Capitolo XII: Non, Je Ne Regrette Rien.
SPOV
- Tu, e la tua amata, - proseguì Hallow voltandosi verso di
me e continuando ad urlare in preda ad una rabbia ferocissima – voi sarete il
sacrificio, il mio dono agli dei! E finalmente vampiri e fate avranno ciò che
meritano: LA VERA MORTE! –
Il mio corpo, ormai in uno stato catatonico, immobile e
senza alcuna forza, prese a tremare, come se la paura e il terrore fossero
stati l’unica cosa a tenere insieme i pezzi.
Avrei voluto urlare, liberare Eric dall’argento, scappare, o
fare una qualsiasi altra cosa, ma ogni briciola della mia energia vitale
continuava ad essere assorbita da quella strega che, in quello stesso istante,
come mi avesse sentita, si voltò a guardarmi.
Il suo splendido volto e la sua candida pelle erano adesso
rovinati. Vene, ferite e cicatrici erano affiorate sulla superfice del suo
viso, mentre i capelli corvini avevano assunto una tonalità tendente al grigio.
Tutto il suo corpo, che pochi minuti prima mi era sembrato
così fragile e debole, ora emanava delle scariche elettriche di forza inaudita
e la sua potenza era palese dinanzi ai nostri occhi mentre pronunciava quella
che alle mie orecchie suonava come una lunghissima preghiera in un linguaggio
sconosciuto.
Prima che io avessi il tempo di accorgermene, alcuni uomini,
tra i quali riconobbi il reverendo Newlin, si avvicinarono al mio corpo e a
quello del vampiro biondo, e senza dire una parola, con lo sguardo fisso nel
vuoto, ci sollevarono di peso, trascinandoci fino al palco che dominava il
fondo della stanza.
Dovevo essere rigida e pesante come un macigno, perché i due
uomini faticarono non poco a spostarmi,
nonostante io non fossi in grado di opporre alcuna resistenza.
Raggiunto il palco, mi accorsi che al suo centro esatto era
stata posta un’alta lastra di argento, che ricordava in tutto e per tutto
un’enorme lapide lucente, mentre, sulla parete che la sovrastava, era stato
inciso il simbolo di una gigantesca fiamma rossa.
Il vampiro fu subito adagiato all’imponente lastra con le gambe
e le braccia divaricate, bloccato ai polsi e alle caviglie da spesse manette
d’argento.
Nonostante l’enorme dolore che sicuramente stava provando, e
potevo vedere la sua pelle bruciare sotto le catene, solo una lievissima,
impercettibile smorfia di dolore attraversò per un istante il volto del
vampiro.
L’Eric Northman che avevo imparato a conoscere e apprezzare,
il dio vichingo divenuto vampiro, il guerriero millenario, non avrebbe mai dato
a quelle fottutissime streghe la soddisfazione di vederlo soffrire.
Subito dopo, gli stessi uomini tornarono da me e
trasportandomi come se fossi stata il tronco di un albero, mi adagiarono dritta
contro il corpo del vampiro.
Notai che gli uomini reggevano tra le mani altre catene.
Questa volta, però, non si trattava di catene d’argento, bensì di un altro
metallo che dopo qualche istante identificai con il ferro.
Ricordavo di aver letto o sentito da qualche parte che il
ferro fosse un grave pericolo per le fate, ma solo adesso potevo sperimentarne
gli effetti sulla mia pelle.
Sentii la mia carne ardere sotto le catene di ferro, come se
un tizzone incandescente fosse stato premuto con violenza su ogni singola parte
del mio corpo.
Sentii il mio corpo sussultare, contrarsi e nuovamente
espandersi in un feroce spasmo, provocandomi una sofferenza tanto più grande ad
ogni minimo movimento, finché il dolore fu così atroce che finalmente,
inaspettatamente, riuscii ad emettere un urlo.
- Ehi, vacci piano, Stackhouse. - mormorò il vampiro, al quale ero praticamente incollata, con
un filo di voce - Finirai per spaccarmi un timpano.-
- Eric! – risposi
semplicemente sollevando il viso per guardarlo negli occhi. – Fa così male… -
- Lo so, min älskling,
lo so… ma devi resistere. Io so che puoi farcela… concentrati.- disse con la
voce smorzata dal dolore provocato dall’argento.
Cercai di rilassarmi e
con tutta la concentrazione che mi era possibile riuscii a mantenere immobile
il mio corpo, così da ridurre al minimo la superficie a contatto diretto con il
ferro.
- Visto? Sapevo che avevi la forza e la concentrazione di
una guerriera… - si complimentò dolcemente il vichingo senza mai smettere di
guardarmi negli occhi.
Un piccolo sorriso sfuggì dalle mie labbra, poi ricordai il
pericolo imminente.
- Eric…cosa ci succederà? Credi che Hallow… - chiesi
lasciando trasparire tutto il mio timore.
Il vampiro distolse lo sguardo dal mio viso, e in quel
momento compresi davvero la gravità della situazione nella quale ci trovavamo e
un’enorme sensazione di impotenza mi colpì dritta allo stomaco.
Non c’era nulla che potessimo fare.
Incatenati con argento e ferro e vittime degli incantesimi
di quelle maledette streghe, Hallow ci avrebbe uccisi, sacrificati ai suoi dei
per i suoi stramaledetti rituali.
Se le sue parole erano vere, avrebbe avuto il potere
necessario a sterminare migliaia, forse anche più, di vampiri e fate.
E non c’era nulla che Eric ed io potessimo fare.
Una lacrima scese lungo il mio viso.
Eric.
Lo guardai ancora una volta.
Miriadi di sentimenti confusi, parole sconnesse e ricordi
ingarbugliati mi attraversarono la mente.
Eric.
Non sono… non posso…
essermi innamorata di Eric Northman.., cercai di ripetere tra me e me.
Ma non ci sarebbe stato un domani. Non avrei avuto un’altra
possibilità.
E nel profondo sapevo.
Sapevo di volerlo con tutta me stessa. E sapevo che l’avrei
perso.
Per sempre.
- Non piangere, min älskling. – disse Eric, interrompendo il
mio flusso di pensieri – Odio quando goccioli in questo modo. Sei più bella
quando sorridi. –
- Eric, io… -
- Shhhh, non parlare... – mi bloccò all’improvviso – Non
voglio vederti rassegnata, o disperata. Voglio rivedere la Sookie che ha
varcato le porte del Fangtasia quella sera di quasi due anni fa. Voglio
rivedere la Sookie che davanti a potenti vampiri o esseri sovrannaturali di
ogni genere non ha mai mostrato paura ed è sempre riuscita a sorprendermi. La
Sookie che mi ha sempre risposto per le rime e che ha sempre camminato a testa
alta e fiera delle sue convinzioni… –
Ok, qualora avessi avuto qualche dubbio sui sentimenti che
provavo per lui, adesso mi aveva dato il colpo di grazia.
- Eric… ricordi quando pensavi che Russell ti avrebbe
ucciso? – mormorai confusamente mentre lui faceva cenno di sì con la testa.
- Quando sono venuta nel tuo ufficio, al Fangtasia... –
continuai spostando il viso contro il suo petto, distogliendo lo sguardo.
- Quando mi hai baciata, ecco. – conclusi senza riuscire a
guardarlo in viso.
Per l’amor di Dio!!! Dovevo sembrare un adolescente
imbranata…
Suvvia Sookie, non
adesso… , mi dissi per incoraggiarmi
- Come potrei averlo dimenticato? – rispose con quel
sorrisetto malizioso che tempo fa avevo creduto di odiare.
- Beh, ecco…io… dicevi che se fossi morto senza avermi prima
baciato, quello sarebbe stato il tuo più grande rimpianto... – dissi d’un
fiato, guardandolo negli occhi, mentre le guance mi si colorivano di un rosso
fuoco per l’imbarazzo.
Non voglio avere rimpianti.
- Ho un ricordo abbastanza sfocato di quel momento... –
chiosò il vampiro restando sul vago, facendo finta di non capire ciò che invece
sapeva benissimo. Ero sicura che avesse capito, ma come al solito non mi
avrebbe reso le cose più facili…
- Vuoi farti pregare? – lo esortai con un finto tono
seccato.
- Non sarebbe una cattiva idea… Forse se me lo chiedessi con
gentilezza, potrei anche accontentarti… - continuò lui con la solita smorfia
furbetta stampata in faccia.
Accidenti a quello stupido sorriso!!!
- Ok, va bene. Hai vinto – ribattei con un falsissimo tono
esasperato.
In fondo, i continui battibecchi, le battutine e quel
costante flirtare erano sempre stati la parte più divertente del tempo
trascorso insieme.
- Mr. Northman, mi
farebbe l’onore di concedermi un bacio? –
Baciami ti prego!, pensai.
Non avrei potuto attendere un istante di più.
- Come desideri, min älskling. Se proprio insisti… – rispose
sorridendo, mentre si chinava leggermente verso il basso per permettermi di
raggiungere più agevolmente il suo viso.
Cavoli se era alto, quel vampiro!
Le catene e le manette d’argento e ferro sfregavano sui nostri corpi continuando a fare un male del diavolo e, attorno a noi, una potentissima fata devota alla magia oscura e le sue dannatissime streghe seguaci seguitavano a pronunciare incantesimi d’ogni genere, preparandosi al loro rituale e al sacrificio che comprendeva la nostra morte.
Ma non m’importava.
Mi sollevai sulle punte dei piedi ad occhi chiusi, lasciando
che le catene solcassero il mio corpo in una scia infuocata, e in pochi istanti
mi ritrovai a una manciata di millimetri dal volto di Eric Northman.
Nella mia mente ogni altro pensiero era svanito.
C’eravamo solo io ed Eric.
Le sue labbra mi sfiorarono dolcemente la fronte, scivolando
lungo il mio naso e soffermandosi ad accarezzare la mia guancia destra.
Lo sentii esitare per un momento, poi, lentamente si spostò a sfiorarmi le labbra.
- Guardami, min älskling. – sussurrò contro le mie labbra –
Guardami negli occhi. –
Piano piano aprii gli occhi e, in quello stesso istante, la
sua bocca si posò sulla mia.
per tutti coloro che fossero interessati, il titolo è tratto da una bellissima canzone francese... se avete tempo e voglia, ascoltatela e leggete il testo... mi ha ispirata e secondo me è adattissima alla Sookie della mia ff in questo momento...
Ringrazio come sempre tutte le persone che leggono, seguono, ricordano e soprattutto recensiscono!!! è sempre stupendo sapere la vostra opinione!!!
XOXO Jasmine