Hero
Of
War
A
Little window on his past
Kurtz
Weber stava seduto su una panchina, una foto in mano. Uno sguardo che
guardava al passato. La pesante porta d'acciaio si aprì. Un ragazzo
di diciassette anni entrò,
un quaderno in mano.
-Ancora
problemi con letteratura antica eh, Sousuke-
-Affermativo-
disse Uruz
7 sedendosi accanto a Uruz 6.
Sousuke
si accorse della foto che Kurz teneva in mano. Ma distolse lo
sguardo,pensando
che non fossero affari suoi, nonostante provasse una certa curiosità.
-Sai
perché son voluto entrar a far parte dalla Mithril ?-.
Sousuke
scosse la testa.
-
Tutto cominciò quando
i miei genitori morirono. Un cecchino, uno spettro,
mi prese sotto la sua ala. Kaspar. Mi insegnò ogni cosa, da
impugnare un fucile a calcolare la velocità del vento. Un giorno lui
mi disse semplicemente :
< Ragazzo, che ne diresti di smettere con questa pratica del cazzo. Sei bravo, te lo concedo. Ma avrai il sangue freddo di uccidere una persona ? > -
< Ragazzo, che ne diresti di smettere con questa pratica del cazzo. Sei bravo, te lo concedo. Ma avrai il sangue freddo di uccidere una persona ? > -
Kurz
che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo puntato al soffitto
metallico, volse la testa verso Sousuke, guardandolo dritto negli
occhi.
– Secondo
te cosa risposi? Ovviamente dissi di si. Ero giovane e testardo. E
soprattutto volevo vendicare la morte dei miei genitori. Così
uccisione dopo uccisione giungemmo nel Libano Meridionale e lo
incontrammo. Quel bastardo che aveva ucciso la mia famiglia. Ma
dietro c'era quella ragazza, Lena, appena otto anni. Non riuscii a
sparare. Ma lui ci riuscì, e colpì anche quella ragazza. Adesso lei
è costretta a letto, incapace di vivere una vita normale. Quel
giorno me ne andai, non volevo avere più nulla a che fare con lui.
Partecipai alla guerra più vicina. Diventai il comandante di un
plotone. Non che ci volesse tanto, erano tutti una manica di uomini
stupidi ignoranti ed aggressivi, ma nonostante ciò diventammo
compagni. Eravamo in nove, casacche militari, stivali di pelle nera,
capelli tagliati corti e ognuno di noi alla ricerca di qualcosa. Io
volevo soltanto lasciarmi dietro quella scia di morti solitarie.
Volevo diventare un eroe di guerra. Anche se non avevo una casa, una
patria a cui tornare, volevo essere un eroe. Forse per un po di
gloria personale. Forse perché ero giovane e ingenuo. Comunque la
prima missione non tardò ad arrivare. Dovevamo catturare un uomo.
Trovai una postazione e uccisi le guardie davanti al rifugio. Da li a
poco sfondai la porta, entrammo e due dei miei soldati spararono a un
civile all'interno dell'abitacolo. Gli ordinai di andare fuori, quei
tizi mi avevano fatto incazzare di brutto. Ordinai di catturare
l'uomo. C'erano due bambini, non smettevano di piangere. Stavo per
uscire, quando quattro colpi di pistola mi fecero fare marcia
indietro. Due dei miei uomini erano stati fatti fuori con facilità.
Dieci uomini armati di pistola e AK - 47 ci attendevano fuori. Persi
altri due uomini. Ma alla fine riuscimmo a portarlo via, un sacchetto
sulla testa, via dalla sua famiglia. Quegli idioti lo spogliarono, lo
umiliarono nei modi peggiori, all'inizio mi opposi, ma poi mi unii a
loro, provando vergogna verso me stesso. Ma in fondo ero ancora un
ragazzo- sospirò, poi riprese- Lo prendemmo a manganellate più e
più volte e infine lo consegnammo alle autorità. In quella missione
persi 4 uomini. Ero a pezzi, comunque la seconda missione arrivò
poco dopo. Avevamo l'ordine di eliminare un gruppo di terroristi
all'interno di un bunker. Questa volta eravamo in diciassette. I
nostri uomini avevano circondato l'edificio ma c'era ancora qualcuno
che faceva resistenza. Ricordo ancora che c'era un vento terribile,
che limitava la visuale. A un certo punto la vidi uscire
dall'ingresso principale del bunker. Camminava tra i proiettili e la
foschia alzata dal vento. Gli urlai di fermarsi, la pregai di star
ferma. Ma lei continuò imperterrita ad avanzare. Ebbi l'ordine di
ucciderla. E gli ordini, come ben sai, non si possono discutere.
Tirai fuori il fucile e le sparai, un colpo alla testa, come sempre.
Ma quella volta, quell'unica volta vidi la scena al rallentatore. Lei
collassò, dalle tasche le caddero una manciata di conchiglie, e
dalla mano, una bandiera, bianca, come la neve. Il terreno si
impregnò del suo sangue. Si chiamava Serah, aveva appena dodici
anni. Per la prima volta, mi sentii un assassino. Un eroe di guerra ?
Tsk, stronzate. Nient'altro che stronzate. Da li a poco venni a
sapere dell'esistenza della Mithril, di questi fantomatici paladini
della giustizia. E così eccomi qua.-
Sospirò.
-Sai,
non mi son mai pentito di questa scelta. Ed è l'unica di cui mai mi
pentirò, questo è sicuro.-
Kurz
si alzò.
– Beh,
scusa se ho rubato del tempo prezioso al tuo studio, ma sai, oggi ero
un po' nostalgico-
-Nessun
problema-
Si
alzò anche Sousuke.
-Dato
che poi, di letteratura antica, non ci capisco nulla- disse
accennando un sorriso.
Kurz
se ne stupì. Poi sorrise anche lui.
-
Andiamo dai, che ho voglia di aiutarti- disse posandogli una mano
sulla spalla.
-Grazie-
disse Sousuke.
“Grazie
a te” pensò Kurz.
Tre
giorni dopo.
-Sagara,
il suo compito è stato un completo disastro... -
-...
Maledizione!-