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Autore: Hermi    24/04/2006    0 recensioni
Un viaggio per arrivare all'inizio della fine stessa.
Genere: Avventura, Mistero, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

“Apri gli occhi. Avanti, ragazzo, tienili aperti…” Un vecchio uomo dall’andatura zoppicante e una bianca barba incolta sul mento, con una divisa e uno strano cappello da marinaio sul capo, scuoteva ripetutamente un essere dalla forma indefinita, senza nessun apparente segno di vita, che giaceva supino su di un pavimento di cotto.
Lentamente, la figura si mosse, e un grosso sbadiglio uscì con prepotenza dalla bocca dell’essere, un ragazzo dal viso pallido e assonnato, esprimendo palesemente tutta la stanchezza che precedentemente aveva cercato invano di nascondere.
“Mamma?” Completamente inebetito,cercò a tentoni di rialzarsi, sforzandosi di mettere a fuoco ciò sue iridi avevano offuscato e le sue palpebre oscurato fino a pochi istanti prima. Si guardò intorno, con molta circospezione, come risvegliandosi da un brutto sogno. La stanza era completamente buia, se non per due lampade che ne illuminavano l’interno di un giallo arancio, rendendo ancor più grottesco tutto ciò che di bizzarro si trovava all’interno: un paio di enormi stivali da militare, entrambi zuppi di fango, che erano riposti in un angolo, dei proiettili lucidi e sistemati ordinatamente, che formavano un piccolo schieramento ondeggiante su di una mensola appesa al muro in modo completamente distorto, un prezioso otre d’argento legato da robusti fili dorati che sembrava appartenere a un’indistinta epoca lontana e , infine , una colorata e vivace bandiera della pace che occupava un intero lato della parete, riempita da mattonelle a quadri neri e bianchi.
“No, ragazzo. Non sono la tua mamma.” Nella voce del vecchio non c’era nessuna nota impaziente o divertita, il suo tono era calmo e piatto come l’oceano che li circondava, mentre un fresco zefiro li accarezzava, vorticando soavemente e stranamente intorno.
“Che ci fai tu ancora qui?? Non era… un sogno.. credevo fosse solo uno stupido.. sogno!” Il ragazzo lo scrutò intensamente, studiandolo spaventato e confuso, mettendosi faticosamente in piedi, vacillando.
“Ah, non chiederlo a me ragazzo. Niente domande...” Come se avesse chissà quali missioni importanti da compiere per essere così indaffarato, fece per lasciare uno strano timone posto al centro della stanza, ed il ragazzo ebbe come l’impressione di udire quelle ultime parole da una distanza smisurata, come se il vecchio si fosse mosso e allontanato dalla sua postazione nello stesso identico istante in cui aveva chiuso le palpebre, e ritornato di nuovo lì nel medesimo momento, senza che lui avesse avuto la minima possibilità di potersene accorgere.

  
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