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Autore: Averyn    24/08/2011    0 recensioni
"Eccolo. Il sole sta calando: lo vedo dalle tende di questa casa oscura. E quando queste lasceranno posto al sole, rimarranno dentro di me. Perché dentro di me è sempre notte. Ho sempre pensato che la notte fosse magica. Ma non lo è. Non quando lei vive dentro di te, ogni giorno della tua eternità.
Quando chiudi gli occhi capisci quello che hai dentro. Non c’è cuore, non c’è anima. Almeno, non come la definiresti tu. Ogni giorno della mia vita, se vita si può definire, a girare per i vicoli bui della città. Perché ho fame. Perché è questo il mio destino."
Questa è la storia di un malinconico vampiro che non riesce più ad amare.
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  RIFLESSIONI
 
Eccolo. Il sole sta calando: lo vedo dalle tende di questa casa oscura. E quando queste lasceranno posto al sole, rimarranno dentro di me. Perché  dentro di me è sempre notte. Ho sempre pensato che la notte fosse magica. Ma non lo è. Non quando lei vive dentro di te, ogni giorno della tua eternità.
Quando chiudi gli occhi capisci quello che hai dentro. Non c’è cuore, non c’è anima. Almeno, non come la definiresti tu. Ogni giorno della mia vita, se vita si può definire, a girare per i vicoli bui della città. Perché ho fame. Perché è questo il mio destino.
Quando avevo ancora un cuore che batteva, trovavo affascinante tutto questo: ora la disprezzo. Disprezzo tutto quello che sono ora. Disprezzo la notte, il buio, le tenebre e quello che faccio.
Devo dire la verità? Mi manca la mia vita da umano. È vero, ha i suoi pro ed i suoi contro, con tutti quei problemi che non fanno altro che nascere dalla loro stessa mano; sono come bambini, bambini che camminano alla cieca su un terreno oscuro e che non sanno il prossimo passo che faranno.
Eppure sono secoli che non sento tra le mie braccia un corpo caldo, ma non da uccidere, non per spegnere una vita: per tenerlo stretto a me e sfiorarne i capelli, sentirne l’odore.
Maledico il giorno in cui mi sedetti a quel bancone di quel bar e lei era lì, magra, alta e pallida, con i capelli di un rosso carota ondulati fin sotto le spalle. Avevo vent’anni: non capii che quello fu l’inizio della fine. Vorrei ancora camminare di giorno e vedere la luce che illumina i visi degli umani, stare tra di loro. Non sopporto di restar chiuso al buio, aspettando che si faccia notte.
Se avessi delle lacrime, ora piangerei. Ma, anche da umano, non sono mai stato in grado di piangere. E ora che vorrei, non ne ho più da dare.
Ed ora sto nella notte e sono appena uscito dalla casa di un’appetibile giornalista apprendista.
Oggi ho morso anche un uomo sulla mezza età e un marinaio.
Inutile dire che li ho attirati con una scusa. Non mi è mai piaciuto mentire ed anzi, all’inizio non sapevo neanche farlo; è con il tempo che si impara che, nella maggior parte dei casi, è più facile mentire che dire le cose come stanno.
Continuo a camminare, io, vestito di scuro, passando da un’ombra all’altra. L’unica cosa che non riesco a nascondere al mondo è il mio pallore. Ma di notte anche quello sembra nascosto alla maggior parte degli umani. Sembrano tutti presi dalle loro cose, dai loro sorrisi e dalla loro innocenza. L’odore della loro pelle, il richiamo del loro sangue, il battito del loro cuore, i loro pensieri mi riempiono la testa. Ma dopotutto penso, con un mezzo sorriso, che non c’è ora migliore della notte per cacciare; stranamente sembrano tutti vampiri, in un certo senso: la notte chiama anche loro, ma non per cacciare, per essere prede.
E poi eccola lì: sempre lei, la stessa ragazza che si specchia alla stessa vetrina; è l’unica che riesce a farmi bloccare a far gelare ancora il sangue di cui mi sono appena nutrito, ora  nelle mie vene. La guardo ad occhi aperti, mentre lei fa una giro su se stessa, sistema la giacca elegante e si appiattisce i capelli. Trovo affascinante il modo in cui li fa ondeggiare, scoprendo il collo. Posso sentirne fin da qui l’ odore, la vita che scorre dentro di lei, eppure non ho voglia di ucciderla. Vorrei restare qui a guardarla per sempre, ma faccio appena in tempo a pensarlo che lei è  già fuggita via, senza neanche notarmi, tra le tenebre, come se fosse una vampira come me. Ma non lo è: è proprio nel fatto che è umana che sta il suo fascino. Ehi, ho solo ammesso che è affascinante. Mi piacerebbe provare quel sentimento che provano gli umani, che li domina e che non può fare a meno di far parte di loro nel bene e nel male. Ma sono troppi anni che aspetto di provarlo ancora e ora come ora  non mi è mai più appartenuto. A questo punto faccio quello che faccio per sopravvivere e basta. Non m’importa più.
Comincia a piovere. Sono stato in giro tutta la notte e non mi lamento, mi sono nutrito abbastanza per stanotte. Sento le gocce di pioggia scivolare sulle finestre, mentre preso da una sorta di malinconia, accendo una candela e guardo la fiamma danzare. Ho sempre pensato che l’immortalità fosse una buona idea, finché non si comprende che si dovrà trascorrerla da soli.
 
 

 
  
NOTE DELL'AUTRICE: HI FOLKS! Come ve la vita? Spero che questa vi piaccia... l'avevo scritta quattro anni fa, ma non avevo avuto il coraggio di pubblicarla perchè era ancora da revisionare per bene... e adesso che l'ho fatto, è pronta per uscire allo scoperto! spero che vi piaccia.... mi raccomando recensite! ( per chi gli fosse venuto un dubbio, non vi preoccupate, sto ancora scrivendo The library con kiarettinalove ;))
  
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