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Autore: coco1994    23/08/2011    1 recensioni
La spia correva sui tetti piani della città, più agile di un gatto.
La poca luce che c’era illuminava il fisico asciutto e atletico, allenato e curato ogni giorno, e la tuta che lo fasciava, nera come la notte in cui la spia si stava muovendo e che stava rapidamente giungendo al termine.
Saltò giù da un parapetto aggrappandosi ad un cornicione cinque piani più in basso, per poi darsi la spinta e raggiungere in un solo, fulmineo movimento l'altro lato della piazza.
Doveva sbrigarsi e fare presto. Il Sole sarebbe dovuto sorgere solo di lì a quarantatré minuti, ma, con un lavoro come il suo, non si poteva mai sapere quando e come arrivassero gli imprevisti.

Devo essere impazzita. Cosa ho appena fatto? Mi sono imbarcata in un'altra folle impresa... Sto iniziando un'altra long-fic.
Ma è inutile piangere sul latte versato, e passiamo al sodo.
Questa fic è completamente AU, la location è un mondo feudale e si intrecceranno le vite di nobili e plebei più o meno normali... tutti personaggi ben conosciuti. I cari vecchi Digiprescelti indosseranno maschere alternative... E da "sfondo", una ricerca. Di cosa? A voi scoprirlo!
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1

IL CANTO DEL METALLO               

 

La spia correva sui tetti piani della città, più agile di un gatto.

La poca luce che c’era illuminava il fisico asciutto e atletico, allenato e curato ogni giorno, e la tuta che lo fasciava, nera come la notte in cui la spia si stava muovendo e che stava rapidamente giungendo al termine.

Saltò giù da un parapetto aggrappandosi ad un cornicione cinque piani più in basso, per poi darsi la spinta e raggiungere in un solo, fulmineo movimento l'altro lato della piazza.

Doveva sbrigarsi e fare presto. Il Sole sarebbe dovuto sorgere solo di lì a quarantatré minuti, ma, con un lavoro come il suo, non si poteva mai sapere quando e come arrivassero gli imprevisti. Non avrebbe potuto più garantire il suo anonimato una volta che la luce avesse rischiarato la città. Per questo era diventata una sua abitudine muoversi con largo anticipo.

Una porta si aprì proprio mentre la spia stava saltando verso un comignolo. Appiattendosi al massimo, si confuse con le ombre, ma l'ubriaco appena uscito dalla taverna era ancora voltato verso l'interno del locale. Aspettò che l'uomo girasse l'angolo, intonando una canzone che la spia si sforzò di non ascoltare, poi scivolò di lato, lungo un parapetto.

Altri cinque tetti, due cornicioni, e tre balaustre l'avvicinarono alla meta. Un balzo fino al lato opposto della strada la portò vicino al primo di una lunga serie di comignoli, tutti appartenenti alla stessa abitazione. Vi si infilò dentro, e fu a casa.

 

La stanza in cui aveva appena messo piede era la sua. Un letto, un grande tappeto colore del cielo, una piccola cassettiera di legno e una scrivania erano tutto l'arredamento. Cioè, non esattamente. C'era anche uno specchio rettangolare, appena dietro una porta, e fu davanti ad esso che la spia si fermò. Un piccolo scatto di una chiusura, e il cappuccio venne via. Sulla sua schiena scivolò una cascata di lisci capelli castani, di un colore pieno e luminoso, un'immagine che lo specchio rimandò alla proprietaria, insieme a quella di un paio di occhi color mogano inequivocabilmente femminili.

 

La ragazza – perché la spia era giovane, davvero giovane – scese le scale, abbigliata in tutt'altro modo – un vestito e un grembiule –, proprio mentre il Sole cominciava a rischiarare il cielo.

<< Hikari? >>

Lei si voltò di scatto, sentendo il suo nome. << Taichi... >> Accidenti.

Il ragazzo che rispondeva a quel nome sospirò. << Sei tornata solo ora, vero? È l'alba, accidenti! >> sbottò, mettendosi una mano nei capelli ed evitando per un pelo di ustionarsi con un paio di tenaglie arroventate.

<< Lo sapevo che non dovevi accettare quest'incarico! >>

<< Su, fratellone, non fare il bambino! Lo sai anche tu che è importante! >>

<< Non è questo il punto! Mi pareva di essere stato chiaro: fai pure la spia quanto vuoi, ma non devi passare le notti in bianco! E questa è già la terza di fila! >>

Non si chiese come suo fratello facesse a saperlo perché non avrebbe avuto risposta. Per quanto Taichi potesse sembrare infantile, e Hikari tremendamente più matura di lui al confronto, il ragazzo le era sempre un passo avanti.

Negli occhi di Taichi balenò un pensiero << Non è che hai un amante e non me lo dici, vero? >> le chiese con un moto di disgusto e nervosismo, sventolandole un martello sotto il naso.

L'altra sbuffò, scuotendo la testa << No... >>

<< Sicura? >>

<< Senti Taichi... ma quel falcetto deve fondersi completamente prima che la tua attenzione si rivolga a lui? >>

Il ragazzo si voltò imprecando, tentando di ripescare l'attrezzo dalla fornace e prendendo a batterlo furiosamente sull'incudine, nella speranza di riuscire a salvarlo.

 

La famiglia di Taichi e Hikari vantava una lunga tradizione di fabbri e armaioli, tradizione che il figlio maschio della corrente generazione mandava avanti con successo, nonostante quello che potesse sembrare.

I due ragazzi si assomigliavano moltissimo. Il colore dei capelli era lo stesso, ereditato dalla madre Yuuko, un castano intenso e luminoso purtroppo spesso rovinato dalla mulinante cenere che c'era nella bottega, ma che, pulito e alla luce del sole, assumeva mille e più sfumature, dal rosso al biondo. Gli occhi, invece, erano diversi, perché mentre Taichi aveva negli occhi lo stesso colore dei capelli, Hikari li aveva tendenti al rosso, di un colore assai particolare. Per il resto, si assomigliavano per quanto il diverso sesso glielo rendeva possibile.

<< Ti serve dell'acqua, fratellone? Se vuoi, vado a prendertela. >>

<< E dormire? Perché non ti riposi due ore, Hikari? >>

<< Mi sono riposata ieri pomeriggio. Poi stanotte, prima di partire, ho dormito qualche ora. >>

<< Aaaah, fa' come vuoi, tanto non mi ascolti! >>

<< Esatto. Ti bastano tre secchi? >>

<< Io non ti parlo più. >>

<< Bah, contento tu. E attento a quel falcetto! >> gli gridò dietro uscendo, e rise poi quando l'indignata risposta del ragazzo la raggiunse.

Appena un quarto d'ora dopo, arrivò al fiume e il suo volto di aprì in un largo sorriso.

<< Mimi! >>

Al suo richiamo una ragazza poco più grande di lei si voltò e le venne incontro, uscendo dal gruppo che si trovava sulla riva. Era alta e aggraziata, e veramente bella. Aveva capelli anche più lunghi di quelli di Hikari, di un castano molto chiaro, fermati da due trecce che le circondavano la testa e grandi occhi verde prato che si socchiusero in un sorriso quando l'altra la raggiunse.

Mimi sarebbe potuta benissimo essere scambiata per una principessa, nonostante gli abiti da domestica, e qualche volta era accaduto. Era uno spasso vederla eternamente seguita da ammiratori più o meno giovani e più o meno ricchi, che spesso la coprivano di fiori, che lei ogni volta piantava con cura e metodo nel giardino del castello, vicino all'alloggio in cui dormiva col resto della servitù.

<< Già qui, Hikari? >>

<< Sì, ho dormito poco stanotte, e mi sono offerta di prendere dell'acqua per Taichi. >> disse alzando i tre secchi di legno.

<< Ho sentito che gli affari vanno avanti bene. >>

<< Meglio di quanto sperassimo! Cioè, col fatto che i nostri genitori siano a quel mercato al confine non eravamo sicuri che la gente si fidasse di mio fratello come fabbro. Ma la mamma aveva ragione quando diceva che Taichi non era assolutamente da meno a papà, e che tutti se ne sarebbero accorti! >> Hikari sorrise orgogliosa.

<< Splendido! Sono davvero contenta per voi. >>

<< Al castello come va? >>

<< Tutto bene. Koushirou ha finito il progetto del nuovo ponte levatoio che, da quel che ho capito, sarebbe molto più leggero e maneggevole di quello che c'è ora, ma comunque resistente. >> storse il naso, dubbiosa. << Al momento, si stanno organizzando per iniziare i lavori. >>

<< Tu come stai? >>

Mimi alzò le spalle. << Al solito. La principessa Michelle non mi dà tregua, continua ad avercela con me. Comunque, ora mi occupo della principessa Catherine, quindi mi sento tranquilla. >>

Michelle era la principessa secondogenita che difficilmente sarebbe diventata regina. Tutte le sue energie erano quindi devolute ad essere una principessa perfetta... solo che la presenza di Mimi, splendida anche in abiti da serva, le dava un fastidio tremendo. Più e più volte aveva cercato di buttarla fuori, ma Catherine, l'altra principessa, sorella maggiore di Michelle, si era sempre opposta. Mimi le stava simpatica. Inoltre, era la cugina di Koushirou, un vero ed insostituibile genio della meccanica. E non si sapeva come avrebbe reagito, se la ragazza fosse stata buttata fuori. Da grande mente diplomatica qual era diventata, Catherine aveva quindi deciso di tenere Mimi al castello, e così era proseguita la situazione fino a quel giorno.

 

Uno squillo forte e chiaro di trombe svegliò quei cittadini che alle sei e mezzo della mattina ancora non erano in piedi – praticamente nessuno, quindi. Seduto su un cavallo bianco fermo in mezzo alla piazza principale della città, il banditore aspettò qualche minuto che la gente si radunasse attorno a lui per iniziare a parlare.

<< Sudditi di Sua Maestà il Re Gennai,  Sovrano dell'Impero di Gunogotochi*, Signore delle Pianure dello Sponte, Reggente... >> e continuò a declamare, con una pomposità inaudita, titoli su titoli per un tempo infinito. Come al solito.

Un paio di bambini sbadigliarono.

<<... e Gran Maestro dell'Ordine degli antichi Cavalieri, Sua Altezza Reale ha un messaggio per tutti voi! >>

<< Bene, Ciuffetto, ce lo leggi o no questo messaggio? >>

A parlare era stato Taichi, arrivato in quel momento, con molta calma – ogni volta, tanto, era sempre la stessa solfa.

Il banditore divenne rosso peperone, stropicciandosi, per l'ansia, l'unico lungo ciuffo di capelli (stretti in un codino e totalmente asimmetrici rispetto al viso) che gli era valso il nomignolo. Shinji, tale era il nome dello sventurato, proveniva anche lui dalla città e solo per puro caso si trovava a fare quel lavoro. Era appena più grande di Taichi, ma erano cresciuti praticamente insieme – come tutti i ragazzi della stessa età – e inoltre il giovane fabbro aveva una notevole dose di faccia tosta in più che gli permetteva questo comportamento.

Non era tanto carino, nei confronti del banditore, ma quando a Shinji era giunta la notizia del suo nuovo incarico, aveva preso a camminare per la città tutto tronfio e altezzoso, prima del suo trasferimento al castello. Comportamento che Taichi gli stava facendo scontare.

<< Sì, bene, allora, dicevo... Ecco! >> continuò senza controbattere – l'istinto di autoconservazione l'aveva frenato.

<< Eh ehm... Sua Maestà il Re comunica a tutti i suoi sudditi che per questioni commerciali è stata indetta una riunione delle più alte famiglie nobiliari dell'Impero di Sua Maestà medesimo. Il luogo di tale incontro è la nostra viva e fiorente capitale, di cui tutti voi siete cittadini, e le date in cui l'incontro che è argomento di questo proclama avverrà sono i primi ventinove giorni del mese venturo. Gli ospiti arriveranno tutti il primo giorno. Sua Maestà il Re invita i suoi sudditi ad essere cortesi ed affabili con coloro che verranno qua da noi e prega che farete loro trovare un'accoglienza degna della loro carica perché il buon nome di questa città e dei suoi cittadini, che sareste voi, non venga macchiato di vergogna. Sua Maestà il Re Gennai augura a tutti una buona giornata e un buon lavoro. >>

Richiudendo sempre pomposamente il proclama, Ciuffetto portò il suo cavallo al trotto, mentre le trombe del suo seguito suonavano ancora una volta la marcia reale.

<< Taichi! >> una voce chiamò il fabbro.

<< Hikari! Hai sentito anche tu? >>

<< Sì, ero appena tornata. Chissà che starà succedendo di così impellente... >>

<< Tu non ne sapevi nulla? >>

La ragazza scosse la testa. Intorno a loro il brusio della folla cresceva.

<< Cosa c'è? >> chiese Hikari alla figlia del fornaio, vicino a lei.

<< C'è che oggi è l'ultimo giorno del mese! >>

L'ultimo... del mese... Cosa??

I due fratelli si guardarono negli occhi. << Gli ospiti arrivano domani! >>

E corsero verso la loro bottega, facendosi largo fra i loro concittadini, tutti – chissà perché? - decisamente di fretta.

<< Perché ce lo dice solo ora la Nostra cara Maestà??? >> si lamentò Taichi.

<< Che ne so io! Sbrigati, dobbiamo sistemare tutto! >>

Giunsero in bottega e Hikari si gettò sul disordine, armata di scopa e straccio, mentre l'altro finiva un lavoro lasciato a metà.

<< Spero solo una cosa... >> commentò, mentre batteva il metallo arroventato.

<< Cosa? >> chiese la ragazza, la cui voce rimbombava attraverso uno dei camini inutilizzati, che stava attaccando in quel momento.

<< Che non abbiamo titoli lunghi come il nostro Re. O dovrò imbavagliare Ciuffetto dopo appena due arrivi. >>

Hikari cominciò a ridere a crepapelle, finché iniziarono i colpi di tosse, necessari per togliere almeno una parte della fuliggine da lei appena sollevata e da lei immediatamente inalata.

 

 

 

 

Credo di stare tendendo al masochismo, sempre più, ogni giorno che passa. Appena tre ore e mezzo fa ho pubblicato, dopo una gestazione impossibile, il secondo capitolo della mia long-fic… e ora sto pubblicando il primo capitolo di un'altra!

Folle, folle, folle che non sono altro. Però adesso sono felice. E visto che ormai mi sono ficcata nel pasticcio, non posso che cercare di sopravvivere alla cosa, lavorando anche a questa fic.

Parlando della storia in sé…  L’idea mi è venuta per caso, come al solito, e mi è da subito piaciuta da morire… Vorrei solo non rovinarla strada facendo!

L’ambientazione è per certi versi medievale, ma non sono stata a controllare incongruenze storiche che magari posso aver provocato con la mia scarsissima conoscenza dell’argomento. Quando ho capito che per me sarebbe stato impossibile tenere a mente tutto ho optato per un mondo alternativo, dove non ci sono i continenti che abbiamo qua… quindi anche limitazioni come Giappone feudale o Europa feudale non saranno tenuti in gran conto, e samurai e katane saranno indiscriminatamente utilizzati anche se, magari, in altri termini. Chiedo scusa in anticipo a coloro che tengono in gran conto l’autenticità storica, ma è qualcosa che ho scoperto – senza troppa sorpresa – essere fuori dalla mia portata.

Passiamo all’asterisco:

*Gunogotochi: mia liberissima traduzione (fatta con Google traduttore, quindi prendetela con i guanti) di "Paese delle contee dorate".

E adesso, i saluti.

Una grazie di cuore a tutti quelli che leggeranno, ci vediamo il prima possibile nel prossimo capitolo!

 

coco1994

 

P.S. Hikari ha 17 anni, Taichi 20, Mimi 19, Koushiro 19 pure lui. Gran parte dei personaggi non ancora introdotti, se non tutti, appariranno nel prossimo capitolo.

  
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