Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: TheReclusiveStoryDreamer    25/08/2011    3 recensioni
Josh si sta svegliando.
Forse è stato il rumore della porta di casa a strapparlo al sonno, oppure il suono inconfondibile del pick-up di sua madre: quando lo mette in moto sembra di sentire un riso asmatico.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Josh si sta svegliando.

Forse è stato il rumore della porta di casa a strapparlo al sonno, oppure il suono inconfondibile del pick-up di sua madre: quando lo mette in moto sembra di sentire un riso asmatico.

Qualche volta lo ha guidato anche Josh. Appena giri la chiave, il motore inizia a sghignazzare e solo un attimo prima che tu scenda per prendere l’auto a calci, quello parte. E’ frustrante! Neanche la soddisfazione di sfogarti un po’.

Sente il veicolo partire sulla strada brecciata ed immagina sua madre colpire lo sterzo con un pugno.

Socchiude gli occhi e la prima cosa che mette a fuoco sono le pale del ventilatore che girano lente.

Ha la fronte imperlata di sudore e gli fa male la testa: i postumi della sbronza con gli amici.

Per fortuna la stanza è in penombra, perché le poche lame di luce che filtrano tra le imposte bastano a ferire i suoi occhi.

Josh si alza a sedere sul letto e si prende la testa tra le mani. La sente pulsare, come se dentro ci fosse qualcuno a suonare la batteria. Il caldo è insopportabile. Si preannuncia un’altra giornata torrida in un’estate che sembra senza fine.

Ancora intontito dal sonno, va ad aprire la finestra. Chissà perché, dopo tutto non c’è proprio niente da vedere lì fuori. Solo un muro di mais. Un esercito compatto di pannocchie che arriva quasi a sfiorare la casa. Non c’è un giardino intorno alla baracca in cui vivono, solo campi di mais a perdita d’occhio, tutt’intorno.

Una vampata d’aria bollente lo investe. Scosta leggermente le imposte scrostate e il sole accecante gli brucia la faccia.

Ah! Che idiota!

Richiude in tutta fretta. Tutto sommato  la sua stanza gli sembra un pò meno calda ora.

Si trascina prima in bagno, il tempo di alleggerire la vescica, poi passa in cucina, senza neanche una sosta al lavandino. Sulla porta è attaccato un post-it. Ma Josh sbuffa senza neppure guardarlo. Possibile che sua madre si ostini a comunicargli ogni volta che esce a far compere?

Macchissenefrega! Dove altro potrebbe mai andare? Non è neanche sabato!

Il sabato lei dà una mano da Joyce’s: l’unico posto a Hellville dove si può bere una birra e mangiare un cheeseburger. E’ così che sua madre arrotonda la pensione di guerra che le danno per il marito. Josh non era ancora nato quando il padre è partito per il Golfo ed era nato da poco quando lui è tornato avvolto nella bandiera.

“ellville” dice il cartello attaccato alla prima baracca del paese. Si potrebbe pensare che il luogo non meriti neppure la maiuscola, ma non è così. La prima lettera è così sbiadita che non si legge più.  HELLville è il nome del posto, e non potrebbe essere più azzeccato di così.

Poche baracche sparse in una radura in mezzo al mare di granturco. La  casa di Josh è ancora più sparsa delle altre. Bisogna prendere l’auto per raggiungere qualsiasi posto.

Ci sono due esercizi commerciali a Hellville: la pompa di benzina e il negozio di Doyle.

Doyle vende di tutto, dagli alimentari all’abbigliamento: jeans e magliette per la precisione, lì non serve altro. Tratta anche ferramenta e ricambi per auto. Di tutto un po’. Dev’essere per questo che solo di rado ti riesce di trovare quello che cerchi, e, con l’aiuto di Doyle, finisci col convincerti che forse non ne hai veramente bisogno. Ci sono persino due condizionatori in esposizione, con almeno tre anni di polvere depositati sulle confezioni: chi mai potrebbe permettersi un lusso del genere a Hellville?

Ah dimenticavo! Jeremy Doyle svolge anche le mansioni di sceriffo. Vi starete chiedendo a cosa serva uno sceriffo in un posto dimenticato da Dio, dove, infatti, non c’è né la chiesa e neppure più una scuola. Non so rispondervi. Non succede mai niente a Hellville, 253 abitanti, Contea di Fox. Minnesota.

Josh preme l’interruttore.

Il vecchio ventilatore con le pale di metallo affilate come rasoi parte singhiozzando. E’ già da qualche giorno che fa le bizze, quasi che la corrente arrivi a intermittenza. Dura poco però e quasi subito inizia ad andare che è una bellezza. Josh sposta la manopola sulla massima velocità. Espone la faccia al vento artificiale che gli asciuga il sudore dandogli una piacevole sensazione di fresco.

Strascica i piedi fino al frigo e tarda a richiuderne la porta.

“Josh, chiudi quel maledetto frigorifero!” urla sua madre. Ma non stamattina. Stamattina lei è già uscita e lui può smaltire la sbornia in santa pace, e godersi l’aria fresca che esce dal frigo aperto.

Si siede al tavolo. Latte freddo e cereali, la sua colazione di sempre, da che ne ha memoria, tranne d’inverno: allora il latte lo beve caldo. Mangia meccanicamente senza accorgersi neanche del sapore.

I suoi occhi vagano fuori dalla finestra, e si posano sulla vecchia Dodge che apparteneva a suo padre. E’arrugginita e senza targa, di un colore indefinito, giace sulle ruote sgonfie e si staglia contro la muraglia verde quasi come un’opera d’arte post-moderna. Quante bevute e quante fumate lì dentro con gli amici.

Se la Dodge potesse parlare!

Sorride al pensiero della faccia che farebbe sua madre se potesse ascoltare certe conversazioni. Ma è proprio a questo che serve quella vecchia ferraglia!

La sua mente è già con i suoi amici. A nuotare nel mais, fino a raggiungere il canneto che costeggia il canale di irrigazione.

Seduti sul ciglio, con i piedi nella melma quasi fresca, giocheranno a lanciare le rane e fare progetti per il futuro, quando lasceranno Hellville ad annegare tra le pannocchie.

Il pensiero lo fa sorridere. La TV è accesa ma nessuno la sta guardando.

E’ successo qualcosa, ma ancora non comprende bene di che si tratta. Un lieve mutamento nella percezione, quasi un acuirsi dei sensi in uno spazio che sembra dilatarsi all’infinito.

Il rumore del pick-up che si ferma sulla ghiaia lo distrae dai suoi pensieri. Sente sbattere entrambe le portiere e capisce che sua madre non è sola.

La vede sulla soglia, con lei c’è Tom, il ragazzo che lavora da Doyle, e, all’occorrenza funge da aiuto-sceriffo. Ha la cassetta degli attrezzi con sé.

“Ciao mà! ….’giorno Tom!” li saluta Josh. Ma loro non mostrano di averlo sentito.

Sua madre lascia andare le buste della spesa. La bottiglia del latte si rovescia e le mele rotolano sul pavimento. Qualcuna raggiunge la pozza rossa che si allarga sotto il tavolo e si incanala nello spazio tra le assi del pavimento.

Il ragazzo di Doyle si gira e vomita sullo zerbino.

Josh non capisce.

Che ci fa la sua testa sul pavimento? Perché tutto sembra diventato rosso? I cereali, il tavolo, ..persino il muro è coperto di schizzi.

Chiude gli occhi Josh. Sente di non voler capire.

No  No!  Non è giusto!

Urla tutta la sua disperazione, ma nessuno lo sente.

Ha sedici anni e i suoi amici lo stanno aspettando al canneto. Non vuole contemplare altra realtà che questa. Esce dalla cucina diretto in camera sua: deve pur vestirsi prima di uscire. Sulla porta c’è ancora quello stupido biglietto. Questa volta lo legge:

                                            Josh caro, esco a fare la spesa.

                                            Non accendere il ventilatore. Non mi convince.

                                           Credo si siano allentate le pale.

                                            Chiederò a Tom di venire a dargli un’occhiata.

                                                                                                A dopo. Mamma

-Josh! Josh! – sente sua madre che lo chiama.-

-Josh! Josh, svegliati! Si può sapere che ci fai lì per terra?-

-So…sono morto! Non lo vedi?-

-Certo, morto di sonno, lo vedo! Quante birre ti sei scolato ieri sera? Parecchie direi! Sei caduto dal letto e non ti sei neanche svegliato, da non credere! Io sto uscendo, devo prendere alcune cose da Doyle.-

- Aspetta mamma, voglio venire con te. Ora mi alzo.-

-D’accordo, però sbrigati!-

Josh ci mette davvero poco a prepararsi. Ha ancora addosso i vestiti della sera prima, gli basta una puntata veloce in bagno e tuffare la testa in un catino d’acqua.

Quando esce, riparandosi gli occhi con le mani, il pick- up sta ancora sghignazzando alle spalle di sua madre, ma un attimo dopo si mette in moto e partono lasciando la polvere a inseguirli finchè non si immettono sulla strada asfaltata .

Nel negozio di Doyle c’è fresco. Josh si guarda attorno e osserva che uno degli scatoloni che contenevano i condizionatori non c’è più.

-Doyle che fine ha fatto Tom? – chiede sua madre mentre si aggira tra gli scaffali.

-Non lavora più qui. I suoi gli hanno rilevato la fattoria dei Leavers. Sai, era un bell’appezzamento e Tom sta per sposarsi, così il nostro Tom diventerà agricoltore.-

All’improvviso un’idea si fa strada nella mente di Josh.

-Posso venire io a lavorare da lei, signor Doyle? – chiede Tom a bruciapelo.

Sua madre lo guarda come se  fosse un alieno, ma Josh non ci fa caso. Anche Doyle sembra preso un po’ in contropiede.

-Ecco Josh… il fatto è che gli affari non vanno proprio a gonfie vele ultimamente e…-

-Non si preoccupi signor Doyle, non dovrà darmi dei soldi! – lo previene Josh.-

-Ah no?-  fa Doyle, e guarda la madre di Josh come se lei potesse chiarirgli il mistero.-

-Mi potrà pagare con quello.- spiega Josh indicando il condizionatore rimasto sullo scaffale.-

-Ragazzo mio, dovrai lavorare tutta l’estate per quell’aggeggio! Non farà più caldo per quando avrai finito di pagarlo.-

-Beh, potrebbe darmelo a credito – insiste Josh. Non ha intenzione di andarsene senza aver fatto prima tutto il possibile per convincere Doyle. Alla fine lui e sua madre escono dal negozio col cartone tra le braccia.

-A domani, signor Doyle!- lo saluta Josh, lasciandolo sulla soglia a grattarsi il mento perplesso.

- Josh, sei sicuro di quello che fai? L’estate è lunga. – indaga sua madre ancora sorpresa

-Mai stato più sicuro di così.- le risponde Josh senza esitare.

-Cos’hanno che non và i nostri ventilatori?-

-Niente mamma, ma…non si sa mai!-

 

FINE

 

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: TheReclusiveStoryDreamer