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Autore: _Trixie_    23/08/2011    2 recensioni
Un brusco cambiamento di luce, che ora scarseggiava, le fece notare che era arrivata nei sotterranei. Stava per fare dietrofront e allontanarsi da quei corridoi dove sarebbe stato impossibile non incrociare un Serpeverde, ma una voce melliflua la trattenne.
- Signorina Granger, potrei sapere che cosa fai qui?
Riconobbe quell’intonazione particolare, untuosa quanto i capelli del proprietario e beffarda come il sorrisino che le rivolgeva in qualsiasi situazione. Piton la stava studiando con sguardo severo.
Hermione deglutì e si morse il labbro. Cosa rispondere?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Mi dispiace






- Io mi sto impegnando! - protestò Harry, punto sul vivo. - Provaci tu qualche volta… Piton che cerca di entrarti nella testa… non è proprio uno spasso, sai!
 
[Harry Potter e l’Ordine della Fenice, capitolo 25,
Lo scarabeo in trappola, J. K. Rowling.]

 
 
 
Da quando Harry si era lamentato riguardo le sue lezioni di Occlumanzia, Hermione non faceva altro che pensarci e rimuginare sulla situazione.
Indubbiamente, Harry aveva bisogno di quelle lezioni, se voleva negare a Voldemort un’arma in più contro il mondo magico. Poco importava, dunque, chi fosse ad impartirle. Anche se, Hermione doveva ammetterlo, Silente non avrebbe potuto trovare insegnante peggiore per Harry. Probabilmente aveva la sue buone intenzioni, valide quanto logiche, ma a lei non era dato conoscerle e non era così arrogante da credere di poter comprendere un genio come Silente, nonostante fosse la studentessa migliore della scuola.
Studentessa modello che rischiava di non prendere nemmeno un Eccezionale ai G.U.F.O. se continuava ad arrovellarsi su Harry e i suoi problemi, rileggendo la prima riga dei suoi appunti di Aritmanzia per l’ennesima volta senza capirne una sola parola.
Sospirò scoraggiata e innervosita, riordinando le pergamene, con l’intenzione di lasciare la biblioteca e fare una breve passeggiata fuori, magari costeggiando il Lago Nero. Era ormai metà gennaio e faceva decisamente freddo, ma non aveva ancora nevicato e il suo caldo mantello l’avrebbe protetta dal gelo.
Ritornò velocemente nella Sala Comune di Grifondoro, utilizzando un paio dei passaggi segreti che Harry le aveva indicato sulla Mappa del Malandrino. Non aveva accettato fino in fondo quella mappa, ma finché veniva utilizzata per scopi innocenti, non trovava pretesto per fare una bella ramanzina all’amico.

Si aspettava di trovare Ron e Harry nella Sala Comune, intenti a divertirsi invece che studiare, ma quando non li vide, si ricordò che avevano lezione di Divinazione, quindi storse il naso e raggiunse il dormitorio femminile. Messi al loro posto libri, penne e pergamene, Hermione recuperò il mantello dal baule. Fece per uscire, ma lo sguardo le cadde sulla finestra. Un piccolo fiocco di neve vorticava davanti ai vetri, in balia del vento.
Si morse il labbro. A quanto pareva quel giorno andava tutto per il verso sbagliato.
Aprì nuovamente il baule, con aria sconsolata, e valutò la possibilità di prendere il libro di Antiche Rune e sedersi davanti al fuoco in Sala Comune, al caldo e comodamente accoccolata nella sua poltrona preferita. Tuttavia nell’allungare la mano per afferrare il libro, si rese conto di avere voglia di sgranchire le gambe. Era rimasta tutto il giorno seduta, anzi, erano giorni che stava seduta! Non che le dispiacesse, ma le sue ginocchia protestavano, così si trovò ben presto fuori dal ritratto della Signora Grassa.

Incerta riguardo la direzione da prendere, prese a scendere le scale senza un meta precisa. Incontrò vari membri dell’Esercito di Silente, ma non si fermò a chiacchierare, troncando le conversazioni in fretta con le scuse più disparate. Non aveva voglia di parlare con nessuno, voleva semplicemente del tempo per riflettere. Hermione rimase decisamente sorpresa quando Luna si fermò qualche metro di fronte a lei, fissandola. Dopo pochi secondi le sorrise.
- Io cammino senza meta solo nel sonno, per quello che porto le scarpe anche quando dormo.  
Le disse con la sua voce sognate, prima di superarla senza aggiungere altro, lasciando Hermione incredula, come tutte le volte in cui Luna le regalava una sua perla di saggezza.

Un brusco cambiamento di luce, che ora scarseggiava, le fece notare che era arrivata nei sotterranei. Stava per fare dietrofront e allontanarsi da quei corridoi dove sarebbe stato impossibile non incrociare un Serpeverde, ma una voce melliflua la trattenne.
- Signorina Granger, potrei sapere che cosa fai qui?
Riconobbe quell’intonazione particolare, untuosa quanto i capelli del proprietario e beffarda come il sorrisino che le rivolgeva in qualsiasi situazione. Piton la stava studiando con sguardo severo. 
Hermione deglutì e si morse il labbro. Cosa rispondere?
Che stava gironzolando senza meta precisa?
Piton l’avrebbe considerata una confessione di colpevolezza, anche solo per non sprecare un’occasione di sottratte una cinquantina di preziosi punti a Grifondoro. Come se non bastasse la Umbridge.
Hermione mise in moto il cervello, che mai l’aveva tradita. Dunque, cosa potrebbe spingere Hermione Granger a scendere nei sotterranei da sola? Chi conosceva che le era possibile incontrare nei sotterrai? Poteva forse dire che cercava il Barone Sanguinario, per via di una ricerca per Storia della Magia?
No, Piton avrebbe domandato al professor Rüf e allora i punti sottratti a Grifondoro sarebbero stati cento, non più cinquanta. Ammesso che Piton fosse di ottimo umore.

Stava per confessare il reato non commesso, quando le parole le uscirono da sole dalla bocca, come animate da vita propria.
- Cercavo lei, professor Piton. Se ha tempo da dedicarmi, io… - iniziò Hermione, decisa a domandare a Piton qualcosa in più riguardo l’arte dell’Occlumanzia.
Aveva letto molto a riguardo, in biblioteca, ma decisamente non abbastanza. I testi trattavano la materia vagamente e lei desiderava aiutare Harry, ma non ci sarebbe mai riuscita senza una conoscenza più approfondita dell’argomento.
- Tu hai deciso di disturbarmi anche al di fuori dalle lezioni. Sei assillante. Ma in quanto tuo insegnante ho purtroppo il dovere di starti a sentire. Ovviamente, non quello di risponderti - replicò Piton, togliendole la parola e arricciando le labbra.
Fece una brava pausa e nel momento in cui Hermione stava per rispondere, aggiunse:
-Entra. Una cosa breve, se possibile, signorina Granger. Non essere loquace come tuo solito.
Piton si spostò, indicandole con il braccio il proprio ufficio, senza abbandonare la smorfia di velato disgusto nei suoi confronti.

Hermione si limitò ad annuire e precedere il professore all’interno della stanza stipata di barattoli e pozioni.
Piton si sedette dietro un’imponente quanta polverosa scrivania e Hermione rimase in piedi fino a quando l’uomo non le fece un cenno irritato, per darla il permesso di sedersi su una sedia di fronte.
La luce era scarsa, a malapena sufficiente per rischiarare i volti dei due.
- Dunque? - domandò Piton.
- Vede, signore, mi domandavo se potrebbe rispondere ad alcune domande riguardo l’Occlumanzia. Il fatto è che…
- Perché lo chiedi a me?
Hermione rimase interdetta dalla domanda. Era ovvio il perché! Lui insegnava ad Harry l’Occlumanzia e… e tutti dovevano credere che si trattasse di ripetizioni di Pozioni!
- Te l’ha detto Potter, non è così? - insistette Piton. Hermione arrossì.
- No… io … credevo che…. insomma, lei…
- Cinquanta punti in meno a Grifondoro. C’è altro? - commentò Piton, in tono piatto. La particolare piega del labbro superiore del professore informò Hermione che ora era compiaciuto.
 - Potrebbe rispondere, signore? - provò nuovamente Hermione.
- Cosa vuoi sapere? - sbuffò Piton.
- Tutto. Voglio dire, riuscirebbe a farmi un quadro generale e completo, professore? - domandò Hermione, speranzosa.
- Potrei, ma non capiresti. Ti basti sapere che l’Occlumanzia permette al mago di chiudere la mente alle intrusioni esterne. E’ una branchia non comune della magia, padroneggiarla è difficile e non aspettarti di riuscire laddove Potter ha fallito. Devo riconoscere che hai molte più capacità del Bambino Sopravvissuto, ma non è comunque abbastanza.
- Professore, non vorrei sembrarle irrispettosa, ma credo di poter capire. Ho il massimo dei voti in tutte le materie! - replicò Hermione, stizzita dall’insinuazione di Piton riguardo le sue capacità.
- A quanto pare l’arroganza è contagiosa, dovresti passare meno tempo con Potter, signorina Granger - le consigliò Piton, alzandosi e avvicinando lentamente il proprio viso a quello di Hermione, al di sopra della scrivania - vedremo con una dimostrazione pratica se sei dotata come credi. Legilimens!
Hermione fece appena in tempo a comprendere le intenzioni di Piton, che questo si era già introdotto nella sua mente.

Entrambi videro la prima caduta da una bicicletta della piccola Hermione, il suo primo giorno in una scuola Babbana, la sua prima perdita di controllo della magia, per guarire da una brutta influenza e poter fare il compito in classe, l’arrivo di un gufo con la lettera da Hogwarts e la vista della professoressa McGranitt che aveva spiegato ogni cosa, la paura di trovarsi faccia a faccia con un Troll, l’orrore di scorgere il Basilisco, seppur attraverso uno specchio, l’abbraccio di Ron, quando credeva che Fierobecco fosse stato decapitato, la rabbia per le insinuazioni di Rita Skeeter, il senso di colpa per non aver scritto ad Harry durante tutta l’estate e infine l’indecisione di qualche minuto prima riguardo la direzione da prendere e la scusa da raccontare a Piton.

A quel punto Hermione scosse la testa, riuscì a chiudere gli occhi, fino a farsi male e impedire l’accesso ai suoi pensieri al professor Piton, che la osservava incuriosito.
- Curioso - disse lui, senza scostarsi da Hermione - mi hai mentito per non farmi credere che stavi mentendo.
- Io… io… Mi scusi, io … - prese a giustificarsi Hermione, al contempo infuriata dall’intrusione di Piton e ammirata dall’abilità dell’insegnante.
- Quanti punti tolgo a Grifondoro, signorina Granger? - le chiese Piton, afferrandole il mento con la mano per costringerlo a guardarlo negli occhi, visto che lo sguardo di Hermione spaziava in tutto il suo ufficio, dal pavimento al soffitto, evitando accuratamente quello dell’’insegnante.
Lei non rispose, mordendosi le labbra, incerta su come reagire e a disagio per quel contatto.

Piton fece di nuovo  breccia nei ricordi della ragazza, alla ricerca di un ricordo umiliante, un fatto scottante, magari una marachella compiuta con Potter e Weasley.
Il professore vide la vergogna di Hermione nel sentirsi rifiutata da tutti, il primo anno di scuola, la rabbia verso Ron che non voleva credere all’innocenza di un gatto rossiccio, la cotta per Krum, lo sconforto di non essere stata invitata da Ron al ballo del ceppo, la fuga di Sirius a cavallo di Fierobecco e quell’insulto da parte di Malfoy: sporca Mezzosangue
 
 

La scena cambiò…
- Mi dispiace.
- Non mi interessa.
- Mi dispiace!
- Risparmia il fiato. *

 
Nella testa di Piton sembrò scattare qualcosa, come un meccanismo, e i suoi occhi neri, solitamente glaciali e impassibili, divennero lucidi.

 
-Sono uscita solo perché Mary mi ha detto
che minacciavi di dormire qui!
- L’avrei fatto. Non volevo chiamarti
schifosa Mezzosangue, mi è…
-Scappato?*

 
 
Il respiro dell’uomo, che Hermione percepiva distintamente sulle proprie guance e che non faceva che aumentare il suo imbarazzo, divenne lento, come se Piton cercasse di domarsi.
 

- Troppo tardi. Ti ho giustificato per anni.
Nessuno dei miei amici riesce a capire come mai ti rivolgo la parola.
Tu e i tuoi cari Mangiamorte… vedi, non lo neghi nemmeno!
Non neghi nemmeno quello che volete diventare!
Non vedi l’ora di unirti a Tu-Sai-Chi, Vero?
Non posso più fingere.
Tu hai scelto la tua strada, io la mia.*

 
La stretta sul mento di Hermione divenne ferrea e rude, fino a stapparle un gemito di dolore. Piton sembrò non badarvi, così come non prestava più attenzione agli occhi di Hermione che saettavano a destra e a sinistra, alla ricerca di una via di fuga, un aiuto, un modo per allontanarsi da Piton senza irritarlo.

 

- No… senti, io non volevo …
- …chiamarmi schifosa Mezzosangue?
Ma chiami così tutti quelli come me, Severus.
Perché io dovrei essere diversa?*

 
Hermione aveva capito che all’insegnante era successo qualcosa nel momento in cui l’aveva afferrata, aveva capito che le carte in banco erano cambiate e ne era terrorizzata perché non sapeva quale era la situazione.
 

Non c’era pietà nel tono di Lily.
Con uno sguardo sprezzante lei si voltò
e varcò il buco del ritratto … *

 
- Mi dispiace - sussurrò Piton, allentando dolcemente la presa e lasciando libera Hermione.
L’uomo le voltò le spalle e dopo qualche secondo di stordimento Hermione decise di alzarsi e lasciare i sotterranei. Scostò la sedia, cercando di non farla strisciare sulla pietra e guadagnò la porta dell’ufficio di Piton. Si voltò indietro, ma il professore non diede segno di averla notata. Sembrava perso in un mondo tutto suo, che Hermione, ricordando l’espressione dell’insegnate di poco prima, giudicò essere molto doloroso.
Pensò di avvicinarsi a lui e dirgli qualche parola di conforto, ma non sapeva la natura della sua sofferenza e forse Piton voleva provare quel dolore, forse voleva punirsi. Hermione si stupì di questo pensiero e lo giudicò inverosimile, aprì la bocca, cercando le parole più adatte, ma la richiuse subito, sconsolata. Abbassò la maniglia della porta e si ritrovò in corridoio, non prima di aver sentito un singhiozzo scivolare dalle labbra di Piton.
Hermione chiuse delicatamente la porta dietro di se, prendendo un gran sospiro. Deglutì e chiuse gli occhi, rimanendo lì impalata, nel gelo dei sotterranei che non sentiva nemmeno più.
- Ti sarei grato se non ne facessi parola con nessuno, signorina Granger.
Quella voce calma e rassicurante fece trasalire Hermione, che si portò le mani al petto con un sussultò e subito arrossì nel riconoscere il suo interlocutore.
- Vedo che la situazione ha scosso anche te. Ti porgo le mie scuse, in vece del professor Piton - proseguì Silente, con un sorriso benevolo. - Ora va’ pure.
Hermione annuì con la testa e si diresse verso le scale, mentre il professor Silente la superava diretto all’ufficio di Piton.
 


 
* Harry Potter e i Doni della Morte, capitolo 33, La Storia del Principe, JKRowling.

   
 
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