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Autore: NonSoCheNickMettere2    22/08/2011    2 recensioni
What if? (dark Luke) - Ambientata 18 anni dopo ROTS - Poche ore prima di diventare ufficialmente senatrice, Leia Organa viene rapita.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Bail Organa, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'apprendista Sith'
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Star Wars e i suoi personaggi appartengono a Lucas. Ho scritto questa fanfiction solo per divertimento, senza alcun guadagno.


Skywalker entrò senza proferire parola, richiuse la porta dietro di sé e si recò in bagno, al lavello. Si tolse i guanti e rinfrescò il graffio sul polso. Ritornò nel cucinotto, aprì uno degli sportelli ed estrasse una bevanda. Si voltò verso di lei e bevve di gusto qualche sorso. Allungò vagamente la bottiglia nella sua direzione e, con la stessa naturalezza che si sarebbe usata ad una cena tra amici, chiese: «Avete sete?»

Leia lo guardò stupefatta. «Perché mi avete rapito?»

Lui scrollò le spalle, si rigirò, mise la bevanda al suo posto e si avviò di nuovo verso la porta d'ingresso, passando davanti alla brandina dove sedeva la ragazza.

«Aspettate! Ditemi perché sono qua!», ordinò quasi altezzosa.

Senza scomporsi, il giovane si fermò. «Mi sembra evidente: Lord Vader desidera interrogarvi.»

A Leia vennero in mente tutte le implicazioni di quella frase, ma si fece forza e tentò di infondere tutta la dignità del suo ruolo alla propria risposta. «Io sono un membro del Senato Imperiale. Sua Altezza l’Imperatore ha recentemente rassicurato che salvaguarderà il rispetto dell’immunità parlamentare.»

«Tecnicamente sarete senatrice solo fra dodici ore», le fece notare Skywalker senza animosità.

«Posso denunciarvi lo stesso», minacciò la principessa con una sicurezza che non sentiva affatto.

Il giovane scrollò di nuovo le spalle. «Non sta a me discutere gli ordini di Lord Vader».

Le sembrava di sbattere contro un muro di gomma. «Perché mi vuole interrogare?»

Il giovane scosse la testa, uscì e richiuse la porta dietro di sé.

Leia si lasciò ricadere sul letto con un singhiozzo e si nascose la faccia tra le mani, nel tentativo di non cedere alle lacrime.

Aveva sentito tante voci sugli interrogatori di Vader! Si era sempre ritenuta coraggiosa e dedita alla causa sopra ogni cosa. Ma ora… ora non era più così sicura e temeva di scoprire molto presto dove finivano le sue risorse. Poteva davvero resistere a tutto? Il pensiero angoscioso la tormentava. Centinaia di vite e alcuni segreti militari fondamentali dipendevano dalla sua forza, ma improvvisamente non sapeva se ne avesse a sufficienza. Era ben consapevole che l’oscuro Signore dei Sith non conosceva pietà, non discuteva, non contrattava.

E suo figlio?

Skywalker di certo conduceva una vita più defilata del padre. Si diceva in giro che stesse venendo addestrato come apprendista Sith e la spada laser, che pendeva sempre al suo fianco, testimoniava fortemente a favore di questa ipotesi.

Ripensò alle poche occasioni in cui lo aveva visto ad una cerimonia pubblica. A mala pena aveva proferito parola, trascorrendo in un angolo tutto il tempo sull'attenti, più marziale degli ufficiali dell’Executor, più inespressivo della maschera nera del padre. Quando qualche ragazza di corte, spinta più dall'ambizione dei genitori che dall'attrattiva del personaggio, lo aveva avvicinato, era stata allontanata in pochi istanti con la delicatezza di un wampa.

Non c’era che dire: Darth Vader aveva allevato un erede che fosse suo degno successore. E, per assicurarsi la buona riuscita di questa sua operazione tanto azzardata, aveva scelto di usare proprio lui. No, non riusciva a immaginare di poter corrompere Skywalker.

Fu presa dall'angoscia, ma si obbligò a fare alcuni respiri profondi per calmarsi.

Immaginò il volto preoccupato di suo padre quando, entro poche ore, avrebbe scoperto il rapimento. Avrebbe mai potuto indovinare il colpevole? E in caso affermativo? Conoscendolo, avrebbe orchestrato una tale sollevazione al Senato che l’Imperatore in persona si sarebbe preso la briga di farla rilasciare.

Se Bail l'avesse capito in breve tempo! Mancavano poche ore alla sua immunità... meno di dodici...

Osservò meglio la sua prigione. Riconobbe quel tipo di navetta: era molto di moda tra i giovani di Alderaan. Evidentemente Skywalker aveva voluto essere sicuro che il trasporto passasse inosservato.

Il mese scorso, Theodore Ruft aveva insistito tanto per farle ammirare ad ogni costo il suo nuovo acquisto, vantandosi profusamente della comodità del suo appartamentino, delle ampie camere d’aria proprio lì di fianco e della facilità della loro manutenzione… grazie ad un accesso interno!

Leia scattò in piedi, mettendo da parte ogni paura che potesse distrarla. Non sapeva dove fossero diretti esattamente, ma, se avessero avuto una perdita d’aria, sarebbero stati obbligati ad un atterraggio di fortuna.

Doveva sabotare la nave.

Iniziò a guardarsi intorno. Frugò nei cassettoni sotto la brandina, ma non trovò altro che qualche tunica ripiegata con cura. Rivolse la sua attenzione ai pensili soprastanti, ma non riuscì ad aprirli: con le mani legate non poteva forzarli abbastanza.

Si girò sul lato cottura. Sulla colonna di sinistra vi erano tre cassetti. Aprì quello più in alto, comodamente all’altezza della sua vita, e trovò i coltelli. Come prevedibile, erano di plastica e non affilati, ma per il nastro adesivo sarebbero stati sufficienti. Ne prese uno e, con una certa difficoltà, lo rigirò per seghettare il nastro. Era più resistente del previsto. Si innervosì, mettendo più decisione nel movimento. Il coltello cadde. Leia si voltò ad osservare la porta, ma non accadde nulla. Era stato un rumore talmente lieve che non poteva essere stato udito dalla cabina di pilotaggio.

Si chinò per recuperarlo e si sedette sul lettino per provare con più pazienza. Pian piano il nastro iniziò a dividersi sotto il metodico sfregamento della lama. Infine, sentì che aveva raggiunto il punto di rottura e allargò i polsi.

«Finalmente!», mormorò la ragazza, strappando via i residui appiccicosi sui polsi rigati dalla stretta prolungata.

Si alzò in piedi e provò di nuovo a forzare i cassettoni al di sopra della brandina, ma questi rimasero ostinatamente chiusi. Evidentemente dovevano proprio contenere gli attrezzi di cui avrebbe avuto bisogno, se Skywalker si era dato la pena di serrarli.

Si recò in bagno, frugando nell’armadietto sotto il lavello. Tra qualche asciugamano, saponette e una spazzola trovò una limetta per unghie. Un po’ scomoda, ma doveva farsela bastare come cacciavite.

Sopra il lavello una grossa presa arieggiava il locale. Provò a premere il pulsante vicino e, come prevedibile, la ventola interna si fermò. Alzandosi in punta di piedi, arrivò a svitare le due viti inferiori della grata di protezione, ma era troppo bassa per quelle superiori.

Diede un occhio alla disposizione dei sanitari nel minuscolo locale. Difficilmente sarebbe riuscita a far stare lo sgabello del cucinotto fra il water e il lavello.

Strinse fra le labbra la limetta, si aiutò a mantenere l’equilibrio piantando le mani sulle pareti del locale e appoggiò i piedi sul bordo scivoloso della tazza del water. Si girò con cautela verso la grata e cercò una posizione stabile, sostenendosi solo con la mano sinistra. Allora, riprese con la destra la limetta e con infinita lentezza svitò anche le viti superiori.

Quando finalmente riuscì a sganciare la seconda, si sbilanciò in avanti per prevenire la caduta rumorosa della grata e l'appoggiò delicatamente dentro il lavello. Con un po’ di timore, infilò il braccio tra le pale della ventola ferma. Tastò l’interno della presa, scoprendo però che non si trattava di una camera d'aria, ma solo di uno stretto passaggio che, dal quel poco che si intuiva, piegava a sinistra.

Con disappunto scese dal water e ritornò nell’altra stanza. L’ingresso della camera d’aria doveva essere lì, perché lì dietro portava la presa della ventola del bagno.

Ma dove?

Esaminò il breve spazio tra i pensili e il ripiano del cucinotto, ma non riusciva a vedere bordi che indicassero un’apertura. Spostò la sedia per avvicinarsi di più ai mobili, quando sentì una lieve brezza sui piedi nudi. Si chinò sotto il banco e vide un’altra grata di dimensioni sufficienti per far passare un uomo accovacciato.

Tornò all’opera con la sua limetta e lavorò molto più velocemente di prima in quella posizione assai più comoda. Poi, spostò delicatamente la grata e a carponi entrò attraverso l’apertura.

Ecco la camera d’aria, tale proprio come le era stata descritta!

Tutto sommato, finita questa brutta avventura, avrebbe concesso a Theodore quell’appuntamento che continuava noiosamente a domandarle.

Si rialzò dentro lo stretto corridoio con una certa cautela, per non urtare la testa contro l’intrico di tubi e cavi. Iniziò a scrutare ogni angolo, avanzando piano. Percorse avanti i pochi metri a sua disposizione, studiando ogni stantuffo e valvola. Se solo avesse prestato più attenzione alle lezioni di meccanica ai bei tempi della scuola, ora avrebbe saputo quale tipo di ingranaggio poteva essere uno scarico esterno d’aria. Lì, in fondo alla piccola camera, vi era un pertugio alla sua destra e, alzando gli occhi, notò una valvola posta su quella che sembrava un’apertura verso l'esterno.

Era ciò che stava cercando?

C’era solo un modo per saperlo. Trattenendo il respiro, riuscì ad infilarsi nella minuscola apertura. Esaminò l’aggeggio più da vicino: a fianco del corpo cilindrico, vi erano alcuni pulsanti. Aveva già visto una roba del genere sul suo palmare scolastico. Tentò, senza molto successo, di ricordare anche la didascalia. Eppure avrebbe giurato che fosse proprio il dispositivo per le ricariche d’aria.

Allungò un braccio tra i tubi e i cavi per arrivare al tasto di sblocco, ma la mano iniziò a tremarle per l'indecisione. Un errore nel sabotaggio poteva essere fatale. Era proprio la cosa giusta da fare?

Preferisci forse la tortura?, si chiese e premette il pulsante.

Una piccola apertura si dischiuse al centro della valvola, provocando un violento risucchio d'aria con un fischio assordante. Aveva sottovalutato la forza di una depressurizzazione nello spazio vuoto. La corrente che aveva creato ruotò la navetta su sé stessa ad una velocità che non poteva essere compensata dalla gravità artificiale. Imprigionata nel piccolo pertugio, evitava di cadere da una parte all’altra, ma nondimeno il suo peso finiva concentrato ora su un fianco, ora sui piedi, ora sulla testa.

Confusa non poteva fare nulla, finché uno forte schiocco fermò di colpo il vento. La nave si stabilizzò in traiettoria retta.

Desiderosa solo di uscire da quella trappola, si buttò fuori nello stretto corridoio della camera d'aria. Alzò di nuovo lo sguardo verso la valvola: ora era chiusa e una spia rossa stava lampeggiando. Non c’era suono d'allarme, perciò non era scattata automaticamente: Skywalker doveva essere intervenuto con i comandi dalla cabina. Improvvisamente realizzò che sarebbe venuto a controllare il problema. Un flash mentale di entrambe le grate smontate ridusse al minimo la speranza di coprire le proprie responsabilità nel danno.

Terrorizzata, percorse velocemente i pochi metri che la dividevano dall'apertura. Stava per chinarsi e rientrare nell'appartamento, quando sbucò la faccia iraconda del suo rapitore.

  
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