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Autore: Youki    25/04/2006    1 recensioni
Vento di battaglie per Inuyasha e i suoi amici. La guerra per i frammenti della Shikon no Tama continua, ma le vicende del passato tornano ad intrecciarsi con il presente e la tela di Naraku, ordita 50 anni prima, ancora una volta allunga le sue maglie sul futuro dei nostri amici. Ma non saranno soli a combattere...qualcuno sta tornando dal passato solo per combattere al fianco di Inuyasha. COMPLETA, posterò il più regolarmente possibile!
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Nuovo personaggio, Sango, Sesshoumaru, Shippou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 13

L’ultimo Drago dei Ghiacci

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


Erano arrivati troppo tardi. Inuyasha non riusciva a staccare gli occhi dalla desolazione che si trovava dinnanzi, ma poteva percepire lo sconvolgimento dei propri compagni, quasi fosse qualcosa di tangibile.
L’aria era satura di fumo nero e denso ed i corvi erano l’unica cosa che si muovesse in quell’aria tetra e carica dell’odore di morte. Il lezzo della decomposizione fece venire il voltastomaco a Kagome.
Dopo lo scontro con Hirimi e la rivelazione di Kagome, il piccolo gruppo si era messo immediatamente in viaggio, mantenendo velocità insostenibili in condizioni normali. Erano ormai vicini alla meta quando il vento, che fino a quel momento aveva soffiato costante da sud, come per capriccio aveva invertito la propria direzione portando quella nube terribile ad investirli in pieno...A quell’odore Inuyasha aveva inevitabilmente associato memorie di un lontano passato -un villaggio bruciato, cadaveri abbandonati tra le rovine annerite che erano state le loro case- e si era affrettato ancor più nel percorrere le ultime miglia che li separavano dalla Fortezza, sperando di poter ancora arrivare in tempo.
Ma erano arrivati troppo tardi. E lo spettacolo che gli si parava ora dinanzi non era nemmeno lontanamente immaginabile.
La Fortezza era bruciata. Anche le mura erano bruciate. O, per meglio dire, erano state fuse. Dell’imponente struttura di pietra madreperlacea non rimaneva che un’informe massa nera e lo stesso valeva per ciò che un tempo erano state le case, le strade acciottolate e persino la vera e propria fortezza, nelle cui segrete erano stati imprigionati a centinaia i demoni in attesa del giudizio.
Dove solo poche settimane prima sorgeva una fiorente cittadina, ora si stendeva una sgraziata, nera, immensa pietra tombale. Anche l’ampio pascolo tutto attorno era bruciato fino ai margini della foresta, dove gli alberi erano ridotti a pietosi tronchi morti.
-Se sono stati colti di sorpresa...non può essersi salvato nessuno...questa è l’opera di un Miasma...uno come non se ne sono mai visti...- rilevò Miroku, la voce spezzata dalla rabbia, dall’orrore e dal dolore. Il giovane monaco stava stringendo il suo bastone con forza tale da farsi sbiancare le nocche: la sua mano tremava violentemente e i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dal disastro.
Gli altri non riuscirono nemmeno a proferire parola. La loro disperata corsa era stata completamente inutile...

Si inoltrarono guardinghi nella desolazione fetida, scacciando stormi di corvi alla ricerca di cibo: la pietra fusa copriva quasi per intero il sito su cui era sorta la cittadella, ma in alcuni punti erano chiaramente visibili i corpi di coloro che erano morti in modo così atroce, come sotto una colata di lava. Di alcuni rimanevano le sagome in rilievo sotto la superficie ormai solidificata, di altri si scorgevano solo bianche ossa che spuntavano dalla massa nera, la carne consumata fino all’ultimo dal veleno, dal calore o dai corvi...ma il peggio lo incontrarono poco più avanti, dove la roccia fusa non aveva ricoperto la terra.
Ultimo baluardo contro il nemico, gli abitanti della Fortezza si dovevano essere radunati attorno agli ultimi sacerdoti guerrieri, i quali avevano creato una barriera che li aveva salvati dal Miasma.
-Non potendo più contare sui poteri delle Armi Sacre, i sacerdoti non hanno potuto fare molto per loro- dedusse con un sospiro Miroku -e seppur sopravvissuti al Miasma, i superstiti hanno dovuto fare i conti con il nemico.-
I corpi giacevano scomposti, ammassati e incompleti tutto attorno a loro, ma Sango notò che non erano solo membra umane, quelle che stavano nutrendo i corvi e appestando l’aria.
-Sono stati attaccati da un’orda di demoni...ma a quanto pare hanno venduto a caro prezzo la vita, per quel che può valere.- sospirò.
Non c’era nulla da aggiungere, nulla da fare: non potevano mettersi a seppellire tutti quei corpi e non potevano nemmeno rimanere ancora lì: l’aria era irrespirabile e di sicuro il nemico non era lontano...forse li stava addirittura aspettando.
-Kagome- La voce di Inuyasha era tesa, preoccupata. -Percepisci il frammento della Sfera?-
La ragazza era davvero pallida e pareva stesse per svenire da un momento all’altro; stringeva a sè Shippo come se fosse l’ultima salvezza e non aveva detto una parola da quando si erano affacciati su quel triste spettacolo. Eppure, quando Inuyasha e Miroku si erano offerti di andare in avanscoperta, lei aveva rifiutato di rimanere indietro e altrettanto aveva fatto Sango, seguita a ruota da Shippo, mentre Myoga era già sparito da un pezzo, la qual cosa non poteva che essere cattivo segno. Avevano quindi optato per muoversi tutti assieme.
Ora Kagome chiuse gli occhi qualche secondo, cercando di concentrarsi, poi scosse la testa in segno di diniego. Sentiva la testa come piena di ovatta, non riusciva a percepire nulla di nulla e anche il normale udito le pareva compromesso. Era come se quel fumo, quell’odore, i resti stessi del potente Miasma che aveva distrutto la città, la stessero avvelenando lentamente. Inuyasha notò il suo estremo pallore, sempre più allarmato.
-Andiamo.- disse, e prese in braccio Kagome senza suscitare alcuna protesta -Allontaniamoci di qua.- Ma non andarono troppo lontano.

-Già volete andarvene?- la voce di Hirimi fu come una lama che tagliasse l’aria densa e nera. -Vi stavamo aspettando con ansia.-
I sei si guardarono attorno con un moto di rabbia e stupore e videro che erano circondati.
Decine e decine di demoni...forse centinaia, chi poteva dirlo, in mezzo a tutto quel fumo...li avevano accerchiati, senza che loro se ne accorgessero.
-Dannazione!- ringhiò Inuyasha stringendo Kagome con fare protettivo. La ragazza stava ansimando e pareva faticare a respirare.
-Inuyasha...questo Miasma...- tossì -Non riesco a percepire la Sfera...eppure Hirimi è qui...- tossì di nuovo -E io non sento la Sfera!-
-Dannazione! Dannazione!!- ripetè l’hanyou. Quell’aria era avvelenata e stava indebolendo fisicamente Kagome, non solo i suoi poteri spirituali. Forse l’uso del Bastone Sacro l’aveva davvero sensibilizzata oltre ogni dire e ora quel vantaggio si stava rivolgendo loro contro. Il suo secondo pensiero fu che anche Miroku, seppur per meno tempo, aveva utilizzato il Bastone: si volse verso l’amico e vide che anche il monaco mostrava segni di debolezza.
-Non preoccuparti per me, Inuyasha, io sto bene- lo rassicurò l’houshi. Piccole gocce di sudore gli imperlavano la fronte, ma il giovane era perfettamente in grado di controllarsi. Annuì silenziosamente.
L’orda di demoni aveva stretto il cerchio e sopra di loro fluttuava l’ombra oscura di Hirimi, un buco nero nel nero del cielo pieno di fumo.
-Il Bastone è infine distrutto. Dei monaci guerrieri non rimane più nulla...E presto anche voi sarete solo un ricordo!-
La risata di Hirimi, che si levò acuta e beffarda, fu come un segnale per i demoni radunati in fremente attesa attorno a loro: come una sola cosa, la massa di youkai si lanciò all’attacco senza preavviso e al gruppo di Inuyasha non rimase che combattere per la propria vita.

Accerchiati da ogni lato, i sei si disposero schiena contro schiena per affrontare il pericolo. Inuyasha sfoderò Tessaiga e con un singolo potente fendente fece piazza pulita della prima ondata di avversari, tuttavia altri demoni soppiantarono quelli caduti e la battaglia si fece più ardua che mai. Shippo in groppa a Kirara lanciava i suoi fuochi fatui, Sango, brandendo Hiraikotsu, si faceva largo agilmente, mentre Miroku con il suo shakujo non aveva tregua e cominciava a risentire seriamente degli effetti del Miasma. Gli avversari non erano molto impegnativi per se stessi, ma il loro numero era la loro forza e l’aria avvelenata il loro complice. Naraku e Hirimi li stavano semplicemente usando per tenere gli avversari intrappolati nel Miasma, nell’attesa che i venefici vapori semplicemente sortissero il loro mortale effetto. Kagome si reggeva a stento in piedi, ma la sola idea di morire in quel luogo orribile e in un attacco così vile la spronò a farsi forza: ‘Devo riuscire a purificare questo Miasma o non sopravviveremo!!’
Incoccò e scagliò una dopo l’altra le sue frecce sacre, senza alcun altro effetto che abbattere qualche decina di youkai. Realizzò allora che forse l’unico modo di eliminare quel Miasma sarebbe stato colpirne la fonte...ma ormai la vista cominciava a sfocarsi e sudore freddo prese a stillarle dalla fronte: i suoi poteri la stavano abbandonando assieme alle forze e le ultime frecce che scagliò cercando di colpire Hirimi non furono altro che pallidi barlumi di energia spirituale che la yasha nemmeno si curò di evitare. I dardi non la raggiunsero neppure.
-Inuyasha, dobbiamo andarcene di qui!- boccheggiò la giovane.
-Ha ragione, non possiamo resistere ancora molto in queste condizioni!- le fece eco Miroku e proprio in quel momento inciampò cadendo all’indietro. Non fosse stato per Sango sarebbe rimasto vittima di uno youkai locusta dalle chele affilate.
-Houshi-sama!- la giovane aiutò il bonzo a rialzarsi, ma le ginocchia gli cedettero e lei dovette sostenerlo di peso. Guardò in direzione di Inuyasha e ribadì a sua volta:
-Dobbiamo andarcene!- Nonostante la protezione della maschera da taijiya che aveva indossato, anche lei cominciava a percepire i primi effetti dell’avvelenamento.
Inuyasha non sapeva che fare: quell’orda di demoni pareva infinita e i suoi compagni non potevano resistere ancora molto...Kagome era a terra, Kirara e Shippo si erano parati in sua difesa, Miroku non si reggeva in piedi e Sango vibrava il suo boomerang con sempre minor impeto...Lui stesso presto avrebbe cominciato a subire gli effetti del Miasma.
-Hirimi! Maledetta! Abbi il coraggio di combattere da pari a pari!- gridò -Che onore c’è in un attacco del genere?!-
E dall’alto piovve una risata feroce:
-E chi ha mai parlato di onore? Hirimi usa ogni mezzo per vincere...soprattutto quando non vale nemmeno la pena di sporcarsi le mani...- la sua scura forma fluttuante scese a terra e tutti i demoni si immobilizzarono all’istante, in risposta ad un comando inespresso. Inuyasha potè ora notare che avvolta attorno ai polsi e alle braccia Hirimi portava la Catena, come se si fosse trattato di una morbida stola...o, piuttosto, di un infido serpente, dato che l’Arma Sacra pareva muoversi come dotata di vita propria.
-Tu, sciocco mezzodemone...non meriti nemmeno il tocco della Dama Sanguinaria!- lo derise lei. -E’ giunto il momento di farla finita, Inuyasha...è ora che tu assaggi un po’ del mio veleno...- e così dicendo scagliò nell’aria una sfera venefica che esplose in un altro mortale Miasma violaceo.
I demoni minori che li avevano circondati si accasciarono all’istante, privi di vita mentre già il veleno consumava i loro corpi. Con le sue ultime forze Miroku eresse una barriera che li protesse dal contatto diretto con la nube, ma il bonzo era troppo debole per mantenere a lungo le difese e ben presto lo schermo protettivo svanì e i sei si trovarono inermi, avvolti da quella nube di morte.

Hirimi si stava godendo quel momento quasi più della battaglia (se così poteva esser chiamata) sostenuta solo il giorno prima contro i monaci della Fortezza. Le grida disperate e terrorizzate dei cittadini erano state una dolce musica per le sue orecchie, ma la rabbia, il dolore e la disperazione che poteva leggere negli occhi dell’hanyou erano un balocco altrettanto apprezzabile.
-Dimmi, Inuyasha, non senti la morte strisciare lenta verso di te?- lo derise, -Senti le sue gelide dita stringersi attorno al tuo collo?- fluttuando di lato evitò un goffo tentativo di attacco da parte dell’hanyou -Perchè ti affanni tanto? Abbandonati alla disperazione e lascia che il mio Miasma ponga fine alle tue sofferenze...Pare che i tuoi amici abbiano già smesso di lottare.- indicò i corpi distesi a terra dietro di lui: anche Shippo aveva perso conoscenza e solo Kirara si reggeva ancora sulle proprie zampe, ringhiando. Non c’era via di scampo, Hirimi lo sapeva bene. Aveva architettato quel piano con ogni cura, forte delle premonizioni che il dono della Vista le aveva elargito. Ora doveva solo aspettare...

L’aria era irrespirabile. Veleno puro. Inuyasha sapeva che non avevano scampo se avessero respirato ancora per pochi attimi quell’aria malsana. Voltandosi ancora una volta a guardare i propri compagni, decise che doveva giocarsi il tutto per tutto o non avrebbero davvero avuto speranze.
-Sappi che non mi darò mai pervinto, maledetta!- sputò con rabbia e disprezzo all’indirizzo della yasha. Mai e poi mai avrebbe pensato di ricorrere volontariamente al proprio sangue demoniaco, ma era la loro unica speranza: uccidere Hirimi per liberarsi dal Miasma. Sollevò la propria spada davanti a sè e per un attimo guardò il proprio riflesso nel taglio della lama, prima di conficcarla nel terreno e allontanarsene di un passo.
Hirimi parve sorpresa. Non poteva sapere che quella spada rappresentava per l’hanyou l’unico sigillo al suo sangue demoniaco. Non poteva sapere che senza Tessaiga, Inuyasha avrebbe perso ogni controllo e sarebbe stato guidato unicamente dalla sete di sangue che il suo retaggio youkai gli avrebbe dettato. Non poteva saperlo perchè nemmeno Sayouki l’aveva mai saputo.
-Getti la spada, Inuyasha? E’ questo il tuo modo di non darti pervinto? A me pare piuttosto una resa...- lo derise, cercando di temporeggiare. Qualcosa decisamente non andava: cominciava a percepire un’aura nuova provenire dall’hanyou, un’aura preoccupante, un’aura demoniaca. Possibile che quel mezzodemone avesse in serbo qualche altra sorpresa?
Distratta da questo sviluppo imprevisto, lo sguardo glaciale fisso su Inuyasha, Hirimi non si accorse della presenza che si era avvicinata silenziosa alle sue spalle:
-Koorihijin!-
La yasha fece appena in tempo a ripararsi da un nugolo di taglienti schegge di ghiaccio prima di capire che quell’attacco non era stato diretto contro di lei. Come un turbine, le lame volarono in cielo e si frantumarono le une contro le altre, originando una fitta pioggia di ghiaccio sottile. In pochi attimi il ghiaccio si transformò in candida neve e ripulì l’aria dai velenosi effluvi del Miasma.
-Tu.- sussurrò soddisfatta la yasha. Tutto secondo i piani.
Inuyasha sorpreso, riacquistò piena lucidità, nell’udire Hirimi pronunciare il suo benvenuto:
-Ti stavamo aspettando...piccolo Kooryu...-

***

Era intervenuto al momento giusto, si disse Ryu. Non era stato difficile seguire fin lì le tracce lasciate dal gruppo di Inuyasha, ma aveva preferito mantenersi in disparte per capire come stessero le cose. Quando i demoni avevano fatto la loro comparsa, il suo giovane cuore aveva saltato un battito nel riconoscere fra loro l’amata figura di Sayouki, ma gli era bastato un secondo sguardo per capire che non si trattava più di lei. Eppure dentro di lui si agitava indomita la speranza di poterla ancora salvare. Glielo doveva, dopo il modo in cui si erano separati. Voleva chiederle scusa, e per farlo doveva riavere indietro Sayouki.
Il suo sguardo si spostò da Hirimi ad Inuyasha. Gli era solo sembrato o per qualche attimo la sua aura si era oscurata? L’hanyou pareva ora aver ripreso il controllo e, riappropriatosi di Tessaiga, stava a sua volta occhieggiando nella sua direzione, senza tuttavia perdere di vista l’avversaria.
La neve smise di cadere e l’aria di nuovo limpida parve rinfrancare anche gli altri compagni di Inuyasha.
Tornò a rivolgersi ad Hirimi e, in un tentativo estremo, chiamò:
-Madre! Vi prego, tornate in voi!-
La risata di Hirimi fu come il crepitare di un fulmine:
-Sciocco bambino! Qui c’è solo Hirimi, l’unica vera Dama dei Sogni! Non v’è più traccia di coloro che hanno osato opporsi a me...Nè di Rie la matricida, nè di Sayouki la mezzosangue!-
I piccoli pugni del giovane demone si strinsero fino a far sbiancare le nocche. Che avrebbe potuto fare ora? Avrebbe dovuto combattere contro di lei? Sarebbe stato in grado di affrontarla? Non v’era risposta a questa domanda: se non avesse potuto salvare Sayouki, allora avrebbe dovuto uccidere Hirimi.
-Se le cose stanno davvero così, allora preparati a combattere...- quello che avrebbe dovuto essere un ringhio glaciale gli uscì dalle labbra tremanti come un lamento e in quel momento si vide quanto quel ragazzino fosse giovane e provato dagli eventi.
Anche Inuyasha, che fino a quel momento l’aveva considerato con riserbo, riconobbe Ryu per quello che era: un ragazzino che era rimasto solo. E gli ricordò molto se stesso. Tutta quella sicumera, non era altro che una maschera fittizia e nonostante il livello apparentemente elevato del suoi poteri, si trattava pur sempre di un bambino.
Prima che Hirimi potesse ribattere, l’hanyou si rivolse a Ryu:
-Ehi ragazzino, Ryu...o Kooryu, comunque ti chiami...non dimenticare che questa è la mia battaglia!- sorrise obliquo -Ma se ti vuoi fare avanti, credo che ci sia spazio per tutti...- indicò alle spalle dell’avversaria, dove si stava ammassando una nuova schiera di demoni. Il cielo, già plumbeo, si fece ancor più scuro e tra la massa si fece largo una figura ormai ben nota.
-Naraku!- ringhiò Inuyasha e, interdetta, gli fece eco anche Hirimi:
-Naraku! Perchè sei venuto? Non hai forse sufficiente fiducia in me?- sbottò offesa, voltandosi a fronteggiare il suo alleato. Per un attimo Inuyasha e Hirimi si trovarono entrambi a fronteggiare Naraku e Hirimi, colta da improvviso deja-vù, fu pervasa di crudele ilarità nel ricordare come Sayouki avesse riposto tutte le sue speranze nell’avverarsi di una tale ingannevole visione, avuta almeno 50 anni prima. La previsione del momento in cui lei e Inuyasha avrebbero di nuovo combattuto fianco a fianco contro Naraku, aveva sostenuto la nipote per tutti quegli anni di esilio...ma mai Sayouki avrebbe pensato di aver tanto frainteso ciò che il suo potere le aveva mostrato con tanto anticipo!
L’attimo successivo Naraku sorrise e parlò.
-Non temere, mia signora, ho piena fiducia nelle tue capacità...solo non mi pareva onorevole assistere a questo epico scontro nascondendomi dietro un albero...- sorrise maliziosamente, lo sguardo perso in lontananza tra i tronchi bruciati. -Non credete anche voi, Sesshomaru-sama?-
Naraku aveva alzato di poco la voce, certo di venire comunque udito dal diretto interessato che, con gran stupore di tutti, si fece avanti da dietro un moncone annerito. Incedeva lentamente e con passo misurato, per nulla impressionato dalle parole di Naraku. I suoi occhi d’ambra non tradivano la minima emozione e guardavano davanti a sè soppesando freddamente ogni cosa.
Sesshomaru fermò i suoi passi a breve distanza da Ryu, ma non lo degnò che di una breve occhiata. A vederli così, fianco a fianco, nessuno parve avere più dubbi sulla loro parentela.
-Bene, ma che bella riunione familiare!- rise Naraku.
Sguardi tesi volarono da Inuyasha al fratello ad Hirimi e a Ryu, ma il silenzio venne presto rotto.
-Non tergiversare, maledetto! Combatti piuttosto! Questa sarà la resa dei conti!- Inuyasha non era fatto per le lunghe attese, per gli attimi di intenso pathos. Naraku era davanti a lui e tutto il resto non contava più nulla: si era finalmente giunti alla resa dei conti e lui avrebbe pagato il suo debito con l’alchimista portandogli il cuore dell’odiato nemico su di un piatto d’argento. Questa era la sua occasione! Brandendo Tessaiga si lanciò in avanti con furia, ma fu fermato brutalmente da un colpo di Hirimi, che lo mandò a terra dolorante.
-Non così in fretta, mezzodemone.- lo redarguì la donna -Sono io la tua avversaria!-
Rialzandosi Inuyasha emise un ringhio sordo e stava per ribattere quando Ryu si fece avanti, parlando per la prima volta rivolto a Naraku.
-Sì, Inuyasha. Quella è la tua battaglia. Ma questa è la mia.- la voce ferma, fredda. Il ragazzo aveva ripreso il solito autocontrollo.
Divertito, Naraku distorse le labbra in un sorriso e spostò il proprio sguardo sulla copia adulta del ragazzino: -E Sesshomaru-sama non ha nulla da dire?-
Sempre parco di parole, Sesshomaru si limitò a sfoderare Tokijin, aggiungendo solo in ultimo:
-Pagherai lo scotto per l’onta che ho ricevuto.-
-No!- si oppose Ryu, suscitando un moto di stupore in Sesshomaru -Questa è la mia battaglia! Naraku deve pagare! Deve pagare per tutto ciò che ha fatto a mia madre...-
La figura ammantata di bianco davanti a loro fu scossa da un violento tremito mentre una roboante risata usciva di nuovo dalle labbra sottili.
-Tua madre, piccolo sciocco? Allora non è di me che ti devi vendicare...ma di Sayouki!-
L’affermazione di Naraku gettò tutti quanti nello sconcerto. Di nuovo sguardi interrogativi volarono tra i presenti e persino Sesshomaru parve cedere ad un istante di incertezza.
Cosa significavano quelle parole? Non era forse Sayouki stessa la madre di Ryu!?
-Tsuyome fu uccisa da Sayouki.- sentenziò Naraku.
-Quella non era più mai madre! Tu l’avevi resuscitata usando il potere della Sfera! Era solo uno dei tuoi malefici burattini!- nonostante cercasse di controllarsi, era chiaro che il giovane era quasi sull’orlo delle lacrime.
All’udire quelle parole, la mente di Kagome, di nuovo lucida, corse indietro al suo primo incontro con la Dama dei Sogni e ai due frammenti neri che ella portava con sè, sigillati da un potente incantesimo. Ricordava lo strano comportamento di Sayouki quando le aveva consegnato quelle due schegge...Aveva ammesso di aver ottenuto i due frammenti in seguito ad uno scontro con Naraku e alla domanda di Shippo se fosse davvero riuscita a battere Naraku, lei aveva precisato che non si era scontrata direttamente con lui ma ‘Ho battuto chi, suo schiavo, mi attaccò, forte di questi frammenti. Una piccola vittoria, ma a caro prezzo...’ Che si trattasse della vera madre di Ryu? Chi era allora, davvero, il piccolo youkai?

Era accaduto solo pochi mesi prima, appena tornati in patria. Quel giorno lui e Sayouki si erano separati in cerca di frammenti e mentre perlustrava la foresta Ryu era incappato in uno scontro tra una yasha e alcuni demoni che l’avevano attaccata in gruppo. Forte dei saldi principi insegnatigli da Sayouki, il giovane si era schierato dalla parte della donna e insieme avevano sconfitto gli avversari. Solo mentre lo stava ringrazando ella parve riconoscerlo.
-Quest’aura...questi occhi...- aveva sussurrato tra le lacrime incipienti -Io...ti ho cercato così a lungo, piccolo mio!!-
Colto alla sprovvista il giovane si era ritratto istintivamente dal tentativo di abbraccio, ma osservando la donna, gli parve che avesse una certa familiarità. Ricordava pochissimo dei suoi genitori, persi in un passato lontano e doloroso, ma ora immagini sconnesse affiorarono sulla superficie dei ricordi e il volto di sua madre si sovrappose a quello della donna che gli stava dinnanzi. Pelle candida e vellutata, labbra piene e rosse come cigliegie, soffici capelli argentei e occhi a mandorla, chiari come il ghiaccio...tipiche caratteristiche di una yasha dei ghiacci di sangue puro.
Una mano delicata si era sollevata per elargire una morbida carezza sul viso infantile.
-Io...ero convinto che foste morta!- le aveva detto.
-E quasi morii. Fu un miracolo, ma riuscii a sfuggire a Naraku e da allora non ho mai smesso di cercarti, bambino mio!- erano state le parole più dolci che Ryu avesse mai sentito.
Dimentico dei frammenti e di tutto quanto, aveva passato l’intero pomeriggio accampato accanto ad un ruscello con Tsuyome, raccontandole tutto quello che era successo da quando Sayouki lo aveva portato con sè, di come fosse stata una madre per lui e di quanto sarebbe stato contento di farle incontrare. Sereno, fiducioso, cullato dalle braccia materne, Ryu si era assopito come un infante e non si era nemmeno accorto che l’abbraccio di Tsuyome stava diventando troppo stretto. Quando aveva riaperto gli occhi, conscio solo allora dell’anomalia, aveva guardato dritto negli occhi il volto trasfigurato della madre e aveva sentito i suoi artigli perforargli la gola. Nemmeno allora aveva mosso un dito, confuso, deluso. E proprio in quel momento, sul calar della notte, era apparsa Sayouki in suo aiuto. Implacabile in battaglia come una furia, la Dama dei Sogni aveva dato fondo ai suoi poteri telepatici per costringere Tsuyome a lasciar andare Ryu e una volta ottenuto il proprio scopo, non aveva esitato ad affrontarla, eliminandola dopo un estenuante confronto.
La luce della luna aveva irrorato d’argento la dipartita di colei che un tempo era Tsuyome e Ryu aveva capito di essere stato raggirato. Era caduto vittima di una delle più classiche trappole di Naraku. Sayouki lo aveva avvisato: in tutti quegli anni lo aveva più volte messo in guardia dalla meschinità del loro nemico, ma a quanto pareva non era servito a nulla.
-Posso giurare che tua madre morì davvero trent’anni fa.- gli aveva assicurato Sayouki quella notte -Quella non era più Tsuyome; era soltanto un guscio vuoto controllato da Naraku per perpetrare la sua vendetta- e così dicendo gli mostrò i due frammenti che aveva estratto dal suo corpo prima che si volatilizzasse. Erano neri e intrisi di un potere tanto malvagio da provocare il voltastomaco. Quella notte stessa Sayouki rimase sveglia per tessere il potente incantesimo che avrebbe sigillato quell’aura maligna.
Anche Ryu era rimasto sveglio: rivedere la sua vera madre dopo tanto tempo era stato uno shock per lui, e ancor più scoprire che era divenuta completamente schiava di Naraku. E vederla morire di nuovo davanti ai suoi occhi, per mano di Sayouki, l’aveva fatto quasi impazzire.
Approfittando della profonda trance della Dama dei Sogni, Ryu si era allontantato nel buio e non era più tornato indietro. Finchè non era stato troppo tardi.


La voce di Naraku risuonò ancora beffarda.
-Non sto parlando di quello scontro. Io sto parlando di quanto avvenne trent’anni fa, prima che Sayouki ti portasse con sè oltre il mare. -
Per un attimo Ryu rimase zitto, ma si riprese subito:
-Non c’è nulla da dire su quanto accadde allora! TU! Tu sei la causa prima di tutto quanto!- scosse violentemente la testa, come per scacciare la confusione -Tu desti l’ordine a mio padre! Tu ordinasti il sacrificio!-
Sempre più confusi gli altri rimasero immobili spettatori del dialogo: l’unica cosa chiara, adesso era che Ryu non era figlio di Sayouki, e tantomeno di Sesshomaru.
-Tuo padre è sempre stato uno dei miei più fedeli seguaci, piccolo Kooryu. Sì, io diedi l’ordine: mi occorreva il sangue di uno youkai dei ghiacci. E lui si adoperò per procurarmelo...Cosa credi che ci facesse lì la Dama dei Sogni?-
Anche Ryu era sempre più confuso. Lui ricordava pochissimo degli avvenimenti di quel tempo e Sayouki gli aveva sempre detto che Tsuyome era morta nel tentativo di difendere suo figlio dal destino che Naraku e il suo stesso padre gli avevano preparato. Sayouki gli aveva sempre detto che avrebbe dovuto essere lui, la vittima del sacrificio di sangue, non lei. Ma...cosa ci faceva allora lei in quel luogo?
Cogliendo l’incertezza del giovane, Naraku continuò:
-Lo sapevi che in Sayouki scorre il sangue di Kikara?-
Se Myoga fosse stato presente avrebbe riconosciuto immediatamente quel nome e avrebbe potuto informare tutti quanti che il demone in questione era stato uno dei più potenti youkai dei ghiacci mai esistito...che era chiamato il Grande Drago... che era stato il compagno di Hirimi circa 500 anni prima...e che da lei aveva avuto due figli, un maschio e una femmina. La femmina si chiamava Rie. Ma data la situazione di estremo pericolo, il vecchio demone pulce era introvabile e gli ascoltatori dovettero estrapolare tali informazioni dalle successive battute.
La confusione sul volto di Ryu era ora evidente.
-Suvvia...Non mi dire che proprio non ricordi cosa accadde quella notte! Che la Dama dei Sogni ti habbia obliviato la memoria?- insistette Naraku -Tuo padre aveva catturato per mio ordine Sayouki. Era suo il sangue che intendevo sacrificare per operare il mio incantesimo. Tra tutti i demoni dei ghiacci, in fondo, quale vita è più sacrificabile di quella di una inetta mezzosangue?- si soffermò ad osservare la reazione del giovane e continuò -Purtroppo allora non avevo ancora piena coscienza di cosa fosse capace la Dama dei Sogni e la sottovalutai. Riuscì a liberarsi e a battere tuo padre, ma tua madre si espose in difesa del compagno e perì sotto la sferza degli artigli di colei che ora chiami madre in sua vece.
-No! Le cose non andarono così!- gridò di rimando Ryu. I suoi pochi vaghi ricordi erano sempre più confusi e dalle profondità della sua memoria affioravono immagini che erano rimaste sepolte chissadove e si sovrapponevano tra loro. Poi, come un puzzle, nella sua mente ogni frammento parve ricomporsi, ricreando il ricordo, vivido come non mai: una notte buia, una radura, suo padre stava fronteggiando una Sayouki indemoniata. Tsuyome piangeva e lo stringeva tra le braccia e gli diceva di non avere paura, che tutto sarebbe andato a finire bene. Il corpo di suo padre veniva sbalzato a terra a pochi metri da loro, sconfitto. Tsuyome sollevava il figlio tra le braccia per correre dal compagno ferito...e un attimo dopo un fiotto di sangue aveva inondato Ryu: Tsuyome era morta, trafitta da artigli affilati. Quell’attimo era impresso a fuoco nella mente del giovane. Non l’aveva mai scordato. Ma ora affiorò un altro particolare: quegli artigli erano di Sayouki.
-No! Non è vero!- Ryu scoppiò in lacrime e si portò le mani alle orecchie, come per escludere quei ricordi quasi fossero suoni fastidiosi. -Non fu Sayouki ad uccidere mia madre!- scosse ancora violentemente il capo, la chioma argentea che sferzava l’aria. Si rifiutava di credere che tutta la sua vita fosse stata una menzogna. Non poteva essere! Ma se davvero Sayouki avesse usato i suoi poteri per cancellargli la memoria? Ne era certamente in grado...ma perchè fargli una cosa del genere?
-Mio povero, piccolo Kooryu...- intervenne allora Hirimi -I ricordi di Sayouki sono tutti qui, in questa mia mente...questa purtroppo è la triste verità...Sayouki, degna figlia di sua madre, per il potere non guardò in faccia a nessuno, nemmeno ai componenti della sua stessa famiglia...- il suo sguardo si fece più intenso -Credi che potrei mentire al sangue del mio sangue, figlio di mio figlio?-
Per un attimo il giovane rimase interdetto, poi gli ultimi tasselli andarono ciascuno al proprio posto e finalmente capì da dove venisse quel senso di familiarità che lo aveva sempre legato a Sayouki.
-Kikara, mio nonno...e voi...Hirimi?-
-Proprio così, piccolo mio...- intervenne Hirimi -... tu sei il figlio di mio figlio...così come Sayouki è la figlia di mia figlia. E per dimostrarti che sto dicendo la verità, c’è qui una persona che dovresti proprio vedere...- con gesto plateale indicò dietro di sè. -Vieni avanti, Otenki, figlio mio.-
Ryu fu certo che le gambe gli avrebbero ceduto. Otenki, suo padre.
L’orda di demoni si aprì per lasciar passare uno youkai alto come una montagna, dagli inconfondibili occhi incolori e dalla chioma di un argento così puro da parere bianco. Portava i capelli corti, alti sulla fronte spaziosa, da cui spuntavano due magnifiche corna ricurve. Se non fosse stato dotato di un corpo tanto possente, non avrebbe mai potuto sostenere il peso di quei palchi. Era vestito di un mezzo abito da caccia color della notte completato da bracciali, pettorale e schinieri di metallo scuro e lucente. Un guerriero portentoso da capo a piedi, nei suoi due metri e cinquanta di altezza...tanto portentoso che per poco non passò inosservata l’arma che portava legata al fianco come fosse una spada. Ma non era una spada: era la Scure.

A breve distanza Inuyasha, Kagome e gli altri avevano seguito ogni battuta senza nemmeno fiatare, troppo sconvolti dalle rivelazioni appena udite. Kikara, il grande demone dei ghiacci, era stato il compagno di Hirimi. Rie, madre di Sayouki, non era stata l’unico frutto di quell’unione: da lei era disceso il ramo che aveva perpetrato i poteri della Dama dei Sogni, mentre c’era stato anche un figlio maschio, Otenki, che aveva ereditato il titolo di demone dei ghiacci. Ryu era il figlio del figlio di Hirimi, Sayouki figlia della figlia. Ryu e Sayouki erano cugini.
Ma tutto questo era solo una minima parte di quanto avevano appreso: circa trenta anni prima, Sayouki si era scontrata con Naraku e Otenki e nella lotta Tsuyome, la vera madre di Ryu, aveva perso la vita. Ryu incolpava Naraku, Naraku incolpava Sayouki. Quale fosse la verità era un mistero, anche se nessuno di loro poteva credere che la Dama dei Sogni avesse ucciso senza ragione Tsuyome, per rapirne poi il figlio e allevarlo come se fosse suo.
-Qui c’è qualcosa che non quadra- blaterò Inuyasha, preoccupato. -Pare che Naraku e Hirimi stiano facendo di tutto per far passare il moccioso dalla loro parte...-
-Già, sembra che vogliano riunire sotto l’ala di Naraku tutta l’allegra famigliola.- commentò cupo Miroku.
-E noi dobbiamo assolutamente impedirlo!- aggiunse Kagome -Lo stanno raggirando, ne sono certa!-




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Eccomi qui miei cari lettori! Finalmente Youki è giunta ad una conclusione e si è decisa a mettere online gli ultimi capitoli di Yume no Mai! Spero, leggendoli, che capiate le difficoltà che ho incontrato nel far quadrare il tutto e, se per caso qualcosa non dovesse tornarvi, fatemelo notare, perchè credo ormai di essere fusa!
Youki


Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
youkai: demone.
yasha: demone femmina.
houshi: monaco
shakujo: bastone sacro.
taijiya: cacciatrice, sterminatrice
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