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Autore: Eos BiancaLuna    23/08/2011    2 recensioni
“Lo sai che non si dovrebbe…” dissi interrompendo quel momento e maledicendomi per ciò. “Ti blocchi perché non vuoi o perché non puoi?” rispose fissandomi “adesso gradirei che non mi interrompessi più” aggiunse scherzando. Notò la mia espressione però e allentò la presa. Mi pentii subito per quello che avevo detto e lo guardai negli occhi, cosi maledettamente azzurri, “scusa” bisbigliai avvicinandomi di nuovo. Lui fece lo stesso e le sue braccia mi cinsero la vita poi le sue labbra furono sulle mie finalmente. Quando anche le nostre lingue si trovarono gli passai una mano fra i lunghi capelli dapprima lentamente poi mi ci aggrappai. Le mie ansie e le mie paure non c’erano più. Fu un bacio intenso come quello della mattina precedente nel suo letto solo che questa volta durò molto di più.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 14

 

 

Stavo cambiando, non mi riconoscevo quasi più. Avevo anche dormito troppo, fino all’ora di pranzo. Sapevo che quel giorno i 4 ragazzi erano impegnati cosi ero andata dai miei due migliori amici, Federica e Luca. L’argomento speciale però l’avevo toccato solo con lei, che mi consigliava di approfittarne esattamente come aveva detto Sharon. A quel punto mi sentivo la più sola del mondo.

La sera tornai in Hotel per svuotare la mia stanza e portarmi a casa ciò che restava. Visto che l’abito che mi aveva regalato Matt  era troppo bello e non volevo che si rovinasse lo indossai. Era perfetto abbinato con le autoreggenti a rete e le New Rock. Nella tracolla gigante che usavo per l’università, misi i cd i libri e le altre cianfrusaglie che restavano.

Guardai bene la stanza prima di chiuderla a chiave e dirigermi verso l’ascensore, spinsi il bottone e aspettai. Quando finalmente le porte si aprirono entrai di corsa ma mi bloccai perché tutto mi aspettavo tranne di trovare LUI li dentro.

Spinse un piano a caso senza guardare perché fissava me molto seriamente “Ciao…te ne vai?” mi chiese con tono di rimprovero. “Si cioè no, non proprio, diciamo solo per poco tempo…” non finii la frase perché mi interruppe con una risata “Stai scappando da me? Pensi di poterti liberare di me cosi facilmente?” poi si avvicinò minaccioso. Arrivammo all’ottavo piano e le porte non si riaprirono del tutto perché le richiuse con il tasto apposito.

“Che ti prende?” chiesi nervosa perché continuò a premere altri numeri a casaccio. Mi afferrò per la vita facendomi sobbalzare “Non lo so dimmelo tu “. Sfuggii alla sua presa andando a sbattere contro lo specchio, la borsa mi cadde dalla spalla.

“Adesso basta voglio uscire” esclamai gettandomi sul pulsante del piano terra ma lui me lo impedii continuando ad armeggiare con i tasti finché l’ascensore non si bloccò. Rise “e adesso? Come farai ad uscire?” si avvicinò e mi toccò i capelli, poi le labbra e il mento. 

Mi scansai innervosendomi “Smettila, sbloccalo per favore sono claustrofobica, e fra poco non ci sarà più aria”. Rise di nuovo “quando sei con me non devi temere nulla e poi dovresti saperlo come sono stati progettati questi ascensori no? Adesso vieni qui, è urgente” disse.

Lo fulminai con lo sguardo “che cosa?” vedendo che non rispondeva mi dovetti avvicinare, visto che l’ascensore era abbastanza grande e non capivo cosa intendeva. “Brava” disse  sorridendo quando fui ad un passo da lui “e adesso baciami”.

Un tuffo al cuore mi fece scattare all’indietro ma lui mi afferrò per i polsi “No!” urlai “ma sei pazzo?”, “No che non lo sono e poi lo hai già fatto più di una volta… e ti è piaciuto” mi ritrovai contro lo specchio dimenticandomi che mi mancava l’aria faccia a faccia con lui che mi inchiodava con lo sguardo “Ma che accidenti vai farneticando?” sbottai quando mi chiuse la bocca con la sua.

 Mi divincolai in tutti i modi ma le sue mani erano come acciaio, le sentii sotto il vestito che si insinuavano sotto le calze e mi alzavano la gonna. A quel punto lo morsi forte sul labbro inferiore e riuscii nel mio intento, mi precipitai sull’altro lato della parete avvertendolo di stare indietro ma non mi ascoltò“Ormai è inutile continuare a scappare Liz, voglio che tu sia mia”. “Questo è scemo”pensai.

 Mi riafferrò sbattendomi al muro e baciandomi con più foga di prima . Mi staccai con forza dalle sue labbra “Non in questo ascensore!” gridai “sempre” rispose lui e prese a baciarmi sul collo “io ti voglio sempre Elizabeth…” ansimò “è inutile che cerchi di scappare” premette la sua vita con decisione contro la mia  mentre era intento a farmi un gran bel succhiotto sul lato sinistro del collo.

 “Matt smettila adesso…” cercai di controllare il ritmo del mio respiro e lui tornò ad infilare le mani sotto le autoreggenti poi raggiunse i lati delle mutandine fino ad abbassarli leggermente e mi alzò la gamba sinistra piegandola intorno alla sua di modo che potesse accomodarsi meglio fra le mie gambe.

 “Mi hai sentito? Ho detto di smetterla! Tanto ho capito tutto” insistetti, si staccò dal mio collo leccandosi il mio sangue sulle labbra e afferrandomi anche l’altra gamba e incrociandola dietro la sua schiena con quella già immobilizzata.

 “Mi fai cadere!” dissi istintivamente aggrappandomi al suo collo, lui non ascoltò “Cos’è che hai capito?” chiese serissimo poi mi baciò sulla scollatura “Dio sembri una Dea vestita cosi, lo sapevo che ti sarebbe stato benissimo”.

Avevo la pelle d’oca già da un po’ ma non mi distrassi da ciò che avevo iniziato a dire “Si ma io ho capito quello che stai facendo, tu fai così perché mi vuoi portare a letto e basta, tu mi vuoi fisicamente e basta”.

 Diventò di ghiaccio “ ti stai sbagliando Liz, non sai quello che dici” mi fece scendere premurosamente ma la sua espressione non cambiò “adesso guardaci” mi voltò verso il nostro riflesso e mi abbracciò la vita da dietro “che cosa vedi? Che cosa ammetti di vedere? Perché per essere una ragazza unica come te è davvero strano che neghi l’evidenza , che non lo dici a te stessa, che non ti convinci” lo interruppi “ma che cosa stai dicendo?” guardai il suo riflesso “sei tu che non sai quello che dici”.

 Mi strinse a se “Liz io… ti amo” sussurrò al mio orecchio. Guardai a terra, sapevo che non mentiva. Con una mano portò il mio viso vicino al suo “Io ti amo” ripeté a voce più alta e accarezzandomi i capelli. Stavo per piangere. “No lasciami non è vero” mi allontanai da lui .

“Liz io ti voglio dalla prima volta che ti ho visto e ti amo” mi riafferrò guardandomi negli occhi “Potrei urlarlo al mondo intero se vuoi, che c’è di male? Che cosa ti blocca, il fatto che io abbia un figlio? O undici anni di differenza? Sei tu non hai il coraggio di ammetterlo” toccò qualche tasto e l’ascensore si sbloccò portandoci al piano terra. Uscì e si diresse verso la Hall gridando “tutti lo devono sapere”, lo seguii cercando di calmarlo ma fu inutile.

Afferrò il microfono del piano bar davanti a tutte le persone che già lo stavano osservando perplessi e gridò “Nessuno potrebbe dirmi che non devo farlo o devo vergognarmi io amo Elizabeth!” in un attimo Antonio, Sharon , Jay, Moose, Padge, Charlotte e altri membri del personale corsero nella Hall.

Matt rise sarcastico “ Si gente, è cosi, il cantante dei Bullet For my Valentine vuole e ama questa creatura splendida che è li di fronte ai vostri occhi”. L’espressione di Charlotte piena di odio mi fece rabbrividire, abbassai lo sguardo perché ormai avevo tutti gli occhi addosso, mi sarei sotterrata da sola.

“Giuro che non sono pazzo o tantomeno ubriaco, voglio soprattutto che lei sappia quanto la amo, visto che non ci crede” continuò Matt ad alta voce. La folla che si era creata era sbalordita, chi era rimasto a bocca aperta chi si sussurrava frasi all’orecchio indicandomi.

Mi decisi a fare qualcosa e mi diressi verso di lui. Gli ordinai di smetterla senza successo, poi gli tolsi il microfono di mano “Basta cosi Tuck” dissi. Ci stavano ancora guardando tutti, “Dimmi che non provi niente per me” chiese lui. Guardai altrove perché i suoi occhi mi confondevano sempre le idee. “Guardami in faccia e dimmi che non mi ami” continuò, “tu sei suonato te l’ho già detto, non è come credi hai preso un abbaglio…”, “Che succede qui?” intimò una voce che conoscevo benissimo.

 Mi voltai a guardare mio  padre che sostenne il mio sguardo severamente, come faceva sempre, poi il suo sguardo si posò su Matt “Liz allora? Vuoi dirmi tu cosa sta succedendo? O devo chiederlo a questo tizio che è un’ora che strilla ?”.

“Papà calmati, non è successo niente, e poi questo tizio ha un nome!” risposi risvegliando la curiosità negli occhi dei presenti. Mio padre non rispose, disse soltanto “da oggi starò io in reception” prima di sparire. Matt stava per chiedermi spiegazioni ma poi Charlotte gli fu addosso dicendogli che si stava sbagliando e che era tutto uno scherzo.

Lui la spinse via e mi seguì visto che me ne stavo andando, “Liz aspetta, mi stai facendo davvero incazzare”, “Non mi interessa, io non sento quello che tu senti per me e anche se lo sentissi non potremo stare insieme…”risposi prima che mi tappò la bocca con la mano “Sai una cosa?  Non ti capisco perché menti a te stessa? Pensaci quando ti guardi allo specchio, pensa a quanto sei casta e pura ma ti prendi in giro allo stesso tempo, pensaci stanotte quando ti addormenterai da sola” e dopo averlo fulminato con lo sguardo sparì dalla mia vista.

Una confusione mi si insinuò in testa, aveva cambiato atteggiamento da un giorno dall’altro e in fondo , avevo apprezzato molto la sua dichiarazione d’amore. Ma questo cosa significava? Ero davvero certa dei miei sentimenti? E lui aveva ragione?

La sera arrivò e decisi di restare per l’ultima notte a dormire in Hotel, chiamai mia madre per avvisarla e mi infilai la camicia da notte di seta nera aspettando che Morfeo arrivasse cercando di non ripensare a tutto quello che era successo durante la giornata.

 Quando mi addormentai un rumore sordo mi costrinse ad aprire gli occhi e accendere la luce del comodino. Matt era entrato nella mia stanza sbattendo la porta e richiudendola subito a chiave.

“Ancora tu? Cos’altro vuoi ? E come hai fatto ad aprire?” gli chiesi coprendomi con le coperte fino al naso, “Ho una copia della chiave della tua stanza, prima che iniziassimo a dormire insieme venivo di notte a spiarti…” perse l’equilibrio e si appoggiò ai piedi del letto.

Sentivo l’odore fortissimo dell’alcool “Ma tu sei ubriaco!” sibilai, Matt rise rialzandosi “Si ma forse non abbastanza Liz” e mi strappò le coperte di dosso gettandole a terra. “Lo sai che cosa voglio…te” sussurrò avvicinandosi e toccandomi le gambe fin sopra le ginocchia.

Cercai di indietreggiare ma mi trattenne. “Matt non farlo” implorai tremante. Non mi ascoltò, mi accarezzò il viso poi con l’altra mano trovò l’elastico delle mie mutande e dopo averci giocherellato un po’ mi baciò e le sfilò in un attimo. “No!” gridai. “Stai buona” disse lui sorridendo poi si tirò su per togliersi la maglietta. Il cuore mi batteva a mille ma volevo che non si fosse ubriacato proprio quella sera dopo tutto quello che era accaduto.

 Quando si sbottonò i pantaloni però improvvisamente ebbi paura, mi tirai su per scendere dal letto ma mi ritrovai di nuovo distesa e lui sopra di me. “Quante volte ti devo dire che è inutile che scappi eh?” disse piano e mi alzò la camicia da notte fino all’ombelico, la ritirai giù e lui si arrabbiò,si tuffò nuovamente sul mio collo mettendo le mani sotto la camicia fino ad arrivare al seno, abbassò le bretelle lasciandolo scoperto. Fortuna per me, che la luce del comodino era molto fioca, visto che ero abbastanza pudica.

Mi coprii come meglio potevo  “smettila subito! Non vedi che non ho niente sotto!” gridai quasi, lui rideva e stringeva le mie ginocchia intorno ai suoi fianchi, era molto eccitato già da un po’, lo sentivo perfettamente. Cercai più di una volta di allontanarlo ma ero in trappola. Sentii poi una mano dietro il mio collo e l’altra sull’interno coscia, si era spostato lateralmente. Mi toccò fino all’inguine facendomi agitare ancora di più.

Gemetti quando mi sfiorò fra le gambe e con un bacio tacqui finché non sentii le sue dita muoversi dove ero ancora illibata, senza mai entrare però. Lo morsi sul labbro istintivamente ma poi decisi di lasciarlo fare per un po’, visto che anche io lo desideravo fisicamente e non,anche se ancora non lo ammettevo. 

Il mio respiro divenne sempre più irregolare , mi staccai dalla sua bocca e chiusi le gambe. Girai la testa dall’altro lato sperando che la smettesse.

 “Non mi guardi neppure in faccia mentre facciamo queste cose?” ironizzò. Gli afferrai il polso senza rispondere e affondai le unghie sulla pelle. Finalmente spostò la mano fra le mie cosce verso il ginocchio e mi tranquillizzai un po’. Ora non sembrava più tanto ubriaco. 

D’un tratto però silenziosamente le sue mani furono sul mio petto e anche le sue labbra, poi vi sprofondò il viso e si addormentò.                                                                                                                                                                                                                                                                                            


                              
   
 
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