Potevo sentire la scossa correre su per la schiena e poi diramarsi in tutto il corpo. Ogni singolo nervo ne era percorso.
Quello che vidi non poteva essere reale. Era come se dalla mia mente partisse un elastico, improvvisamente, però, qualcuno lo tagliò e mi schioccò in fronte come una frustata.
Mi avvicinai lentamente con la mano protesa verso di lui, dovevo constatare se quello che avevo davanti fosse vero.
“Alex! Che ci fai qui? Cavolo tu non dovevi vedere... Dannazione!” continuai ad avanzare mentre Jared abbassava lo sguardo.
“Non posso crederci...” dissi con gli occhi che lo fissavano.
Jared era davanti a me indossava uno smoking nero, sotto la giacca un panciotto nero, camicia bianca e cravatta nera. Anche le scarpe erano nere, di quelle eleganti, lucide.
“Doveva essere una sorpresa...”
“Questo è...?”
“Si è lui...” non avevo mai visto Jared così elegante.
Quello era il vestito che avrebbe indossato per il nostro matrimonio.
Sì, ero sempre più convinta che Jared fosse un miracolo. Era di una bellezza infinita.
“Ti piace? Come sto?”
“Io non ho parole per descriverti... Non ti avevo mai visto così... Sei indescrivibilmente fantastico.. Ma non penso che questo basti...” mi avvicinai ancora di più.
Se solo avessi voluto avrei potuto toccarlo ma avevo paura che facendolo si sarebbe dissolto nell'aria come un sogno.
“Come mai sei tornata così presto? Avevamo detto che ci saremmo visti alle otto e mezza.”
“Ho pensato che non è mai abbastanza il tempo che passiamo insieme. Oggi è il tuo compleanno e ci siamo visti pochissimo... E poi ho un regalo per te.”
“Ti avevo detto che non ce n'era bisogno, Alex.”
“E' capitato. Non me lo aspettavo nemmeno io, credimi.” Jared mi guardò strano, non capiva dove volevo arrivare e naturalmente non gli davo torto.
“Hai trovato qualcosa all'ultimo minuto?”
“Beh proprio all'ultimo minuto no... Anzi è quasi un mese che ce l'ho...”
“Mmmm...” Jared cominciò a scervellarsi ma senza avere risultati. “Cosa è?”
“Prima cambiati e poi te lo dico.” cominciò a spogliarsi.
La giacca, il panciotto, la camicia e poi scarpe e pantaloni. Ripose tutto accuratamente nell'armadio e rimase davanti a me a petto nudo e in boxer.
Mi sedetti sul bordo del letto e continuai a godermi quello spettacolo.
“Allora?”
“Allora non ti vesti?”
“Perchè, invece, non ti spogli?” mi chiese sedendosi accanto a me e cominciando a baciarmi il collo.
“Jared...” mi prese la mano sinistra e la posò sui suoi boxer. “Dobbiamo andare al ristorante...”
“Mi basti tu, Alex.” cercai di levare la mano da sopra i suoi boxer ma lui me la bloccò. “Che succede?” mi guardò tenendo la mia mano sul suo membro ormai eccitato.
“Ti amo. Questo lo sai vero?”
“Alex non facciamo che mi vuoi lasciare il giorno del mio compleanno come hai fatto con mio fratello, vero?!” lasciò libera la mia mano.
“No! Ma che ti passa per la testa??”
“E che ne so! Sei così misteriosa... E poi mi hai accanto, quasi nudo, e non hai voglia di fare niente... Cosa devo pensare?” lo guardai un attimo negli occhi per capire se quello fosse il momento giusto.
Non potei fare a meno di baciare le sue morbide labbra.
“Auguri di buon compleanno, amore.” presi la sua mano sinistra e me la portai sulla pancia.
Mentre la tenevo lì abbassai lo sguardo. Le mie mani tenevano la sua su quel pancino che da lì a pochi mesi sarebbe cresciuto.
“Alex il regalo più bello sei sempre tu... Ma ti prego dimmi che ti succede!”
“Quest'anno non sono l'unico regalo...” strinsi ancora di più la presa attorno alla sua mano.
Stavo entrando in iperventilazione e potevo sentire il battito del mio cuore nelle tempie. Il sangue stava circolando più velocemente, cominciavo a sentire caldo.
“Alex stai male??” mi alzai di corsa e andai in bagno a vomitare. “Dannazione Alex! Mi vuoi dire che ti succede?!”
Mi sciacquai il viso e mi lavai i denti mentre Jared stava appoggiato allo stipite della porta a braccia conserte.
“Ok è arrivato il momento di darti il mio regalo!” presi di nuovo la sua amano e la poggiai sulla mia pancia. “Qui... Qui dentro.... Sta crescendo tuo figlio....” Jared strabuzzò gli occhi per la sorpresa.
“Ma tu.... Oddio....” e svenne.
Da quel momento ebbi la certezza che lui non sarebbe entrato con me in sala parto. Al pensiero mi scappò un sorriso.