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Autore: ignorance    25/08/2011    5 recensioni
[...] "magari sono diventato più sensibile ai cambiamenti delle maree e sto passando quello che per le donne potrebbe chiamarsi periodo premestruale - con conseguenze diverse, ovviamente"
Fieramente Wolfstar.
Genere: Demenziale, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Commenti dell'autrice: vi prego, non mi fate notare che ultimamente sto annegando nel Fluff. Mi sento come una Demenziale zuccherata; come lo zucchero col caffè, e non viceversa *piange* Anyway, questa m'è venuta fuori alle tre di notte, ed è per questo che di solito dovrei evitare di manifestare le mie tendenze ossessivo-compulsive nei confronti del caffè. Ergo, fatemi sapere se il caffè mi fa davvero male come si suppone, se devo darmi all'ippica o se devo continuare ad alimentare queste mie tendenze. Vulgo, i commenti sono molto più che ben accetti, critiche infarcite d'insulti idem.
Disclaimers: I personaggi non mi appartengono.



***



Con voce bassa e vagamente riluttante, dopo essersi schiarito la gola un paio di volte, Sirius cominciò a parlare, guardando con ansia il suo interlocutore.

Non voleva passare per fifone, ma il misto di emozioni in cui la sua mente si trovava paludata erano, se non altro, degne di parole dette con il buonsenso di chi pensa prima di aprir bocca. E lui, di aprir bocca dopo aver pensato, ne sapeva ben poco.

"Ecco", balbettò, stropicciandosi le mani. Ottimo inizio, davvero. "Uhm". E lì si bloccò. Perfetto, erano andati a parare proprio nel punto saliente della discussione, il clou di tutta la preparazione mentale che si era autoinflitto per evitare di dire stronzate. Dannate torture psicologiche - totalmente inutili, per giunta.

"Erm", ritentò, deglutendo un paio di volte; si sentiva così stupido. Le parole non erano il suo forte, d'accordo, ma perdere la capacità di unire soggetto-verbo-complemento nel giro di mezzo minuto era decisamente eccessivo. E seccante, a dirla tutta. Lui, il latin lover di Hogwarts, bersaglio di conflitti amorosi e di retate da parte di donzelle non necessariamente in difficoltà, senza parole. Parole nemmeno tanto difficili da pronunziare, visto il numero di volte in cui se l'è ripetute mentalmente e le ha studiate in dettaglio con l'ineguagliabile aiuto di James.

Il suo interlocutore lo scrutava, attento. Lungi da lui venirgli in aiuto, anzi!, molto meglio starsene in silenzio e attendere pazientemente che la lingua di Black si sbrogliasse da sé.

Intanto, Sirius si umettò le labbra aride con la lingua e sbatté le ciglia un paio di volte. Forse il difficile era confessare cose che lui stesso era riluttante ad ammettere, forse era il fatto che nemmeno lui sapeva bene cosa provasse, e che le rivelazioni giuntogli non erano proprio tutta farina del suo sacco.

"Mmm", concluse infine, abbassando gli occhi a terra. Il finale giusto per un discorso degno di essere riportato negli annali di storia - il discorso più autoconclusivo del secolo, chiaro e conciso.

Silenzio. Perbacco, un silenzio carico di sentimenti: per fare un elenco, incredulità, imbarazzo, confusione, un pizzico di comprensione, ma neanche troppa, ed un vago divertimento ironico - forse crudele, ma tant'è; non necessariamente in quest'ordine, e non è detto per giunta che l'elenco sia completo.

"Stai scherzando?". Ha, finalmente una frase sensata! "Sirius, mi hai fatto venire qui di tutta fretta - facendomi lasciare a metà il compito di Trasfigurazione, oltretutto; pensavo che come minimo ti fosse cresciuto un terzo braccio, da come mi hai incalzato, e questo è tutto quello che mi sai dire?" ...Troppe frasi, troppo sensate.

Back guardò Lupin di sottecchi, un po' astioso. "Be', scusa se non tutti sono bravi come te, con le parole!", stridé tra i denti, rigirandosi le mani l'una con l'altra; "In realtà", proseguì, in un sussurro, "qualcosa da dire lo avrei anche. Solo, non è così facile". Buono, ci voleva un po' di rabbia, per sbloccarsi.

Remus rimase a guardarlo, in silenzio. Cercò di non emettere il minimo rumore, spostandosi impercettibilmente sul gradino della Torre di Astronomia dove Sirius l'aveva fatto frettolosamente accomodare circa mezz'ora prima di quel brillante discorso. Attese pazientemente che Black ritrovasse le parole, fino a quando questi non emise un lungo gemito di frustrazione.

"Perché dev'essere così difficile?" lo sentì borbottare, mentre si passava una mano tra i capelli, aggiungendo un'imprecazione di circostanza. Punto nell'animo puritano, Remus fece una smorfia a quest'ultimo exploit, ma non disse nulla.

Alla fine, Sirius ritornò Sirius. Era piuttosto ovvio che sarebbe successo, dato che quell'aria pensierosa e quell'insicurezza morbosa e imbarazzata non gli si addicevano affatto. Egli scrollò le spalle, un po' rudemente, e allacciò gli occhi ai suoi.

"Un po' di tempo fa ho parlato con James". Dettaglio irrilevante, registrò Remus; parlano - per meglio dire, sbraitano - tutti i giorni, tutto il giorno. "Di te". Ecco, come non detto. "Non abbiamo detto cattiverie, tranquillo; lo sai che ti adoriamo, Moony", cinguettò Black, tornato infine il cretino sempiterno; "Pensavamo che ultimamente sei un po' distante, come se ci fosse qualcosa che ti disturba".

Lupin cercò di non abbassare lo sguardo, invano. Turba, era il verbo adatto. "Hum, vi ringrazio di esservi preoccupati per me, ma - non è nulla, davvero" mormorò, con lo sguardo basso.

Black fece un sorriso smagliante, divertito. "Non me la dai a bere, Moony", berciò, "c'è qualcosa che dovresti dirci? Ti sei innamorato di Snivellus?"

Perché, poi, mettere il plurale alla fine della frase? "No, niente del genere", ribatté, suo malgrado un po' disgustato; "si avvicina la luna piena e forse -"

Che scusa del cavolo, Lupin. Perché mai dovrebbe essere sempre la luna piena, il problema? Fidarsi delle scarse conoscenze di Astronomia di Sirius è sempre stata una mossa sbagliata.

Black, come volevasi dimostrare, arricciò il naso. "Ho controllato, invece", disse, "e la luna piena è ancora looooontanissima".

Argh. "Non poi così tanto", protestò Remus, come ultima spiaggia; "magari sono diventato più sensibile ai cambiamenti delle maree e sto passando quello che per le donne potrebbe chiamarsi periodo premestruale - con conseguenze diverse, ovviamente".

"Ovviamente", fece eco Sirius. "Potrebbe anche darsi, Remus". Gli lanciò uno sguardo eloquente da sotto le ciglia. "Ma visto che lo ha notato anche Prongs, vorrà dire che c'è qualcosa sotto? Ammetto che l'occhialuto non sia proprio questo genio di brillantezza - ammettilo, lo sai anche tu - e se l'ha notato lui, allora è chiaro come il sole che c'è un qualche problema, diverso dai cicli mestruali e affini".

Remus si morse la lingua, per trattenersi dall'osservare che non è che anche lui, Sirius, fosse proprio un mostro, in quanto a ricettività emotiva, e stirò le labbra in un sorriso fiacco.
"Senti, non è per cattiveria", chiarì Sirius, scrollandosi nelle spalle, "ma non sei poi un così bravo attore, in fin dei conti". Gli regalò un sorrisone enorme, come per scusarsi, e ridacchiò appena. "Ti adoriamo, Moony, te l'ho già detto", flautò infine, allungando il collo per avvicinarsi un po', persuasivo; "perciò dicci qual'è il problema e ti aiuteremo a risolverlo; dovessimo anche fare la permanente nel sonno alla McGonagall". Offerta generosa, c'è da dire. Però non era a quello che Sirius voleva arrivare, e riportare solo una parte del discorso era piuttosto da villani.

Remus si fece indietro, deciso. "Grazie per l'offerta", rispose, ridendo, "ma devo garbatamente rifiutare. Se finiste nei guai per colpa mia non me lo perdonerei".

Sirius gli batté allegramente una mano sulla gamba. "Be'", fece, sovrappensiero, "potrebbe anche piacerle, invece. Alla McGonagall, intendo", chiarì; "Magari la permanente è tutto quello che ha sempre desiderato e potrebbe anche premiarci, per aver realizzato il suo sogno". Scoppiò a ridere, giulivo. Stava dimenticando lo scopo di tutta la preparazione mentale e spirituale, del sequestro di persona e anche del suo imbarazzo.

Remus, che alla mano sulla gamba era arrossito pietosamente, si riprese azzardando un sorriso cauto. "Be', ma non era quello che mi volevi dire, vero?". Stupida, stupida genialità congenita. Non solo aveva cambiato discorso, ma lo aveva anche portato proprio dove lui non sarebbe voluto arrivare se non tra un secolo o due.

Black si rifece improvvisamente riluttante. "Non mi hai ancora detto qual'è il problema, Moony", disse, cercando di svicolare.

"Giusto". Lupin si diede da fare per non abbassare lo sguardo. "Mi assicuri che non crederai ad un'eventuale riproposta delle influenze delle maree?". Black scosse deciso la testa, fissandolo. "Allora lascia perdere - credo che tornerò in Sala Comune, sai, per finire il compito di Trasfigurazione" fece per alzarsi, ma Sirius lo tirò rudemente giù prendendolo per le spalle.

"Oh, avanti, Moony! Puoi dirmi qualsiasi cosa, terrò la bocca cucita". Remus scosse la testa.

"Se questo era lo scopo di tutto - rimanere qui per un'ora e non dire niente d'importante", mormorò, placido, "be', allora sarebbe il caso di tornare giù. Potete pensare quello che vi pare, ma ho solo un po' il morale basso per via della luna piena. Siete liberi di non credermi, fa niente".

Sirius si mordicchiò un labbro. "Okay, Moony". Gli lasciò le spalle e si alzò con uno scatto di reni. "Non volevo arrivarci così, ma non è tutto quello che ci siamo detti io e il vecchio Prongs".

Lupin attese, in silenzio.

"La Evans si è lasciata sfuggire qualcosa con lui, e-" Remus impallidì di colpo "Pare che sia inutile, ormai, che io lo nasconda: mi sono innamorato" si strinse nelle spalle e lo scrutò per una manciata di secondi. Si risedette di fronte a lui, sullo scalino, con un movimento fluido, e sorrise mestamente.

"Di Lily?!", esclamò Lupin, sbalordito. Insomma, era ovvio. Lily Evans era bellissima, ma Sirius pareva averla sempre detestata. O forse era lui che voleva crederlo, poteva benissimo essere un'impressione usata per mascherare il reale affetto di Sirius per lei.

Black scoppiò a ridere. "La Evans? Che Merlino mi sia testimone, non la toccherei nemmeno con il dito di un altro!", esclamò, inorridito. "E poi, pensi che se lo avessi detto a James sarei ancora vivo per raccontarlo?"; lo scrutò, terribilmente serio. "Moony", disse, guardandolo intensamente, "le tue capacità deduttive sono tristemente limitate, oggi, o mi sbaglio?"

Remus, punto nel vivo, s'infervorò. "Certo che con tutti questi indizi è proprio facile dedurne qualcosa", fece, un tantino acido; "hai balbettato per mezz'ora senza concludere niente, poi parli di Lily e mi dici che sei innamorato" ricacciò una smorfia e lo guardò "ovvio che io pensi che ci sia qualche collegamento!"

Sirius si mosse lievemente nel suo campo visivo e sospirò. "Moony, Moony", brontolò, "è proprio vero che quando si tratta di queste cose non vedi ad un palmo dal tuo naso - lo dice James che, in effetti, non vede un accidente!".

Lupin lasciò correre e incrociò le braccia, confuso. "Continuo a non capire", ammise.

"Questo perchè non sei ricettivo, Mooooony", lo pungolò Black, indolentemente divertito; "sta' a sentire: sono contento che il mio segreto sia stato al sicuro per tutto questo tempo", disse infine, con voce morbida, "significa che ho grandi capacità recitative, e lo sapevo da un pezzo - ma credo che sia il momento giusto".

Remus scosse ancora la testa. "Mi spiace essere ripetitivo, ma continuo a non capire".

Black lo imitò, rassegnato. "Sono proprio costretto a svalutare le sue capacità, signor Lupin", esordì, pomposamente, arricciando il naso; "ho la netta impressione che non passerà l’esame, di questo passo".

Remus serrò le labbra, risentito. "Non farai leva sul mio amor proprio", borbottò, "non stavolta".

Sirius rise, sbatacchiando la testa divertito. "Troppo tardi, ormai", promulgò ridacchiando. "Sei caduto in trappola. O forse sarà che la mia presenza ti confonde?", insinuò, ghignando a tutto tondo.

Lupin avvampò. Giusto un pochino – sì, insomma. "Assolutamente no", balbettò, troppo a disagio per risultare convincente. "E poi non hai detto di essere innamorato? Perché perdi tempo con me, e non vai da lei?". Sperava di essere riuscito a nascondere il risentimento facendolo passare per acredine, nell’imbarazzo. Sembrò funzionare, perché Sirius socchiuse gli occhi, come valutando le possibilità.

"Be’, tutto sommato hai ragione", dissertò, pensoso. Gli fece un gran sorriso e si sporse per soffiargli direttamente sul naso: "penso proprio che seguirò il tuo consiglio. Solo", lo guardò un attimo, sembrando indeciso, “come dovrei comportarmi, secondo te? Insomma, non so se ricambia, anche se James mi ha assicurato che è così. Dovrei sfoggiare tutto il mio charme e dargli subito un bacio?"

Remus ricacciò indietro il moto convulso di uccidersi e si morse l’interno guancia, fingendosi dubbioso. "Potrebbe funzionare", disse infine. Poi, ligio alla sua passione per la grammatica, soggiunse: "Comunque, si dice ‘darle’, non dargli".

Black sfoggiò un sorrisetto beffardo, ignorando l’ultima frase. "Dici che potrebbe funzionare, quindi?", indagò, perplesso. Poi rise e fece una spallucciata. "Be’, cos’ho da perdere, del resto?"

Lupin aspettò che si alzasse, visto che gli bloccava la strada, ma Sirius non si mosse. "Padfoot?", chiamò, convinto che fosse ancora assorto nei suoi pensieri. Invece, trovò i suoi occhi scuri che lo osservavano e le parole che aveva coscienziosamente preparato per blandirlo gli morirono in gola.

Sirius si scrollò un’ultima volta nelle spalle, gli rivolse un sorriso e lo afferrò per il polso, tirandolo a sé. Probabilmente lo shock gli aveva bruciato quei pochi neuroni superstiti, perché Remus si trovò a rispondere ad un bacio morbido e caldo, e a stringere tra le dita la soffice lana del maglione nero di Sirius.

Quando il bacio finì, anche se con un po’ di contrarietà da parte di entrambi, Black rise un poco e gli rivolse un sorriso garbato. "A volte dubiti troppo delle mie competenze grammaticali, Moony", disse.



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Il titolo mi è venuto così - noterete che di solito i titoli che scelgo sono tendenzialmente messi lì solo perchè è obbligatorio metterli, altrimenti anche una numerazione molto più pratica mi andrebbe bene. Ecco perchè non c'entrano una cippa -o quasi- con la storia, perchè sono messi alla chèz come le virgole di una certa persona che conosco (ogni riferimento a cose, persone o animali è puramente casuale) - persona, cosa o animale che, badate bene, potrebbe benissimo essere il mio cane come l'abat-jour che ho sul comodino.
Ripeto, i commenti sono immensamente graditi, ma proprio immensamente. Detto questo...
Aloha!
   
 
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