Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: myprettyoddromance    24/08/2011    6 recensioni
Un padre, suo figlio, il loro rapporto. Non sempre tutto va bene, c'è da fare i conti con amibizione e sofferenze.
La morte non ferma questi problemi.
Draco e Lucius, un rapporto tormentato che non finisce con la morte, che continua a riflettersi nel cuore di Draco. Ma lui non è solo... Come si rapporterà Draco col suo passato, ora che c'è Harry nella sua vita?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Harry Potter, Lucius Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Here I am 
 
Apro gli occhi di soprassalto, e aspetto che la mia vista si metta a fuoco. La finestra con le persiane chiuse da cui filtra poca luce, il cuscino bianco e Harry, che mi dà la schiena e dorme a fianco a me. Gli passo una mano tra i capelli e mi alzo silenzioso dal letto. Vado in cucina e controllo l’orologio appeso alla parete: le sei e un quarto di mattina… Harry non ci potrebbe credere, vedermi sveglio a questi orari antelucani! Apro le persiane della cucina: fuori c’è una nebbia che si potrebbe tagliare col coltello. Tipico di questo giorno… ogni dannato 7 di ottobre c’è un tempo da cani. Scuoto la testa e apro il frigo (eh sì, mi sono accorto che anche alcune cose Babbane possono essere molto comode) per vedere se c’è per caso qualcosa da mettere sotto i denti. Allora: un tubetto di ketchup, mezzo limone, acqua, succo di zucca, una ciotola con gli spinaci di ieri… Harry dovrà fare la spesa anche oggi, a quanto pare. Prendo un Post It da un blocchetto sopra il piano della cucina e scrivo la lista della spesa per Harry terminando la mia firma con un piccolo svolazzo. Come faceva lui… Mio padre. Sospiro e apro la credenza, se non mi sbrigo non esco di casa in tempo… Ah, Harry e il cibo Babbano! Sbuffo di disapprovazione, prendo di malavoglia una mezza dozzina di barrette al cioccolato dietetiche (ma io questa cosa dei Babbani non l’ho mai capita… come fa il cioccolato ad essere inserito in un prodotto dietetico?) e il succo di zucca dal frigo.

Trangugio le barrette e lascio le carte sul tavolo, poi Appello i miei vestiti, che sono nella nostra stanza appoggiati su una sedia. Mi vesto in fretta e poi vado al bagno in punta di piedi per non svegliare Harry. Guardo il mio riflesso nell’ enorme specchio che abbiamo comprato: occhiaie, un accenno di barba, i capelli in disordine. Sorrido a questa immagine di me che si può vedere solo la mattina e noto che a parte i capelli somiglio moltissimo a mio padre, adesso. Mio padre. Cerco di non pensarci, visto che starò in viaggio mezza giornata per lui, e che ne avrò tutto il tempo, inoltre la mattina non è il momento migliore per le elucubrazioni.
 
Esco dal portone e vengo investito da una raffica di vento gelido, che però non spazza via la nebbia. A Londra la nebbia è così spessa che non si taglia neanche col coltello. Mi stringo nel mantello, fermo un attimo a sentire il precoce freddo inglese che mi sferza la pelle. Poi mi Smaterializzo: destinazione King’s
Cross.

La stazione, in genere brulicante di gente, a quest’ora di mattina è stranamente vuota: sarà la nebbia, sarà il freddo. I miei passi risuonano sulla banchina piastrellata, guardo i binari vuoti e i freddi cartelli di plastica che li numerano. Sei, sette, otto, nove… Cammino verso il cartello del numero dieci e mi ritrovo alla stazione magica, senza però lo sferragliante treno rosso che ho preso per sette lunghi anni.
Non c’è solo quel binario, nella stazione magica. Ce ne perlomeno altri sei, che non ho mai preso e non sono mai andato ad esplorare, tranne uno che ho scoperto proprio l’anno scorso. I treni che partono da quel binario vanno tutti verso la Scozia, e la prima di queste corse è quella che si dirige più a nord di tutte, ed è esattamente quella che vado a prendere oggi.
 
Vado ad Azkaban.
 
Oggi, 7 ottobre, sono tre anni esatti che mio padre, Lucius Malfoy, è morto. E’ morto ad Azkaban, e mamma non l’ha voluto far spostare nella monumentale cripta di famiglia del Malfoy Manor, dove giace tutta la stirpe dei Malfoy, in urne e tombe riccamente istoriate. E’ un locale immenso, che si trova nell’ immenso parco del Manor. Papà mi ci portava spesso da piccolo, e passeggiavamo là dentro, in quel lunghissimo edificio gotico alto e scuro, dove le monumentali tombe creavano luci sinistre, e lui mi parlava della nostra stirpe, della purezza del nostro sangue, di quanto questa fosse importante e altre cavolate del genere.

Lo spazio che avrebbe dovuto occupare mio padre giace vuoto e polveroso, neanche gli elfi domestici si spingono fino a laggiù. Mio padre giace nella terra di Azkaban, sotto una semplice lapide di granito con inciso il suo nome che il mare sbiadisce e sbiadisce sempre più. Mio padre. Stringo i pugni al pensare a lui: non mi ha mai voluto bene, mi ha solamente creduto un altro strumento per ingraziarsi un pazzo che ha tentato la scalata al potere ma poi è rovinosamente caduto giù. Da ragazzo ho desiderato tante, troppe volte che lui morisse, che se ne andasse, serbavo rancore a tutti a causa sua, disperato ma nell’ insieme tronfio perché illuso, forse, dalle sembianze di potere che Lord Voldemort mi avrebbe potuto dare. Quando però ho saputo che è morto, è stato come se il mio stomaco avesse fatto un tuffo. Non era la tanto agognata sensazione di libertà, era una sensazione di vuoto, di troppa libertà, dell’ arrivo del momento in cui avrei potuto scegliere davvero cos’era meglio per me. “Se n’è andato” ho pensato quando ho abbassato la lettera listata a lutto di mamma. Se n’era andato, come ogni uomo fa. Era l’uomo che mi aveva portato quasi alla rovina, ma non riuscivo a sentire felicità in quel momento. E poi… e poi mi sono accorto che facevo come quel cane che, odiato e picchiato dal padrone, alla morte di questi andava a piangere sulla sua tomba. Non so perché non mi sentissi… di non odiarlo…
 
Salgo sul treno e prendo posto vicino al finestrino. La carrozza è quasi vuota, tranne che per una giovane ragazza dall’ aria seria che siede un paio di posti avanti a me. Sbuffando, il treno esce dalla stazione e prende velocità, i campi avvolti dalla bruma che scorrono sotto i miei occhi. Il viaggio durerà perlomeno quattro ore, e ho tutto il tempo di pensare, scrivere, lavorare. Ma per ora mi limito a guardare la mesta brughiera inglese che mi scorre sotto gli occhi, specchio del mio stato d’animo, e con questo pensiero cado addormentato.
 
Mi risveglio, ho la mano indolenzita: mi sono addormentato con il viso appoggiato alla mano, con il risultato che ora mi fa male la schiena e il collo. Controllo l’orologio: altre tre ore di viaggio. Avrei potuto Smaterializzarmi direttamente là, ma questo giorno non lavoro e mi posso prendere tutto il tempo, compreso quello per un viaggio in treno, anche solo per vedere il paesaggio della bella e brumosa Inghilterra che mi scorre sotto gli occhi. In realtà non ho voglia di Smaterializzarmi ad Azkaban, vedere una stupida lapide su cui è inciso il nome di mio padre e andarmene fischiettando a casa. Oggi mi prendo del tempo per pensare a lui, per rifletterci su, anche perché il mio umore non è dei migliori.

Anche se non mi voleva bene come dovrebbe un padre, sono comunque ancora legato a lui. Devo ammettere che ho sofferto quando è morto, e non capivo, perché mi ero ripromesso di rinnegarlo e odiarlo per tutto ciò che mi aveva fatto, anzi tutto ciò che ci aveva fatto, a me e a mamma. Il tempo non accenna a migliorare, la nebbia è sempre uguale, e nasconde tutto ciò che si trova. In questo momento vorrei che mi avvolgesse e nascondesse anche i miei sentimenti.
 
Lo scampanellio del macchinista mi risveglia dal torpore in cui ero caduto: prendo la borsa dalla cappelliera e scendo dal treno: il vento è molto forte qui, e la stazione è proprio sul mare. Il mare è mosso e il tempo è letteralmente da cani, non so se sia l’atmosfera di Azkaban o semplicemente la zona. Inspiro profondamente e mi Smaterializzo sull’ isola di fronte, dove torreggia una fortezza grigia e cupa: Azkaban.
 
E’ il terzo anno che vengo qui a trovarlo. Si avverte subito il gelo dei Dissennatori che là dentro da qualche parte stanno torturando i prigionieri. Insieme a me c’è anche quella ragazza che era insieme a me sulla carrozza, e si dirige verso l’entrata dell’ immenso cimitero che circonda Azkaban. All’ entrata ci appuntano un piccolo cartello dove è scritta la posizione del nostro defunto, anche se io non ne ho bisogno perché la so a memoria, ormai, settore M numero 15. M di Malfoy.
 
Dopo aver attraversato file e file di lapidi bagnate ed erose dal mare, e dopo essermi beccato un po’ di schizzi, raggiungo il settore M e trovo la tomba di mio padre. E’ uguale a tutte le altre, con la sola differenza che c’è scritto il nome di mio padre sopra e che è l’ unica su cui sto a rimuginare. Sono qui, solo. Non c’è nemmeno la ragazza che era in treno con me.

E guardo la lapide, papà, la tua lapide, come se potesse parlarmi e dirmi qualcosa di te, che dormi nella roccia di Azkaban da oramai ben tre anni e non puoi più sentire niente, non puoi più soffrire o tiranneggiare. Chissà come sei lì sotto papà, tu con gli occhi chiusi e i capelli lunghi raccolti in una coda spettinata, la tua faccia placata come la tua anima, non più toccata dalle torture dei Dissennatori.

Tu… non mi puoi vedere, sentire, e forse è stupido stare qui a parlare con te, anzi con la lapide, ma sto parlando anche a me stesso, capisci? La tua perdita mi ha lasciato un vuoto dentro che non so spiegare, tu che non mi hai mai voluto bene, che non mi hai mai trattato come un figlio, cosa ti importava di me come persona, del resto… Stringo i pugni e guardo la tua lapide, uguale a tutte le altre qui intorno. Non freno le lacrime che mi scendono sul viso, non ne ho motivi… Tu non hai mai saputo darmi la soddisfazione di esserti figlio, di volerti bene, e sento che ho perso dei momenti importanti della vita, che forse non ho imparato ad amare che più tardi perché…

Non voglio più pensare. Chiudo gli occhi e lascio che la pioggerella leggera che ha iniziato a cadere inizi a bagnarmi, come a volere lavarmi via tutte le inquietudini e l’amarezza che mi vengono quando penso a te, papà… L’ amore! Non ne hai mai saputo dare neanche a mamma, a quanto ne so. Lei ti è servita solo per generare una creatura che avrebbe potuto portarti altra gloria. Peccato che nel mio sangue ci fosse la codardia e l’istinto di conservazione esagerato dei Malfoy. Amare… Non mi hai mai amato come un padre. Erano solo parole fredde e distaccate quelle che ricevevo da te, che non sapevano mai soddisfarmi. E mi sono chiuso in me stesso, senza amare nessuno, come facevi tu. Sento la pioggia che mi scroscia addosso, ora non è più la pioggerella leggera di prima. E le mie lacrime si mescolano ad essa, lacrime per tutto ciò che ho perso…
 
Sento premermi addosso il mantello bagnato. Una sensazione di calore si propaga in me nonostante la pioggia gelida. La stretta aumenta, è un abbraccio. Mi volto, non riesco a capire chi è…
 
Harry.
 
Sono stupito, sorpreso, io non gliene ho mai parlato, ho sempre tenuto tutto questo per me. Nei suoi occhi verdi vedo compassione, voglia di aiutare... Mi volto, ricambio l’abbraccio, affondando la testa nei suoi capelli neri e profumati, bagnati ormai come i miei. Non mi chiede niente, ma è qui, io sono tra le sue braccia e la mia testa è riempita dal suo profumo… e dai miei pensieri e dalle lacrime… Alza la testa e mi guarda. I suoi occhi verdi incontrano i miei, capisco che non ha bisogno di parole. Continuo a piangere e mi rannicchio contro di lui, mi sento un bambino. Lui mi stringe forte, senza dire nulla, perché di nulla c’è bisogno. “Ti…amo” gli sussurro appena, quasi sorpreso da queste parole uscite spontaneamente. Non dice niente, ma mi alza appena la testa e mi guarda negli occhi, due gemme verdi che si perdono nei miei occhi grigi. Le nostre labbra si toccano, sento le sue labbra morbide che premono appena sulla mia bocca, la sua lingua che gioca delicata e traccia il contorno della mia bocca. Sento il suo respiro fresco vicino... “Non preoccuparti” sussurra “Ci sono io.” 
 
 
 
 Note dell' autrice ^^

Questa è la prima volta che mi cimento in una storia di genere introspettivo, quindi spero di non aver commesso troppe imprecisioni...  

 Credo che il font vada bene, credo :D
Mentre la scrivevo mi veniva da piangere per Draco ç___ç povero cucciolo (tanto amore per lui :D) Fatemi sapere la vostra opinione su ciò di cui sopra, critiche ben accette! :)
Questa storia è dedicata a tutti quelli che seguono la mia longfic e aspettano il settimo capitolo come io aspetto il ritorno della mia dolce amica con cui condivido l'account dalle vacanze! Anche se è un filone diverso... Ve la dedico ;)
Comunque la mia longfic è qui 
      http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=742488&i=1
 Baci!
Ells

  

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: myprettyoddromance