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Autore: Natalja_Aljona    22/08/2011    2 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Novantanove

Clitemnestra - Amor che nulla hai dato al mondo


Sogna, ragazzo sogna,

Quando lei si volta,

Quando lei non torna,

Quando il solo passo

Che fermava il cuore

Non lo senti più

(Sogna, ragazzo sogna, Roberto Vecchioni)


-Il nome. Vuole che l'aiuti a scegliere il nome-

Natal'ja non sapeva quando era arrivata, quella lettera.

L'aveva firmata anche lui, il suo migliore amico.

Ma forse i suoi migliori amici erano Feri e Jànos, gli ungheresi cresciuti in Siberia a suon di marchi di fuoco, riformatori e catene, secondo letto nelle galere locali, che le stelle se le inventavano, e la paura era un'opinione.

Gli zingari della Cour Des Miracles, i Re dei Gitani, gli idoli di Forradalom.

Gli eroi della Rivoluzione, i sorrisi sulle labbra, le mani tese nella nebbia, i piedi scalzi sulla neve.

Lui...lui era sempre stato il suo eroe, prima dei Desztor, anche prima di Nikolaj.

Lui che scriveva sul giornale della sera e che quando venivano per arrestarlo sorrideva, perché scriveva contro lo zar, lui, perché scriveva per la Rivoluzione, perché stringeva tra le mani il coraggio che per gli altri scottava e faceva tutto con semplicità, come se fosse giusto così.

Perché per lui la legge era relativa, ma non nella maniera dei forradalmi.

Lui che a volte faceva scrivere anche lei, che con la Prospettiva Nevskij sognava di arrivare lontano, di arrivare a Pietroburgo solo con le sue parole, di meritarsi ogni minuto.

Lui era il suo ideale, il suo modello da seguire.

La sua stella, quella che brillava anche di giorno, quella che non si spegnava mai.

Non le somigliava quanto Jànos, non rifletteva la sua immagine come Feri, non aveva i suoi occhi, i suoi capelli ed un brandello del suo cuore come Nikolaj.

Era il suo protettore, quello che sotto la neve quasi quasi sentiva caldo, quello che scriveva sulle nuvole, la matita come una spada, quello che quando venivano i soldati per lei diceva "è colpa mia" e la implorava: "aspettami fino a domani".

Le chiedeva di aiutarla a scegliere il nome di sua sorella.
Sua sorella, ch'era figlia sua.

C'era il suo nome, accanto a quello di sua madre.

Lui era quello che diceva sempre: "non temere mai la verità".

Julyeta Zirovskaja e Akakij Ul'janov.

Da piangere.

Da domandarsi che senso avesse, quanto male stessero facendo a suo padre.

Da rassegnarsi, forse.

Rivedeva i capelli pettinati sempre con un po' troppa cura, il sorriso un po' tenero un po' egoista, i vestiti svolazzanti, di mille colori, il profumo dei biscotti, le promesse a metà.

Quella giovane donna, quella ragazza bambina, che per un marito lontano aveva deciso di non piangere più, che aveva ventisette anni e quella figlia l'aveva avuta troppo presto, era sua madre, sua madre, sua madre.

Era sua madre, Julyeta, lo specchio del cielo.

Julyeta, ventisettenne tredicenne, capelli biondi troppo lunghi come i suoi, sorrisi sbagliati per gli altri, fuori luogo, fuorilegge, sorrisi da illuminare i cuori a tutto il mondo.

Julyeta che s'era asciugata in fretta le lacrime per quel suo marito inglese, aveva mangiato il sale delle stelle e nella notte aveva amato un giornalista un po' soldato un po' eroe della carta e della strada, e neanche un rimpianto aveva avuto Julyeta, angelo bruciato, fiore d'oro, traditrice per amore, tutto qua.

Julyeta che sarebbe morta in Russia, tra la neve sotto cui era nata, Julyeta che la indicavano per strada, in Inghilterra, guardavano Harold e dicevano: "è la sua amante", Julyeta che si asciugava le lacrime di nascosto e ripeteva, illusa: "lui mi sposerà".

Julyeta che l'aveva sposato, l'Inglese, ma piangeva ancora, s'era innamorata, sì, ma non di lui.

Julyeta che alla sua seconda bambina avrebbe voluto più bene che alla figlia avuta quattordicenne, cresciuta quasi come una sorella, ma per volerle così bene avrebbe dovuto morire un po'.

Julyeta che poi aveva fatto soltanto la giustizia del suo cuore, e infine, per amore, sfumava tutto, cambiava tutto, ci si faceva male, per amore, ma senza pentirsi, solo così.


Ogni tanto mi sorprendo

Un po’ t’invento un po’ ti dai

Ogni tanto perdo il filo forse non ci sei

Non hai nome chi ti crede fiore di ninfea

Duri un attimo

Ogni tanto fai spavento

Prendi tutto e non ti fermo

(Ogni Tanto, Gianna Nannini)


-Sai qual'era la donna più tosta dell'Antica Grecia, Alja?-

Natal'ja abbandonò sulla spalla la ciocca di capelli che stava accuratamente intrecciando, alzando lo sguardo sul suo presunto fidanzato spartano.

-Lisistrata?-

George scosse la testa, sforzandosi di sostenere il suo sguardo.

Lisistrata, in fondo, era solo una donna a cui avevano dato il nome sbagliato.

Colei che scioglie gli eserciti, significava il suo nome.

Aveva sciolto i cuori dell'esercito, Lisistrata Neokles.

Aveva sciolto il cuore di suo figlio, tra le selve spartane, senza nemmeno implorare perdono il mattino dopo, senza nemmeno avere il bisogno d'implorare perdono.

Non era né la Lisistrata d'Atene né la Medea di Sparta, lei.

-Clitemnestra- George si guardò intorno, cercando di darsi un tono solenne -Era la donna d'Agamennone, ma sarebbe morta piuttosto di fare la moglie. Durante i dieci anni di Troia è stata l'amante d'Egisto, il cugino dell'Atrìde-

-Il figlio di Tieste!- esclamò Luce, portandosi una mano alla bocca -Quella storia orribile...-

-Non m'interrompere, colombetta- il giovane brigante le scoccò uno sguardo come un dardo, sospirando d'esasperazione.

-Quando il caruccio è rincasato, l'ha accoppato come niente, la mia stella. Lui e la Cassie, povera bimba. Lei non c'entrava, in effetti, ma la Tindaride era un tantino esagitata, quel giorno. Poi è arrivato Oreste, certo, convinto di fare giustizia, quel ragazzino ha rovinato tutto. Guarda un po' se si può uccidere la madre, dopo ch'è stata così mitica, per di più...-

-Aveva ucciso suo padre- sottolineò la ragazzina, scuotendo la testa.

-Suo padre era un caprone, tesoro-

-Oh, a me sta simpatico, Agamennone. Ha avuto il coraggio e la prontezza di spirito di tirar giù dal piedistallo quel Mirmìdone dal tallone anomalo, insomma!-

-Mirmìdone non è un insulto, tanto perché tu lo sappia. E poi che cos'hai contro Achille?-

-E' un presuntuoso-

-Ed Ettore, allora?-

Natal'ja balzò in piedi, afferrando il ragazzo per il colletto della camicia.

-Non mi toccare Ettorino!-

-Sai cosa diceva di lui Diomede?- e prima ancora d'ottenere risposta alcuna, l'Acheo mancato iniziò a declamare: -Amici, quanto ammiriamo Ettore divino, credendo che sia uomo di lancia e guerriero animoso! Ma che al suo fianco sta sempre uno degli dei, a stornare da lui la rovina-

La giovinetta sbuffò, risentita.

-S'è visto, poi, com'è finito il bel Diomede!-

-Errasti, o folle, il colpo- imperturbato le rispose il brigante -Fossi in te non parlerei così di Diomede Tidìde. Non davanti a me-

Luce colse la sfida nel suo sguardo e alzò gli occhi al cielo, mordendosi il labbro inferiore per non lasciarsi sfuggire uno solo degli epiteti poco cordiali che l'erano poc'anzi balenati in mente.

-Come lïone che, mentre il gregge assalta, ferito dal pastor, ma non ucciso, vie più s'infuria, e superando tutte resistenze, si slancia entro l'ovile; derelitte, tremanti ed affollate l'una addosso dell'altra si riversano le pecorelle, ed ei vi salta in mezzo con ingordo furor: tal dentro ai Teucri diede il forte Tidìde-

Ella sorrise, per niente turbata.

-Ma non fia per questo che da codardo io cada: periremo,ma glorïosi, e alle future genti qualche bel fatto porterà il mio nome-

Geórgos dei Kléftes socchiuse gli occhi, serafico.

-Ecco là quell'Ettór, che di sue forze troppo fidando, il popolo distrusse-

E forse quel suo guardarla con dolce insistenza, fino ad avere le lacrime agli occhi e a chiedersi perché, un senso non ce l'aveva, e forse si sentiva davvero come uno di quegli eroi, con lei negli occhi e nel cuore, a recitare l'Iliade fino a non avere fiato, a far rivivere eroi ed antichi paladini che forse non sarebbero mai stati felici quanto lui.

-Su di noi precipita questa rovina, Ettore violento: dunque, su, resistiamo, respingiamolo a piè fermo- rispose prontamente lo spartano, vittorioso.

Non ancora contento continuò, e il suo sorriso aumentava man mano che le risate trattenute della sua ragazzina si mescolavano alle splendide citazioni di uno dei poemi più illustri della storia.

-Ettore, il giorno che spogliasti il morto Pátroclo, in salvo ti credesti, e nullo terror ti prese del lontano Achille. Stolto!-

-Ma nel dorso tu, no, non pianterai l'asta ad Ettorre, che diritto viene ad assalirti, e ti presenta il petto; piantala in questo, se t'assiste un Dio. Schiva, intanto, tu pur la ferrea punta di mia lancia. Oh si possa entro il tuo corpo seppellir tutta quanta, e dalla guerra ai Teucri il peso alleviar, te spento; te, lor funesta principal rovina!-

George scosse la testa, intrecciando le sue dita a quelle della piccola anglo-siberiana.

-Cedi, figlia di Giove- alto gridò -Cedi il piè alla pugna. Io porto avviso che tale desteratti orror la guerra, ch'anco il sol nome ti darà paura-

-Presuntuoso come il Pelìde- commentò lei, con un sospiro un po' annoiato un po' divertito.

-Orgogliosa quanto me. Complimenti-

-E di Aiace cosa pensi?- chiese un attimo dopo, dubbioso.

Gli occhi della sua streghetta siberiana s'illuminarono.

-Oh, Aiace era il migliore. Non si discute-

George sorrise, accarezzandole una guancia a tradimento.

-Certo che no-

-Aiace, i numi ti largir cortesi pari alla forza e ad al valore il senno, e nel valor tu vinci ogni altro Acheo-

Il ragazzo annuì vigorosamente.

-Ettore, or chiaro saprai, da solo a sol, quai prodi ancora rimangono agli Achei dopo il Pelìde cuor di lïone e rompitor di schiere.

- Anch’io trattar so il ferro e dar la morte, e a dritta e a manca anch’io girar lo scudo, e infaticato sostener l’attacco- replicò Luce, sbuffando.

-Davvero?-

La piccola filosofa di Wavertree, la giovane királyné a külvárosokban, la malen'kaya di Forradalom, aveva dimenticato quanto fosse detestabile e inopportuno il sarcasmo di Brian George.


E lasciati guardare un po' di più
Come un bagliore
Splendi di Rivoluzione, tu
Bellissimo così

(Bellissimo Così, Laura Pausini)


Un sorriso sfuggente, forse immaginario, forse immaginato, forse troppo ardito.

Passò distrattamente le dita sul suo viso, lui.

Si morse le labbra, sorrise fino a non sapere più cosa fare, fino a non sapere più cosa dire, fino a non avere più niente da fare o da dire, niente più da conquistare, in quel mondo.

-Una donzella, di valor ricompensa, a me prescelta da tutto il campo, e da me pria coll'asta conquistata per mezzo alla ruina di munita città-

Fu un sussurro, il suo.

Per una volta Natal'ja non replicò.

Per una volta Brian George non mise in piedi assurde difese di eroi che forse non l'avrebbero mai ringraziato abbastanza.

-Clitemnestra, allora?-

-Clitemnestra-

E il Telamonio, come sempre, aveva portato la pace tra la bambina col filo di Lachesi ed il ragazzo dal destino di Achille.

E la piccola Ul'janova si sarebbe chiamata Clitemnestra.

Clitemnestra, come la donzella più tosta dell'Antica Grecia.


Ogni tanto penso a te

Sposti tutti i miei confini

(Ogni Tanto, Gianna Nannini)


Ci si sarebbero state gallerie da scavare nella neve a Sparta, sul Taigeto.

Ci sarebbero stati monti verdi ed erba rigogliosa a Krasnojarsk, a Forradalom.

C'era una guerra da vincere, fuori da quella porta.

La porta della camera di George come le Porte Scee, quel giorno, come le mura di Troia da scavalcare, Glauco e Sarpedonte duci de' Lici, gli Aiaci, gli Atrìdi, gli uomini di Ettore e di Agamennone, Dárdani e Achei, Teucri e Argivi nella stessa vita, finché non finiva, finché non ce n'era più.

-Dove andiamo?-

Treccia sfatta e occhi di falce di luna, viso chiaro e luce intorno, veste spiegazzata e piedi scalzi, strada nel cuore e strada fino alla fine, sorrisi che la guerra l'avrebbero vinta come niente, sole stretto in un palmo di mano, sogno incatenato alle caviglie, per camminare, per non fermarsi, per non tremare.

Capelli come piume di spettinato falco, camicia a brandelli e bottoni saltati, stivali di pelle e pantaloni arrotolati, catene ai polsi e niente paura, pelle scura, Egeo negli occhi, stelle cadute e da far cadere, con una pistola, col cielo in mano.

-Andiamo a farci ammazzare-


Ró̱ti̱sa t’astéria

Ti tha gínei me mas

Kai mou eípan po̱s thes

Na me krýpseis sti̱n ankaliá sou


Ho chiesto alle stelle

Cosa ne sarà di noi

Mi hanno detto, se lo desidero

Di nascondermi tra le tue braccia

(Emena Thes, Sakis Rouvas)



Note


Tieste: Fratello di Atreo, zio di Agamennone e Menelao e padre di Egisto.

Atreo aveva invitato il fratello ad un banchetto preparato con le carni dei suoi figli, uccisi e fatti a pezzi per vendicarsi del tradimento della propria moglie.

Il suo terzo figlio, Egisto, appunto, era stato mandato ad uccidere il padre, che però l'aveva riconosciuto in tempo e organizzato con lui la sua vendetta.

Egisto uccise quindi Atreo, gesto che determinò la fuga di Agamennone e Menelao da Micene, che sarebbe terminata con l'arrivo a Sparta, il matrimonio tra Elena e Menelao e Agamennone e Clitemnestra.

Tindaride: Figlia di Tindaro, Re di Sparta, sposo di Leda e padre di Clitemnestra - Elena era invece figlia di Zeus.

Poiché Agamennone, tornando a Micene, aveva condotto con sé anche Cassandra, come schiava, Clitemnestra uccise anche lei.

Mirmìdoni: Leggendario popolo di Ftia, sudditi di Achille.

S'è visto, poi, com'è finito il bel Diomede!”: Natal'ja fa riferimento al ritorno ad Argo dell'eroe, che fu uno dei primi ad arrivare in Patria, ma solo per volere di Afrodite, che si vendicò dell'oltraggio subito da Diomede, che durante la Guerra di Troia aveva ferito sia suo figlio Enea sia lei, cancellando il suo ricordo dalla memoria della moglie Egialea e dei suoi sudditi.

Királyné a külvárosokban (ungherese): Regina delle periferie.

Malen'kaya (russo): Piccolina.

Amici, quanto ammiriamo Ettore divino [...]: Iliade, Libro V, Le Gesta di Diomede, traduzione di Giovanni Cerri.

Errasti, o folle, il colpo” imperturbato gli rispose l'eroe (citazione leggermente modificata nel capitolo): Iliade, Libro V, Le Gesta di Diomede, traduzione di Vincenzo Monti.

Come lïone che, mentre il gregge assalta, ferito dal pastor, ma non ucciso [...]: Vedi sopra.

Ecco là quell'Ettór, che di sue forze troppo fidando, il popolo distrusse”: Vedi sopra.

Cedi, figlia di Giove- alto gridò -Cedi il piè alla pugna [...]”: La ferita di Venere, vedi sopra.

Ma non fia per questo che da codardo io cada: periremo,ma glorïosi [...]”: Iliade, Libro XXII, La Morte di Ettore, traduzione di Vincenzo Monti.

Ettore, il giorno che spogliasti il morto Pátroclo, in salvo ti credesti, e nullo terror ti prese del lontano Achille. Stolto!”: Vedi sopra.

Ma nel dorso tu, no, non pianterai l'asta ad Ettorre[...]”: Vedi sopra.

Su di noi precipita questa rovina, Ettore violento[...]”: Iliade, Libro XI, I condottieri feriti, traduzione di Vincenzo Monti.

Aiace, i numi ti largir cortesi [...]”: Iliade, Libro VII, Duello tra Ettore e Aiace, traduzione di Vincenzo Monti.

Ettore, or chiaro saprai, da solo a sol [...]”: Vedi sopra.

Anch’io trattar so il ferro e dar la morte [...]”: Vedi sopra.

Una donzella, di valor ricompensa [...]”: Iliade, Libro XVI, Achille cede alle preghiere di Patroclo, traduzione di Vincenzo Monti.

Amor che nulla hai dato al mondo”: Ogni Tanto, Gianna Nannini.


Questo capitolo è dedicato a Francesca, o effe_95, che dal giorno del mio esame orale (era il 29 Giugno, lo ricordo bene), ha letto più di 90 capitoli senza mai mancare di recensirli, ed è sempre tanto, troppo gentile. ;)

Il dibattito tra George e Natal'ja sull'Iliade ed i suoi eroi l'immagino fin dal primo capitolo della storia, dunque eccolo!

Clitemnestra...Clitemnestra è veramente la donna più tosta dell'Antica Grecia, e questa bambina che nascerà sarà all'altezza del suo nome, dico solo questo. ;)

Julyeta e Akakij...su di loro cosa posso dire?

Ci sono fin troppo affezionata, a questa madre bambina e a questo aspirante giornalista.

Julyeta attualmente ha ventisette anni, mentre Akakij ventitré.

Julyeta e Akakij sono innamorati, c'è poco da fare.

Julyeta e Akakij sono dannatamente sinceri, in questo capitolo.

Lei è un po' coraggiosa e un po' egoista, un po' donna e un po' bambina, un po' dolce e un po' crudele.

E lui...lui è Akakij, c'è poco da dire. Non è un uomo d'azione, lui, ma il suo coraggio, a volte, non ce l'ha nessuno.

E poi c'è Harold.

Harold, che di anni ne ha ventotto, che Julyeta la ama troppo ma non riesce a dimostrarglielo, non del tutto, non davvero.

Harold che è ancora in Inghilterra coi suoi falchi, i suoi sogni e i libri di filosofia, che non sa, che adora sua figlia e adorerà anche Clitemnestra, che stringerà la mano di Akakij e piangerà tra le pagine del Fedone...

Harold, il biondo Harold, Harold che scendeva da cavallo e aveva un sorriso per tutti, Harold che si farà male, con questo suo amore, con questa sua inguaribile ingenuità.

Non se lo merita, Harold, ma Lachesi tesse e tesse, e il filo non torna indietro, non aspetta nessuno.

Per oggi è tutto, dice Lachesi.

Per oggi Atropo taglia il filo, e ci sentiamo al prossimo capitolo. ;)


A presto!

Marty

  
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