San Patrizio
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All’Irlanda, che è un posto molto speciale
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Quando eri una tredicenne sognavi l’Irlanda.
I suoi prati verdi, il suo clima tempestoso, le
tradizioni, la storia di quel paese.
Leggevi tutti i libri che ti capitavano sotto
mano, ascoltavi tutte le canzoni, in inglese, o in gaelico-anche se ancora non
capivi il primo, né tantomeno il secondo.
Studiavi
minuziosamente le pagine sui libri di testo di Geografia o di Storia, che ti
illustravano con fotografie quasi artistiche quel Paese.
Eppure,
non dicevi nulla a nessuno. Perché era un sogno così intimo che non volevi
rivelare a nessuno.
E
sognavi il giorno di San Patrizio.
A quattordici anni sembrava esserti passata,
perché ‘avevi altre cose su cui pensare’.
Ma non era vero, perché era il tuo piccolo,
grande segreto. Perché ci si innamora di un Paese come questo, e forse, a
quattordici anni, già pensavi all’Irlanda come a qualcosa di più della semplice
meta per le vacanze.
Amavi ancora l’Irlanda.
E pensavi a come sarebbe stato il giorno di San
Patrizio.
A diciassette anni, non ti importava più nulla
di quello che pensavano gli altri.
Hai ricominciato a leggere i libri, ascoltare la
musica, studiare le fotografie, e sognare quel Paese, l’Irlanda, che hai sempre
amato, fin da giovanissima.
Non era finita la tua passione…ilcielodirlandaunoceanodimuschioedilanagliuddueilgaelicolepecorelecolline…
E
ogni giorno che passava ti sentivi sempre più vicina al giorno di San Patrizio.
A diciannove anni hai iniziato l’Università,
lontano da casa, e quei 17 Marzo li hai iniziati a festeggiare, assieme agli
altri innamorati dell’Irlanda, e ai pochi irlandesi che frequentavano la tua
università, insieme a chi non badava alla pioggia, o al cattivo tempo. Le tue
magiche considerazioni sparirono-non che tu ne avessi molte prima, perché sei
sempre stata una ragazzina molto seria.
Hai incontrato chi c’era stato già in Irlanda.
Chi c’era vissuto.
Chi aveva già festeggiato San Patrizio.
E a ventitrè anni sei arrivata in Irlanda, per
continuare a studiare.
E
hai scoperto che San Patrizio dura dieci giorni, che la Guinness non è così
buona, che fate e folletti gli irlandesi delle città li hanno affogati nelle
stout, che i dubliners se ne fregano del gaelico, in fondo -lo lasciano ai
rednecks del Connemara-, che nessuno emigra più, e che nel centro di Dublino
incontri più cinesi che irlandesi, che le BMW circolano in abbondanza, che i
landlord sono una brutta bestia, che l’inglese degli irlandesi non si capisce
nemmeno molto bene, anche se hai studiato inglese per tredici anni, che
l’Irlanda del Nord è una piccola Bosnia in salsa pseudo-celtica, che l’Irlanda
ha più legami con l’Inghilterra di quanti ne voglia ammettere.
Ma, comunque stiano le cose, questa è la tua
Irlanda.
E il primo San Patrizio, in quella marea di persone vestite di verde, con quello stupido cappello verde in testa, è quello più dolce, e non puoi smettere di ridere. E non sai perché lo fai.
Perdi il contatto con la realtà, e puoi fare di
tutto, con quell’aria frizzante e festiva, anche se il cielo è grigio:
ubriacarti in un pub, ammicare ai ragazzi e magari scappare con uno di loro, e
andare a Naas, o a Drogheda, o solamente a Swords, o, perché no, a Cork, e non
ti può importar di meno, non ti interessa poi molto, ‘cause you’re having
the fucking time of your life.
E continui a ridere, perché è St. Paddy’s Day, e
sei qui, in Irlanda.