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Autore: Ziggie    24/08/2011    3 recensioni
E rieccomi qui a scrivere di nuovo del capitan Barbossa. Nei frammenti precedenti ho narrato della sua storia prendendo spunto da situazioni accennate nella sua biografia, qui invecce si cambia musica. In questa storia Hector narrerą dei propri pensieri, delle proprie sensazioni di fronte a quanto ha vissuto: morte, resurrezione e tutte le altre imprese alquanto epiche che lo hanno accerchiato nel corso della saga. Quindi non mi resta che augurarvi buona lettura ;)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Buonasera gente ed ecco a voi il secondo frammento. Hector è alle prese con Calypso nel limbo, una situazione tra la vita e la morte che non si fermerà in questo capitolo, ma proseguirà nel prossimo. Grazie a chi legge e a Fanny Sparrow che mi regala sempre ottimi commenti. Buona lettura ;) 
 

              2.”Nelle grazie di Calypso”
 

Galleggiavo inerte, sommerso a tratti dall’alta marea che prendeva il sopravvento. Ero morto, eppure era come se non lo fossi. Spalancai gli occhi e un bagliore mi avvolse: era accecante, luminoso, bianco; eccolo: il nulla. Arrivò poi il buio e con lui l’acqua iniziò a scrosciare prima lieve, poi sempre più forte, come se battesse sulla roccia: era lontana.

Mi alzai in piedi e provai a camminare, con mia enorme sorpresa ci riuscii; quel posto doveva essere il mio inferno, il mio post mortem , non c’era altra spiegazione e proseguii.

Mi trovavo in una grotta, un lungo tunnel scuro, illuminato, a tratti, dall’acqua limpida che sgorgava dalle pareti rocciose. Stalattiti e stalagmiti biancastri creavano decorazioni degne di nota: i primi donavano una dentatura all’ampio soffitto, come pronti a ghermire la preda; i secondi, in minoranza e sparsi sul terreno, erano come i denti di un bambino, in fase di formazione.

Continuai il mio cammino esplorando quel luogo magico – dove la natura regnava sovrana – fino alla fine della grotta, dove un’ampia cascata, alta una ventina di metri circa, sgorgava da una parete rocciosa intagliata dall’erosione, come un bassorilievo e si immetteva in un lago azzurro e cristallino, come le acque del mar dei Caraibi.

Un’ombra si stanziò fissa sulla superficie dell’acqua che scendeva, ma non era la mia – i morti non hanno ombra -; dapprima sfocata poi sempre più nitida: quelle erano le forme di una donna, le avrei riconosciute tra mille e solo una donna di mia conoscenza portava quei capelli, agghindati con mille chincaglierie.

- Tia Dalma! – esclamai alquanto sorpreso, che diavolo ci faceva lì?
Lei ghignò, uscendo da quel nascondiglio fluttuando, come se appartenesse all’acqua, fermandosi a poca distanza da me. – Calypso – sussurrò correggendomi.
La guardai accigliato, avevo letto e udito molte cose riguardo a quel nome: la dea del mare, la signora indiscussa delle acque, come poteva avere legami con quella strega?!
- Date libera parola ai vostri pensieri, capitan Barbossa, ne abbiamo di tempo. La donna indomabile come il mare si presenta a voi e chiede i vostri servigi – mi fece l’occhiolino, stuzzicandomi la barbetta.
- Non vedo come un morto possa soddisfare le vostre voglie, milady – feci notare pacato, non che fossi contrario o mi mancasse la voglia, dieci anni a patire le pene dell’inferno erano un’eternità per un abile amante come me, ma ero morto, freddo, sarebbe stato inutile e non sarei riuscito a soddisfare la mia voglia repressa. Dal canto suo lei ridacchiò; sicura di sé.
- In molti mi hanno soddisfatto anche indirettamente, uno mi ha donato il suo cuore, anche se ora, questo è rinchiuso in un forziere su un’isola lontana – narrò melliflua – tutti i marinai rispondono al richiamo del mio nome: io sono il mare -.
- Per quanto mi riguarda, io rispondo soltanto a me stesso – specificai – e al mare non occorrono padroni -.
Lei scosse il capo – stesso discorso di molti anni fa, quando la prima fratellanza mi imprigionò in questa singola forma – commentò seccata – il mare ha padroni, capitan Barbossa; voi pirati lo dominate -.
- Noi lo viviamo – ribattei prontamente – ora vi sarei grato di non parlare per enigmi, come vostro solito, e spiegarmi, nei minimi dettagli, dove mi trovo e come, un morto, potrebbe esservi utile -.
- Schietto come sempre – osservò la donna, accarezzandomi il petto – Vi trovate nelle grotte oscure, una sorta di limbo a cui hanno accesso solo coloro, cui il destino vuole dare un’altra possibilità -.
- E voi sareste il mio destino? – domandai scettico.
- Dieci anni di maledizione e la pallottola che vi portate nel petto, non sono bastati a farvi aprire gli occhi su quanto, di soprannaturale, circonda la vita di un uomo? -.
Arricciai il naso – so cosa ho passato e come sono morto; direi che potrei credere a qualche storiella sui fantasmi, ma finché questi occhi non vedono e queste mani non toccano, io rimarrò sempre lo scettico di turno -.
- Oh! Quindi non vi importerebbe tornare dall’aldilà con una piccola missione da compiere, al termine della quale tornereste libero e pieno di vitalità, come hai tempi prima della maledizione? – chiese pacata, osservandomi seria.
- Che genere di missione, strega? – chiesi sospettoso; dal canto suo sghignazzò e sempre con quel ghigno introdusse il tutto.

- Arriverà il giorno, in cui il dominio di questi mari sarà reclamato da un subdolo omino della compagnia delle Indie Orientali; tale giorno non è affatto lontano e voi vi impegnerete a riportarmi alla mia forma originale, prima dello scontro finale -.
- Tutto qui? – chiesi accigliato, quelle parole erano troppo sintetiche.
- Jack Sparrow pagherà i propri debiti con il terrore dei mari e verrà condotto in un posto non di morte, ma di punizione. Occorrerà però andarlo a riprendere e solo un capitano con un’elevata vena sadica e sprezzante gusto del pericolo, potrà arrivare fin laggiù -.
Roteai gli occhi al cielo e sospirai, non solo mi aveva pagato quel biglietto per l’inferno, ora la sua figura mi perseguitava anche da morto, eppure ero convinto che un cadavere avesse diritto ad un po’ di tranquillità!
- Non vedo perché dovrei andarlo a riprendere, è una punizione ben meritata e non sarò così gentile con l’uomo che mi ha spedito nella tomba – era una cosa ovvia, dopotutto, doveva aspettarsi quella risposta.
- Affonderà con la sua nave. La Perla Nera lo seguirà nell’abisso di quel luogo punitivo e senza di lui non potrò tornare al mio regno -.

Quando sentii che anche la Perla l’avrebbe accompagnato divenni più freddo di quello che ero, raggelato. Come poteva la dama dell’oscurità cadere nell’abisso, accompagnata a quella carogna? L’avrei ripresa, questo era certo.
- Se non altro il capitano affonderà con la sua nave – convenni seccato e al tempo stesso sarcastico. – Perché vi occorre? -
- Nove pirati nobili mi hanno imprigionato, nove pirati nobili mi libereranno. Chiamate la fratellanza a consiglio, raccogliete i pezzi da otto e fate il rito che ne compete -.
- Che rito, di grazia? -
Lei mi si avvicinò maliziosa, arrivando ad un soffio da me, strusciandosi sinuosa sul mio corpo, stuzzicandomi sotto il collo e la barbetta. – Bisogna raccogliere i nove pezzi da otto, bruciarli e pronunciare le parole: Calypso, io ti libero dal tuo legame umano, come se foste parlando con la vostra amante – mi sussurrò all’orecchio quelle ultime parole: perché dovevo essere morto? Non mi ero mai fidato di quella strega, ma quei suoi modi così suadenti e maliziosi, mi avevano solleticato le viscere; ero davvero il cadavere al cospetto di una dea o ero l’uomo al cospetto di una donna?
Non mi posi altre domande e osai.
La mia anima tornò a brillare, a breve il mio corpo sarebbe tornato vivo e io sarei tornato alla ribalta.
  
  
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