The Ultimate Catastrophes 4 The GazettE
The
3 Catastrophes
- San Francisco
27 aprile 2010
Kai
La loro prima volta a San Francisco non poteva essere
peggiore.
Eppure Thunder glielo aveva detto chiaramente che Jaylen-sama
era di nuovo malato gravemente.
Neanche la volontà di Hell era stata più sufficiente a
rimandare l’inevitabile.
Quando era squillato il telefono alle 2.00, una settimana
prima, entrambi avevano fatto un salto dal letto e si erano cercati al buio.
Le mani si erano strette.
Aveva risposto lui, e il tono della voce di Hell dall’altra
parte era stato più che eloquente, anche prima che pronunciasse la frase ojiisan Jaylen è morto un’ora fa.
Era già stata al telefono con Reita per quasi mezz’ora prima
di telefonare a loro.
Thunder aveva pianto per… ore.
E lui non aveva saputo cosa fare, se non tenerla stretta a sé.
Ben poco, dal suo misero
punto di vista… ciò
che l’aveva salvata, dal punto di vista di Thunder.
Alle 6.00 erano usciti di casa per andare da Butterfly e Aoi.
Stessa scena.
Reita li aveva raggiunti.
Da lì avevano avvertito il resto del mondo.
Il gruppo si era fermato. Tutto
si era fermato.
Tutto.
Il matrimonio, la tesi da discutere.
E in quel momento stavano avvicinandosi al Golden Bridge, il
leggendario ponte di cui Thunder gli aveva tanto parlato… le ane volevano
tornarci in memoria di Leila-sama… e invece erano lì per gettare le ceneri di
Jaylen-sama.
Come avevano già fatto per Desirée-sama e Leila-sama.
Butterfly si era proclamata custode dell’anfora funeraria. La
teneva in grembo come un bambino e ogni tanto l’accarezzava.
Hell, prima di uscire da casa di Jaylen-sama, aveva detto che stavano
andando a riunire la famiglia Williams… essere tristi era solo da egoisti.
Il discorso lo aveva fulminato.
Avrebbe pagato oro per avere la capacità analitica di quella
creatura.
La ragazza aveva deciso di andare in moto, e guidava davanti a
loro, a meno di trenta metri di distanza.
Reita, che non aveva fatto neanche il gesto di andare in moto
con la fidanzata (ma aveva messo un casco nel bagagliaio), e Aoi, seduti dietro
con Butterfly, erano silenziosi.
Allungò una mano verso Thunder e l’appoggiò sulla sua coscia.
Per confortarla. O per confortare se stesso.
«Sicuramente la imouto accelererà appena entrerà nel ponte.
Non vi preoccupate se farò lo stesso, ok?» disse Thunder.
Mugolii di assenso.
地獄 § 地獄 § 地獄 § 地獄
Hell
If
you're going to San Francisco
Be
sure to wear some flowers in your hair
If
you're going to San Francisco
You're
gonna meet some gentle people there
Stava cantando quella canzone da ore nella mente.
Non riusciva a pensare ad altro.
Non voleva ancora incatenare quella canzone ad un qualcosa di così… triste. Devastante. Ma non riusciva a pensare ad
altro.
La stava cantando con haha, con obaasan.
Lo penso
veramente haha… obaasan…
sono felice di portarvi ojiisan. Ma non lo rivedrò più. Non ho più legami con
questa città che tanto amate.
Aveva paura di perdere quella parte della sua vita? E con lei
forse anche una parte di haha, obaasan e ojiisan?
Aveva paura perché aveva perso un’altra persona che amava?
La silhouette del Golden Bridge si stagliò maestosa e
rassicurante all’orizzonte.
Ci sarebbe dovuta tornare per…
Non pensarci
adesso, raccatterai i cocci quando sarà passata la tempesta.
For
those who come to San Francisco
Summertime
will be a love-in there
In
the streets of San Francisco
Gentle
people with flowers in their hair
Appena entrò nel ponte, superato il pedaggio, aprì il gas.
Come haha aveva sempre fatto.
I ponti sono
fatti per volare.
雷 ð 雷 ð 雷 ð 雷 ð 雷 ð 雷
Thunder
La mano di Kai si appoggiò improvvisamente sulla sua coscia,
strappandole un sorriso.
So che ci sei
itoshii. Questo sarebbe stato il colpo di grazia se non ti avessi avuto al mio
fianco.
«Sicuramente la imouto accelererà appena superato il pedaggio.
Non vi preoccupate se farò lo stesso, ok?» disse.
Ci fu un mugolio di assenso generale.
Quella mano sulla sua coscia era l’unica cosa che la teneva saldamente
ancorata a quella macchina.
«Itoshii mi dai cinque dollari kudasai?»
Kai eseguì con la mano libera.
Aveva deciso di guidare lei per occupare la mente. Perché
sapeva che avendo in macchina Kai, Butterfly, Aoi e Reita avrebbe pensato a guidare.
Punto.
L’avere la sua imouto davanti al naso in sella ad una moto,
era un ulteriore incentivo a non pensare che da quel momento, il loro legame
con San Francisco era… storico.
Con ojiisan Jaylen era morto l’unico contatto ancora reale con
quella città.
Le lacrime le pizzicarono gli occhi e strinse le mani intorno
al volante.
No, non piango.
La imouto ha ragione cazzo. Stiamo portando ojiisan da obaasan e haha. Cosa c’è
da essere tristi?
«Credo che Hell abbia detto una grande verità» disse
improvvisamente Butterfly.
«Lo credo watashi mo, itoshii hito» disse pacato Aoi dopo un
breve silenzio.
«E’ normale che mi sia di conforto, quello che ha detto?»
chiese la sua oneesan.
«Sì, è normalissimo» rispose Reita. «Visto che lo ha detto
proprio per questo.»
Sorrise di nuovo.
Come aveva predetto, appena la ruota anteriore della moto superò
il pedaggio, Hell aprì l’acceleratore.
La voce di haha le rimbombò nella testa. I ponti sono fatti per volare.
E la sua imouto sapeva mettere in pratica gli insegnamenti di
haha.
Premette a sua volta la tavoletta dell’acceleratore.
Ormai la prassi era collaudata: le guardie addette alla
sicurezza del ponte le stavano aspettando al centro, per permettere la sosta
dei loro veicoli e alla sua imouto di avvicinarsi alla barriera per svuotare
l’anfora senza far scattare l’allarme anti-suicidio del ponte.
Kai era rimasto senza parole quando gli aveva spiegato che quella
prassi era necessaria perché molte persone avevano preso il ponte come una
specie di trampolino privilegiato per l’aldilà.
Lo sguardo di Reita poi, non aveva paragoni.
Aoi… lasciamo perdere.
Pensa a tutto
tranne a quello che sta succedendo.
蝶 † 蝶 † 蝶 † 蝶 † 蝶 † 蝶
Aoi
Ringraziava tutti i Kami-gami che Reita e Kai fossero con lui.
A domande come quella che aveva appena fatto la sua fidanzata,
lui non avrebbe saputo cosa rispondere senza paura di fare un patatrac. Per
fortuna ci aveva pensato Reita con la sua solita sintesi.
Non avrebbe saputo cosa fare.
Era desolante.
Butterfly era stranamente calma. Aveva pianto tutta la notte,
ma in quel momento era il ritratto della pace.
Forse Hell l’aveva davvero convinta con quella frase.
I suoi occhi vagavano su ciò che li circondava.
La sua fidanzata aveva passato ore a parlargli di quel ponte,
ma vederlo dal vivo era… un’altra dimensione.
Toglieva il respiro.
Rivolse la propria attenzione alla donna che gli sedeva accanto
con un’anfora funeraria in grembo.
La sfiorò cercando la sua attenzione.
Gli rispose un mezzo sorriso tirato…
lontano anni luce dai sorrisi che illuminavano le sue giornate e le sue notti
da quando l’aveva conosciuta. Da quando lo aveva accettato nella sua vita, per
la bontà di tutti i Kami.
Le cinse le spalle e la strinse a sé. Era poco, ma non gli
veniva in mente altro per… per…
proteggerla.
La testa di Butterfly si posò sulla sua spalla e il suo viso
si nascose contro il suo collo.
Arrivarono al centro del ponte così, quindi Thunder si
affiancò alla carreggiata e mise le quattro frecce. «Volete scendere anche
voi?» chiese.
Reita era già schizzato fuori dalla macchina.
«Direi di sì itoshii» fu la risposta di Kai.
地獄 § 地獄 § 地獄 § 地獄
Reita
Era pericolosamente vicino alla definizione di impotente.
Non sapeva cosa fare.
Aveva sentito piangere Hell per la morte di Jaylen-sama solo al
telefono, ma da quando si erano rivisti, due giorni prima, non aveva versato
una lacrima.
Era arrabbiato.
Era preoccupato.
Era…
impotente spettatore dell’ennesima mazzata alle tre ane. Kso.
Scese di macchina appena Thunder accostò, Hell era già scesa dalla
moto.
Almeno stalle vicino.
Hell stava parlando con un uomo in divisa, che sembrava conoscerla.
Ti meravigli? E’ la terza volta che la
vede.
蝶 † 蝶 † 蝶 † 蝶 † 蝶 † 蝶
Butterfly
Aveva temuto quel
momento.
Era come chiudere
un’era.
Aveva sempre detto
che avrebbe visitato di nuovo San Francisco con ojiisan, ma aveva aspettato… troppo.
Quando si era vista
arrivare a casa Thunder e Kai prima delle 7.00 di mattina…
e soprattutto la imouto con due occhi rossi da far paura…
Almeno ojiisan non
era morto da solo. Hell era con lui.
Non le aveva avvisate
quando era stata chiamata d’urgenza dall’ospedale, era partita in piena notte
con il primo volo disponibile; non le aveva avvertite quando aveva deciso di
riportare ojiisan a casa e farlo morire lì, dove aveva vissuto con obaasan e
haha.
Le aveva avvisate
quando non aveva più potuto ritardare il dolore per loro.
Come al solito.
Strinse l’anfora a
sé.
Quando erano arrivate
avevano già trovato tutto sistemato.
Avevano solo dovuto
piangere.
Non solo, aveva dato loro
anche un ultimo muricciolo al quale appoggiarsi per quell’ultimo passo.
«Credo che Hell abbia detto una grande verità» disse.
«Lo credo watashi mo, itoshii hito» disse pacato Aoi dopo un
breve silenzio.
«E’ normale che mi sia di conforto, quello che ha detto?»
chiese non sapeva neanche lei a chi.
«Sì, è normalissimo» le rispose Reita. «Visto che lo ha detto
proprio per questo.»
Si trovò ad annuire.
Haha e obaasan saranno contente.
Il minimo che avrebbe
dovuto fare a quel punto era di accompagnare la imouto, e ojiisan, per quei
pochi metri.
Sapeva che Hell lo
avrebbe chiesto, come sapeva già che avrebbe detto di no. Per non andare in
mille pezzi.
Lei e Thunder si
sarebbero strette una all’altra guardandola avvicinarsi alla barriera. Ormai
era una scena vista.
Una mano di Aoi le
sfiorò un braccio.
Lo guardò.
Si sforzò di
sorridergli.
Aoi le cinse le
spalle e lei fece quello che sapeva fare meglio: cercò la protezione e il
conforto dell’uomo che amava.
La macchina si fermò
e la imouto chiese se volevano scendere anche loro.
Aveva già sentito lo
sportello scattare dalla parte di Reita.
«Direi di sì itoshii» disse Kai.
Aoi scese e le tenne la portiera aperta.
Si mosse piuttosto impacciata con l’anfora, ma Aoi quasi
rientrò dentro la macchina per tirarla fuori.
Non fece un singolo
gesto per prenderle l’anfora e liberarle le mani per farla uscire da sola… e lo ringraziò per questo.
Si trovò a guardare
il panorama che tanto aveva amato da piccola con l’anfora stretta al seno.
Perdona il mio egoismo ojiisan, solo un minutino e poi
ti rendo a haha e obaasan… ok?
Aoi rimase silenzioso
al suo fianco.
地獄 § 地獄 § 地獄 § 地獄
Hell
Scese dalla moto e si
fece incontro al responsabile del servizio di sorveglianza.
«**Ma io ti
conosco**» disse l’uomo meravigliato.
«**Ho già sotterrato mia madre e mia nonna
così.**»
Lo vide annuire,
«**Le tre sorelle giapponesi, certo. Mi dispiace che debba vedervi sempre per
spiacevoli motivi.**»
Annuì.
Beh, sarebbe stata
l’ultima volta.
Reita era già accanto
a lei.
Rimase in attesa di Butterfly
con l’anfora.
La sua oneesan aveva
i suoi tempi.
All
across the nation such a strange vibration
People in motion
There's a whole generation with
a new
explanation
People
in motion people in motion
«Imouto…»
la voce di Buttefly la riscosse.
«**Beh, ormai sai
cosa devi fare**» disse il responsabile.
Si voltò verso
Butterfly per prendere l’anfora. «Vuoi venire con me?» le chiese come di rito.
Butterfly scosse la
testa.
«Thunder?»
Altro cenno negativo.
Boccucce imbronciate.
Conosceva bene
quell’espressione. Stavano lottando contro le lacrime con tutte le loro forze,
se si fossero avvicinate alla barriera, sarebbero… andate
in pezzi.
Eppure doveva fargli quella domanda. Non
fargliela sarebbe stata un’offesa. O peggio ancora le avrebbe costrette a
seguirla.
Si voltò verso il suo
fidanzato… che la precedette.
«Sì.»
Sorrise. «Andiamo.»
Rimasero in silenzio,
e comunque anche i silenzi erano eloquenti con Reita.
Il modo in cui
l’aveva abbracciata quando l’aveva vista, come le stava accanto in silenzio,
come aspettava che fosse lei a rivolgersi a lui.
Silenziosa
sentinella.
Si era aspettata
qualcosa di diverso?
«Non escludo di
crollare prima di tornare a Boston.»
Una mano passò
leggera sulla sua spina dorsale, non ci fu un secondo di esitazione. «Quando
vuoi. Torno con te in moto.»
Sorrise. «Guidi tu
itoshii?»
«Sicuro.»
No, niente di diverso… e niente di meno.
Ok, rendiamo ojiisan a haha e obaasan.
Reita tese la mano
per tenerle il coperchio quando aprì l’anfora.
For
those who come to San Francisco
Be
sure to wear some flowers in your hair
If
you come to San Francisco
Summertime
will be a love-in there
Ojiisan, te lo prometto: non perderò San Francisco.
Come non ho perso haha e obaasan. Come non perderò te.
La leggera cenere
grigia si disperse velocemente nel vento.
Rimase ad ascoltare
il sussurro del vento.
Un bacio si posò
sulla sommità della sua testa.
Almeno hai conosciuto Reita, Kai e Aoi. Tornerò a trovarvi,
ojiisan. Buon viaggio.
______________________________________________
NOTE:
Non sparatemi, era in programma.
E credo di essere dell’umore adatto per averla scritta come si deve.
Almeno questa.
Il testo allineato a destra è If you’re
going to San Francisco di
Scott Scott McKenzie… ormai
dovrebbe essere chiaro che è una colonna portante della ff.
I diritti appartengono ai rispettivi proprietari e non c’è
intenzione di infrangere copyrights.
Grazie alla pargoletta Mya e
a TheResurrection.
*s’inchina* Anche se ho dei ritmi di aggiornamento
che farebbero perdere a chiunque il bandolo della matassa, riuscite a starmi
dietro! Vi adoro!
Sono arrabbiata con me stessa, non ho aggiornato come avrei voluto (e
lunedì si torna al lavoro… anche se non si sa per quanto!),
mi sono portata avanti… ma anche se scrivo… non mi piace cosa scrivo.
Le idee dalla testa allo schermo sembrano…
deteriorarsi.
Un angioletto ha inquadrato il periodo con la definizione “di catrame”.
E’ esattamente così che mi sento. Più cerco di muovermi e più non vado
da nessuna parte.
Grazie a chi mi segue ancora.