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Autore: kate95    23/08/2011    8 recensioni
Quel liquido che entrò dalle labbra aveva un buonissimo gusto, quello dolce di ciliegia ma poi lasciava in bocca solo quello pungente e forte dell'alcool.
E come quello scendeva nella sua gola bruciando così il ricordo di Kate scottava nel suo cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alcool & sentimenti

Capitolo 6- Sentimenti

Kate tornò a casa dopo la discussione con Josh.

Lui se ne era andato via con la sua auto lasciandola a piedi.

Fortunatamente, però, aveva convinto Castle a farsi dare le chiavi della macchina con cui era andato al pub, dicendogli che gliela avrebbe riportata il giorno seguente visto che lui non era assolutamente in grado di guidare.

Sorrise quando si trovò di fronte alla splendida Ferrari rossa.

Se lui fosse stato lì con lei si sarebbe assolutamente spaventato dopo la volta che lei l’aveva guidata per l’operazione in quella discoteca.

Kate pensò che un bel giro su quell’auto non poteva far altro che migliorare un pochino il suo umore e salì all’interno della lussuosissima decappottabile.

Premette il pedale dell’acceleratore sentendo sotto il suo piede quel potente motore al suo controllo.

Partì di scatto guidando spericolatamente per le vie di New York mentre l’aria le scompigliava i capelli dandogli la sensazione di essere libera.

Rallentò al semaforo rosso e mentre attendeva si rilassò contro quel comodissimo sedile in pelle appoggiando il capo al poggiatesta.

Improvvisamente sentì un profumo a lei famigliare riempirle le narici: quello di Rick.

Si ricordò del proprietario dell’auto e un triste pensiero attraversò la sua mente. Sapeva di non essersi comportata bene con lui: tutte quelle parole che gli aveva detto l’avevano ferito profondamente, molto più di quanto lei si aspettasse.

Si vergognava per ciò che aveva fatto soprattutto perché aveva mentito spudoratamente e poi era tutta colpa sua se lui aveva deciso di ubriacarsi.

Quando scattò il verde la donna premette l’acceleratore a tavoletta sfrecciando tra il traffico e arrivando a casa sua in un battibaleno.

Salì nel suo appartamento ripensando a come la sua vita era cambiata in poche ore.

Aveva lasciato il suo fidanzato e questo non la rattristava come avrebbe dovuto.

Si era davvero resa conto che non lo amava e improvvisamente capì che non poteva continuare ad illuderlo.

Poi le parole che Josh aveva pronunciato avevano fatto scattare in lei una molla facendogli confessare il suo amore per Castle.

Sapeva che aveva rifiutato Richard per paura: c’era sempre quella parte di lei che temeva di rimanere bruciata da quel sentimento così forte e così profondo che la legava allo scrittore.

Aveva sempre saputo di essere una donna complicata, anzi a volte neanche lei stessa comprendeva la ragione per cui si comportava in un certo modo.

Era difficile capirla, così tanto che mai nessuno ci era riuscito completamente. Nessuno tranne Rick.

Lui la comprendeva fino in fondo, la conosceva, sapeva perfettamente di cosa lei aveva bisogno in qualsiasi momento, sapeva quando voleva sentire parole di conforto e lui aveva sempre quelle giuste da dire.

Forse era per questo che una possibile relazione con Richard la spaventava così tanto, forse perché lo amava come nessun altro prima e sapeva per esperienza personale che tutte le persone a cui voleva più bene finivano ammazzate oppure scomparivano abbandonandola.

E il solo pensiero che questo potesse succedere anche con Richard la mandava in panico.

In fondo sapeva che poteva fidarsi, lui le aveva dimostrato la sua lealtà in moltissime occasioni.

Eppure c’era sempre qualcosa che la tratteneva.

Con lui tutto era diverso e lui era l’unico in grado di farle perdere il controllo.

Sì, era questo che faceva Richard Castle, minava alla sua razionalità, metteva a dura prova il suo autocontrollo ogni giorno.

Ogni volta che la stuzzicava con battutine provocanti e maliziose, ogni volta che invadeva il suo "spazio personale", ogni volta che i loro sguardi si incrociavano perdendosi l’uno dentro all’altro.

E Kate odiava perdere il controllo.

La faceva sentire vulnerabile, debole, umana.

Sì, la faceva come tutte le altre donne che non sapevano resistere al fascino dell’attraente scrittore, ma lei non era come tutte le altre.

Lei non cadeva ai piedi della prima persona famosa, lei non lo aveva mai fatto.

E sapere dentro di sé di essere inevitabilmente attratta da lui la mandava in tilt. Non riusciva a stare senza di lui per troppo tempo, aveva un bisogno costante della sua presenza, della sua allegria, delle sue occhiate insistenti.

Per quanto lei dicesse di non sopportare quando lui la fissava insistentemente non era affatto vero.

Adorava avere il suo sguardo puntato addosso, anche e soprattutto quando era vestita in modo più femminile, come quella sera in discoteca: sapeva perfettamente che lui le aveva fissato il suo fondoschiena e le aveva fatto molto piacere.

La faceva sentire bella, desiderata, amata e adorava vedere Rick pendere dalle sue labbra o ancora stuzzicarlo e sussurrare sensualmente al suo orecchio per poi deliziarsi di quel suo sguardo perso e un po’ sognante.

Sapeva di avere un certo effetto su di lui e la cosa era assolutamente ricambiata.

Ripensare a quella notte insieme le provocava ancora dei lunghi brividi ed era consapevole di desiderare ancora quelle sue carezze e attenzioni.

Beckett si coricò ritrovandosi a pensare a quanto sarebbe stato bello avere Rick al suo fianco, nello stesso letto, desiderò di rimanere abbracciata a lui e di sentire di nuovo le sue mani accarezzarle il corpo e percepire ancora le sue labbra dischiuse posare lunghi baci infuocati sulla sua pelle.

Sapeva che tutto ciò non era possibile e che lei stessa aveva gettato all’aria l’unica sua possibilità la stessa mattina.

E questo la faceva stare male, maledettamente male.

Mentre una lacrima scendeva giù rigando la sua guancia realizzò di sentirsi sola, come mai prima d’ora.

 

Il mattino seguente Rick si svegliò con un grandissimo mal di testa e nessuna voglia di spiegare a Martha ed Alexis il perché del suo gesto.

Per fortuna la figlia era già uscita per andare a scuola: per lui era un problema in meno in quell’istante.

La voce di Martha lo riportò alla realtà: "Richard ti sei svegliato!" disse sollevata sedendosi sul bordo del letto accanto al figlio.

Rick annuì semplicemente, già pronto ad una raffica di domande che non sarebbero tardate ad arrivare.

"Come stai?" gli chiese.

"Ho una maledetta emicrania che mi sta uccidendo" rispose l’uomo.

"Così impari ad ubriacarti! Che cosa ti è saltato in mente?! Che cosa pensavi di fare? Per quale motivo? Io e Alexis eravamo così preoccupate per te!"

"Mamma tu sei la prima ad ubriacarsi e accade sicuramente più spesso di quanto succeda a me …"

"E’ proprio questo il punto. Non è da te, quindi se l’hai fatto deve esserci un motivo particolare oppure eri più fuori di testa del solito"

"Grazie per la alta reputazione che hai di me" disse sarcastico "comunque ero depresso e completamente giù di morale"

"Perché?! Meno male che Kate è capitata per caso nello stesso locale e ti ha riportato a casa sano e salvo!"

La donna notò l’improvviso cambiamento di espressione del volto del figlio appena pronunciò quel nome.

"Non mi dire che lei c’entra con tutto questo! Che diavolo è successo?!" domandò sempre più allarmata.

"Nulla" disse lui vago.

"Richard Alexander Rodgers!" sbraitò "dimmi subito che cosa hai fatto!"

Quando pronunciava il suo nome per intero voleva dire una sola cosa: guai in vista.

Rick sospirò sconsolato: "L’altra sera quando siamo usciti dal distretto diluviava e Kate mi ha riportato a casa. Con quel tempo non me la sono sentito di lasciarla andare e così le ho proposto di salire. Eravamo bagnati fradici. Lei è andata a farsi una doccia e poi … beh alla fine ci siamo baciati. E non

solo …"

"Vuoi dire che …" la donna lasciò in sospeso la frase un po’ stupita.

"Sì" riprese lui "e la mattina dopo lei si è tirata indietro dicendo che era stato un terribile sbaglio"

Man mano che proseguiva nel suo racconto il dolore tornava a fargli visita.

"Forse ha solo paura. Insomma lei è fidanzata. Non è semplice"

"Lo so. Ma … Josh non c’è mai per lei, quando ha più bisogno di lui guarda caso non è mai a New York. Mette il suo lavoro prima di tutto e la trascura. Non è felice con lui, me lo ha quasi detto lei stessa quando siamo stati bloccati in quella specie di tenda dopo essere stati esposti alle radiazioni della bomba sporca. Lei vorrebbe un uomo al suo fianco che la protegga, che sia presente, con cui poter vivere una relazione. Eppure nonostante tutto rimane ancora con il suo dottor-motocicletta …"

"Dalle tempo. Vedrai che si risolverà tutto. Sono sicura che lei ti considera molto più di un buon amico"

E dopo quelle parole uscì dalla stanza lasciando Rick solo con i suoi pensieri.

 

Quel pomeriggio Kate decise di portare le chiavi della lussuosissima Ferrari al suo legittimo proprietario. Dopo aver preso l’ascensore ed essere arrivata al piano dell’appartamento dello scrittore indugiò appena fuori dalla porta.

Allungò il dito decisa a premere quel maledetto campanello ma poi si bloccò. Aveva troppo paura.

Sentiva il cuore in gola battergli forte dall’agitazione, non sapeva come avrebbe reagito Rick alla sua visita.

Prese un lungo respirò e suonò ripetendosi dentro la testa: "Non è difficile. Basta che sorridi gli dai le chiavi e scappi. Beh, magari potresti aggiungere un mi dispiace che non guasterebbe per niente"

La porta si aprì e a Kate mancò il respiro per qualche attimo. Sulla soglia di casa apparve Martha che indossava il suo inseparabile impermeabile verde.

"Ciao Kate!" la salutò "se cerchi Richard è in salotto. Scusa ma stavo uscendo perché ho un appuntamento. Stammi bene cara"

E sparì prima che la detective riuscisse a spiccicare parola.

Entrò con un po’ di paura in casa cercando l’uomo.

Era seduto sul divano ma appena capì che lei era entrata si alzò e le andò incontro.

"Ciao Castle"

"Beckett" rispose lui un po’ gelido.

Aveva decisamente una brutta cera.

"Come … stai?" chiese titubante.

"Bene" disse lui senza alcun sentimento nella voce "e tu?"

"Bene"

Poi il silenzio calò tra di loro.

"Ehm … ecco … ero venuta per darti le chiavi della macchina. L’ho parcheggiata di fronte al palazzo" disse la donna.

"Grazie" rispose l’uomo prendendo le chiavi dalla mano della donna.

Le loro dita si sfiorarono per un istante provocando ad entrambi un lungo brivido.

Un istante che bastò loro per far ricordare ad entrambi tutto quello che era successo in un rapido flash.

Si persero l’uno nello sguardo dell’altro consapevoli che stavano rivivendo le stesse forti emozioni che erano al tempo stesso tanto belle quanto dolorose.

Poi Beckett abbassò lo sguardo e quel contatto tra la loro pelle svanì così come era arrivato.

"Senti … ti sei ripreso dalla sbronza?"

"Sì da quella sì. È da qualcos’altro che non mi sono ancora ripreso" commentò.

Beckett si sentì malissimo a quelle parole. Sapeva perfettamente a cosa si riferiva.

"Senti … volevo dirti che mi dispiace per quello che ho fatto. Davvero tanto. È che …" sussurrò.

"E’ cosa, Kate?!"

"Io … è tutto così complicato che …"

"No, non è complicato. Sei tu che lo rendi difficile e non riesco a capire il perché"

"Io sempre avuto paura a lasciarmi andare … dopo che mia madre è morta ho sempre temuto che …"

"Kate so bene che è tutto difficile per te ma non puoi continuare così. So che hai sofferto e soffri tutt’ora moltissimo per quello che ti è successo ma non puoi continuare a mentire, a negare tutto ciò che provi …"

Voleva uscire di lì al più presto: sentiva le lacrime voler uscire e stare troppo vicino a lui faceva ancora più male.

"Sì, torna da Josh. Sono sicuro che ti sta aspettando!"

"Josh non c’entra nulla!"

"A davvero?!"

"L’ho lasciato, ieri sera" confessò sentendo una lacrima scivolare giù.

La asciugò velocemente con il dorso della mano e poi riprese: "Vorrei solo che tutto tornasse come prima. Vorrei che tutto questo non compromettesse la nostra amicizia, il rapporto che abbiamo creato in questi anni"

Castle si limitò a scuotere il capo con disapprovazione.

"Mi chiedevo se … quando ti sentirai meglio tornerai al distretto" disse la detective evitando di incrociare gli occhi dell’altro.

"Non ci riesco. Non ce la faccio …" la voce di Rick era incredibilmente triste e aveva gli occhi lucidi "… non posso pensare di tornare lì, guardarti lavorare, seguirti ovunque senza pensare a ciò che è successo. Fa troppo male sapere che non ti riavrò mai più, era meglio vivere con l’illusione che magari un giorno saresti potuta diventare mia. Ma così è troppo duro. Perché me lo chiedi?"

"Beh perché hai tanti amici al distretto e sono sicura che a Ryan ed Esposito dispiacerà molto perdere il loro amico …"

"Ryan ed Esposito non c’entrano nulla. Sono miei amici e continueranno ad esserlo anche se non verrò più al distretto. Tutto questo riguarda soltanto me e te, e nessun’altro. Quindi se il tuo unico problema è per i miei amici al distretto non credo che abbiamo altro da dirci"

Le sue parole erano estremamente dure ma veritiere.

"No. Non è l’unico problema. La verità è che so che non averti al distretto mi mancherà. Ma se non vorrai più venire, beh, posso capirlo" disse arrendendosi.

"Kate, io non lo so. Non riesco più a capire nulla. Vorrei solo che tu non fossi così incerta, indecisa. Quello che mi hai detto fa troppo male. Mi piacerebbe che smettessi di indossare quella maschera che caratterizza la fredda e gelida Beckett e che imparassi a comportarti come Kate. Quella che è fragile e forte al tempo stesso, quella che non molla mai, quella che nonostante tutto ha ancora voglia di ridere. Io sono sicuro che Kate non ha nessun problema ad amare, ha soltanto paura di lasciarsi amare. Ha paura che il ‘troppo’ amore possa far male e questo io non riesco a capirlo. Forse proprio come te ho bisogno di tempo per schiarirmi le idee, per capire e credo che in quel periodo sia meglio evitare di vederci" disse.

Beckett non rispose si limitò ad annuire per poi uscire al più presto da quell’appartamento.

Quando entrò in ascensore si appoggiò alla parete e si lasciò scivolare giù fino a trovarsi quasi inginocchiata mentre le lacrime scendeva copiose sul suo viso.

 

Kate tornò al distretto il giorno dopo e continuò a farlo per altri due noiosissimi mesi.

Due mesi in cui non aveva avuto più nessun tipo di contatto con Castle e cercava sempre di evitare di parlarne.

Ryan ed Esposito sapevano che avevano litigato come mai prima d’ora e capivano quando Kate stesse soffrendo anche se tentava di non darlo a vedere. Loro cercavano in qualche modo di esserle d’aiuto e per questo evitavano di chiedere di lui.

La donna passava le sue giornate chiusa tra quelle quattro mura del 12esimo con aria afflitta e spenta. Sorrideva poco e rideva di rado, non passò giorno in cui non pensò a Rick e a quello che era successo.

Le capitava di piangere qualche volta ma solo a casa, come sempre al lavoro non si lasciava trasportare dalle emozioni.

Ma la mattina di due mesi esatti dopo l’ultimo incontro con Castle sembrava che tutto il mondo ce l’avesse con lei e tutte le sfortune si erano messe di comune accordo per minare l’umore di Kate Beckett.

Era rimasta imbottigliata nel traffico, aveva trovato parcheggio lontanissimo, si era rotta un tacco della scarpa, il suo computer si era rotto e ora quella maledetta fotocopiatrice si rifiutava di fare il suo lavoro.

Stava davvero perdendo la pazienza.

Litigava con quella stupida macchina e la voglia di tirarle un calcio era davvero tanta.

Chiuse gli occhi tentando di calmarsi e di respirare profondamente con l’unico risultato di emettere un acuto strillo di disperazione.

Ryan ed Esposito accorsero da lei in un battibaleno preoccupati.

"Va tutto bene?" chiesero contemporaneamente.

"Sì" sospirò lei con le mani tra i capelli "scusate, è che è una giornata no"

Poi si diresse verso il bagno tentando di riacquistare un minimo di autocontrollo.

Si lasciò sfuggire molte lacrime e qualche singhiozzo.

Poi dopo essersi ripresa tornò alla scrivania e riprese a firmare le sua carte.

Alle sei di sera uscì dal distretto esausta sognando una bella dormita rigenerante. Le porte dell’ascensore si chiusero e lei tirò un sospiro di sollievo.

Finalmente quella giornata era finita e non le avrebbe più rivelato grandi sorprese.

Ancora non sapeva quanto si sbagliava.

Note: ed ecco qui il sesto capitolo....
Ormai la fine è vicina... al prossimo...
e vi prego non tiratemi niente per il comportamento di Rick xD
Grazie a tutti sopprattutto alla mia consulente di fiducia =)

   
 
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