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Autore: Scarlett Rose    22/08/2011    1 recensioni
Restauro completato. Grazie per la pazienza!
Sequel di "Aspettami, non scappare!", anche se non è necessario averla letta per seguire questa fanfiction.
Siete convinti che il difficile sia dichiararsi a chi ci piace, ma che poi la strada sia tutta in discesa?
Ebbene, forse Marin ed Aiolia potrebbero non essere d'accordo! Una fanfiction dove l'Aquila ed il Leone dovranno affrontare i grattacapi di una relazione fra Saint e non solo. Ci saranno sorrisi, lacrime, combattimenti e ricongiungimenti. Se sei un Saint, puoi permetteri di amare?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eagle Marin, Leo Aiolia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capisco benissimo, nobile Aiolia.”.
Il sorriso del vecchio funzionario era benevolo e rassicurante, nonostante gli stessi aggettivi non si potessero applicare alla mia espressione in quel momento.
“Ma come comprenderete perfettamente,” proseguì, con lo stesso tono paziente appena velato di minaccia “non è proprio possibile disturbare la dea Athena a quest’ora della notte.”.
Pensai distrattamente che non era ancora mezzanotte e conoscevo abbastanza le abitudini della mia dea da sapere che avevo un'alta probabilità di trovarla ancora sveglia.
“Il messaggio mi è arrivato pochi minuti fa.” precisai, sforzandomi di sembrare calmo e ragionevole “Per questo ho l’ardire di presentarmi a quest’ora e di credere che milady sia ancora sveglia. Se voleste essere così cortese da annunciarmi…”.
Il sorriso dell’uomo non vacillò neppure.
Per un attimo mi ricordò Mu. Sorridente, paziente, ma inamovibile come una montagna nelle sue decisioni.
Poiché però avevo appena mandato in fumo una serata con la donna che amavo per indossare l'armatura e precipitarmi a rotta di collo verso la Tredicesima Casa, non avevo intenzione di schiodarmi da lì tanto facilmente. Con un sorriso involontario, pensai che il vero significato della parola “testardo” quell’uomo l’avrebbe imparato quella notte stessa.
A costo di prenderlo per sfinimento! O di sfondare la porta, pensai pigramente valutando lo spessore, in verità assai esiguo per un Saint, della grande porta d'ingresso.
Fortunatamente non fui costretto a ricorrere a tale misura.
L'ingresso si aprì silenziosamente alle spalle dell’uomo ed una giovane ancella ne scivolò fuori. Bisbigliò qualcosa all’orecchio del dignitario e lui la guardò chiaramente sorpreso.
Al cenno affermativo della giovane, il funzionario si voltò verso di me “La dea Athena ha deciso di concedervi un’udienza privata, nobile Aiolia. Vi prego di seguirmi.”.

*
Il candore della sala era quasi abbagliante.
Athena sedeva sul suo trono, l’unica pennellata di oro e rosso in quella profusione di bianco, con un sorriso gentile.
Aiolia raggiunse i gradini che conducevano al regale scranno, si fermò, e sfilandosi l’elmo si inchinò rispettosamente “Grazie, milady, per avermi accordato questa udienza. Mi scuso per l’orario inusuale.”
La giovane donna sorrise di nuovo, ma captava con chiarezza lo stato di agitazione in cui il suo paladino versava in quel momento.
L’aveva sentito arrivare e sulle prime aveva ipotizzato che volesse chiederle un’udienza per l’indomani, ma qualcosa non le quadrava. Il Cosmo del Saint non era quieto e soprattutto sarebbe bastato mandare un servitore a compiere una tale incombenza, quindi aveva deciso di farlo entrare e scoprire una volta per tutte cosa stava succedendo.
“Dimmi pure, Gold Saint del Leone, che cosa ti ha spinto a volermi vedere?” chiese, sapendo che la prima mossa spettava a lei. Si sporse leggermente verso di lui, realmente incuriosita dalla sua presenza a quell'ora che Tatsumi aveva definito “indecente”.
Il giovane uomo ebbe un guizzo negli occhi azzurri “Poco fa mi è stato recapitato un vostro messaggio, mia signora. Potrei sapere perché sono stato escluso dalla missione in India?”. Aiolia sembrò sorpreso in prima persona del tono brusco con cui le sue parole erano uscite e mormorò una scusa a mezza voce.
Athena rimase per un attimo sorpresa: era quello ciò che lo agitava?
Davvero non comprendeva il “perché” del suo gesto?
La divina fanciulla si posò elegantemente le mani sul grembo “Aiolia” iniziò con dolcezza “tu conosci il debito di gratitudine che mi lega alla tua famiglia. Non ho mai dimenticato che se io sono qui, è per merito di Aiolos.”.
Alzò una mano, per fermare eventuali interruzioni “Io avrei tanto voluto che voi Saint poteste condurre una vita…normale, come quella dei vostri coetanei. Tuttavia, per voi ed anche per me, il Fato ha deciso diversamente. Non ritengo però giusto turbare più del necessario le vostre vite.”.
Ancora non la capiva, intuì la dea con un mezzo sorriso, e proseguì “Voglio che siate felici, ed in questo momento tu…bè, puoi esserlo. Le voci sualla tua nuova... posso definirla situazione?, arrivano anche quassù.”.
Ora l’aveva capita!, considerò la dea con un sospiro soddisfatto.
Poi sorrise, deliziata, aspettandosi una qualche manifestazione di gratitudine. Bastava così poco per fare felice qualcuno!
*
L’aria mi uscì dai polmoni ad una velocità tale da lasciarmi stordito.
Milady continuava a fissarmi, benevola, in attesa di…di qualcosa, qualunque segno di vita da parte mia. Se mi avesse investito con la forza del suo sconfinato Cosmo divino, mi avrebbe lasciato meno tramortito.
Non poteva essere vero quel che avevo sentito, dovevo chiederglielo più chiaramente “Mia dea, è dunque il fatto che io ho una relazione con la Silver Saint dell’Aquila la causa della mia esclusione?”.
Capii subito che non erano precisamente le parole che si era aspettata. Spalancò gli occhioni cerulei e un’umanissima espressione di delusione le passò per un attimo sul bel volto “Non ne sembri felice, mio Saint.”.
Felice?
Come potevo esserne felice?!, pensai atterrito. Io ero un Saint, un Gold Saint per essere precisi, ero un guerriero ed il mio scopo era la protezione di Athena, la lotta, la battaglia in difesa della giustizia. Il mio compito era garantire la sicurezza del Santuario.
Tutto questo veniva messo in discussione perché avevo dato spazio anche al mio essere uomo oltre che guerriero, come se i due non si potessero conciliare!
Controllati, mi ammonii, cercando di non mettermi ad urlare per la frustrazione. “Dea Athena, suppongo che sappia che anche Seiya ha stretto un legame sentimentale con una Saint.”.
In risposta al suo cenno affermativo, proseguii “Eppure, non penso che lui sia stato dispensato dall’incarico.”.
Non volevo avere l’aria di colui che mette in discussione gli ordini della sua dea… anche se era esattamente quel che stavo facendo. Se Aiolos fosse stato lì mi avrebbe dato un bel pungo sulla zucca per il tono assolutamente fuori luogo con cui mi stavo rivolgendo ad Athena.
La dea sospirò lievemente “Sai bene che ho cercato di tenere Seiya qui il più a lungo possibile, fino a che non si fosse un po’ ripreso dalla battaglia con Hades. Se non lo avessi accontentato almeno questa volta, avrebbe fatto impazzire tutti! Per te è diverso, o almeno io credevo che lo fosse. Combatti da molto prima che io e i Bronze giungessimo qui in Grecia e poi c'è stata la battaglia contro il dio degli Inferi, ritenevo ti fosse necessario un periodo di licenza. Non volevo offenderti, Aiolia, ti prego di credermi.” aggiunse, con lo stesso tono di voce che supponevo potesse avere una madre sorpresa che il figlio non gradisca un regalo preparatogli con le migliori intenzioni.
Mi inginocchiai di nuovo “Mia signora, perdonatemi. Non dovete essere voi a scusarvi con me. Avrei dovuto comportarmi con maggior senno, come si conviene ad un Saint del mio rango. Comprendo le vostre buone intenzioni e ve ne sono grato, tuttavia vi scongiuro, cercate di capire me: sono un Gold Saint che non chiede altro che mettersi al vostro servizio. Questo è il privilegio più grande, prima ancora che il mio dovere.”.
Athena si alzò dal trono e mi indirizzò un sorriso un po’ fiacco “Ti ringrazio per queste parole, Aiolia di Leo. Se le cose stanno così, dopodomani hai il mio permesso di partire insieme ai tuoi compagni. Vi auguro buona fortuna.”.
Chinai il capo, ringraziai ed uscii rapidamente.
Avevo ottenuto quello che desideravo, ma allora perché non riuscivo a rilassarmi?

*
Marin rimase perplessa a guardare la figura di Aiolia che spariva, alla volta della Tredicesima Casa.
“Povera Athena!” sospirò, in un moto di solidarietà tutto al femminile. Aveva cercato di far pazientare il Saint, suggerendogli che forse quella non era l’ora migliore per piombare negli appartamenti della dea, ma sapeva di sprecare fiato, perciò dopo un bacetto quasi fraterno, si era rassegnata a vederlo scapicollare via bardato di tutto punto.
“E rimprovera Seiya per la sua irruenza!” pensò, ricacciando un paio di ciocche ribelli dentro l’improvvisata coda di cavallo “Tanto vale che me ne torni a casa.” considerò Marin, non potendo calcolare quanto Aiolia ci avrebbe messo per risolvere la questione.
Non dubitava minimamente che sarebbe riuscito a farsi ricevere, quindi era probabile che passasse tutta la notte davanti alla porta della sala delle udienze per cercare di entrare.
“E io domani devo essere ai campi prima dell’alba.” ragionò la donna sbadigliando.
Uscì dal corpo interno della Quinta Casa, quello adibito ad appartamenti privati per il custode e i suoi domestici. Arrivando nella parte “pubblica” del tempio del Leone, si meravigliò ancora una volta nel vederla così malconcia. Spesso aveva pensato che una sistemata generale al Santuario fosse d’obbligo. Certo, il Cosmo che permeava quel luogo impediva ai templi, per quanto vecchi e scalcinati, di crollare, ma era scandaloso che si salvassero appena dall’essere definiti “ruderi”.
Il contrasto tra le due parti, la privata curata e piena di vita e la pubblica, quasi in sfacelo, non mancava mai di stupirla.
Iniziò a scendere un tortuoso viottolo, che si poteva scorgere solo sapendo bene dove guardare.
Un visitatore sprovveduto avrebbe visto solo un mucchio impraticabile di rocce, rovine e massi.
Procedette a rapidi balzi, cercando di soffocare il disappunto per la serata sfumata.
Anche lei era un Saint e sapeva bene che in una vita di quel tipo non esistevano orari, festività, vacanze.
“Però che sfortuna! Se quel dispaccio fosse almeno arrivato un po’ più tardi… ma che sto dicendo?!”ruggì contro sé stessa, saltando un masso che bloccava parte del sentiero “Datti un contegno, ragazza.”si redarguì. La verità, fu però costretta ad ammettere mentre entrava in casa e si buttava sul letto togliendosi finalmente la maschera argentata, era che non sapeva bene come procedere.
Okay, lei ed Aiolia stavano insieme.
Benissimo, fin qui tutto perfetto.
Il problema era che per lei, e per quanto ne sapeva anche per lui, era la prima volta che stava con qualcuno. Non sapeva con esattezza come ci si doveva comportare.
Avrebbe forse dovuto arrabbiarsi per essere stata piantata così?
Magari doveva rimanere in paziente attesa nel giardino della Casa?
O lasciargli un biglietto?
“Che pensieri stupidi!” si rimproverò, sciogliendo la coda che le impediva di stare comoda sul cuscino. Magari avrebbe potuto consultarsi con Shaina. Da quando stava con Seiya, l’Ofiuco non aveva subito particolari cambiamenti. Sembrava più rilassata, più paziente con le nuove leve, ma null’altro, prova che era possibile avere una relazione senza diventare dei budini senza spina dorsale.
Marin si girò a fissare il soffitto di pietra: era la prima volta che sentiva un sentimento così profondo, così intenso da farla quasi arretrare spaventata davanti ad esso. Si voltò ancora tra le lenzuola che profumavano di menta e di arancia, pensando che avrebbe dovuto infilarsi il pigiama prima di sporcarle con gli abiti che aveva ancora indosso. Aveva passato tanto di quel tempo da sola, prima a combattere l'ostracismo del Santuario, poi, nel suo piccolo, Arles e via via tutte le battaglie che si erano presentate che trovava difficile pensare “in coppia”.
“La notte porta consiglio.” si augurò, scivolando verso le maglie del sonno dimentica del fatto di doversi cambiare. Era così stanca, fra impegni ed allentamenti, che non le sembrò una brutta cosa appisolarsi senza fare la fatica di andare a recuperare il pigiama.
Mezzo secondo dopo, un’esplosione dalla Tredicesima Casa la fece schizzare fuori, giusto in tempo per vedere una colonna di fumo nero elevarsi dalla statua di Athena.


 

 

Violet Acquarius: grazie mille per la recensione, sono contenta che (almeno per ora!!!)i personaggi ti piacciano (o almeno che non ti abbiano fatta fuggire disgustata!). Shaina si accontenta del Saint di Pegasus perchè l'amore è cieco! 

  
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