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Autore: NonSoCheNickMettere2    22/08/2011    1 recensioni
What if? (dark Luke) - Ambientata 18 anni dopo ROTS - Poche ore prima di diventare ufficialmente senatrice, Leia Organa viene rapita.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Bail Organa, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'apprendista Sith'
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Star Wars e i suoi personaggi appartengono a Lucas. Ho scritto questa fanfiction solo per divertimento, senza alcun guadagno.


Leia urlò alla visione della creatura mostruosa che l'aveva afferrata e dell'enorme bocca che si avvicinava. Poteva sentire l'alito caldo del rettile provenire da una fila di massicci canini affilati.

Improvvisamente venne lasciata andare. Piombare a peso quasi morto sui ciottoli fu durissimo: le sue caviglie scricchiolarono, storcendosi, e cadde in avanti in ginocchio. Dolorante, con le mani ancora legate dietro la schiena, si trascinò nella polvere, tentando una misera fuga, con la sola forza dell'istinto di sopravvivenza.

L'animale ora gridava quasi angosciato, ma sembrava non essere più interessato alla sua preda.

La principessa si voltò ed alzò lo sguardo per capire il motivo del ripensamento.

La coda del rettile era stata tranciata dalla spada laser di Skywalker. La creatura muoveva all'impazzata il moncherino, che andò a colpire violentemente il giovane Sith su un fianco, facendolo ruzzolare per diversi metri. Poi si rigirò rabbioso verso il suo aggressore.

Luke si rimise velocemente in piedi e assunse la posizione di guardia, aspettando con calma innaturale l'animale, che gli si avvicinava. Quando la distanza fra i due fu minima, il Sith compì un salto dall'altezza prodigiosa. Affondò la lama rossa nella gola del rettile e, tenendola ben piantata sull'enorme corpo, si lasciò ricadere, in modo da aprire un lungo profondo squarcio su tutta la parte anteriore. Appena i suoi piedi toccarono il suolo, corse in direzione opposta, passando tra le gambe mostruose, ed evitò così di essere schiacciato dalla mole del mostro, che si stava accasciando in avanti.

Un ultimo disperato grido di agonia e il terreno tremò nell'impatto. Si alzò una tale nuvola di polvere da obbligare Leia, che pure era riuscita a trascinarsi ad una certa distanza, a tossire ripetutamente.

Skywalker sospirò in sollievo, tradendo solo allora l'ansia del combattimento. Spense la spada laser, la riagganciò alla cintura e andò a recuperare la principessa.

Questa era riuscita faticosamente a rimettersi in piedi, ma lo stato delle sue caviglie non le permetteva di tentare una nuova fuga. Attese l'arrivo del giovane.

Non aveva mai visto prima utilizzare una spada laser e, nonostante tutti i racconti leggendari che aveva sentito sui Jedi, quella dimostrazione dal vero era stata, a dir poco, impressionante. Nessuno, anche tra i più selezionati delle truppe ribelli, sarebbe riuscito a confrontarsi con un potere del genere. Si dibatteva tra l'ammirazione e la paura per Skywalker, non riuscendo a venire a capo dei due sentimenti opposti. Quando lui le afferrò il braccio, si sentì di nuovo una prigioniera con un destino incerto davanti, ma allo stesso tempo sapeva di essere perfettamente al sicuro, almeno per l'immediato. Il suo rapitore aveva appena rischiato la vita per salvare la sua. L'aveva forse giudicato troppo frettolosamente?

Il viaggio riprese.

Quando i motori della nave furono a regime, Luke rientrò nella zona abitabile, dove aveva nuovamente legato Leia alla brandina.

Da uno degli armadietti della cucina, estrasse una cassetta del pronto soccorso. Vi tirò fuori una boccetta di bacta e delle garze. Sollevò la sua tunica nera sul fianco sinistro e disinfettò con cura l'escoriazione, che il rettile gli aveva provocato colpendolo con il moncherino.

Rimessosi a posto la tunica impolverata, si sedette sul letto, a fianco della principessa, e le sollevò più in alto l'orlo della camicia da notte, prendendole una gamba.

Lei si tirò indietro spaventata.

«Voglio solo medicarvi le ginocchia», la rassicurò, inumidendo una garza di disinfettante.

Leia arrossì e tornò a stendere l'arto. Ma, appena la medicazione le toccò i graffi, sobbalzò: era bacta puro!

«Siete abituata solo al bacta denaturato, eh?!», constatò Skywalker accennando timidamente un sorriso.

«Se lo addolciscono, un motivo ci sarà», protestò lei scherzosamente.

Luke si chinò a rovistare nel cassettone sotto la brandina.

Era la prima volta che la principessa gli vedeva in volto un'espressione divertita: l'aspetto da tranquillo ragazzo qualunque mal si conciliava con l'idea di un apprendista Sith. «Grazie per prima», gli mormorò con sincera gratitudine.

Lui tornò serio, alzò lo sguardo e la squadrò come se l'avesse potuta osservare in profondità, mettendola a disagio. «Lasciate perdere: state sprecando tempo», dichiarò e rivolse di nuovo l'attenzione al cassetto.

«Spreco tempo a ringraziarvi di avermi salvato la vita?», chiese lei confusa.

«A pensare che questo significhi qualcosa», puntualizzò freddamente, alzandosi con una tunica grigia in mano, «Ho l'ordine di consegnarvi viva. Se il rettile vi avesse sbranato, avrei fallito la missione.»

«Io non penso che l'abbiate fatto solo per questo», ribatté Leia.

Il giovane si voltò senza un commento e si recò in bagno. Quando riaprì la porta, indossava la tunica grigia pulita al posto della nera. Le si pose davanti e, con un distaccato tono professionale, l'avvertì: «Tra poche ore, saremo arrivati al rendez-vous con Lord Vader. Vi consiglio, per il vostro bene, di togliervi ogni illusione e di essere collaborativa il più possibile. Lui ottiene sempre ciò che vuole, in un modo... o nell'altro»

Leia vide più in profondità della minaccia implicita. «Non approvate ciò che fa», dichiarò, quasi sfidandolo a negare.

«Non ha importanza ciò che approvo oppure no», replicò lui a disagio, «Devo obbedire e basta»

«Voi siete consapevole di fare il male», constatò, stupita di come potesse agire costantemente contro la sua propria coscienza.

Il silenzio imbarazzato di Luke fu interrotto dallo squillo del comunicatore. «La linea crittografata», mormorò il giovane tra sé e sé. Premette alcuni pulsanti tra le ante dei pensili, per trasferire la chiamata sul vivavoce dell'appartamento. Dichiarò forte al microfono: «Qui Skywalker. Sono in contatto»

«Luke, dove sei?», tuonò l'inconfondibile voce di Vader.

Anche se la chiamata era solo vocale, il giovane scattò sull'attenti. «Ho avuto un contrattempo», rispose nervosamente vago, «Sono un po' in ritardo.»

«Vedo che sei in ritardo e non mi interessano le tue scuse», tagliò secco il padre, «Tra quanto sarai qui?»

«Tre ore», fu la titubante risposta.

«Troppo tardi», sentenziò il Signore dei Sith.

Skywalker incrociò le braccia al petto e abbassò lo sguardo. «Rimarranno sempre due ore.»

«Non molto per un interrogatorio», constatò Vader, chiaramente irritato, «Non ti ho addestrato a fallire.»

Un bip indicò la brusca chiusura della conversazione, liberando Luke dal dovere di una risposta. Rimase pietrificato, i suoi occhi ancora rivolti al pavimento. La paura era lampante sul suo viso.

Leia non ebbe alcun dubbio che il suo piccolo sabotaggio sarebbe costato caro al giovane Sith. Avrebbe quasi simpatizzato per lui, se la posta in gioco non fosse stata la propria vita.

Improvvisamente, lo vide pararlesi davanti furibondo. Si sentì gelare: nessuno, prima d'allora, l'aveva mai guardata con tanto odio. Si preparò ad invocare pietà.

Invece, Luke uscì e richiuse la porta dietro di sé, spegnendo la luce.

La principessa sospirò, rilassandosi leggermente.

Una volta, suo padre le aveva recitato un antico insegnamento jedi: la paura conduce all'ira, l'ira all'odio. Solo ora ne aveva veramente compreso il significato. Skywalker segretamente disapprovava la violenza del regime imperiale. Non nutriva nemmeno ambizioni di potere. Era semplicemente il prigioniero terrorizzato di un controllo ferreo. Era spietato perché disperato.

Lasciata lì, sola, in silenzio, al buio, Leia perse presto la nozione del tempo.

Se fossero veramente giunti a destinazione nelle tre ore previste da Luke, lei non era in condizioni di dirlo. Certo che quando sentì i tipici rumori metallici di un atterraggio dentro un hangar, le sembrò che fosse passata un’eternità. Ma un'eternità che purtroppo era finita troppo presto.

La luce si accese. Senza mai rivolgerle uno sguardo, Luke entrò, la slegò e ordinò: «Andiamo». Si voltò verso l’uscita, aspettandola.

Ci siamo, pensò Leia. Il suo cuore batteva all’impazzata. Si impose compostezza e si alzò in piedi dietro al giovane Sith, senza farsi pregare. Pochi passi e furono davanti al portellone di uscita. Si avvicinò di più a lui e, tendendosi in avanti fino quasi a sfiorargli la schiena con le labbra, gli sussurrò: «Non le guardate mai in faccia le vostre vittime, quando le consegnate al carnefice, non è così?!»

Skywalker non diede segno di averla udita e premette il pulsante di apertura.

Come nei peggiori incubi, si trovavano nell'hangar di un incrociatore stellare e, ad attenderli, vi era un plotone capitanato da Lord Vader.

Scesero a passi sicuri.

Luke si inginocchiò davanti al padre, riverendolo con un «Mio signore». Avesse chinato un po' di più la testa, avrebbe toccato il pavimento con la fronte.

Disgustata, Leia si tenne dignitosamente in piedi dietro di lui.

Vader licenziò subito il figlio, ordinandogli semplicemente: «Vai nel tuo alloggio. Del tuo ritardo mi occuperò dopo.» Passò oltre per rivolgere tutta l'attenzione alla sua preda.

La principessa chiamò a raccolta tutte le sue forze. «Lord Vader, questa volta avete osato troppo. Sono un membro del Senato imperiale, sequestrata in casa mia...»

«Sarete un membro del Senato Imperiale solo fra due ore», Vader la interruppe, puntandole contro un indice minaccioso. «C’è tempo sufficiente per discutere delle vostre attività illegali.»

«Non so di cosa parliate», protestò lei.

«Vedremo», tagliò secco il Sith. E, rivolto al plotone, comandò: «Portatela via.»

Leia sentì le sue viscere stringersi per il terrore: era come se il peso dell’Alleanza intera poggiasse tutto sulle sue spalle. Ora tutto dipendeva dalla sua resistenza.

Due ore, solo due ore, si ripeteva.

Le due ore più lunghe della sua vita.

  
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