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Autore: xstaystrongandsmile    23/08/2011    4 recensioni
Nata sulle note di 'When You'Re Gone' di Avril Lavigne.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Avril's lullaby;'
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I always needed time on my own
I never thought I'd need you there when I cry
And the days feel like years when I'm alone
And the bed where you lie is made up on your side
 
When you walk away I count the steps that you take
Do you see how much I need you right now
 
When you're gone
The pieces of my heart are missing you
When you're gone
The face I came to know is missing too
When you're gone
The words I need to hear to always get me through the day and make it ok
I miss you
 
I've never felt this way before
Everything that I do reminds me of you
[ When You’re Gone – Avril Lavigne ]

 

Lily

 
La ragazza passeggia sulla riva da un’ora oramai.
Si è lasciata andare ai pensieri, dopo tanto, troppo tempo.
 
Ci sono cose che vorrei dimenticare.
Ci sono cose che vorrei se le portassero via le onde del mare.
Ci sono cose, persone, fatti, parole, ricordi che vorrei fossero portati a inghiottite nel punto più profondo di questo oceano, e poi morire lì, senza far sapere nulla a nessuno, rimarrebbero un segreto tra me e il mare.
Come i miei genitori.
Oh, già, se potessi li spedirei immediatamente giù.
Loro, che non si accontentavano mai, voleva sempre di più, volevano che io fossi perfetta, che io diventassi come lei.
Mi hanno costretta ad una vita schifosa, sempre sotto pressione, in ansia di sapere cosa ne pensavano, se stavo migliorando.
Li volevo orgogliosi di me.
Ma a loro non bastava mai, mai.
Poi mi è stato inferto il colpo finale, quelle due parole che mi hanno cambiato la vita.
‘Sei grassa.’
Due parole.
Due parole e la mia vita è andata a pezzi.
Ho smesso di mangiare definitivamente. E ho cominciato a tagliarmi.
Ancora oggi, ‘anoressia’ e ‘autolesionismo’ mi fanno vibrare il cuore.
Perché ricordo, cazzo.
Ricordo le notti passate a massacrarmi di esercizi per perdere quelle calorie, ricordo i giorni passati a contare minuziosamente quelle che prendevo, e se sgarravo anche di un solo grammo, mi tagliavo.
E i tagli erano netti. Sottili ma netti.
Da lì usciva il sangue.
Una rossa linea che percorreva ora il braccio, ora la gamba, che mi puniva ma mi purificava allo stesso tempo.
Questi tagli sono per me la dimostrazione di quanto un giudizio può condizionarti la vita, di quanto l’essere umano sia fragile.
Io ero malata.
Mi stavo uccidendo, lentamente.
Ero uno scheletro.
Uno stupido mucchietto di ossa messe insieme ma non incollate.
Un mucchietto di ossa che proteggeva il niente, solo un cuoricino minuscolo e quasi secco.
Non avevo nessuno.
Ero solo io, contro me stessa.
Dovevo trovare la forza.
Quando ho raggiunto i trenta chili ero felice e soddisfatta dei miei sforzi.
Pesavo meno di lei ed ero più magra di chiunque altro le persone avevano mai visto.
Ero ammirata, ma facevo anche paura.
Una xs mi stava grande.
Ero scheletro e pelle, dentro c’erano le ragnatele.
Dubitavo di poter provare ancora qualche emozione, con il cuore che (non) avevo.
Vorrei buttare a mare i miei genitori per non essersene accorti, vorrei buttare a mare lei, vorrei buttare a mare la mia famiglia.
Solo oggi, col senno di poi, capisco che a loro, comunque, non sarebbe mai bastato.
Avrei potuto continuare fino alla morte, per loro.
Assurdo.
Vorrei affogare anche la mia ex migliore amica.
Era tutto per me, tutto.
Mi rappresentava la roccia, il rifugio in cui proteggermi e nascondermi.
Anche se lei non sapeva.
Era tropo nel mondo delle favole per anche solo intendere una sola parola.
Non le avrei mai rovinato il mondo da sogno in cui viveva.
Devo ammettere che mi manca.
E sono una cogliona.
Ancora dopo due anni le voglio bene, ancora dopo che abbiamo chiuso, definitivamente.
È stata colpa mia, però.
Quando disse quella frase ‘Non siamo mai state migliori amiche’ avrei dovuto reagire.
Invece ho solo abbassato lo sguardo, mordendomi un labbro.
Non l’avrei dovuta lasciare andare.
Ma c’era il detto: ‘Se ami qualcuno, devi anche lasciarlo libero.’
Ma se poi non torna, ti rendi conto di aver fatto una cazzata.
Hai lasciato che un pezzo del tuo cuore si staccasse e se ne andasse tranquillamente, come se nulla fosse.
Mi ha ingannata per due anni e mezzo.
L’affogherei perché mi ha fatta stare da cani, ma so che correrei in acqua per salvarla.
 
“Forse questo mare può aiutarmi.” Pensa Lily e tira fuori dalla tasca due foto.
Una rappresenta i suoi genitori, l’altra la sua ex migliore amica.
Dà un bacio ad entrambe poi le lascia volare a vento, finchè non si posano dolcemente sul pelo dell’acqua, fino a scomparire alla vista e affondare sul fondo sabbioso del mare.
Ora Lily sa di poter ricominciare.
  
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