Tossico.
Watson non riusciva a capire.
Era snervante essere costretti a guardare la più brillante
mente d’Inghilterra
autodistruggersi con quelle droghe perché
si annoiava.
Finché assumeva morfina dopo un caso in cui aveva riportato
delle ferite,
allora forse poteva accettarlo; il
dubbio gli rimaneva, ma poteva anche essere che Holmes se la iniettasse
per
affievolire il dolore.
Quando, però, lo vedeva prendere la siringa in giornate che
lui semplicemente
definiva “inutili”, non riusciva a sopportarlo.
“Holmes, glielo chiedo per l’ultima volta: per
favore, smetta!” quasi implorò
il dottore.
“Ma io mi annoio!” fu la cantilenata risposta di
Holmes, quasi come se volesse
imitare il tono di un bambino che cerca di convincere i genitori, per
poi
ignorare la richiesta del dottore.
Se Watson avesse finto di non conoscere le ripercussioni negative delle
droghe
sull’organismo, non avrebbe comunque potuto sopportare come,
dopo il
rilassamento totale di Holmes, il suo carattere peggiorasse
esponenzialmente.
Ogni volta Watson gli diceva che era l’ultima volta in cui
gli chiedeva di
smettere, senza mai gettare davvero la spugna e questo Holmes lo sapeva.
Il più delle volte aveva iniziato ad assumere droghe quando
il dottore era
fuori casa solo per non fargli vedere quanto spesso succedesse. Voleva
evitargli quel fastidio ma, soprattutto, non voleva che lo guardasse
come se lo
stesse deludendo.
Ma Watson continuava a non rinunciare.