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Autore: Nobody Is Perfect    24/08/2011    12 recensioni
La sua vita era sempre stata umile e semplice.
Poi, era entrata in un mondo che vedeva solo in tv.
Un mondo che credeva perfetto, ma nulla è come sembra.
C’erano tante, troppe luci.
Flash e macchine fotografiche all’uscita.
Microfoni che spuntavano da tutte le parti e domande insistenti, a volte troppo private per essere risposte in pubblico.
Non era come se lo ero immaginata.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Si era svegliato cercando accanto a sé la presenza della sua ragazza, ma aveva trovato solo il lenzuolo freddo e sgualcito. Il buongiorno si vede dal mattino gli ripeteva sempre sua madre, quando da piccoli lui e Tom scendevano a fare colazione. A quanto pare, quel giorno non era dalla sua parte, visto il modo in cui la giornata stava peggiorando.
La mattina il silenzio aveva avvolto la casa, Anna era stranamente uscita a prendere una boccata d’aria e magari a rinfrescarsi le idee sperò vivamente Bill. Le sue richieste non furono esaudite, perché la ragazza entrò a casa trafelata all’una passata, chiudendosi in camera senza nemmeno salutare.
Non aveva nemmeno perso tempo a chiederle di pranzare insieme, tanto meno a chiederle scusa, anche se il senso di colpa per lo schiaffo che le aveva dato la sera prima non gli aveva fatto passare sonni tranquilli.
Ma cosa poteva fare? Lui voleva agire, aiutarla, ma se Anna non collaborava non c’è l’avrebbe mai fatta.
 
 
-Anna io esco- un lieve sussurro pronunciato dalle labbra del cantante.
-Ciao- fu l’unica risposta della ragazza, che non si voltò nemmeno a guardarlo, mentre usciva di casa, troppo presa a guardare una stupida sit-com in tv.
Prese il suo cappotto e osservò un’ultima volta Anna, prima di chiudersi il portone alle spalle.
Ormai la situazione era degenerata.
Instaurare un dialogo era impossibile, dato il modo in cui tutti i suoi buoni propositi andavano a finire, come per esempio lo schiaffo della sera precedente.
La verità era che non sapeva cosa fare, come aiutarla e soprattutto stava perdendo la speranza di avere accanto a sé la vecchia Anna.
Perché le cose non potevano risolversi da sole?
Aprì lo sportello della sua audi q7 e premette l’acceleratore, notando un volto familiare che lo osservava da dietro le tende.La ragazza si accorse di essere stata vista e chiuse immediatamente la tenda, indietreggiando nel salotto.
Sbuffò esasperato, stringendo convulsamente il volante, fino a far diventare le nocche violacee.
Era ormai esausto dei comportamenti di Anna.
Sembrava una bambina, più che un’adulta.
Scosse la testa e decise di non pensarci.
Aveva bisogno di qualcuno con cui parlare e sapeva esattamente da chi andare.
 
*
 
-Devo parlarti subito- il suo tono era freddo e distaccato, quasi glaciale.
-Ciao anche a te, Bill- sospirò Tom, facendogli segno di entrare.
Quale miglior consigliere del suo gemello, che lo capiva anche solo con uno sguardo?
-Ho un problema…grave- specificò osservando suo fratello accomodarsi sul divano.
-Che tipo di problema?- chiese confuso. –Hai finito il rimmel?- rise, ma Bill rimase serio e taciturno.
-Ehm…allora è davvero grave!- il ragazzo annuì e prese un respiro, prima di iniziare a raccontare tutto al gemello.
-Riguarda Anna-
Tom lo osservava confuso, non capendo dove volesse arrivare.
-Anna?- inarcò un sopracciglio.
-Si, ecco come ti sarai accorto in questi ultimi mesi è un po’ strana- deglutì a vuoto, non trovando le parole per spiegare il “suo” problema.
Che poi alla fine, il problema non era suo! Era di Anna.
Si faceva schifo da solo, come poteva anche solo pensare certe assurdità?
Il problema era anche suo, perché Anna era la sua ragazza.
-Bill?- Tom gli sventolò una mano davanti agli occhi e il ragazzo si riprese dai suoi pensieri.
-Insomma non so come dirtelo- i suoi pantaloni si stavano consumando a furia di essere accarezzati così violentemente.
-Sto iniziando a preoccuparmi, qual è il problema?- alzò il tono di un’ottava, gesticolando e massaggiandosi le tempie.
Perfetto! Stava spazientendo anche Tom.
-Credo che abbia un problema- un sospiro -…alimentare- L’aveva detto, ci era riuscito.
-Ma chi Anna?- storse il naso confuso.
La conferma alle sue teorie:nessuno si era accorto della situazione in cui Anna viveva da mesi. Neanche lui se ne era accorto e non riusciva a capacitarsene. Non poteva negare di non essere stato presente negli ultimi periodi, ma la cosa che lo tormentava era che non aveva capito il disagio della sua ragazza. Non aveva colto i segnali e le richieste di aiuto che lei gli mandava inconsciamente.
Poteva ritenersi un bravo fidanzato?
-Tom devi credermi, lei ha un problema e tu devi aiutarmi a risolverlo, ti prego- disperazione era la parola adatta ad esprimere il suo stato d’animo.- Non mangia, nasconde il cibo oppure lo butta, dimagrisce a vista d’occhio e non vuole ammettere di avere un problema- la sua voce tremava, così come le sue mani.
-Io non so in che modo potrei aiutarti- Tom alzò le spalle dispiaciuto.
Già! Nemmeno lui che era il diretto interessato aveva trovato una soluzione al problema, figuriamoci se Tom ne avesse trovata una. Detta così sembrava che avesse poca considerazione del fratello, ma la verità era che era Bill a dover dare dargli dei consigli e non viceversa. Tom era rimasto il bambino di sempre, incurante dei problemi che lo circondavano, riusciva a fregarsene di tutto e continuava a vivere serenamente. Quanto lo invidiava!
-Ho fatto male a venire, scusami- si alzò dal divano, recuperando il cappotto e dirigendosi verso l’uscita.
-Aspetta!- lo fermò sulla soglia della porta.- Forse tu non sei in grado di aiutarla, lei ha bisogno di un professionista- biascicò spingendolo nuovamente in salotto.
-Cioè? Credi che io non sia in grado di aiutare la mia ragazza?- Era indignato, lui poteva farcela da solo, senza l’aiuto di uno stupido strizzacervelli o chiunque altro.
-Bill ascoltami- da quando era Tom a fare l’adulto?
-Ti ascolto- alzò gli occhi al cielo, aspettando la brillante soluzione del fratello.
-Non ho insinuato che tu non sia in grado di aiutarla, però in questo caso il problema mi sembra grave e tu non hai la competenza per aiutarla- spiegò cautamente.
Sembravano padre e figlio, ovviamente Tom era il padre.
-E quindi cosa mi consigli?- chiese ironico, schioccando la lingua sul palato.
-Fuori Berlino c’è un centro per questi problemi, potresti informarti e magari portarci Anna-
-Io non porterò Anna in una clinica- scosse la testa risoluto.
-Bill è solo per aiutarla, vuoi o no che guarisca?-
Era suo fratello quello che lo stava guardando comprensivo? Pazzesco! Gli stava facendo pena! Ma come poteva dargli torto? Si era presentato a casa sua all’improvviso, scuro in volto e con il morale a pezzi, pensando alla sua relazione.
Relazione? Poteva ancora definirla così? Visti da fuori, sembravano due amici che condividevano la stessa casa, vivendo di silenzi e astinenza da sesso. Il sesso in quel momento era l’ultimo dei suoi problemi, ma diamine! Era un uomo e come uomo aveva i suoi bisogni fisici. Ormai gli risultava difficile ricordare l’ultima volta che lui e Anna avevano fatto l’amore.
-Certo che lo voglio, ma non mi sembra il modo migliore portarla in una clinica o da uno psicologo- affermò sicuro.
-E come credi di aiutarla? Cucinandole cibo a volontà e sperando che le venga fame?- rise amaramente. –Perché sei così testardo? Se non accetti i miei consigli per quale motivo sei venuto qui?-
-Infatti, non lo so perché sono venuto qui- si passò una mano sul viso.
-Tommy, con chi stai parlando?- Era una voce femminile quella al piano di sopra?
-Con mio fratello- urlò per farsi sentire.
Scosse la testa disgustato – Me ne vado, torna dalla tua puttanella. Mi dispiace di avervi interrotto.- sputò acido.
-Ehi!- lo prese per un braccio. –Perché fai così?Voglio solo aiutarti-
Tolse il braccio dalla presa e uscì di casa, senza dire una parola.
-Vaffanculo!- urlò, mentre le lacrime pungevano per uscire.
Era chiaro: il problema lo doveva risolvere da solo.
 
*
 
Estrasse dal taschino dei jeans l'indirizzo scritto a penna e una volta appurato che fosse nel luogo giusto, pargheggiò la macchina.
Scese dall'auto frettolosamente, cosciente di essere in ritardo per l'appuntamento.Si sistemò i capelli allo specchietto retrovisore e sorrise osservando la sua immagine riflessa.
Un'ultima occhiata e salì le scale, suonando il campanello. La porta si aprì, rivelando la figura della piccola Alice.
-Tao- sventolò una mano e lo trascinò in casa, tirandolo per i jeans.
-Bill arrivo subito- urlò Sasha dal piano superiore. -Tu intanto accomodati-
-Fai con calma- urlò di rimando, osservandosi intorno curioso.
Camminò fino al divano, accompagnato dal ticchettio dei suoi stivali sul parquet. Un brivido di freddo attraversò la sua spina dorsale a contatto con la pelle fredda e liscia del divano.
Si sentiva già meglio, la litigata con Tom, i problemi con Anna erano semplicemente spariti o forse era meglio dire nascosti dal suo sorriso finto. Si riscosse dai suoi pensieri sentendo un rumore provenire alle sue spalle.
-Eccomi, scusa il ritardo- Sasha sorrise imbarazzata, sotto lo sguardo malizioso di Bill. Non sapeva perchè, ma anche con un semplice vestitino a fiori era semplicemente bellissima.
Era rimasto incantato da quella visione e probabilmente se ne era accorta anche la ragazza, visto il modo in cui era arrossita.
Era la sua semplicità che lo affascinava, il suo modo di arrossire e gesticolare, quando si portava una ciocca di capelli dietro l'orecchio e soprattutto quando rideva.
-Figurati- mosse una mano con nonchalance. -Piuttosto sono io che dovrei scusarmi, mi sono presentato qui a mani vuote- Tutta colpa della litigata con Tom, che aveva impiegato più tempo del previsto, togliendogli tempo prezioso per comprare qualcosa di carino per l'occasione.
-Non preoccuparti!- sorrise sincera e prese posto vicino a Bill.
-Ma dov'è scappata quella mocciosetta?- chiese curioso.
-E' andata di sopra a prendere un regalo per te, credo- alzò le spalle sorridendo.
-E' molto carina la vostra casa- annuì, guardando il salotto.
-Oh grazie!Tutta opera di mia madre- sorrise -Si è recata ad ogni fiera esistente per trovare questi mobili del settecento.-
-Mobili del settecento?Wow!- esclamò sorpreso.
-Eh già! Oh ma che maleducata! Vuoi qualcosa da bere o da mangiare?- chiese mortificata.
-Se c'è gradirei del thè-
-Te lo prendo subito, ti dispiacerebbe controllare cosa fa Alice?- si voltò verso di lui, appoggiandosi allo stipite della porta.
-Certo, vado subito a controllare- Si alzò dal divano e salì le scale, cercando la camera della piccola.
 
 
-Questo disegno l’ho fatto per te- Aveva trovato Alice intenta a cercare qualcosa dentro una piccola cesta di vimini, si era avvicinato e l’aveva vista prendere in mano un disegno.
-Chi sono questi?- lo chiese per sicurezza, ma intuiva già chi fossero le tre persone raffigurate.
-Lei è Sasha poi ci sei tu e poi io- rise, puntando il dito verso se stessa.
Quello che lascio di stucco Bill fu il modo in cui lui e Sasha erano stati rappresentati: si stavano baciando.
-Ma perché io e Sasha ci stiamo baciando?- chiese con cautela. Era pur sempre una bambina e poteva aver compreso male la loro amicizia.
-Sashi ha detto che tu sei molto calino e che sei il suo lagazzo ideale- annuì, sorpreso di quella rivelazione, ma anche piacevolmente lusingato.
-Forza! Adesso andiamo di sotto- la prese in braccio e scesero le scale, trovando Sasha ad aspettarli con una tazza di thè in mano.
 
*
 
-Che carina questa foto? È tuo padre?- La domanda era uscita fuori spontanea, automatica.
Si rese conto solo dopo che era stato invadente e che probabilmente Sasha non amava parlare di suo padre, visto il modo in cui il suo viso si era rabbuiato all’istante.
-Scusami, non volevo impicciarmi- cercò di rimediare.
-Non preoccuparti, è solo che non ho dei buoni rapporti con mio padre- disse flebilmente, abbassando il capo verso il basso.
Ci furono momenti di silenzio. Ma non quei silenzi imbarazzanti. Quei silenzi ricchi di parole mai dette, di ansia, tristezza.
-Ci ha abbandonate all’improvviso- Suo padre era morto? Simone gliel’aveva sempre detto che doveva imparare a contare fino a dieci prima di parlare, ma evidentemente non le aveva mai dato retta veramente, altrimenti non avrebbe fatto quella domanda da ragazzo impiccione.
-Scusa, non pensavo che fosse…- mormorò dispiaciuto.
-Non è morto- rise Sasha. –E’ scappato con la segretaria non so dove. Ci ha lasciato solo una misera lettera dicendo che non gli piaceva più la sua vita e che si sentiva stretto nei panni di padre e di marito. Ha avuto anche il coraggio di scrivere di non essere arrabbiate con lui, ti rendi conto?- sbottò furiosa. –Lui se ne va con una ventenne in un’isola sperduta e noi non dovremmo essere arrabbiate- sospirò, mentre una lacrima scendeva involontaria dai suoi occhi.
Bill si limitò ad ascoltare in silenzio, ogni parola sarebbe sembrata banale e fuori luogo.
Si avvicinò lentamente alla ragazza e fece la prima cosa che gli venne in mente, la abbracciò, accarezzandole i capelli. Questo servì a calmarla e a farle tornare il sorriso.
 
*
 
La serratura della porta scattò, facendo voltare entrambi i ragazzi.
-Sasha sono a casa- trillò una donna sulla cinquantina entrando. -Oh sei qui!- esclamò sorpresa, osservando di sottecchi Bill.
-Ehm...mamma lui è Bill- disse Sasha indicandolo.Bill porse la mano alla donna, che ricambiò il gesto.
-E così tu sei il famoso Bill, non sai quanto mi ha parlato di te la mia bambina- Voltò lo sguardo verso Sasha che sorrideva imbarazzata, osservando imbronciata la madre.
-Davvero? Non credevo di essere così importante- rise, coinvolgendo anche la donna.
-Sono proprio felice che vi frequentiate, finalmente la mia piccola Sashi ha trovato un ragazzo serio- sorrise a Bill e si diresse in cucina.
Bill era sorpreso, si era perso alla parola "frequentiate" e da lì non aveva capito più nulla. Quindi la madre di Sasha pensava che loro fossero...fidanzati? Scosse la testa, pensando di aver immaginato tutto, ma l'espressione mortificata di Sasha lasciò intendere esattamente il contrario.
La situazione era davvero imbarazzante, sembravano entrati in un film, dove la protagonista diceva a tutti di essere fidanzata ma il ragazzo non ne era al corrente. Corrucciò le labbra, pensando a cosa dire ma non trovò nulla di sensato.
Per fortuna ad interrompere quel silenzio ci pensò la signora Isabel, entrando in salotto e accomodandosi in mezzo ai due ragazzi.
-Sasha perchè non inviti Bill a pranzare qui da noi domenica?- se ne uscì Isabel, aspettando la risposta della figlia. La ragazza che stava bevendo un sorso di thè, cominciò a tossire rumorosamente e Bill non potè fare altro che sorridere divertito da quella situazione.
-Ehm..io non lo so, Bill sarà impegnato- tentò, sperando la madre non si opponesse.
-Sasha non fare la maleducata- disse la donna contrariata- chiedilo direttamente a lui- la donna si voltò verso Bill, in contemporanea con Sasha.
Si ritrovò osservato da due paia di occhi e continuò a spostare lo sguardo da Isabel a Sasha.
-Per me va bene- Fu la prima cosa che gli venne in mente.
-Allora ti aspettiamo- Disse Isabel.
-Ora sarà meglio che vada- constatò, guardando l'orologio appeso alla parete.
Si alzò dal divano e si sistemò i jeans spiegazzati, prima di salutare Isabel e Alice che si trovava nella sua stanza al piano superiore.
-Arrivederci- disse la donna salutandolo, mentre Sasha lo accompagnava alla porta.
Salutò cordiale e si diresse alla porta, al fianco della ragazza che camminava in religioso silenzio.
Uscì e fece per salutare Sasha, ma lei si chiuse la porta alle spalle, facendogli segno di sedersi sui gradini. Acconsentì e la vide sospirare.
-Senti Bill, mi dispiace tanto per la situazione in cui ti ho cacciato- iniziò titubante. -Quando mio padre se n’è andato, ho chiuso tutte le mie amicizie a causa delle poche volte in cui uscivo. Ero diventata scontrosa con tutti e rimanevo giorni e giorni chiusa in camera, uscendo solo per mangiare.-Prese un respiro, abbassando lo sguardo. -Poi piano piano, mi sono...come dire ripresa e ho ricominciato ad uscire normalmente, ma non ho più avuto amici- sorrise amaramente. -Così quando quel giorno ti ho incontrato al parco e abbiamo iniziato a parlare, ero al settimo cielo perchè finalmente riuscivo a dialogare con qualcuno che non fosse mia madre o mia sorella. Sono tornata a casa con il sorriso sulle labbra e mia madre si è incuriosita molto dal mio cambiamento di umore e...- lo guardò negli occhi.-...gli ho parlato di te.- Sorrise, incitandola a continuare.
-Gli ho raccontato della giornata al parco, di come eri stato gentile con me e Alice e lei è saltata subito a conclusioni affrettate, credendo che ci stessimo frequentando. Non la vedevo così felice da tempo.- ammise osservando un punto indefinito davanti a lei. -Vedendola così entusiasta non c'è l'ho fatta a dirgli che si era sbagliata e che eravamo solo...- si morse il labbro imbarazzata. -...amici. Mi dispiace, non credevo che ti avrebbe fatto questa proposta, giuro che appena entro in casa le dico tutta la verità.- annuì, convinta della sua affermazione. -Così non dovrai venire qui domenica-
-No.- disse Bill, interrompendola. Sasha lo guardò confusa, non capendo. -Tua madre era così felice oggi, vuoi davvero rovinare la sua felicità dicendole la verità?- Si stupì di se stesso, sentendo le parole uscire da sole.
Sasha scosse la testa. -Però...tu...cioè io...ti ho messo in un casino tremendo- si passò una mano sul viso.
-Non preoccuparti- le accarezzò i capelli e sorrise sicero. -Sono stato io a dirtelo-
-Ma tu sarai costretto a fingere che noi ci frequentiamo- ammise triste.
-Vorrà dire che proverò le mie doti di attore-
Le schioccò un bacio sulla guancia e si alzò dagli scalini, dirigendosi verso la sua auto.
Si voltò improvvisamente e la guardò ridendo.
-Ci vediamo domenica- le fece l'occhiolino e salì in macchina.
Ancora non sapeva in che guaio si stava cacciando.


*
Hallo! Chiedo scusa per il ritardo, ma ho diverse storie in corso e devo trovare il tempo per scriverle tutte xD
Questo capitolo non mi soddisfa più di tanto, anzi sinceramente non mi piace proprio! A voi il giudizio!
Kiss Nobody Is Perfect

  
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