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Autore: Keiko    22/08/2011    4 recensioni
C’erano due categorie di persone che Hermione Granger disprezzava: i codardi come Draco Malfoy e le donne senza cervello come Lavanda Brown e aveva dovuto comunque ricordare – per correttezza intellettuale - anche la terza categoria, ovvero gli smidollati come Ron. Hermione non avrebbe mai ammesso a sé stessa di essere gelosa – di essere, quindi, molto più donna di quanto non volesse dare a vedere – né tantomeno che l’affetto che la legava a Ron si era pericolosamente trasformato in qualcosa di più adulto e pericoloso.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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A Sweet Revenge © 2011 (31/10/2010)
Disclaimer. Tutti i personaggi di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling, agli editori inglesi e ai distributori internazionali che detengono i diritti sull'opera. Questa storia è stata redatta per mero diletto personale e per quello di chi vorrà leggerla, ma non ha alcun fine lucrativo, né tenta di stravolgere in alcun modo il profilo dei caratteri noti. Nessun copyright si ritiene leso.


{La storia si colloca temporalmente all'interno del romanzo "Harry Potter e il Principe Mezzosangue}




Hermione Granger era una ragazza, ma di quell’aspetto del tutto formale, sembrava essersi reso conto solo Harry. Non che la cosa fosse stata lampante ai suoi occhi, ma semplicemente era stato costretto a realizzare che non era uguale a Ron durante il Ballo del Ceppo indetto per il Torneo Tre Maghi, quando Hermione aveva dato prova di saper essere… femminile?
In un’amicizia come la loro era difficile discernere una cosa simile, perché era talmente normale essere sempre insieme vivendo in simbiosi, che era pressoché impossibile rendersi conto che Hermione non era esattamente il genere di persona con cui potevi parlare delle tue vittorie amorose – o dei tuoi fallimenti – senza che ti fissasse con quell’aria un po’ accusatoria, come a voler chiedere se era davvero il caso parlare con lei di certe cose quando c’era l’altro.
Per qualche misterioso motivo, infatti, prima Harry e poi Ron, si erano presi il disturbo l’uno di caricarle sulle spalle il proprio amore per Cho Chang – quando lei conosceva sin troppo bene i sentimenti di Ginny – e l’altro di sventolarle sotto il naso la passione morbosa – nauseante, aveva esalato Hermione prima di lasciarli come due idioti a parlare al vento in guferia – di Lavanda.
Lavanda Brown era entrata nelle loro vite in quel modo fastidioso che un molliccio poteva adottare per distruggerti l’intero guardaroba.
C’erano due categorie di persone che Hermione Granger disprezzava: i codardi come Draco Malfoy e le donne senza cervello come Lavanda Brown e aveva dovuto comunque ricordare – per correttezza intellettuale - anche la terza categoria, ovvero gli smidollati come Ron.
Hermione non avrebbe mai ammesso a sé stessa di essere gelosa – di essere, quindi, molto più donna di quanto non volesse dare a vedere – né tantomeno che l’affetto che la legava a Ron si era pericolosamente trasformato in qualcosa di più adulto e pericoloso.
L’amore – quello che lei aveva sempre sognato, come ogni babbana, fatto di per sempre e promesse – si era rivelato decisamente poco vicino alle aspettative, e tutto quello che era riuscita a capire era che facilmente le cose non andavano come nelle fiabe.
In primo luogo, non esistevano principi azzurri: nulla di tutto quello che le avevano raccontato era vero, al massimo finiva che ti innamoravi di qualcuno che conoscevi da una vita, che ti faceva sentire meglio di tutto il mondo messo insieme per cose davvero stupide, come una battuta o un’attenzione particolare a qualcosa che nessuno aveva notato prima.
Non che Ron si fosse mai accorto di alcunché, ma era sempre in prima linea per difenderla dalle parole dure di Malfoy e poi… be’, a essere sinceri nemmeno lei sapeva com’era accaduto, ecco tutto. Aveva cercato di capire da Ginny, nelle lunghe confidenze notturne alla Tana, come aveva compreso di essere innamorata di Harry, ma non le era servito a molto: Ginny si era innamorata di lui prima ancora di incontrarlo, quando era solo il personaggio dei racconti di Ron, un essere speciale per il mondo finito per errore nelle loro banalissime vite.
A quel punto si era dovuta rassegnare all’evidenza che in fondo, a quel cuore che aveva preso a giocarle brutti scherzi, doveva sottomettere gran parte del proprio buon senso.
Seduta all’interno di uno dei bagni delle ragazze dell’ultimo piano, Hermione Granger aveva estratto dalla borsa il libro di Magie Africane, soffermandosi a osservare quella bambolina di stoffa che aveva creato tra un’ora di lezione e l’altra, quando già aveva poco tempo persino per respirare. Ginny, quando l’aveva vista intenta a cucire, aveva sorriso sorniona, ammiccando a quei pezzetti di stoffa che messi insieme, avevano assunto una notevole somiglianza con suo fratello.
“E’ per Ron, vero? Un regalo di Natale?”
“Più o meno”, si era limitata a risponderle Hermione, certa che mai avrebbe sospettato a ciò che realmente stava facendo.
Ora, a distanza di quasi un mese – lei era un’eccellente strega, decisamente meno abile negli hobby tipicamente femminili dei babbani, e la cosa le era risultata evidente quando si era ritrovata con le dita martoriate da piccoli punti, ove l’ago aveva passato la stoffa conficcandosi nella carne – si ritrovava tra le mani il frutto di notti insonni, tempo rubato allo studio e mani distrutte: aveva il suo Ron in miniatura.
Si era rigirata tra le mani la bambola, cercando di osservarne la somiglianza con il reale: le sembrava così strano ricordare dettagli del volto di Ron su cui non si era mai soffermata, come il sorriso da bambino o lo sguardo sincero e pulito. Certo, non poteva vederlo in quel feticcio, ma ripassarne ogni dettaglio – i capelli rossi presi direttamente dall’originale, la maglietta ricavata da un calzino usato – la faceva sentire sicura di sé e di ciò che aveva in mente.
Lei non voleva fare del male a Ron, ovviamente: voleva solo prenderlo in giro, fare vedere al mondo che Ronald Weasley non era migliore rispetto a un paio di mesi prima solo perché - per mera fortuna, e una spinta data al caso dalla presente Hermione Granger – era riuscito a parare quasi contemporaneamente due bolidi nella partita di Quidditch contro i Serpeverde.
Quel maledetto sport le aveva creato più problemi negli ultimi tre anni che Draco Malfoy nell’arco di sei.
Hermione aveva fissato ancora per qualche istante la bambola che stringeva tra le mani: era davvero giusto ridurre Ron allo zimbello di Hogwarts?
Forse.
Era giusto che Lavanda Brown fosse spuntata dal nulla occupando lo spazio che nella vita di Ron apparteneva a lei e a Harry senza lasciare a nessuno la possibilità di entrare in quel duo tristemente felice?
No, era scorretto.
Era giusto affidarsi a una pratica come il vodoo per una Grifondoro?
Be’, non stava scritto da nessuna parte che era una pratica dei Serpeverde, no?
Aveva chiuso gli occhi, mormorando con lentezza e cantilena la formula rituale che le avrebbe permesso di incantare il suo Ron in miniatura.
Non ci erano voluti più di dieci minuti, tutto sommato, ed Hermione aveva richiuso il tomo che si era portata appresso come se fungesse da portafortuna – un porto sicuro qualora avesse dimenticato la formula a causa dell’agitazione con quel suo peso rassicurante e l’odore della pelle antica della copertina – e si era diretta verso la Sala Comune di Grifondoro.
Era evidente che quella fosse la sua giornata, a discapito di Ron: infatti, Weasley stava salendo le scale a capo chino e quando l’aveva vista aveva abbozzato un sorriso che subito era svanito, quando lei si era girata dall’altra parte ignorandolo volutamente.
Aveva stretto tra pollice e indice una parte della bambola che doveva essere un braccio – o una gamba – e vi aveva dato un piccolo strattone, facendo ruzzolare il vero Ron a terra.
Funzionava anche il Vodoo allora.
Hermione aveva sorriso tra sé, trionfante, aspettando il momento di metterlo in ridicolo davanti a Lavanda: se per lei Ron era così fantastico, Hermione avrebbe fatto in modo che diventasse il peso più insopportabile della sua vita.
Ron non avrebbe sofferto la mancanza di Lavanda: aveva vissuto una vita senza di lei, qualche settimana insieme come se fossero gemelli siamesi non avrebbe di certo lasciato un vuoto indelebile.
E lei, l’avrebbe lasciato se fosse scomparsa dalla sua vita?
Istintivamente, a quella domanda, si era girata a osservare Ron seduto sulla scala, intento a massaggiarsi il ginocchio che aveva sbattuto a terra nella caduta.
Forse la sua bambolina Vodoo sarebbe stata utile, ma la verità era che Ronald Weasley non sapeva comprendere che la gelosia per Viktor Krum era da ricondurre a un amore acerbo e adolescenziale, un qualcosa a cui un ragazzo di sedici anni non darà mai un nome simile.
Per quel motivo Hermione non avrebbe mai immaginato che non sarebbe uscita vittoriosa da quel duello grazie alla magia ma per quel suo non esserci – sparire nel nulla e lasciare un vuoto, era questo che stava creando, una voragine -, che avrebbe indotto entrambi ad aprire gli occhi e venirsi incontro.
Ma era ancora lontana la decisione di crescere lontani da Hogwarts, e con lei, la maturità per gestire un’amicizia che si trasforma in amore che dura tutta la vita.



Note dell’autrice. La fanfiction è stata ispirata da una fanart che trovai diverso tempo fa su DA, che mi aveva fatto morire di tenerezza e di risate.
   
 
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