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Autore: Wry_berry95    24/08/2011    1 recensioni
Due ragazzi da un passato difficile sperano in un futuro migliore,fondando un'amicizia che cambierà col tempo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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una cosa

SIAMO UNA COSA SOLA ORA.

Non mi ero accorta,che mentre salutavo Kaname,Zero era andato in camera sua. Qualcosa l’aveva infastidito? Perché? Speravo che non fosse arrabbiato con me … Maccherone ora era tranquillo,non c’era l’odore che gli dava fastidio e gironzolava tranquillamente per casa,facendosi fare le coccole da papà che,come al solito,starnutiva. Ma si volevano un bene tremendo quei due. Ormai erano inseparabili. Come me e Zero. Ora conoscendolo bene,avrà bisogno di stare solo, si chiuderà in camera e non uscirà per un po’. Significava che dovevo ri-accamparmi davanti alla sua camera. Non che la cosa mi dispiacesse,ma speravo che non facesse troppo freddo. Andai in camera e si,sembrerà strano ma mi misi a studiare. Non avevo niente di meglio da fare. Papà stava preparando i bagagli per passare il finesettimana con i suoi vecchi colleghi Hunter e Zero era sempre chiuso in camera,anche se sentivo rumori strani. Cosa stava combinando?

Verso le 19:00 accompagnai papà all’auto. Stava partendo,ma non avrebbe portato con se il povero gattino,che già sentiva la sua mancanza.

-Allora piccolina,mi raccomando,prima di andare a letto chiudi bene la porta d’ingresso e le finestre. Se Zero non esce dalla stanza in nessun modo sai bene come comportarti. Sempre se non esce non andare a prendere la legna in cantina,non mi va che fai uno sforzo così. Se Kaname chiama,mandagli i saluti anche da parte mia.- mi stritolò singhiozzando- aaaah la mia bambina! Torna presto papà,tranquilla.

-Lo so papà. Fa buon viaggio. – gli sorrisi e aspettai che partisse.

Andai in camera  e mi sedetti per terra con le spalle al muro. Zero non faceva più strani rumori,c’era silenzio,troppo silenzio. Avevo una voglia matta di parlargli,ma sarebbe rimasto lì dentro minimo tre giorni. Mi alzai per andare al bagno e passando davanti alla scrivania notai che c’era appoggiato un foglio piegato in due.

Yuuki,se in questi due giorni ho reagito male,fatto qualcosa di strano che t’ha dato fastidio,o non so,ti prego di perdonarmi. La mia più grande paura è quella di perderti. Non so se tutto questo ti sembrerà stupido,ma è vero. Quando sono entrato e ti ho vista tra le braccia di Kaname,non so che reazione avrei potuto avere,cioè sarebbe stata diversa da quella che ho avuto. Se l’avessi ammazzato o anche solo preso a pugni tu ora mi odieresti,ma non posso farci niente. Con te sono iperprotettivo,ma è paura. Io,Yuuki,non voglio perderti. In quel momento ho pensato che t’aveva morso e … non sapevo che fare,se l’avesse fatto probabilmente avrei reagito male anche con te. Capisci che un giorno avrei potuto mettere fine alla tua vita?Perdonami,perdonami se ora non ho il coraggio di dirti queste cose a quattr’occhi. Mi sento stupido nascondendomi dietro un foglietto,ma non so che fare. Ho paura che tu mi odi. Piango come uno stupido. Sono davvero stupido forse.

Ti amo Yuuki.”

Ora mi preoccupavo seriamente. Andai fuori camera sua,ma questa volta non potevo semplicemente aspettare che uscisse,dovevo fare qualcosa subito,entrare in qualche modo. La porta era chiusa a chiave e nonostante continuassi ad urlare per farmi aprire,nessuno rispondeva dall’altro lato. Provai ad aprire con la chiave di camera mia,con quella della stanza di papà,ma niente. Avevo seriamente pensato di sfasciare la porta,ma dopo cosa avrei detto a papà? Scesi giù in cantina sperando di trovare un attrezzo adatto per forzare la serratura. Presi un piede di porco,anche se non sapevo usarlo. Forzai la serratura in tutti i modi possibili. Dopo aver provato decisi di fare qualcosa di rischioso,avrebbe attirato anche l’attenzione di Zero,che ormai non si sentiva più. Dovevo entrare dalla finestra. Le finestre delle nostre camere erano collegate da una specie di cornicione,era abbastanza largo e potevo passare se camminavo piano. Con un po’ di coraggio andai. Non guardavo in basso,fissavo la finestra di Zero e speravo di raggiungerla presto. Camminavo lentamente,attaccata al muro. Mi aggrappai al bordo della finestra,ero finalmente arrivata. Ora dovevo girarmi piano,mettere un piede sul davanzale,poi l’altro,staccarmi in fretta e fare un salto per finire sul pavimento. Ero viva,c’ero riuscita. La prima cosa che notai era la camera in disordine:libri sparsi per terra,la lampada rotta e una mensola parecchio traballante. La seconda era Zero sdraiato a pancia in giù sul letto,con il viso verso il muro. Mi avvicinai a lui,lo agitai,ma non rispondeva.

-Che cazzo hai Zero?!- per reagire così ero nella preoccupazione assoluta.

Non rispondeva e io cercavo di svegliarlo in ogni modo,urlando,scuotendolo,gli davo anche degli schiaffi sulle spalle,ma niente. Mi accasciai su di lui e cominciai a piangere. Che aveva fatto?  Passato qualche minuto urlai il suo nome,le lacrime continuavano a scendere. Spalancò gli occhi e muovendosi velocemente si girò,mi prese i polsi e mi bloccò sotto di lui. Era stata una scena velocissima ed io non singhiozzavo più,stava bene,ma le lacrime scendevano comunque e non era per la stretta fortissima di Zero.

-Stai bene …

Ormai le lacrime non si fermavano e guardandolo negli occhi gli sorrisi. Zero aveva uno sguardo duro,ma si sciolse subito. Poggiò la testa sul mio petto.

-Mi dispiace,mi sono comportato da stupido.

-Un po’ si,mi hai fatta preoccupare. Pensavo ti fossi fatto qualcosa di male.

Alzò la testa e mise la sua fronte contro la mia,guardandomi negli occhi. Sentivo il suo respiro. Si avvicinò alle mie labbra.

-Perdona me e la mia stupidità … ti prego – sussurrò dolcemente.

-Non farlo più però.

Lasciammo stare le parole e cominciammo a baciarci. Sentivo che erano baci diversi. All’amore ora s’era aggiunta la passione. Mi voleva? Perché io si. In quel momento lo desideravo,non mi importava se prima mi ero “incazzata” con lui,se mi aveva fatta preoccupare e quasi precipitare dal cornicione. Mi lasciò un braccio e sentì la sua mano che accarezzava la mia coscia e poi salì,andando sotto la gonna. Voleva la mia stessa cosa. Gli lasciai fare quello che voleva e fece con me la stessa cosa. Tra morsi,succhiotti e baci ci ritrovammo sotto il piumone blu,senza indossare niente. Lo sentivo dentro di me e lo graffiavo dietro alla schiena,stringendolo forte a me per non farlo smettere,per non farlo andare via. Quella sera io e lui eravamo cambiati. C’era amore tra noi,voglia,voglia di dividere tutto,di sentirci sempre più vicini e di non lasciarci mai. Ma soprattutto,ora eravamo una cosa sola,ed era bellissimo.

 

 

 

 

  
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