Leave Me Now
di Mackitten
Traduttrice: Faith Lupin
“Era meglio così”, avevano detto. “Era per il loro bene,” avevano
concordato. Se uno di loro fosse caduto nelle mani dei Mangiamorte, non volevano
avere informazioni che avrebbero potuto tradire l’altro. Avevano tralasciato la
parte riguardante il fatto se uno di loro fosse un Mangiamorte, ma non
era necessario che venisse pronunciata. Aleggiava pesante nell’aria.
Remus osservava Sirius trasportare una scatola di cose che gli appartenevano
dalla stanza da letto alla cucina. Il suo respiro era bloccato in gola. E
così ci siamo. Non aveva sofferto per il fatto che Sirius se ne stava
veramente andando. O almeno così gli era sembrato, finchè non aveva appoggiato
quella scatola sul tavolo della cucina. Il tavolo della cucina sul quale
abbiamo fatto l’amore per l’ultima volta.
“Eccoci,” Sirius disse. Se ne stava in piedi, a disagio, con le mani nelle
tasche dei jeans.
“Sì,” Remus disse. Gli ci volle tutta la sua abilità nel celare le proprie
emozioni per non chiedere a Sirius di restare. “Puoi lasciare qui la tua
chiave,” disse invece, avvicinandosi alla pianta di mimosa che Sirius gli aveva
regalato per l’ultimo Natale.
“E’ cresciuta molto,” Sirius disse con un debole sorriso, mentre appoggiava la
chiave lì accanto. Si avvicinò e ne toccò le foglie. A quel tocco si
accartocciarono immediatamente su loro stesse.
Le foglie si accartocciano per via dei cambiamenti di ioni. Questo non ha
alcun collegamento con la tua vita, Remus si disse, ma non potè evitare di
sentirsi accartocciato su se stesso, quando Sirius venne verso di lui.
Si avvicinò abbastanza perché Remus potesse sentire il profumo di shampoo dei
suoi capelli; vicino abbastanza da baciarlo, se Remus si fosse avvicinato di
altri quattordici centimetri.
”Dovresti andare,” Remus disse velocemente, la voce rauca.
“Probabilmente è la cosa giusta da fare,” Sirius disse lentamente, attentamente.
Remus immaginava stesse cercando con grandi difficoltà di controllare le sue
emozioni, qualunque fossero.
“E’ meglio così,” Remus ripetè. Se l’avesse ripetuto abbastanza volte, sarebbe
diventato vero?
Sirius tornò al tavolo della cucina e vi si appoggiò contro, studiando Remus.
Remus sperò disperatamente che se ne andasse e basta. Era già difficile
abbastanza stare nella stessa stanza e sapere che non lo poteva raggiungere.
Ebbe l’improvviso impulso di dire a Sirius che era tutto uno scherzo, e che
voleva veramente stare con lui, al diavolo i Mangiamorte. Ti prego vattene,
pensò ancora.
“Hai preso tutto?” Remus chiese quando Sirius prese la scatola.
“Sì.”
“Sei sicuro?” Remus chiese. E’ meglio che tu abbia preso tutto. Non potrei
sopportare di vederti di nuovo qui.
“Sono sicuro,” Sirius replicò, la voce che suonava insolitamente piatta. Abbassò
lo sguardo sulla scatola con le sue cose per non incontrare gli occhi di Remus.
“Bene, allora,” Remus disse, cercando di suonare disinvolto e fallendo.
“Sì,” Sirius disse e alzò lo sguardo per incontrare quello di Remus. Remus fu
sorpreso nel vedere la quantità di dolore in quegli occhi solitamente limpidi.
E’ meglio così! Urlò nella sua mente, ma nel profondo sapeva che
si stavano prendendo in giro. Come poteva qualcosa che li feriva così
profondamente essere l’azione giusta da fare?
“Dovresti andare,” Remus disse per la seconda volta.
Sirius annuì e deglutì visibilmente. Afferrò la scatola e si recò verso la
porta, non voltandosi a guardare Remus quando gli passò accanto. Remus rimase
nella cucina, finchè non sentì la porta aprirsi e chiudersi con un pesante
click.
Respira, respira e basta. Conta fino a dieci. Starai bene.
“Mille e uno. Mille e due. Mille e tre—“ Un singhiozzo ruppe la sua conta
rituale.
Si afflosciò sul pavimento contro il muro della cucina, e affondò la testa tra
le mani. Quando le lacrime iniziarono a cadere, si rese conto che né il
respirare a fondo né il contare, né nessun’altra tecnica per alleviare lo stress
lo avrebbero aiutato stavolta. Stavolta l’avrebbe dovuto lasciare uscire.
Sollevò bruscamente la testa, quando sentì la porta aprirsi.
“Moony, mi dispiace. Ho dimenticato il mio—“ Sirius si fermò bruscamente quando
entrò nella cucina. Remus cercò di asciugarsi gli occhi, ma non abbastanza
velocemente.
Fu solo un momento, prima che Sirius fosse sul pavimento accanto a lui,
abbracciandolo, calmandolo, dicendogli che tutto sarebbe andato a posto.
Remus cercò di scusarsi copiosamente, ma Sirius glielo impedì. Lo zittì e lo
baciò sulla fronte.
“E’ la cosa migliore, vero?” Remus chiese debolmente e si asciugò gli occhi con
la manica.
Sirius non rispose e Remus si chiese se l’avesse sentito.
“Sirius?”
Sirius si alzò improvvisamente e diede un forte calcio al bancone della cucina.
Fece correre febbrilmente la mano tra i capelli. Remus sedeva sul pavimento con
gli occhi spalancati. Sapeva bene che era meglio non approcciarsi a Sirius
quando era arrabbiato.
“Non me ne andrò.”
“Er…no?”
“No.” Sirius scosse in fretta la testa. “Hanno fatto in modo che James e Lily
non possano più nemmeno portare Harry al parco. Hanno fatto sì che le persone
abbiano paura a vivere nelle loro stesse case. Ci hanno quasi portato via la
nostra libertà, ma che io sia dannato se gli lascerò portare via anche questo!
Non lo avranno.”
Remus si alzò sulle sue gambe tremanti. “Resterai?”
“Per te va bene?” Sirius chiese, improvvisamente insicuro di sé.
Remus sorrise per la prima volta dopo giorni. “Certo che va bene, stupido
segaiolo. Vai a prendere le tue cose.”
Sirius lasciò la stanza e Remus collassò su una sedia. Pochi minuti dopo sentì
una mano familiare sulle spalle, che avvolgeva le sue braccia, e poi un bacio
sulla testa.
“Ma cosa faremo con i Mangiamorte?” Remus chiese.
“Staremo attenti,” Sirius rispose con una sicurezza che Remus era quasi convinto
non possedesse.
“Ma se uno di noi—“ Remus iniziò a replicare, ma Sirius lo interruppe.
“Staremo attenti. Dobbiamo esserlo, Moony, perché non potrei sopportare
altrimenti. Se non sto con te allora i Mangiamorte possono pure torturarmi.”
“Staremo attenti,” Remus ripetè, sforzandosi di crederci. Gli tornò in mente
quando aveva dieci anni e aveva chiesto alla madre come si faceva a rompere le
uova. Con attenzione, lei aveva replicato, con un piccolo sorriso che era
stato immediatamente rimpiazzato da un cipiglio, quando Remus le aveva
accidentalmente mandate in frantumi. Sarò attento stavolta, Remus pensò,
mentre Sirius faceva correre le sue dita attraverso i suoi capelli color sabbia.
Devo essere attento, perché se non lo sarò…Non si permise di concludere
il pensiero, e baciò Sirius, lasciando che il calore e la sicurezza dell’altro
lo avvolgessero come una calda coperta. In questo abbraccio, riusciva quasi a
sentirsi sicuro. In questo abbraccio, poteva quasi riuscire a fingere che essere
prudenti fosse abbastanza.
Fine
Note della traduttrice: Mackitten, l'autrice, ha scritto anche un'altra versione
di questa storia. L'inizio è uguale, ma mostra come si sarebbero svolti i
fatti se Sirius non fosse tornato a casa perchè aveva dimenticato qualcosa, e
non avesse trovato Remus in lacrime...A me è piaciuta moltissimo anche la
seconda versione, perciò, se vi può interessare, sarò felice di tradurla.
Grazie, Faith.