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Autore: Briseide    25/04/2006    10 recensioni
"Non è poi così male, essere innamorati di te. Sei un pensiero triste e un ricordo caldo. Sei quel respiro sottile quando il sole colpisce gli occhi al risveglio. Sei il pensiero di qualcosa di soffice dove atterrare e il sostegno disperato in mezzo al nulla. Sei tutte queste cose e non sei mio, ma non importa, a questo punto".
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La via del ritorno

… e io non lo so alla fine cosa conta e cosa è davvero importante nella vita. Non rientra tra tutte quelle sterili conoscenze che ho.
Forse è la felicità. Una meravigliosa egoistica felicità. Ma se così fosse, ora saremmo vicini, vicini quanto ho sempre sperato - e un tempo creduto - di potermi trovare con te; e non sarebbe necessario altro se non il puro e semplice condividere una stanza, per ripararci dal freddo che c'è fuori.

Lo so che ho avuto quello che ho voluto. Ricordo ogni scelta che ho fatto, e la convinzione con la quale ho preso una via piuttosto che l'altra, e non sono qui per rinnegarla.
Sono qui per riconoscere i miei errori, e per farti sapere che, tirando le somme di quella che è la mia vita, il bilancio negativo porta scritto il tuo nome, dietro tutte le scuse che ho tirato avanti. Ma incolpa solo me.


Alle sue spalle, l'ultima fiamma del camino aveva lanciato un guizzo abbagliante, prima di spegnersi definitivamente, cadendo tra le ceneri dei ceppi di legno, con la stessa intensità con la quale il suo respiro si era infiammato nel dispiegare quei fogli e trovarvi la sua scrittura, e spento in un sospiro mozzato, tra tutte le verità che stava tirando fuori.

C'è stato un momento in cui ho pensato veramente che fosse possibile. È stato un pensiero felice e timido quello di avere il merito di essermi ritagliata un pezzetto dei tuoi affetti. Quel pezzetto, che con ogni probabilità non è mai stato mio, e che ho creduto poterlo essere con tutta l'ingenuità e l'ardore dei sogni di una bambina di dodici anni, stretta nell'abbraccio del suo eroe. Scusami, perché se non fosse stato per il mio stupido orgoglio, tutto questo non sarebbe successo.
Lo so, lo so che lei è tutto. E che il tuo tutto, non porta il mio nome.
E cercarti in un altro è stato un errore imperdonabile, che non avrei mai dovuto fare.


"Harry? Perché sei qui al freddo?"

La sua voce era risuonata tra le pareti sottili di quella stanza vuota. Parlava di un freddo che Harry non riconosceva, mentre i suoi occhi iniziavano a confondere le linee nere tracciate su quei fogli con il percorso sconnesso e intricato che Hermione aveva percorso nei suoi ricordi e nella sua vita per tutti quegli anni.
E giunto a quel punto non gli sembravano mai abbastanza.

"Che leggi?"

Quella domanda aveva il suono dell'innocenza, quando invece la sua voce portava l'eco roco di una bugia forse neanche necessaria.
Hermione gli aveva scritto una lettera. Non era la prima, ma con ogni probabilità sapeva che alla fine, avrebbe capito che non ce ne sarebbero state altre.

"Una lettera"

… ho sbagliato troppo poco perché non potessi poi doverne pagare le conseguenze un giorno. Sono arrivate tutte insieme, quando la mia presunzione era ormai un monumento all'intelligenza troppo alto perché potesse passare inosservato. Ho tirato fuori te e Ron da un numero infinito di guai, ho concluso la mia brillante carriera scolastica con il pieno dei voti, e ho portato alta la bandiera della logica razionalità ostentando il mio merito, forse anche senza accorgermene. E poi, sbaglio nelle cose più importanti.
Ti ho cercato nel posto sbagliato, avrei dovuto capirlo subito, che nel cuore di Ron non potevi di certo esserci tu. Però in cambio lì ho trovato il calore che non avevo mai conosciuto se non chiudendo gli occhi per pensare a te e vedere l'ultimo gesto della giornata. Ho trovato l'affetto disinteressato che ho sempre dato senza aver mai realmente creduto di ricevere. E soprattutto, ho trovato aperta la via per quel pezzetto di lui che tu non mi hai dato.
E l'ho presa, Harry. E mi dispiace, ma l'ho fatto con il cuore traboccante di gratitudine, tutta quella che credevo di meritare da te e che invece da te non ho mai ricevuto.
E mi sono innamorata.
Di tutto quello che sei tu e che a me non hai dato.


"Potresti almeno accendere una candela. Diventerai più cieco di quanto già sei"

A quel punto credette che non fosse possibile, dopo tutte quelle parole, e non afferrò la giocosa ironia di quel suggerimento, perché come sempre era troppo preso dal suo passato e dai suoi rimpianti. Dal rimorso di aver trascorso troppo tempo davanti a quello specchio, a fissare il riflesso effimero della sua immagine.
Troppo tempo per potersi rendere conto di cosa stesse accadendo intorno a lui, altrimenti l'avrebbe fermata.
Era stata una pallina in discesa in un percorso per biglie. Sarebbe bastato non inclinare il piano. E invece. Trascorse i successivi tre minuti in silenzio, a stringere quella carta stropicciata dalla tensione tra le mani, nella semi oscurità di quella stanza, con i rumori di Ginny in sottofondo, e in sordina il tempo dei battiti del suo cuore, così veloci da non essere quasi percepibili.

"C'è poco e niente in frigorifero. Ti accontenti di una bistecca?"

"Si"

Adorava quella familiarità. Era tutto quello che aveva sempre voluto, eppure mentre sentiva lo sportello del frigorifero aprirsi e Ginny commentare a mezza voce la pessima abitudine di perdere la lista della spesa, si era ritrovato a pensare a lei, e al suo desiderio di entrare in quella cucina e preparare la cena; a lei, e al sorriso con il quale gli avrebbe lasciato una tazza di caffè freddo la mattina, per renderlo partecipe di abitudini alle quali nessuno lo aveva mai abituato. Si domandò con quanta cura Hermione avrebbe disposto le posate per la cena, e quale dei tanti sorrisi che le appartenevano avrebbe usato per chiedergli di apparecchiare.

"Harry. È successo qualcosa?"

I suoi occhi erano fissi sulla lettera che Harry teneva in mano. Poteva percepirsi la tensione nello spazio che li separava. Una linea di fuoco che Ginny avrebbe attraversato volentieri pur di raggiungere Harry e leggere quella lettera con lui. Erano troppe le volte in cui lo aveva visto solo con i suoi pensieri, chiuso dietro alla cortina di riflessioni segrete e ormai del tutto perso in un mondo che non trovava posto per altri che non fossero se stesso e il suo destino. Troppe volte perché potesse aspettare ancora di essere abbastanza importante affinché Harry le raccontasse qualcosa.

"No va tutto bene, Gin"

Come spiegarle cosa stava accadendo in realtà, in uno spazio così effimero, tra quella lettera e il suo cuore? Una linea così sottile da non lasciare spazio ad altro.
Le sorrise con la solita delicatezza che riservava alle preoccupazioni che Ginny gli dedicava, cercando di farle capire che poteva offrirle solo quello che valesse come scusa per non poterle parlare ancora una volta.

È finita l'epoca delle mie certezze. Da quando ti ho lasciato andare alla stazione, non ne ho più avute molte, e del resto, questa guerra sfiancante ha cancellato le poche che riservavo. Non so se alla fine di tutto gli occhi di Ron saranno ancora quelli che ho incontrato prima di salutarlo; non so se avrò ancora posto per le speranze e i buoni propositi. Non so neanche se avrò ancora le forze per riprendere tutto; o cominciare da capo.
Di queste poche certezze, alcune le occupi tu.
So che in questo momento sei con Ginny a vivere la tua vita. So che pensi continuamente a me e Ron, e a cosa facciamo tanto lontani da te, eppure così vicini quando chiudi gli occhi.

La verità è che questa mattina è arrivato un gufo dal Dipartimento Auror. C'era scritto che la fine è vicina e non si sa per chi.
Hanno richiamato Ron al servizio e io sono qui. In attesa.
Onestamente, non credo che tornerà. Non credo che tornerà nessuno, Harry, e se anche dovessimo rivederci, sono certa che non riuscirei a riconoscerti, allo stesso modo in cui tu ti domanderesti chi è che hai davanti. E non voglio rivederti allora. Mai più. Perché è qualcosa che non posso sopportare, il pensiero che tu non mi riconosca più e che io possa percepirlo distintamente.


"Si. Come sempre".

- Non ho tempo. Non ho tempo, Ginny -

E non sapeva come dirglielo, a quel fiore di donna accanto a lui, che il tempo era finito, e non era abbastanza per poterle raccontare tutto dall'inizio e con i dovuti particolari; di come era successo che Hermione si era innamorata di lui in un modo così soffice e sereno da credere che fosse scritto da qualche parte, come logica conseguenza della propria esistenza; e di come lui in quel momento fosse lì, con la divisa ben stirata nell'armadio, una lettera del Dipartimento che aveva nascosto per non fargliela leggere, e le confessioni di Hermione sotto al naso, il cuore a mille e lo stomaco annodato, un groppo in gola e un desiderio incredibile di alzarsi e stracciare quella lettera, far finta di non averla mai letta e poter tornare indietro, ai suoi dodici anni e non abbracciare Hermione, per non dover leggere quella lettera e fare i conti con la voglia di stringerla ancora.

"Vuoi una mano in cucina?"

"No, voglio leggere quella lettera".

Scosse la testa, e lo fece subito, senza rifletterci oltre. Non era possibile fargliela leggere: c'erano lui ed Hermione lì dentro. Quella lettera conteneva il materiale per un'altra vita che chissà se avrebbe mai vissuto. Troppo personale, un dolore troppo piacevole per poterlo condividere con altri che non avessero la malinconia negli occhi come Hermione, e quel sospiro affannoso, di chi sta per piangere sapendo che in realtà non accadrà mai.

Abbassò lo sguardo sulla lettera.

"Non posso Ginny".

"Tu non puoi mai".

"Stavolta è anche perché non voglio"

"Cosa?"

"Non voglio"

- Non voglio -

… e non voglio, che qualcuno lo sappia Harry, perché ormai ho imparato a conviverci. Ho imparato tante cose, tra queste anche rinunciare a te e ai desideri che avevo per noi. Non so se sarà in definitiva la cosa peggiore che abbia mai dovuto fare, per il momento è l'unica per cui ho sentito perdere un pezzo di qualcosa lungo la strada.
Ho intenzione di partire.
La lettera deve essere arrivata anche a te, e scommetto che l'hai nascosta per bene e conterai di andartene in piena notte, scrivendo una lettera a Ginny. Non mi sento di biasimare la tua codardia, è esattamente la stessa che sta guidando la mia mano.
Il gufo è andato via stamattina, Ron lo ha seguito poco dopo. Ora è arrivato il tramonto e lui non è ancora tornato. Io lo conosco Ron, non mi avrebbe mai lasciata senza salutarmi come meritavamo entrambi: sarebbe tornato o a quest'ora avrei già ricevuto una sua lettera.
Invece non ho niente e posso solo immaginare quello che avrebbe voluto dirmi e cosa si sarà di certo appuntato nella mente per poi scrivermi, mentre raggiungeva le altre truppe di Auror.

Non so cosa gli è successo, ho paura di sperare in un suo possibile ritorno, per questo ho deciso di partire, certa che se mai un giorno tornerà, saprà sempre dove trovarmi.

Prima di andare via questa notte, bacia Ginny e dille che la ami. Anche se non è vero, ma so che è così, tu diglielo Harry, perché un ricordo può valere a scaldarti il cuore quando sei da sola.
E per il resto, buona fortuna.

Io ti ho amato come ho amato poche persone nella mia vita, e non saprò mai spiegare il come e il quanto. E qualsiasi cosa accadrà a tutti quanti, non smetterò di farlo come è stato per tutti questi anni. Non è poi così male, essere innamorati di te. Sei un pensiero triste e un ricordo caldo. Sei quel respiro sottile quando il sole colpisce gli occhi al risveglio. Sei il pensiero di qualcosa di soffice dove atterrare e il sostegno disperato in mezzo al nulla.
Sei tutte queste cose e non sei mio, ma non importa, a questo punto.

Cerca di farcela, Harry, e sentiti libero di pensare a chi vuoi, l'attimo prima di vincere o perdere.
Per quel che mi riguarda, ti chiedo solo di pensare a me sorridendo. Non voglio essere un peso che ti gravi sulle spalle, piuttosto un ricordo - per quanto lontano possa poi diventare - che ti liberi di qualcuno di essi.

Saluta Ginny.
E se un giorno dovessi incontrare di nuovo Ron, digli che io lo aspetterò sempre e che gli sono grata per tutto quello che mi ha dato, e che se non gli ho scritto alcuna lettera, è solo perché ho paura di arrivarne alla fine.

Arrivederci, Harry.
Non voglio che questo sia un addio: ci incontreremo ancora, in ogni nostro ricordo.

Hermione


"D'accordo. Hai ragione tu, scusa"

La prima volta in cui una loro discussione sia riuscita a concludersi con le scuse di uno dei due, Harry non riuscì a sentirla.
Gli giunse un eco indistinta, mentre l'arrivederci di Hermione si spandeva in ogni sua percezione e per la prima volta sentiva di odiarla.
Quel saluto e quella promessa gli sembravano piuttosto una punizione. La dura legge del contrappasso di Hermione Granger, tanto fedele quanto incapace in realtà di perdonare.
Non aveva mai pensato che un giorno, semplicemente, non l'avrebbe più vista, a quello non era preparato, e che fosse una decisione di Hermione non fece altro che acuminare l'ago dello spillo che gli aveva inferto sulla pelle.

"E' solo che io non li ho mai raggiunti quei livelli. È solo curiosità. Sapere cos'è riuscito a farti piangere".

La consapevolezza che un ricordo non gli sarebbe mai bastato.

Che quando si trattava di Hermione era sempre troppo poco. Lei stessa era sempre stata l'eterna insoddisfatta, del suo compito di Antiche Rune, della storia con Ron. Di quella con Harry.

"Comunque è pronto"

soggiunse Ginny spegnendo il fuoco, non avendo ricevuto alcuna risposta precedente da Harry. Con la coda dell'occhio lo vide alzarsi e accartocciare la lettera in un pugno, mentre la lucidità dei suoi occhi andava seccandosi e il loro colore vivido smetteva di baluginare.

"Ginny. Non posso darti ogni parte di me, lo capisci?"

"Io capisco sempre troppo, purtroppo. E ho la pessima abitudine di rovistare negli armadi in cerca di biancheria pulita. E di essere curiosa, e aprire lettere altrui e scoprire che il tuo nome è nell'elenco di quelli richiamati dal Dipartimento domani mattina. E prendere atto che non me lo avresti detto così come mio fratello è partito ieri senza dire una parola. Andate al diavolo, tutti e due. Ma soprattutto tu, che con me non ci parli mai, che molto poeticamente mi ami in silenzio. Io ci penso a Ron ed Hermione, e tu? Non posso pensare che non lo faccia, anche se ovviamente non lo hai detto, non hai mai chiesto niente, non ne hai mai neanche accennato il discorso. E poi ti ritrovi a piangere per una segreta lettera di addio. Non venirmi a raccontare insulse bugie Harry, tu non puoi darmi neanche una, mezza, parte di te perché non lo hai mai fatto!"

Potrebbe finire tutto così. Con il tuo migliore amico disperso da qualche parte, il viso premuto contro la terra fangosa di uno stato sconosciuto in una via mai percorsa; la donna che ami di fronte a te, che ti urla tutto il suo dispiacere per una complicità che semplicemente non è mai nata per delle basi poco solide che non possono essere ricostruite una seconda volta; ed Hermione chissà dove, presenza costante nei tuoi ricordi e intermittenza dal cuore allo stomaco ogni qualvolta ci cade il pensiero, sapore amaro nella bocca per un bacio mai dato, solletico fastidioso e provocante per un abbraccio che gli dovevi e che ora ti manca, sicurezza di tempi passati, cuscino sul quale hai inconsapevolmente poggiato la testa per un tempo infinito, un sonno interrotto dal quale non avresti voluto svegliarti, una pagina continuamente sfogliata, senza tregua, consumata e ormai sfibrata, ma resistente e tenace: quella che non si staccherà mai dalla rilegatura del libro.

E una lettera, stretta nel pugno, l'inchiostro sulla pelle e nel sangue, che porterai sempre nel taschino di ogni giacca, che leggerai così tante volte da impararla a memoria, di cui sussurrerai alcuni frammenti con la febbre alta per una qualche ferita, e che reciterai quando il bagliore della fine ti accecherà la vista una volta per tutte.
Non è la fine scritta per i grandi eroi, ma è quella che probabilmente toccherà a te e a tutti gli altri che hai coinvolto nel vortice della tua vita, per i quali ogni tanto ti sentirai in colpa, e per i quali altre volte spunterà un sorriso sardonico, al pensiero che non è vero, loro hanno scelto di rimanerci in quel tornado.

Poteva andare meglio e invece, Harry Potter, la stai prendendo nel culo un'altra volta, come da migliore tradizione. Tanto vale, domattina, infilarsi quella divisa e uscire di casa, dopo aver baciato Ginny Weasley, averle detto che la ami, e andare a cercare Ron, trovarlo ovunque sia finito, abbracciarlo ancora una volta e tornare indietro con lui, trovando Hermione e portandola con sé, persino legandola e caricandosela sulle spalle, se necessario.

E rimanendo indietro con lei, lungo la strada, mentre Ron è intento a chiedere informazioni sulla via del ritorno, potrai dirle che anche tu l'hai amata, prima di tutto e di tutti, e farlo è stata una delle cose migliori della tua vita; e che non avevi mai pianto per una lettera, ma soprattutto, che ci eri quasi cascato, credendo che sul serio non vi sareste visti mai più.

Penserai a tutto questo stanotte, prima di partire, quando rileggerai la lettera da capo e prenderai l'impegno di non lasciare che tutto quello scritto da Hermione accada, ma anzi, di dimostrare per la prima volta che è lei ad avere torto, e che le cose andranno come dici tu.

E prima di chiudere gli occhi, penserai con un sorriso furbo che gliela farai vedere te a quell'Hermione Granger.
Ti addormenterai prima di poterti domandare se tutto questo non sia altro che un'illusione. La risposta la lascerai alla mattina seguente e alle altre ancora, alla strada che ti guiderà alla ricerca di Ron, e al campanello della casa nella quale forse troverete Hermione.
Forse.

Fine

  
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