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Autore: Pwhore    23/08/2011    1 recensioni
Arin ha 22 anni, è un batterista e suona con gli Avenged Sevenfold. Il suo migliore amico è Synyster Gates, chitarrista della stessa band.
Synyster ha problemi con la ragazza, Cassidy, e quando viene buttato fuori di casa per colpa di Arin, viene a stare da lui. All'inizio va tutto a gonfie vele, ma man mano che le ore passano, il giovane batterista si accorge che i suoi sentimenti per l'amico stanno cambiando. Spaventato, deve fare una scelta: sarebbe stato meglio confidare al ragazzo i suoi nuovi sentimenti e mettere a repentaglio la loro amicizia, o continuare a comportarsi come se niente fosse, sopprimendo i propri sentimenti, ma senza dover temere un distacco?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver pagato, Synyster mi portò a casa. A sistemarmi la faccia, probabilmente. La sfiorai con una mano, ma la ritrassi con una smorfia dopo pochi secondi. Faceva un male porco.
Mi rannicchiai nel sedile, mentre la testa mi pulsava e il cuore mi batteva veloce. Fidanzati... Wow. Non avevo mai pensato che Syn mi amasse, tantomeno che sarebbe stato lui a dichiararsi. Sorrisi, guardandolo di spalle. Il mio caro, dolce Syn. Ora era davvero tutto per me, anche se ancora non ci credevo. Mi sembrava impossibile, io e lui, lo scricciolo e il cane da guardia, il ragazzo qualunque e il chitarrista più famoso del periodo.. Assurdo. Completamente assurdo. Neanche nei miei sogni avevo mai sperato tanto, a essere sincero. Quello che era successo era un miracolo, o qualcosa del genere. Chissà, forse Cupido si era deciso a fare il suo lavoro fino in fondo, per una volta.
Scossi la testa. Possibile che avessi sempre qualcosa da chiedermi? Che ero insicuro lo avevo sempre saputo, però... Mi strinsi nelle spalle, osservando la schiena di Syn. Armeggiò con il cambio per qualche secondo, poi parcheggiò e scese dall'auto. Sentii il mio sportello aprirsi, e, anche se da sdraiato non riuscivo a vederlo, sapevo che Syn mi stava togliendo la cintura di sicurezza. Mi prese in braccio e mi portò di peso su per le scale.
"Guarda che posso camminare" lo avvertii. "Non spaccarti la schiena inutilmente"
"Spaccarmi la schiena? Portando te?" mise un po' di enfasi sul 'te'. "Non preoccuparti, d'accordo? Sono più forte di quello che sembro" disse rassicurante. Annuii, poco convinto. Da com'ero messo, potevo vedere tutto quello che Syn si lasciava dietro, comprese le porte dei vicini e il mini giardinetto ai piedi delle scale. La strada non era molta, ma era comunque composta da tanti, piccoli scalini. Sperai di non pesare troppo, e che Syn non crollasse da un momento all'altro. Resistette fino alla fine, invece.
"Ti avevo detto che ce l'avrei fatta" sorrise posandomi sul divano. Annuii, lasciandomi cadere sul materasso. Ero davvero così magro? Guardai il moro, che armeggiava con il frigorifero alla ricerca del ghiaccio.
"Proprio stasera, dannazione!" imprecò, sottovoce. Mi morsi il labbro, sentendomi improvvisamente in colpa. E se stasera la mia faccia fosse ricoperta da un livido? Se mi facesse così male da non riuscire a parlare? Un brivido mi corse lungo la schiena, ma scacciai subito quel pensiero. Mi alzai dal letto e raccattai il ghiaccio, mentre Synyster mi fissava. Senza guardarlo, tornai al mio posto. Posai del ghiaccio sulla mia guancia, rabbrividendo dal dolore. Probabilmente non sarebbe arrivato un livido, ma si sarebbe solo gonfiata un po'.
"Esco" mi annunciò Syn, prendendo le chiavi. Annuii e lo guardai chiudersi la porta alle spalle. Chissà dove andava. Mi avvicinai alla finestra, e intravidi la sua silouette.
"Non fare stronzate!" gli urlai. Lui si voltò, mi sorrise e scomparve tra la folla. Avrebbe fatto qualche stronzata. Sicuro come che la Terra gira. Scossi la testa e mi rimisi a sedere, spostando il ghiaccio sul mio naso. 'Devo trovare qualcosa da fare' mormorai tra me e me. Poi mi alzai, andai in camera e mi sdraiai sul letto, ripensando agli ultimi avvenimenti. La mia vita era cambiata così tanto da quando avevo colpito Cassidy in faccia... Non che mi dispiacesse però. Anzi. Ora avevo un ragazzo, una faccia dolorante e un invito a una festa di ricconi. Niente male, calcolando che prima non avevo mai niente da fare. Sorrisi. Synyster aveva cambiato così tanto la mia vita.. I miei sentimenti per lui mi avevano cambiato dentro, mi avevano fatto diventare più aperto e meno schivo. Mi avevano fatto apprezzare la vita molto di più di quanto avessi mai fatto, ed erano giorni che non mi sentivo più solo. La mia 'sbandata' era stata la cosa migliore che mi fosse mai capitata in vita mia. 'Grazie, Syn' sorrisi. 'Ti voglio bene' aggiunsi guardando il soffitto. Me ne stetti sdraiato per un po', prima di alzarmi e andare a cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Dato che non facevo a botte molto spesso, non avevo niente di troppo morbido in casa. Decisi quindi di uscire e comprare qualcosa al bar, chessò, magari un gelato. Essendo Synyster uscito con le mie chiavi, dovetti trovare un qualche modo per chiudere la porta senza però chiudere fuori anche me. Dopo un paio di idee davvero cretine, decisi di infilare un libretto tra la porta e il muro, in modo da lasciarla aperta ma non troppo. Osservai soddisfatto la mia creazione, poi corsi giù al bar. Il locale era abbastanza affollato, e fui costretto a farmi spazio tra una decina di persone che chiacchieravano, ma alla fine arrivai al bancone senza troppe ammaccature. Ordinai un tramezzino e un muffin da portar via, che pagai direttamente all'uomo che mi servì. Sgattaiolai fuori dal posto il più velocemente possibile, avviandomi verso casa. Avevo una voglia matta di andare al parco, ma non potevo lasciare il mio appartamento semi aperto e incustodito per troppo tempo. Accellerai quindi il passo e salii gli scalini due a due, salutando la mia vicina. Stavo giusto aprendo la porta di casa, quando lei mi fermò.
"Ehy, Arin" gracchiò.
"Mi dica, signora Hargrave" risposi voltandomi.
"Ho visto che hai un convivente. Un ragazzo moro, se non sbaglio" cominciò.
"Non sbaglia" affermai, sbrigativo.
"Proprio un bel figliolo" continuò lei, scrutandomi. "La sua ragazza non è gelosa, visto che vive con te?"
"Lui non ha una ragazza" tagliai corto. Avevo capito dove voleva andare a parare, e cominciavo ad essere irritato dalle domande della vecchia signora.
"Oh, ma che peccato. Devo quindi supporre che ne stia cercando una?" insisté, ostinata.
"No, non ne sta cercando nessuna" ribattei, piccato.
"Ama la vita da single, quindi. È un donnaiolo, per caso?" chiese, cocciuta come un mulo.
"Assolutamente no" risposi. "Proprio per niente."
"Bene, bene... Non è che per caso state insieme, voi due?" domandò, alzando il labbro superiore e guardandomi con aria di superiorità. Mi sentii invadere dall'ira.
"Francamente, questi non sono affari suoi. Mi sembra che sia andata un po' oltre i limiti, non le pare?" risposi, acido. Non aspettai neanche la sua risposta; mi allontanai e sbattei la porta con un 'arrivederci'.
Al diavolo. Tempo dieci minuti, e tutti i miei vicini si sarebbero radunati alla mia porta a urlarmi contro che io e Synyster eravamo malati e che dovevamo curarci in qualche clinica per pazzi. Come se mi importasse qualcosa dei loro fottutissimi insulti. Fosse per me, quei vecchi omofobi potevano anche andare a buttarsi giù da un ponte. Anzi, ne sarei stato sollevato.
Mi sdraiai sul divano, incazzato nero. Dovevo sfogare la mia rabbia prima che arrivasse Syn, ma non avevo idea di come fare. Non ero il tipo di persona che si arrabbia facilmente, anzi, ero sempre calmo e pacifico. Certe volte, però, la gente mi faceva davvero incazzare di brutto.
Sentii bussare alla porta di casa, ma finsi di non sentire. Il bussare continuò, più violentemente. Infilai la testa sotto il cuscino, deciso a ignorare quello che probabilmente era il marito della mia vicina.
"Arin, porca puttana, non fare il coglione e vieni ad aprirmi!" sbraitò Synyster colpendo la porta. Scattai in piedi, stupito, ed andai ad aprire.
"Alla buon'ora" borbottò lui. "Come va la faccia?" domandò, sfiorandomi con un bacio. Sorrisi, contento.
"Molto meglio" risposi. "Avanti, entra" dissi, spostandomi dall'uscio e cercando la signora Hargrave con gli occhi. La porta di casa sua era chiusa, quindi tirai un sospiro di sollievo. Syn mi guardò con aria interrogativa, ma gli dissi di lasciar perdere.
"Non è niente di importante" affermai con un sorriso. Lui annuì poco convinto e si sedette sul divano, posando a terra una busta. Fui tentato dal chiedergli della sua passeggiata, ma decisi di non farlo.
"Sono andato a prendere uno smoking" disse, cercando qualcosa nelle tasche. "Ecco, guarda. Ho pure la ricevuta" esclamò orgoglioso.
"Ero tentato dal comprare un nuovo videogioco al suo posto,
ma alla fine ho scelto questo" borbottò, rigirandosi il foglietto tra le mani. "Spero di non dovermene pentire" aggiunse.
"Credi sarà così tremendo?" chiesi.
"Non saprei. Potrebbe anche essere" rispose lui, stringendosi nelle spalle. Annuii, senza mostarmi preoccupato. Raccattai la carta del mio muffin e mi avviai in camera, alla ricerca di una bella giacca. Mi sembrava di aver visto un completo da sera, un paio di giorni fa, quando cercavo una maglietta pulita grande abbastanza da farmi da pigiama, e infatti lo trovai appeso tra le felpe. Lo presi e lo stesi sul letto, uscendo poi dalla stanza.
Synyster era ancora seduto sul divano, e si torturava le mani, preoccupato.
"Andrà tutto bene" dissi con un sorriso. "Se ti annoi puoi sempre parlare con me, no?". Lui sorrise, un po' più tranquillo.
"Sì, hai ragione" ammise. "Spero di riuscire ad ambientarmi, comunque" aggiunse pensoso. Mi sedetti accanto a lui e gli sfiorai la guancia.
"Rilassati. Alla gente devi piacere per ciò che sei, non per ciò che sembri, quindi tranquillizzati e sii te stesso. Anche se non piaci, almeno avrai avuto la soddisfazione di parlare chiaro con quegli stupidi aristocratici" dissi. Lui mi guardò qualche secondo, ma poi annuì.
"Sì, hai ragione. Limiterò le parolacce e gli insulti, ma non mi fingerò qualcun altro solo per fare buona impressione" mormorò. Poi si alzò, posò lo scontrino sul tavolo e andò a farsi una doccia, lasciandomi solo sul divano. Mi aspettavo una chiacchierata un po' più lunga, quindi ci rimasi un po' stranito. Scossi la testa e mi alzai, andando a cercare una scopa. Avrei dato un pulita in giro, e poi avrei pensato a pulire anche me.
   
 
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