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Autore: jenny88    24/04/2006    4 recensioni
La vita di una sedicenne piena di sogni e d'amore viene sconvolta una mattina d'Aprile.
"voglio sbagliare nella mia vita, so che solamente commettendo degli errori riuscirò a vivere quegli attimi di felicità così rari in questo clima di sofferenza! D'altronde che valore ha la gioia senza sofferenza"?
"dov'è questa gioia jen"?
"eccola quì, noi, quì a discutere, come tempo fa a scuola, in fondo non è cambiato niente..."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sweet home Alabama
Where the skies are so blue
Sweet Home Alabama
Lord, I'm coming home to you

non vivo in Alabama, ma da un po’ di tempo questa è diventata la mia canzone…

immagino una stradina quando la sento, credo che rappresenti la mia vita, io cammino, cammino, e mano a mano che la canzone va avanti mi si accostano le persone che hanno segnato la mia vita camminando con me.

In tempi migliori immaginavo anche lui camminare per quella stradina, poi mi avvicinavo io e gli prendevo la mano, credo rappresentasse il mio ruolo nella sua vita.

Ora che i tempi e le cose sono molto cambiate gli sto accarezzando i capelli mentre canticchio questa canzone, a entrambi ricorda tempi relativamente più felici, sicuramente più accoglienti del gelo di questa grotta dove ci nascondiamo, dove l'unico calore sono le parole storpiate di questa canzone che mi ha insegnato lui, il ragazzo che ora per la prima volta dalla sua infanzia, sta piangendo.

Ha perso tutto.

Io invece ho ancora tutto, ho lui.

È cominciato tutto una ventina di ore fa.

Stavamo andando a scuola come ogni mattina, l'i.pod suonava la stessa canzone, Francesco è venuto a prenderlo, io invece ho citofonato ad Elena, vedendomi mi ha salutato appena, io gli ho sorriso anche se da quando ci siamo lasciati mi va solo di scoppiare in lacrime ogni volta che lo vedo.

Lo amo ancora.

Ed è per questo che siamo ancora vivi…

Abbiamo camminato per "la stradassa" come ogni mattina, Elena mi ha raccontato di quanto ogni giorno di più si innamorava, e io realizzavo ogni secondo di più quanto desidero che tutte quelle cose un giorno possano succedere anche a noi.

È a scuola che è iniziata la fine.

Il cielo ha cominciato a farsi nero, il vento a soffiare forte, come quando nei film americani viene l'uragano, ho visto i lampi squartare il cielo e poi gli alberi, tanto che ci siamo tutti affacciati alle finestre per saperne di più, anche la prof era a bocca aperta, ci ha lasciato andare.

Degli aerei, piccoli veicoli che per lo meno ci somigliavano hanno in pochi secondi riempito il cielo, alcuni sono atterrati per le strade creando il caos tra le auto, sembrava di vivere in un film, qualcuno ha fatto anche delle battute, l'atmosfera era pressoché euforica, a me invece è gelato subito il sangue nelle vene, sono tornata a posto, ero l'unica.

Alcuni degli automobilisti sono usciti inferociti dalle loro automobili, stavano facendo tardi a lavoro, hanno fatto la voce grossa…

Intanto da quei veicoli volanti erano fuoriusciti dei soldati, il volto coperto interamente.

Con una freddezza inumana, usando un istinto proprio neanche delle bestie hanno tirato fuori delle armi, minuscole, da lontano neppure si vedevano bene, ma il raggio rosso che emanavano ha polverizzato in meno di un secondo tutti coloro che si trovavano fuori da quelle auto.

Il panico si è diffuso, la folla si accalcava, chiunque però si fosse mosso veniva polverizzato.

Anche noi siamo entrati nel panico, vedevamo il cielo riempirsi di quegli aerei, qualcuno pensava ad un attacco terroristico, altri ad un brutto sogno, ci siamo messi tutti sotto i banchi senza sapere perché lo stavamo facendo, probabilmente scappare sarebbe solamente servito a farci polverizzare.

Elena era scoppiata a piangere, rannicchiata vicino a me sotto al banco mi ha ricordato quanto tutto somigliasse alla "guerra dei mondi", il film di Spielberg, sorridendo ho annuito ipocrita.

Ero l'unica a sapere perfettamente che non sbagliava del tutto, chi fossero quei soldati, che eravamo tutti spacciati.

In genere quando nel panico qualcuno realizza cosa sta succedendo viene preso da una crisi isterica, a me invece batteva solamente forte il cuore, non ho mai respirato tanto affannosamente, anche se a volte ho pensato di respirare così sognando di fare l'amore con lui.

Ecco, proprio a lui in quel momento pensavo, se ne stava pallido rannicchiato sotto l'ultimo banco in fondo, vicino a Francesco, che nervosamente rideva.

Era diventato buio come fosse notte, noi stavamo in silenzio immobili e ci siamo rimasti per almeno un quarto d'ora; mi chiedevo quando sarebbe arrivata la fine, perché sarebbe arrivata, si trattava solo di aspettarla come dei condannati nel braccio della morte…

Sentivamo le urla strazianti e il rumore della distruzione di fuori, Valeria ha iniziato a piangere, anche Federica, Livia, tutti hanno cominciato a piangere.

Anche io, perché è tutta colpa mia se la tragedia si è compiuta, eppure questo non era che l'inizio.

Ho pensato che non potevo sprecare gli ultimi minuti della mia vita, volevo guardarlo negli occhi per l'ultima volta, anche se in realtà sapevo di dover fare quella scelta tanto ingiusta, quella di salvarlo, lui e nessun altro.

Sono sgattaiolata fuori dal mio banco avvicinandomi al suo, che tra l'altro distava solo un metro, ha cominciato a ruggirmi in faccia, mi diceva di stare ferma, di tornare al mio posto, che dovevo lasciarlo in pace, di andare a fanculo.

Ora iniziavo di nuovo a piangere, solo che le lacrime non hanno neppure fatto in tempo ad attraversarmi una volta le guance, che abbiamo visto sfondare le finestre con violenza inaudita da quei militi incappucciati.

Per alcuni attimi sono stata incerta di potermi dire ancora viva, infondo nessuno sa com'è la morte.

Mi sono nascosta dietro ai corpi immobili di lui e Francesco.

La D'antonio ha iniziato a urlare e l'hanno fatta fuori subito, ogni componente della classe è stato fatto alzare, ci hanno tirato su per i capelli, con la forza ci hanno sbattuti contro i muri deboli della nostra classe, il mio corpo era premuto contro il suo di nuovo dopo mesi.

Hanno fatto spogliare tutte le ragazze, chiaro, cercavano il tatuaggio che ho sul bacino…

Cercavano me e non sapevano ancora chi fossi.

*Vuoi vivere*?

Gli ho chiesto mentre spogliavano tra le lacrime Eleonora.

Mi ha lanciato uno sguardo gelido ma chiaramente interessato.

*L'unico modo che hai per uscire vivo da questa classe è fidarti di me… quando ti prenderò per mano saltiamo giù dalla finestra*!

Ha sempre pensato che io fossi un po’ fuori di senno, credo che in quel momento ne abbia avuto la certezza assoluta, mi ha mandato a fanculo di nuovo, d'altronde sono stata io a riempirgli da sempre la testa di stronzate della serie "ognuno è artefice del proprio destino"!

La voglia di salvargli la pelle mi era quasi passata, ma nello stesso momento ammettevo a me stessa che non volevo vivere senza di lui, ne sulla terra, ne altrove, fosse anche costato il sacrificio di migliaia di altre vite innocenti.

Improvvisamente ho pensato che quelle stronzate che ho sempre voluto imporgli avrebbero potuto servirmi, ma dovevo fare in fretta, mancavano due ragazze, poi mi avrebbero presa.

*Ti va davvero di morire da prigioniero? Se saltiamo dalla finestra almeno rimarrà la traccia dei nostri corpi spiaccicati sull'asfalto, non voglio essere polverizzata, non voglio rimanere anonima neppure nella morte, sei con me?*

mi ha guardata come se stessi parlando in una fastidiosissima lingua incomprensibile, nervosamente mi ha fatto un sorriso sprezzante.

"che manie di grandezza del cazzo! Stiamo per morire, cosa vuoi me ne freghi come passerò all'altro mondo"?

sta volta a Fanculo ce l'ho mandato io, poi uno di quei soldati mi ha schiaffeggiata forte per farmi star zitta, mi usciva il sangue dalla bocca, mi ha colpita talmente forte che l'apparecchio mi ha segato la parte interna del labbro, sono caduta in terra e mi ha dato un calcio forte.

Saverio, questo è il suo nome, si è chinato istintivamente su di me, l'ho visto guardarli con odio.

" altiamo Giù Jenny"!

Ha detto prima che venisse costretto a tornare in piedi.

Saverio aveva deciso di morire con me, come se quella sua scelta avesse attenuato il dolore del calcio che avevo ricevuto.

Speravo solo che non si fosse fatto prendere dal panico poco prima di saltare condannandoci a morte davvero, anche se avevo fiducia in lui, non ce lo vedevo proprio nel ruolo del codardo, l'ho sempre stimato tanto, anche se a volte vomitarci sopra sarebbe dovuto essere l'unico gesto di stima da avere per lui.

Poteva benissimo succedere che vedendoci muovere quei militari avrebbero deciso di fucilarci a freddo, ma non potevano rischiare di uccidere uno di quelli che poteva essere il loro obbiettivo principale.

So che mi volevano viva, altrimenti non ci sarebbero state tutte quelle cerimonie per trovarmi, ci avrebbero uccisi tutti e basta.

Ho afferrato la sua mano stringendola più che potevo, l'ho sentito strattonarmi verso la finestra, sembrava quasi più convinto lui, d'altronde se avessi sbagliato di un solo centimetro ci saremmo davvero ritrovati a decorare di rosso vivo l'asfalto sottostante, avevo paura.

Non per me, avevo paura per lui, che aveva anche deciso di seguirmi.

Ma come aveva sempre fatto, mi insegnava ad avere coraggio, come quando mi costringeva a riaprire i libri di matematica nonostante il risultato più alto che riuscissi ad ottenere fosse un 4, ora mi costringeva ad avere coraggio solo guardandomi.

Mi sentivo trascinare giù dalla gravità pesante, sentivo la sua mano nella mia, è l'ultima cosa a cui ho pensato prima che tutto cominciasse a girare e divenisse confuso, incredibilmente leggero.

Ero morta.

Non è vero, sto solo scherzando, solo che ci stava terribilmente bene.

Non ero morta, sono solo svenuta, mi succede sempre quando entro nel passaggio, sta volta mi sono ritrovata nel mezzo di uno spazio verde immenso, apparentemente senza fine ne inizio…

Mi sono alzata di scatto un po’ indolenzita per la caduta ed ho cominciato a cercarlo con gli occhi, per un attimo ho pensato che poteva essere stato colpito poco prima di attraversare il varco, il cuore tornava a battermi forte, fin quando non è stato lui a trovare me.

"deduco che non siamo in paradiso"!

sono rimasta esterrefatta, possibile che non avesse perso i sensi? La prima volta che ero arrivata in quel luogo rimasi svenuta almeno un'oretta, mi sono risposta che è perché lui fa sport, ogni cosa che sa fare e io no la risolvo in questo modo.

*Come fai a dire com'è il paradiso*?

Sarebbe stato meglio che avesse saputo il più tardi possibile dove l'avevo portato, era come se volessi mantenere quell'immagine che aveva di me intatta il più possibile, quando sapevo che in poco tempo tutto sarebbe stato stravolto.

" il paradiso non esiste! Non c'è nulla dopo la morte, e se esistesse non credo che Dio mi farebbe mi vorrebbe così male da farmici finire insieme a te "!

avevo sempre invidiato quelle sue certezze, quegli stereotipi che aveva e che non riusciva a modificare, non che delineassero maturità mentale, ma gli donavano una vita tranquilla, priva di assurdi dubbi o domande insistenti, di cui invece la mia mente era densissima.

A volte mi dava l'impressione che ragionasse come una calcolatrice: di soluzione doveva essercene solo una, niente varianti, niente seconde chance, era un ragazzo sereno, aveva delle certezze.

Mentre io le calcolatrici non le ho mai sapute usare.

Sono impulsiva, e questo è un difetto, ma anche un enorme pregio.

*Hai ragione non siamo in paradiso*!

"com'è possibile che cinque minuti fa eravamo in classe e ora…"!

*se te lo dicessi non mi crederesti*…

"Anna Ginevra voglio sapere dove siamo geograficamente"!

Ho sempre usato il mio nome per intero quando volevo fargli capire che stavo parlando sul serio, sta volta doveva essere lui che voleva farmi intendere che non accettava mezze parole.

*Non mi crederai*…

"perché non dovrei? Mi hai promesso che saremmo sopravvissuti e fino a prova contraria lo siamo"!

ora era insistente, diventava sempre più paonazzo.

*ci troviamo nella stessa posizione in cui è la scuola, in Italia, a Roma, a Garbatella, solo che… in un altro pianeta*!

Non potevo pretendere che prendesse per buona la mia risposta, mi ha guardata come fossi pericolosa, ha indietreggiato addirittura un po’, sono sicura che voleva scappare, abbandonarmi li, probabilmente gli facevo anche paura, ma tra la confusione che aveva in testa credo avesse capito che di quel luogo ne sapevo un po’ più di lui.

Col senno di poi ho pensato che sarebbe stato meglio fargli credere che stesse vivendo un brutto incubo, ma li per li ho pensato che non potevo dargli l'illusione di stare sognando, non si sarebbe mai svegliato, probabilmente sulla terra non ci tornerà mai, non c'è più niente per lui.

"Ok Jenny, ora basta! Come ci saremmo arrivati su un altro pianeta"?

*Omicron è il pianeta gemello della terra, è adiacente ad essa, e il crearsi di specifiche condizioni permette di attraversare facilmente la barriera tra i due mondi, è quello che abbiamo appena fatto*!

Ho usato queste medesime parole, forse saranno le uniche che Saverio non dimenticherà per il resto della sua vita, buffo come ancora riesco a pensare al futuro.

"ok, ammettendo che sia vero, come si fa a tornare sulla terra"?

incredibile, mi stava credendo, era sconvolto ma sembrava dar retta a ciò che dicevo.

*Ci sono vari varchi nella capitale, questo che abbiamo preso è a tre metri e mezzo in verticale, è scomodo, conviene prenderlo da scuola ma non da qui! Però è meglio che non torni a casa*…

"perché"?

cercando il modo migliore per dirgli che per i nostri compagni non c'era speranza avevo quasi dimenticato che anche per me sulla terra non c'era più niente, i miei genitori, mio fratello… di loro probabilmente non era più rimasta neppure una fotografia, cancellati dalla faccia della terra in meno di un secondo, il pensiero di me, seduta sull'erba con lui che insistentemente mi chiedeva cosa ne sarebbe stato di noi mi ha fatta sprofondare nello sconforto, ho iniziato a piangere, non ci stavo più a mantenere la calma, ho iniziato a strappare l'erba che presa con veemenza mi tagliava le mani, lui era sempre più sconvolto.

Mi ha presa per le spalle cercando di tenermi ferma, ero fuori di me, per un momento infinito l'ho odiato, perché era vivo, perché io lo amo e lui se n'è sempre fregato, e ora gli salvavo anche la vita…

Quella che a tutte le persone lasciate sulla terra non sarebbe più stata restituita.

Piangevo, lui ha tentato di stringermi a se come in uno di quei film dove il ragazzo stringe la ragazza disperata e poi lei si calma, invece io l'ho strattonato e mi sono buttata per terra, sono sempre stata abbastanza schizzinosa riguardo allo sdraiarmi su un prato, sta volta invece avevo la bocca piena di terra e non me ne fregava niente.

Doveva aver capito,

si è sdraiato vicino a me in attesa che smettessi di piangere, mi guardava dritto negli occhi, dovevo essere paonazza, non riuscivo a respirare, in quel momento mi sono anche ricordata che quando piango sono davvero orrenda e lui mi guardava, non lo aveva mai fatto in vita sua, e proprio quando non sono mai stata più brutta, aveva deciso di farlo.

" siamo tipo i ragazzi delle cronache di Narnia "?

ho fatto finta di non sentire, non ho annuito ne dissentito me ne stavo immobile, pian piano mi stavo calmando.

"lo abbiamo visto insieme le Cronache di Narnia, come si chiamava quel ragazzino che prendevamo in giro? Ah si… Peter, Peter il magnifico!"

volevo fare ancora la parte della morta e invece mi è scappato un sorriso.

Mi sono messa a sedere, lui ha tirato fuori dalla tasca un fazzoletto sporco e me l'ha offerto, non mi importava cosa ci avesse fatto, l'ho usato e basta, mi ci sono ripulita il viso, sporco e pieno di lacrime.

Poi l'ho rimesso in tasca: a Omicron se butti la carta per terra ti fanno pagare una multa colossale, ma c'è tempo per parlare di questo, non mi ci voglio soffermare ancora.

*A casa non c'è più niente, non c'è più la tua famiglia, i tuoi amici*…

"perché non ne hai salvati di più"?

*chi troppo vuole nulla stringe: avremmo perso tempo non concludendo niente*!

mi ha guardata schifato, probabilmente pensa che avrei dovuto almeno provarci, non credo che sia contento che gli ho salvato la vita, forse ho fatto male, avrei dovuto lasciarlo morire, sono stata egoista infondo, l'ho lasciato in vita per me, quando invece lui probabilmente senza gli affetti che ha perso non vuole più vivere…

per quanto mi riguarda confesso che non so andare avanti senza lui.

"Chi sei tu davvero"?

ho declinato spudoratamente la domanda.

Gli ho indicato invece i lontanissimi grattacieli della capitale, talmente alti, che si riescono a vedere da miglia e miglia di distanza, al centro, padroneggia il palazzo reale, la più maestosa e splendida costruzione di tutti i tempi, costruito millenni prima, abbellito e ampliato con il passare delle ere che hanno segnato l'esistenza di Omicron.

*Quella laggiù è la capitale, li troveremo facilmente un posto dove stare… solo che dobbiamo arrivarci*!

"A piedi"?

*per un tratto si, ma dobbiamo stare attentissimi, non è escluso che quei guerrieri che ci hanno attaccati mi stiano ancora cercando*…

"cosa intendi con mi stiano ancora cercando"?

non capisco perché si fanno domande così inutili, di cui si sa già benissimo la risposta, dedite solamente a far sprecare fiato agli interlocutori.

Comunque sono rimasta in silenzio, non riuscivo a dirgli chi realmente ero, eppure prima o dopo avrei dovuto farlo, non ci riuscivo e basta, aprivo la bocca per parlare ma ringoiavo tutto prima di emettere qualsiasi suono.

D'altronde per me è sempre stato difficile parlare con Saverio, ma allo stesso tempo è la persona con cui sono stata e sono più sincera in assoluto, per questo mi faceva male non riuscire a dirglielo, credo che quando arriveremo in città scoprirà tutto da se.

Sempre se riusciremo ad arrivarci in città…

Camminavamo abbastanza velocemente, a volte non riuscivo a stargli dietro, ma poi era costretto a fermarsi perché doveva aspettare quella che si supponeva sapesse la strada, ergo me, che però ero nuova della campagna come lui.

Altre volte invece ci accostavamo, io gli guardavo i piedi, e copiavo il ritmo dei suoi passi, per far si che ci sincronizzassimo, è una cosa stupida che non ha uno scopo, eppure l'ho sempre fatta.

È stato strano percorrere quella strada insieme, non sapevamo cosa dirci: parlare della vita che avevamo vissuto fino a poche ore prima pareva inutile e quasi imbarazzante, io avrei tanto voluto parlare di noi, un argomento che lui ha sempre voluto evitare, pieno di mezze parole, di delusione e mille "se" che non si sono mai concretizzati.

Non posso negare di aver trovato sepolto nella mia mente il lato romantico di tutta questa tragica vicenda, fortunatamente l'ho represso subito, se Saverio sapesse che penso minimamente all'amore in questo clima di morte mi ucciderebbe, quando poi saprà chi sono, finalmente sarà felice, penserà che non mi è concesso amare, che sono troppo impegnata e che dovrò per forza di cose lasciarlo perdere…

Peccato che l'amore ti accompagna sempre, Dante ha ragione, move il sole e l'altre stelle.

Lasciare perdere una persona non vuol dire non pensarci più, vuol dire lasciarla andare, ma ciò non toglie che tu non possa continuare ad amarla, penso che tutto questo amore da qualche parte prima o poi debba pur finire, infatti gli ho salvato la vita.

Senza di lui non avrei mai saltato giù da quella finestra, scoprirete che di ragioni per salvarmi la pelle ne ho a migliaia, ma l'unica per cui è valsa la pena continuare a combattere porta il nome di questo ragazzo che confuso più che mai mi cammina accanto.

*A Omicron ci sono un sacco di belle ragazze! la nostra è una società tecnologicamente anni luce avanti alla terra, ma militarmente siamo del tutto inesperti, non si fanno guerre su questo pianeta da più di mille anni, abbiamo imparato a vivere in pace, credo che questo sia stato possibile perché ogni popolo non può fare a meno dell'altro: non ci sono solo gli esseri umani, è una catena composta da tanti anelli, se se ne rompe uno non c'è più la catena.

Grazie a questo regime di estrema collaborazione qui non c'è la povertà, non ci sono classi più abbienti di altre, il denaro ha un valore relativo, hanno capito secoli fa che la coesistenza è alla base della civiltà.*

Non so come mai ho cominciato a parlargli di Omicron, mi sono accorta solamente quando avevo finito di aver parlato tutto il tempo come fossi stata un'omicroniana.

" quindi qui non esiste la beneficenza? E come fai ad assicurarti il paradiso senza le opere di bene "?

che maledettissimo adorabile bastardo, gli piaceva ironizzare!

*non credere che il tenore di vita sia tanto diverso dal nostro, ad ogni modo qui non sanno neppure cosa sia il paradiso, nessuno spera in una vita migliore dopo la morte! capisci perché siamo in grave pericolo? se l'equilibrio venisse intaccato ogni singolo individuo qui ne pagherebbe le conseguenze, sarebbe la fine di questo pianeta*!

"quindi tu sei un'aliena Jenny"?

*no, io sono una terrestre come te*…

ad un tratto il cielo ha cominciato ad oscurarsi, Saverio temeva ci avessero trovati, ma io invece credevo di sapere cosa realmente stava per succedere.

I miei sospetti si rivelarono fondati quando un'enorme massa d'acqua informe è cominciata a caderci sulla testa, come fosse stata un'onda, ne cadevano anche altre vicino a noi, provocando enormi tonfi e scosse di terremoto.

Gli ho intimato di correre, di trovare un riparo fin quando continuava a piovigginare, in poco tempo sarebbe iniziato l'acquazzone…

Abbiamo trovato un antro profondo nel terreno, probabilmente una tana di orsi, solo che di animali non ve n'è neanche l'ombra, forse perché sono fuori a fare scorte di acqua per l'estate, mentre agli esseri umani non serve, hanno altri modi per garantirsi l'acqua tutto l'anno.

Eravamo bagnati e avevamo freddo e a dire la verità lo siamo ancora.

Appena entrati gli ho spiegato che quella che ci ha travolto non era altro che pioggia.

Ad Omicron la pioggia è molto diversa da quella che cade sulla terra: la luna è a pochissima distanza da questo pianeta e fa si che il livello delle acque sia molto molto più alto di quello terrestre, di conseguenza il sole, anch'esso pericolosamente vicino in alcune stagioni del calendario omicroniano, fa evaporare in certi periodi molta più acqua, così che quando piove, le gocce di pioggia abbiano dimensioni bibliche. È anche per questo motivo che Omicron è così fertile, che vi sono delle vere e proprie organizzatissime contee sottomarine e che l'acqua non è un problema, più volte infatti si è pensato di donarne un po’ alla terra, eppure gli omicroniani sono un tantino conservatori, preferiscono non rischiare di compromettere la loro pace instaurando rapporti con la terra.

Naturalmente le costruzioni sul pianeta sono egregiamente attrezzate per fronteggiare anche le stagioni delle piogge più ostinate.

Quando me l'hanno spiegato ci ho messo un bel po’ a capirlo, troppa logica! Saverio invece lo ha capito subito, anzi annuiva come se quello che stavo dicendo fosse ovvio. Non so neanche se l'ho detto bene a dir la verità.

Cominciava a sentirsi chiaramente il freddo, mi sono maledetta più volte per non aver preso la giacca l'ultima volta che sono uscita di casa, solo che sulla terra era aprile, ed io ero decisa a strafare indossando una minuscola maglietta con lo scollo a V, in modo che l'occhio cadesse su queste perette che hanno il coraggio di definire "tette".

Credo che a lui non piacciano le mie tette, non mi guarda mai, non ci ha mai fatto caso neppure quando stavamo insieme; non che io voglia che mi fissi, anzi, sarei a disagio, però a volte guardarlo mi fa stare bene e desidero anche io farlo stare bene.

Però deve averlo notato che sono più scoperta di lui, perché si è tolto lo smanicato zuppo che aveva addosso e me l'ha poggiato sulle spalle, allora ho sentito calore, però giurerei che non è dipeso da quello che avevo addosso.

Stavamo zitti, parlare è superfluo, per scaldarci di più ci siamo avvicinati, poi abbracciati e infine lui ha poggiato la testa sul mio grembo.

Devo dire che tra noi la confidenza non è mai mancata.

Sono due ore che piove ininterrottamente, qualche minuto fa mi sono accorta che lui piangeva, credo si senta perso, non sa che fare, lo so perché si dice da sempre che Saverio non pianga mai.

Io non piango perché di lacrime non ne ho più, ma dentro sono lacerata.

Canticchio Sweet home alabama, la canzone che mi ricorda più di qualunque altra lui, la canto illudendomi dolcemente che possa portargli un po’ di pace, anche se so che la mia voce non può che essergli indifferente.

Ha perso tutto, si è abbandonato alle mie braccia, se la morte bussasse sono sicura che gli aprirebbe senza indugiare.

Io ho perso tutto e in questo momento sono la sedicenne più felice dell'universo.

  
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