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Autore: Ningyoplug    24/08/2011    2 recensioni
Fanfic introspettiva Kidou x Sakuma. Sakuma's POV.
Avete mai provato quel genere di dolore capace di farvi dubitare delle vostre percezioni? Quel genere di dolore così intenso da portarvi a chiedervi se sia davvero solo psicologico. Il genere di dolore che arriva a manifestarsi fisicamente al centro del vostro petto, dilaniando il vostro cuore senza tregua. Vi costringe a portare le mani al petto, a stringerle, a farle tremare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: David/Jiro, Jude/Yuuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sakuma's POV.
~Between Sorrow and Despair~




Avete mai provato quel genere di dolore capace di farvi dubitare delle vostre percezioni?
Quel genere di dolore così intenso da portarvi a chiedervi se sia davvero solo psicologico.
Il genere di dolore che arriva a manifestarsi fisicamente al centro del vostro petto, dilaniando il vostro cuore senza tregua.
Vi costringe a portare le mani al petto, a stringerle, a farle tremare. Vorreste raggiungere il cuore dolorante, ma per quanto premiate non potete raggiungerlo.
E’ oltre la vostre pelle, è oltre la vostra carne.
Eppure.
Non potete raggiungerlo comunque.
E’ dentro di voi, e nonostante ciò non riuscite a raggiungerlo.

E’ da impazzirci.

E allora annaspate.
Il respiro si blocca, la voce non vuole uscire, e ciò che riesce ad uscire è solamente pietoso.
Le vostre guance si tingono di dolore. Le lacrime scendono silenziose lungo le gote arrossate.
Ma non sono lacrime di liberazione: sono lacrime soffocate, lacrime che tentano di straripare da un argine ormai ridicolmente colmo.

No, forse non lo conoscete quel genere di dolore.
E non ci tengo comunque a presentarvelo.

Anche lui lo conosce.
Lo so, perché lo vidi con i miei occhi.
Lo vidi annaspare disperatamente; le sue mani sembravano voler lacerare la maglietta.
E vidi quelle gocce salate che noi uomini tanto odiamo scorrergli lentamente lungo il viso.
Sembravano stridere, urlare.

«Capitano…»

Una semplice parola che significava tutto e niente.

«Capitano…»

«Capitano di cosa?»

Stava delirando?
Sembrava sul punto di crollare da un momento all’altro.

«C-capitano di… una squadra.»

«Quale squadra?»

«La Royal.»

«E che cos’è “Royal”?»

«"Reale"»

«E cos’è reale?»

«…Il dolore.»

Il dolore psicologico è reale, ma al contempo non lo è.

«Scientificamente parlando non esiste, Sakuma. Fra tutte le risposte possibili, mi hai dato la più ambigua.»

«Se il dolore non esiste, capitano, allora nemmeno io esisto. E nemmeno tu.»

«…»

I suoi occhi erano bellissimi.
Raramente li mostrava, ma anche se rossi e gonfi dal pianto, rimanevano splendidi.
Non potevo pensare ad altro, senza realizzare che eravamo soli, solo io e lui, nella sua enorme stanza.

«Giochiamo, capitano.»

«A cosa?»

«A calcio.»

«Non mi è permesso, qui dentro.»

Ogni sua parola si trascinava lenta, stanca, ma composta.

«Beviamo, capitano.»

«Mi fa schifo.»

«Che cosa?»

«L’alcol. Mi fa schifo.»

Conoscevamo lo stesso dolore.
Davvero non esisteva una cura?
Come si cura qualcosa che non esiste?

«Balliamo.»

«Eh?»

«Balliamo, Sakuma.»

«Non… non so ballare, capitano.»

«Nemmeno io.
Balliamo, Sakuma.»

La vicinanza dei nostri corpi era inammissibile.
Potevo sentire il calore del suo viso rovente, l’odore salato delle lacrime.
Il suo respiro spezzato sul mio collo, i miei occhi fissi sul pavimento.

E’ la disperazione.
Ha un suo fascino.

E’ meglio del dolore: può essere condivisa.

«Dormi con me.»

Il mio cuore accelerò la sua folle corsa. Ogni battito era una fitta insopportabile.
Due passati, un solo dolore.
Due esseri distinti, un solo corpo.
E’ forse questo il segreto?
E’ questa la cura?

Morire e rinascere a nuova vita.

L’indomani sarebbe sembrato tutto come prima, come se nulla fosse accaduto.
Fu allora che lo capimmo, non è così?
Il dolore non scompare: cambia solo forma.

Forse anche per questo lasciasti la squadra.

Ciò che creammo quella notte rimarrà sempre qui, nel mio cuore malridotto.

Conservo ancora il tuo mantello, rosso come il sangue, come la passione. L’amore.
Un colore perennemente inquieto.
E’ un semplice pezzo di stoffa, ma ha così tanto da raccontare.

L’hai abbandonato insieme alla disperazione.
L’hai lasciato sul mio corpo nudo e vulnerabile, per poi fuggire dal tuo unico, grande amore: il calcio.
Il loro calcio.

Non dimenticarmi.
Non dimenticare ciò che abbiamo condiviso quella notte.
So che non lo farai, perché quello fu solo l’inizio, per te.
La fine, per me.


Comunque sia, non ha più importanza ormai.

Non è così…

Kidou?



L'importante è che tu stia bene, ora.

Insieme a loro.





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Ok, non chiedetemi cos'è questa roba. .-.
L'ho scritta un po' di giorni fa, ma non sapevo se postarla o meno... mi sembra un po' strana. Confusa. Non mi convince del tutto.
Però, vabbè, prendetela per quello che è.

Ah, ho messo "Royal" anziché l'originale "Teikoku" per il gioco di parole "reale"-nel senso di "del re" e "reale" nel senso di "vero", ma usando "Teikoku", che significa "Impero", non avrebbe funzionato.

Vi prego di recensire ;_; vorrei sapere sinceramente che ne pensate.
   
 
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