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Autore: Nyappy    23/08/2011    0 recensioni
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Piccoli e teneri (si fa per dire) - serie'
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Neera

Nikki lo aveva appena baciato.
Ok, sulla guancia, ma solo perché si era scostato, davanti a Lacie e l’altro ragazzo.
Alzandosi in punta di piedi per raggiungerlo.
Jess si toccò il viso con la mano, la pelle tiepida e liscia, senza barba.
«Ma che schifo…»  quello era Kane.
Nikki sfiorò la porta grigia con la mano e sparì in un battito di ciglia.
«Ehi!» lo rimproverò Lacie.
Jess si girò verso i due senza sapere che faccia fare.
«Sono due maschi!» continuò Kane indicandolo e Jess gli diede mentalmente ragione.
Erano due maschi, era vero.
«E allora?» Lacie portò le mani sui fianchi, stringendo gli occhi per guardare l'altro prima di tornare a Jess.
«Nikki ti ha detto il programma della giornata?»
«Io non voglio passare tutto il giorno con questo occhi-bianchi.» protestò Kane incassando la testa nelle spalle.
«Veramente no.» Jess rispose a Lacie, ignorando il commento sui suoi occhi.
Erano loro quelli strani, tutti in bianco e nero, gli occhi scurissimi e quello strano coso che gli impediva di vedere le loro bocche.
Lacie si girò verso l'altro ragazzo, le mani ancora sui fianchi «E invece lo farai. Comunque ha un nome.»
«Sono Jess.» si presentò lui, anche se non ce n'era davvero bisogno.
«Kaamaine.» disse Kane.
Che parola strana... ma forse era il suo nome.
«Kane.» lo corresse Lacie guardandolo storto «Comunque! Vogliamo andare?» batté le mani contenta e le porse ai due.
Jess le si avvicinò, accettandola, mentre Kane rimase seduto sul divano, le braccia incrociate e gli occhi stretti.
«Kane...» lo chiamò Lacie sbuffando e lui le porse la mano, sbuffando.
 
«Ma cosa?» Jess si guardò attorno.
Erano in un autobus, nel corridoio tra le doppie file di sedili blu, le maniglie che penzolavano dal soffitto e un panorama cittadino che sfrecciava sui finestrini, luci di lampioni la sera e insegne luminose.
«Si è messo a cambiare di nuovo.» sbuffò Lacie guardandosi attorno.
«Quindi non siamo sulla Terra?» le chiese Jess velocemente.
E se fosse sceso? Sarebbe tornato a casa? Quella città non sembrava Tracy, però.
«Ovvio che no. Non so che stanza sia questa.» lei si guardò attorno, confusa.
«E’ un autobus.» le spiegò Jess lasciandole la mano e aggrappandosi ad una maniglia.
Era mancato da un solo giorno eppure le cose normali come l’odore di polvere nei bus di linea lo rendevano nostalgico.
«Sulla Terra lo usiamo per andare da un luogo all’altro senza pagare troppo.»
Non stavano andando troppo veloci e non c’erano curve brusche, il viaggio era piuttosto tranquillo.
«Oh.» lei sembrava impressionata «A Lacient non esistono cose del genere.» disse imitandolo.
«Lacient?» intervenne Kane inarcando un sopracciglio.
Jess non si era nemmeno accorto prima dell’anellino metallico che gli riluceva sul labbro inferiore, per colpa dell’oscurità della stanza di Lacie, di sicuro.
«Non si chiama Lacient.» continuò Kane, gli occhi ridotti a due fessure scure «Quello è il tuo, di nome.»
«No.» lei gli strizzò la mano «Lacient è Lacient, il Maestro l’ha chiamata così.»
«Quel Leo non ha il potere di dare nomi alle cose.»
«Ehi, calmatevi.» intervenne Jess.
Kane si era chinato su Lacie e aveva un’espressione irritata, quasi aggressiva.
«Zitto, occhi bianchi.» non appena Kane terminò di parlare emise un gemito e tremò, stringendosi al sedile più vicino per non cadere.
«Ha un nome, si chiama Jess.» Lacie parlò con calma, ma… era stata lei a fargli quello?
Se Nikki controllava le coperte e poteva bloccargli la voce anche lei poteva fare cose simili.
Jess mosse istintivamente un passo indietro.
«E anche tu hai un nome, ora. Ti chiami Kane. E non rovinerai una bella giornata all’insegna della positività, no?»
Le maniglie continuavano a sbatacchiare una contro l’altra, stavano prendendo velocità.
«Quindi andiamo!»
Il bus frenò all’improvviso e Jess perse l’equilibrio, ritrovandosi premuto contro la porta di vetro che li separava dalla cabina dell’autista.
“Oh no” pensò mentre sentiva Kane imprecare qualcosa.
Sbatté gli occhi e si ritrovò in una stanza fatta di specchi, una specie di scatola.
Represse un brivido nel vedere la sua immagine, i capelli scompigliati e le collane ingarbugliate; nonostante non ci fossero fonti di luce la stanza era molto luminosa e… claustrofobica.
Jess trattenne il respiro. Riusciva a vedersi riflesso su tutte le pareti, infinite volte, specchio nello specchio.
“Ti ha baciato, eh?”
Una voce strascicata lo fece voltare, ma non c’era nessuno a parte lui.
“E ti è piaciuto… presto te ne darà altri.”
«Chi sei?» chiese Jess cercando con lo sguardo qualcosa di strano, ma era solo.
“Ti riempirà di baci tutto il corpo, ma questa volta non ti piacerà.”
La voce era ruvida e sgradevole e…
“Vedrai, vedrai. Ti bloccherà le mani, sai dove? Sopra la testa.”
La parete davanti a lui cambiò: non era più uno specchio, era la camera di Nikki.
E c’era lui sul letto, sdraiato, senza maglia.
«Ma cosa…»
Si girò ancora ma non incontrò altro che il suo infinito riflesso sovrapposto alla stanza, l’aria così densa che respirare stava iniziando a diventare difficile.
“Prima ti strapperà la maglietta, poi ti toglierà i pantaloni, oh sì.”
Sulla parete, Nikki camminò fino ad arrivare al letto, chinandosi sul lui sdraiato.
«Perché?» mormorò Jess.
Gli girava la testa, sentiva l’aria premere sulle spalle, schiacciarlo.
“E non potrai urlare né muoverti.”
Non capiva più nulla. Niente. Quella voce che lo stava minacciando, il suo riflesso, centinaia di sé che lo fissavano, Nikki che allungava le mani per armeggiare con la zip dei pantaloni…
“E quando piangerai –perché lo farai, te l’assicuro– riderà, lui riderà.”
Perché quel Jess non si ribellava? Perché non stava nemmeno chiedendo aiuto?
La gola, gli bruciava la gola.
«Jess!»
Sentì una voce familiare chiamarlo e lui chiuse gli occhi, perché non voleva sentire, perché era ridicolo, non…
L’aria che lo circondava era fungina, come di sottobosco.
Si accorse solo in quel momento di avere i palmi sudati, mentre un filo d’aria gli accarezzava la guancia e una mano gli mollava il braccio.
Era chino su se stesso, stava ansimando –non s n’era nemmeno accorto.
Quando aprì gli occhi ritrovò Kane appoggiato a Lacie, la meno scossa dei tre.
«Cos’era?» le chiese deglutendo e aspirando con la bocca, alla ricerca dell’aria fresca che gli era mancata.
Era già stato lì in quella radura con Nikki, c’era lo stesso tronco dove l’altro aveva decapitato il topolino.
«Il Maestro si è messo a cambiare ancora, come ho già detto.» lei si toccò il viso, lanciando un’occhiata a Kane, che deglutì.
«Sei capitato nella Stanza delle Bugie. Sì, tutto quello che ci ha detto quella voce è falso, si è basata sui tuoi ricordi per costruire quelle menzogne.»
«Davvero?»  aveva esitato. Lacie nel dirlo aveva esitato, Jess voleva crederle, davvero, ma non ci riusciva.
Era troppo semplice, ma in quella dimensione, casa –qualunque cosa fosse– nulla era semplice.
«Davvero.» confermò lei.
«Fortunato.» disse Kane scostandosi i capelli neri dagli occhi «Non ti sei trovato a cadere nel nulla.»
«Beh, adesso sei qui, non esagerare.» Jess era sicuro che Lacie stesse sorridendo, anche se non poteva vederlo «Io sono capitata nella Stanza della Barba e ti assicuro che è sempre un trauma.»
«Sì, come no.» borbottò lui.
Lacie si girò verso Jess, gli occhi scuri che sembravano rassicurarlo, grandi e caldi.
« Qualsiasi cosa ti abbia detto quella voce non succederà.» allungò una mano e gli toccò gentilmente il braccio.
«Giornata all’insegna della positività, eh?» Kane sembrava essersi ripreso, Jess si prese ancora del tempo per calmarsi e scacciare quelle immagini dalla testa.
Gli piaceva quella stanza, gli alberi, il profumo di bosco.
Nessun letto. Non doveva pensarci.
«Adesso ha finito. Il Maestro, intendo.» Lacie sedette sul tronco tagliato, tornato pulito dal sangue in qualche strano modo «Ditemi dove volete andare e vi ci porto.»
«Aspetta, Lacie.»
Una voce femminile fece trasalire lui e Kane.
«Che c’è?» Lacie invece spalancò gli occhi, sembrava sorridesse.
«Casini. Nikki ha bisogno di Jess. Subito.»
Un movimento tra le foglie li fece voltare tutti e tre e tra gli alberi spuntò una donna.
Era vestita del modo più strano che Jess avesse mai visto, di verde e nero; gli abiti erano stringati, di pelle lucida, mentre gran parte del corpo era coperta da una rete scura che enfatizzava il biancore della pelle.
La donna camminò verso di loro, le zeppe vertiginose sul tappeto di muschio, agitando delle extensions verdi.
Jess aveva già visto alla TV ragazze vestite in quel modo, ma non pensava certo d’incontrarne una lì.
Questa si tolse la maschera di pelle che indossava per rivelare un viso pulito e tondo, senza trucco.
«Piacere ragazzi, io sono Neera.» si presentò con un sorriso.
«Che è successo a Nikki?» le chiese Lacie e questa sospirò.
«Sta male. In realtà né io né Leo sappiamo perché.» spiegò con una smorfia contrariata «Fatto sta che ha bisogno del suo Jess. Puoi accompagnarlo?»
Da quando era “suo”? E… stava male?
Lacie si rialzò, spazzolandosi la maglietta ed i pantaloni scuri «Andrebbe un po’ contro i piani, ma va bene.»
Neera annuì.
«Ann?» continuò Lacie guardando la donna e Neera strinse le labbra.
«Nessuna notizia di lei.»
Lacie distolse lo sguardo, chinando il capo.
«Jess, prendi la mano di Lacie.» gli ordinò Neera sfregandosi le mani, un tintinnio di braccialetti e borchie «Kane, vai anche tu, Lacie potrebbe aver bisogno di te.»
Jess obbedì e anche l’altro ragazzo fece lo stesso, scrollando le spalle.
Che strano. Nikki stava male e aveva bisogno di lui?
La donna spalancò gli occhi, unendo i palmi davanti a sé.
«Fate i bravi ad Anniess.» raccomandò loro.
Le mani le stavano tremando, stava separando i palmi a fatica, come se fossero legati assieme.
Jess si sentì schiacciato verso il basso.
Strizzò gli occhi, cercando di non abbassare il capo e quando li riaprì «Wow.»
Era meraviglioso.
Si trovava all’ombra, in una città sconosciuta. Il cielo era di un blu intenso e contrastava tantissimo con il giallo degli edifici, tutti di vetro da quello che poteva vedere.
Lasciò la mano di Lacie e si guardò attorno: anche il pavimento era di vetro giallo, le minuscole bolle bloccate nel materiale semitrasparente.
«Ah…» gemette Kane e crollò sulle ginocchia.
«Che succede?»
Lacie lo seguì, aggrappandosi al braccio di Jess per non cadere.
«Ehi!»
Respiravano a fatica entrambi, Kane aveva le nocche appoggiate sul terreno, per non cadere in avanti, i capelli che gli coprivano il viso.
«Non lo so.» soffiò Lacie passandosi una mano sulla fronte.
Aveva gli occhi contratti, stava boccheggiando, eppure l’aria era fresca e lui respirava, non…
Dietro di loro scorse una figura appoggiata al muro dell’edificio, nascosta dall’ombra, le gambe distese.
Era Nikki?
«Aspettatemi qui.» disse loro sfiorando la spalla di Lacie e avvicinandosi con cautela.
Sì, era proprio Nikki.
Si ritrovò a corrergli incontro, chinandosi su di lui per ritrovarlo con il viso madido di sudore, gi occhi appena socchiusi.
«Nikki!» lo chiamò scrollandolo «Nikki!»
Lui non rispose, afferrandogli la mano senza forza, pallidissimo
«Che fai?» gli chiese Jess e lo sentì spingere verso il suo viso.
Sentì le labbra dell’altro vagare sulla sua pelle.
Gli stava… baciando la mano?
Fece per ritrarla quando Nikki  raggiunse l’anello all’indice.
Freddo. Sentì freddo alla mano, come se un soffio di aria gelida gli stesse scorrendo sulle dita.
«Grazie.» Nikki si passò una mano sul viso e si rialzò, subito imitato da Jess.
Si era ripreso? Come?
«Che è successo?»
L’altro si leccò le labbra prima si strizzare gli occhi e barcollare.
Jess fu veloce a prenderlo per le braccia, impedendogli di cadere.
Era così leggero…
«Ops.» Nikki scrollò il capo, guardandolo negli occhi.
E sembrava stravolto.
Si aggrappò alla sua maglia ed iniziò a camminare verso Lacie e Kane, a terra.
Perché stavano tutti male e lui no?
Guardò il cielo, incontrando su un’altura la facciata di una cattedrale, venature rosse e verdi nel vetro color del grano, una trama complessa di disegni che a distanza non si riuscivano a scorgere.
«Lacie, torna a casa.» la voce di Nikki era debole, Jess gli passò un braccio attorno alle spalle per sorreggerlo «E chiamami Steve, deve venire qui.»
«Capito.» bisbigliò lei afferrando Kane per le spalle.
Lo fece drizzare e sembrò crollare su di lui; Jess si sporse per controllare: lo stava baciando, le labbra strette sull’anellino metallico, come Nikki aveva fatto poco prima.
Distolse lo sguardo, fissando il pavimento.
Ogni piastrella aveva motivi geometrici differenti, formati dalle piccole bolle intrappolate nel vetro.
Gli piaceva quella città sconosciuta –Anniess si chiamava?
«Guarda che non ci sono più.» gli disse Nikki ammiccando e Jess gli lanciò uno sguardo imbarazzato.
Il suo viso aveva ripreso colore ma sembrava stesse faticando.
«Stai meglio?» gli chiese.
Lui annuì, stringendosi contro di lui «Non so che diavolo stia succedendo, ma ho una teoria.»
Quel posto era deserto però, Jess doveva ancora vedere un solo passante.
Cercò una panchina dove farlo sedere, ma a parte alti edifici con porte strette di vetro aranciato,
nulla.
«Steve è il tuo amico?»
Nikki aveva i capelli sugli occhi. Jess allungò una mano per liberarli, scostando le ciocche ramate.
Nikki strizzò gli occhi con una smorfia divertita.
«Sì, lo vedrai.» rispose «Sono sicuro che andrete d’accordissimo!»

Bisogna aggiungere un po’ di pepe :) Neera era già apparsa come “voce”, qui fa la sua entrata. Lacie ha detto la verità o no? ;D
Il prossimo capitolo conterrà una scena un po’ forte, non a livello di lemon ma contenuti sanguinolenti, ma l’avviso è anche nelle introduzioni, quindi sono piuttosto tranquilla :)
Ringrazio tantissimo little snorky, ALT e YUKO CHAN!
Mi piacerebbe sapere che ne pensate di questo capitolo, non mangio chi mi lascia un commento ;)
   
 
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