Afferrò un foglio di pergamena pulito ed iniziò a scrivere in tutta fretta.
*
Marin si rilassò, la schiena appoggiata contro il petto di Aiolia.
Il caldo non accennava a diminuire, l’estate sembrava intenzionata a mantenere il suo fulgore il più a lungo possibile, ma ciò non aveva impedito al suo ragazzo di abbracciarla fino a toglierle il fiato. E lei, che fino a pochi minuti prima aveva solo sognato la fresca brezza di un condizionatore , si era abbandonata volentieri contro di lui .
La sacerdotessa aveva appoggiato la maschera sull’erba che copriva il piccolo giardino della Quinta Casa “Si sta davvero bene qui!”, sospirò, posando una mano sulle braccia che le circondavano la vita.
Aiolia le baciò i capelli “Sì, da quando ci sei tu questo giardino sembra molto più bello!”.
Imbarazzata e non abituata a tutta quell’espansività, Marin gli colpì scherzosamente una mano “Ma sentilo! Il tuo giardino è sempre stato bello, solo che tu non te ne accorgevi.”
“Hai mai visto il giardino di Shaka?”
“No.”
“Ecco, appunto. Prima vai a farci una capatina, poi torna qui e dimmi se pensi che “bello” sia l’aggettivo più adatto a questo prato spelacchiato.”.
Marin soffocò una risatina “Non credo sarebbe opportuno disturbare l’uomo più vicino agli dei solo per chiedergli di farmi dare un’occhiata al suo giardino.”
“Potrebbe stupirti, non credere. Sotto, sotto, Shaka è piuttosto orgoglioso del suo pollice verde. Non penso gli dispiacerebbe riscuotere la tua ammirazione!”.
La giovane donna rise di nuovo “Incredibile! Non pensavo che a frequentarti avrei scoperto gli altarini di voi nobili Gold Saint!”.
Aiolia rafforzò la presa “Sbaglio, o sento una nota di sarcasmo?”.
Per tutta risposta, Marin scoppiò nuovamente a ridere, ma prima di rendersene conto, si trovò inchiodata con la schiena sull’erba. Aiolia la sovrastava, sorridendo “Ti meriteresti una sculacciata per la tua impudenza!”.
Marin gli fece una linguaccia “Non darti delle arie con me, mio caro. Chissà che magari non salti fuori qualche piccante segreto da vendere alle tue ammiratrici!”

Lui strabuzzò gli occhi “Ammiratrici? Penso che tu mi stia confondendo con Milo.”.

Il genuino stupore che traspariva dalla sua voce le fece capire che Aiolia davvero riteneva strano avere un fan club. D'altro canto era un guerriero, più occupato nei suoi esercizi che a guardarsi intorno. Meglio così!, pensò l'Aquila, non doveva preoccuparsi che lui facesse gli occhi dolci a qualcuna.

Si trattava, però, di un pensiero piuttosto scherzoso, visto che sulla fedeltà di Aiolia era pronta a metterci una mano sul fuoco. L'integrità faceva certamente parte di lui in una percentuale molto alta, altrimenti non avrebbe sofferto in maniera così cocente negli anni in cui era convinto che Aiolos fosse un traditore deicida.
Era incredibile, pensò fissandolo in quei fantastici occhi blu, quanto si sentisse allegra da quando stavano insieme. Tentando di descriverla, si trattava di una sensazione che andava oltre il semplice fatto di “stare bene”.
Gli posò una mano sulla guancia destra, mentre lui si chinava su di lei. Aveva un buon profumo, pensò Marin chiudendo gli occhi, di agrumi, di sole e di mare.
Un colpo secco alla porta principale li fece sussultare.
“Dannazione!” imprecò Aiolia, tirandosi rapidamente in piedi ed aiutandola a fare altrettanto. Sentendo i passi di un servitore che si avvicinava, Marin si affrettò a recuperare la maschera e a nascondervi il viso contrariato.
Quando l'attendente entrò, lo stavano aspettando in piedi, fianco a fianco.
“Meno male!” pensò l’uomo, che già temeva di dover interrompere qualche scena imbarazzante e che per questo si era dato pena di bussare il più pesantemente possibile “Nobile Aiolia, un messaggio per voi dalla Tredicesima Casa.”.
“Grazie, Galenos.” mormorò il Saint, mentre il servitore si ritirava con un piccolo inchino.
“Vuoi che me ne vada?” chiese Marin. Aiolia sembrò stupito “No, perché? Resta pure, sarà qualche avviso di routine!”.
Sorrideva, ma il sorriso svanì dal suo volto man mano che leggeva il foglio dall'aspetto ufficiale. Marin sentì una fitta di preoccupazione. Lo conosceva abbastanza per sapere che quella piccola ruga, quando gli compariva fra la sopracciglia aggrottate, era foriera di cattive, cattivissime notizie.
Aiolia alzò la testa, fissandola sgomento “Athena mi comunica che non sarà necessaria la mia presenza durante la prossima missione! Mi ha tolto dalla squadra!”.
 
 
 
Lo so che non è molto lungo, ma spero l’abbiate gradito ugualmente! Arrivederci al terzo capitolo!
 
 
 
* I vecchi Silver Saint sono stati platealmente sconfitti da Seiya e compagni durante la saga di Arles, perciò ho immaginato che le Armature (scusatemi, ma preferisco questo termine a Cloth) li abbiano abbandonati, riconoscendoli indegni.
  

  
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