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Autore: Carmilla Lilith    22/08/2011    3 recensioni
Lord Zlotan Dragos è ossessionato da un diabolico piano che permetterebbe a lui ed Elizabeth, la donna che avrebbe dovuto sposare, di vivere felicemente insieme. Ma qual'è il prezzo della felicità?
Missing Moments della mia longfic "Bianca come la neve, rossa come il sangue", non è comunque necessario leggere l'opera principale.
Storia partecipante al "Un giorno ameremo questo periodo della nostra vita che ora odiamo..." contest indetto da (Gaea) e classificatosi quinto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Bad blood'
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Long Lost Love
Lord Zlotan Dragos uscì dal salone dove si stava svolgendo la festa danzante organizzata da suo padre, rifugiandosi nell’oscurità del corridoio: non ne poteva più di reggere la messinscena del figlio felice!
Il giovane transilvano sospirò, appoggiandosi con la schiena al muro.
Le parole che suo padre aveva pronunciato qualche giorno prima riecheggiarono nella sua mente: “Un giorno ameremo questo periodo della nostra vita che ora odiamo, figliolo. Dovremo riappacificarci con noi stessi per non impazzire”. Peccato che Zlotan fosse seriamente convinto di essere ormai del tutto impazzito!
Mai si sarebbe perdonato di aver abbandonato la sua adorata Elizabeth e mai sarebbe riuscito ad amare quei momenti che stava trascorrendo lontano da lei!
 
Lord Dragos era ancora incredulo: soltanto sei mesi prima lui ed Elizabeth erano felici come non mai, pronti a convolare a giuste nozze.
Zlotan era follemente innamorato dell’affascinante primogenita della famiglia Coleridge: era una donna dai lunghi capelli color pece, l’incarnato di porcellana e gli occhi verde smeraldo, caratterizzata da un temperamento determinato, combattivo e sensuale.
Dal canto suo, anche lady Coleridge non esitava a definirsi stregata da lord Dragos: lo trovava l’uomo più affascinante che avesse mai frequentato e ne apprezzava soprattutto l’intelligenza e l’apertura mentale. Era attratta anche dai suoi capelli color carbone, stesso colore dei folti baffi, e dai suoi occhi grigio antracite, che tanto la facevano pensare allo sguardo fiero di un lupo.
I loro padri, amici di lunga data, avevano approvato immediatamente la loro unione e tutto sembrava procedere per il meglio, tanto che si era provveduto a stabilire la data delle nozze.
Ma, la vigilia di Natale, una terribile tragedia si era abbattuta sulla famiglia Coleridge: Kathrin, la dolcissima sorella di Elizabeth, venne assassinata e tutti i sospetti ricaddero sulla primogenita, dati i dissapori che aveva avuto con la sorella negli ultimi tempi. Il cuore dell’anziano Sir Coleridge non resse allo strazio di avere perso la sua adorata Kathrin, e l’anziano nobiluomo morì di crepacuore.
I coniugi Dragos, dal canto loro, si affrettarono ad allontanarsi da quella che ritenevano la più pericolosa delle assassine, nonostante non vi fosse alcuna prova della colpevolezza della giovane.
Zlotan credette alle parole di Elizabeth, la quale accusava dell’omicidio Gabriel, misterioso custode notturno del maniero dei Coleridge nonché amante di Kathrin, ma i due furono costretti a rompere il loro fidanzamento e a separarsi definitivamente.
 
Zlotan era disgustato dal modo in cui i suoi genitori tentavano di spingerlo tra le braccia di un’altra donna: organizzare un ballo per ogni futile motivo non sarebbe servito a nulla ed invitare tutte quelle giovani giulive, che gli si pavoneggiavano davanti con fare penosamente seducente, non avrebbe distolto il giovane transilvano dal ricordo del suo perduto amore.
Quando lo sguardo di Zlotan si era posato su una giovane che ardiva indossare il medesimo modello d’abito che il transilvano aveva visto fasciare Elizabeth la notte del loro primo incontro, l’autocontrollo del giovane era stato ad un passo dallo sgretolarsi: se non avesse lasciato immediatamente la stanza dove si trovava, Zlotan avrebbe certamente aggredito l’impudente fanciulla.
Il giovane lord transilvano faticava a controllare i suoi istinti più violenti, ultimamente, e non riusciva a non pensare ad un piano tanto abominevole quanto efficace per ricongiungersi con la sua amata.
 
“Zlotan, perché sei in corridoio? Lady Georgescu desidera conoscerti!” La voce della madre di Zlotan, Lady Angela, riportò il giovane alla realtà.
“Vi raggiungerò immediatamente madre, un breve capogiro mi ha spinto ad allontanarmi.” Rispose Zlotan, sfoggiando il più fasullo dei sorrisi. Lady Angela ricambiò il sorriso e fece ritorno nel salone.
Lord Dragos trasse un profondo sospiro, prima di rituffarsi nel mare d’ipocrisia che lo circondava.
 
Finalmente solo nell’oscurità della sua stanza, Zlotan si abbandonò al torbido flusso dei suoi pensieri: l’unica cosa che impediva a lui ed Elizabeth di poter condurre una felice vita insieme era la presenza dei suoi genitori. Se loro fossero morti, lord Dragos avrebbe finalmente ereditato l’intero patrimonio di famiglia e avrebbe potuto prendere liberamente qualsiasi decisione sul suo futuro, senza doversi sottoporre al severo giudizio paterno.
Il giovane, accecato com’era dal dolore lancinante che gli provocava la forzata lontananza da Elizabeth, era disposto a sacrificare coloro che gli avevano donato la vita.
Detestava sé stesso a causa del piano diabolico che stava architettando, ma sapeva che quel gesto tanto nefando lo avrebbe condotto verso un radioso futuro: Zlotan era convinto che, una volta sposato con Elizabeth, avrebbe amato il periodo in cui aveva programmato l’omicidio dei suoi genitori e si sarebbe finalmente riappacificato con sé stesso, forse sarebbe riuscito a dimenticare il delitto e a vivere sereno.
“Un giorno ameremo questo periodo della nostra vita che ora odiamo. Dovremo riappacificarci con noi stessi per non impazzire”: incredibile come quella frase potesse adattarsi anche al suo futuro.
 
Dopo mesi di riflessioni e ripensamenti, Zlotan si sentiva finalmente pronto ad attuare il suo piano.
I suoi genitori avevano progettato un viaggio a Gheorghieni per sbrigare alcune commissioni, sarebbe stato sufficiente assoldare un assassino ed inscenare un tentativo di rapina, dove i coniugi Dragos sarebbero tragicamente periti.
Nessuno avrebbe mai sospettato di Zlotan e il giovane avrebbe finalmente avuto il completo controllo della sua vita, anche se a carissimo prezzo.
 
***
 
Il giorno stabilito per il delitto, Zlotan era tremendamente nervoso. Temendo che la sua agitazione potesse tradirlo, il nobile transilvano finse un malore e si ritirò nelle sue stanze dopo aver brevemente salutato i suoi genitori.
Il giovane era tormentato dal senso di colpa e dal rimorso ma, in cuor suo, era certo di agire per il meglio: presto sarebbe stato libero di sposare la donna che amava, la vita dei suoi genitori era lo scotto da pagare per la felicità.
Il tormento di Zlotan era tanto grande che l’uomo vagò per la sua stanza tutto il giorno, rifiutando ogni pietanza che i servitori si ostinavano ad offrirgli. Si domandava quanto tempo sarebbe trascorso prima che la notizia del delitto giungesse alla sua residenza e, soprattutto, sperava che il suo piano si fosse realizzato come stabilito.
 
Le speranze di Zlotan vennero deluse, come il giovane scoprì al tramonto: la carrozza dei suoi genitori fece ritorno proprio mentre il sole moriva.
Lord Dragos era in preda alla confusione: i suoi genitori aveva pianificato tre giorni di permanenza a Gheroghieni, anche se l’attentato non fosse riuscito non v’era spiegazione per il loro rientro.
Il terrore s’impossessò di Zlotan: che il suo piano fosse stato scoperto? Non era possibile, quel bifolco di un bandito che aveva assoldato non avrebbe mai agito in quel modo. Che stava succedendo?
Un servitore bussò alla porta della stanza di lord Dragos, interrompendo il flusso dei pensieri del giovane. “Avanti!” Invitò Zlotan, tentando di recuperare il suo autocontrollo.
“Lord Zlotan, Vostro padre Sir Adrian vuole parlarVi con urgenza.” Annunciò, zelante, il servitore.
Il giovane riuscì soltanto ad annuire, ormai terrorizzato.
 
Quando Zlotan giunse in presenza del padre, poco mancò che il giovane morisse di spavento: seduto in un poltrona vicino al camino v’era Gabriel, il misterioso servitore dei Coleridge. Il giovane biondo gli rivolse un sorriso divertito, che durò una frazione di secondo.
“Zlotan, ti prego dimmi che quest’uomo mente!” Esordì Lady Angela, visibilmente provata.
Zlotan tentò con tutte le sue forze di mentire, ma la maschera dietro la quale si nascondeva si era ormai sgretolata: il giovane si scagliò contro Gabriel, gridando “Bastardo, io ti uccido!”.
Adrian reagì immediatamente, separando i due giovani e bloccando Zlotan a terra.
Lady Angela, dopo aver urlato terrorizzata per la reazione del figlio, era svenuta.
Le guardie, sentito tutto quel frastuono, stavano accorrendo in soccorso della famiglia Dragos.
“Maledetto! Perché detesti Elizabeth?! Potevamo essere felici, figlio del demonio!” Zlotan continuava ad urlare, ormai in preda al delirio.
“Zlotan, ti prego, calmati!” Disse Adrian, che faticava a domare il figlio. Sir Dragos non era più giovanissimo e non era animato dalla stessa furia di Zlotan.
“Taci, tu dovresti essere morto! Io dovrei vivere con Elizabeth! Tutto questo è un incubo!” Urlò lord Dragos, liberandosi dalla presa del padre e scagliandosi nuovamente contro Gabriel.
Il giovane biondo si difese ed immobilizzò Zlotan a terra. Il giovane Dragos non si aspettava tanta forza da una persona slanciata ma snella come Gabriel.
In quel momento giunsero le guardie. “Portate via mio figlio, rinchiudetelo nelle segrete della nostra dimora! Non voglio più vederlo!” Ordinò, imperioso, Sir Dragos.
Gli uomini trascinarono via Zlotan, che tentò comunque di ribellarsi e di attaccare nuovamente Gabriel. L’ultima cosa che vide Zlotan, prima di venir stordito dal possente pugno di una guardia, furono gli occhi turchesi di Gabriel che brillavano di soddisfazione.
 
***
 
Zlotan trascorse circa una settimana nelle segrete della dimora di famiglia, dopodiché Sir Adrian provvide a farlo trasferire nelle carceri di Gheorghieni.
Lady Angela provò più volte a visitare il figlio, ma senza alcun successo: Sir Dragos aveva provveduto a diseredare Zlotan e a vietare che chiunque potesse visitarlo in carcere. Per il nobile transilvano, il figlio era morto.
Zlotan, in carcere, stava soffrendo le pene dell’inferno: era insensibile a qualsiasi forma di vessazione fisica ma il rimorso per ciò che stava per fare ai genitori, in particolar modo alla madre, lo tormentava notte e giorno.
Non solo, il pensiero che fosse stato proprio Gabriel a sventare il suo piano aveva risvegliato mille dubbi nel giovane: come mai Gabriel era a conoscenza dell’attentato? Chi lo aveva informato? Come aveva fatto ad avvertire i suoi genitori? I dubbi di Zlotan erano destinati a rimanere privi di risposta e la cosa non dava pace al giovane.
Ormai rassegnato al durissimo carcere a vita, Zlotan subì ogni tortura come un’espiazione. L’unico dolore che non riuscì ad ignorare fu quando gli vennero annunciati i decessi dei genitori, ai quali non aveva mai potuto chiedere perdono.
 
Erano trascorsi ormai cinquant’anni da quando Zlotan era stato rinchiuso in prigione. Era diventato un personaggio famoso in galera: era il vecchio pazzo, solo al mondo e sempre perso a borbottare tra se e se.
Una notte Zlotan fece un sogno strano: Gabriel era nella sua cella e non era invecchiato di un solo giorno dal loro ultimo incontro. Il giovane aveva in mano un oggetto simile ad un piccolo quadro, di cui Zlotan non riusciva a vedere il soggetto.
“Povero, pazzo, Zlotan! Perché hai messo in gioco tutto ciò che avevi per una donna? Tu sei uno stolto!” Disse Gabriel, divertito.
“Perché ero innamorato, mostro! Tu invece hai ucciso la donna che ti aveva donato il suo cuore, non sei un essere umano!” Rispose, furibondo, Zlotan.
“Ahahah, almeno questo lo hai capito, sciocco!” Rise Gabriel.
Zlotan non capì immediatamente che cosa volesse dire quella risposta poi, improvvisamente, comprese: se quello non era un sogno, Gabriel non era invecchiato di un solo giorno in cinquant’anni e si era introdotto in un carcere senza che nessuno notasse la sua presenza. Inoltre le sue sparizioni improvvise, il suo lavorare solo di notte, l’anemia di Kathrin prima di morire… “Vattene, lurido figlio del demonio!” Urlò Zlotan, sconvolto dall’orrore!
Gabriel era un vampiro!
“Alla fine hai capito, povero Zlotan! Dovevo impedire che tu ed Elizabeth convinceste qualcuno della mia colpevolezza: dovevo fare in modo che nessuno credesse alle vostre parole!
Quando hai architettato il tuo assurdo piano non ho dovuto far altro che ipnotizzare quello sciocco bandito per farmi spiegare i dettagli e poi avvisare i tuoi genitori!” Spiegò Gabriel, trionfante.
Lacrime di sconforto caddero dagli occhi di Zlotan. “Non potevi ucciderci e basta?”
“Oh, Zlotan! Dovresti aver capito con chi hai a che fare! Mi sarei privato del piacere di assistere alla vostra agonia, durata per bene cinquant’anni!” Rispose Gabriel.
“Se ti può consolare, comunque, la tua cara Elizabeth ha smesso di soffrire. Sono passato a trovarla, stanotte.” Aggiunse il vampiro, porgendo a Zlotan il quadro che aveva in mano.
Quando il nobile transilvano prese il piccolo riquadro di vetro, si accorse immediatamente di cosa si trattava: era la rosa rossa che tanto tempo prima aveva donato ad Elizabeth e che la donna aveva conservato sotto vetro. Sulla lucida superficie vitrea erano presenti alcune gocce di sangue, ancora fresco.
Zlotan riuscì solamente ad urlare con tutte le sue forze e quando cercò Gabriel per aggredirlo, il vampiro era già scomparso.
 
Le guardie giunsero poco dopo, richiamate dall’urlo disperato di Zlotan. Trovarono l’uomo a terra, in preda al delirio.
Si avvicinarono al prigioniero, che si stava ormai spegnendo. Le ultime parole che pronunciò prima di spirare furono: “Maledetto demonio! Mi vendicherò, giuro che mi vendicherò!”.
Nessuno seppe mai spiegarsi come Zlotan Dragos si fosse procurato quella rosa rossa secca, conservata in un piccolo quadro di vetro.
 
L'angolo dell’autrice
 
Salve, creature! Eccomi ritornata a parlare di uno dei protagonisti di “Bianca come la neve, rossa come il sangue”.
Personalmente ho adorato il personaggio di Lord Dragos e un po’ mi dispiaceva di averlo liquidato piuttosto rapidamente, anche se forse l’ho un po’ maltrattato. Purtroppo i personaggi che mi piacciono fanno spesso questa fine! Per consolarvi posso dirvi che non sarà l’ultima volta che sentirete parlare di lui… Se state leggendo per la prima volta un racconto della mia serie Sanguis meus tibi non iam perbibendus sit spero vogliate leggere anche gli altri racconti, anche se non è necessario per comprendere questo mio lavoro.
Ah, il titolo di questo racconto è tratto dalla prima parte della canzone dei Nightwish “Beauty of the Beast”, (“Long Lost Love” per l’appunto). Chi conosce il testo della canzone troverà numerosi riferimenti all’interno di questa storia. Inoltre ringrazio (Gaea) che ha indetto il contest che ha ispirato questo racconto.
Sperando che abbiate gradito, vi lascio.
A presto,
Carmilla Lilith.
   
 
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