Avviso: L’ho già detto
(l’ho fatto? Non ricordo -.-“) nel commento a fine pagina del capitolo
precendente ma non a tutti piace leggere i miei deliri quindi lo ripeto! Questo
capitolo contiene materiali che potrebbero essere sgraditi a chi non ama lo
shonen-ai/yaoi. La scena in questione è del tutto implicita, cioè non si vede nulla di fisico perché è
descritta dal punto di vista dei sentimenti, ma se siete sensibili vi pregherei
di non leggere! Grazie per la cortese attenzione e buona lettura!
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Dante non
si era mai sentito così nervoso in vita sua. Non era bravo con le parole, non
erano per niente il suo forte. Lui era per l’azione, la diplomazia l’aveva
sempre lasciata agli altri, ma questa volta avrebbe dovuto dare il suo meglio
se voleva riavere indietro suo fratello. Sapeva che Vergil lo stava fissando in
attesa, leggendogli chiaramente in faccia tutto quello che pensava. Quasi gli
sembrava di vedere nei suoi occhi una scintilla di divertimento, come se
vederlo in difficoltà non gli facesse altro che piacere. Lui, come sempre, era
impenetrabile e la cosa irritava parecchio il cacciatore di demoni. Voleva che
iniziasse lui? Bene, legittimo. Ma gliel’avrebbe fatta vedere a quel bastardo.
“Vedo che alla fine la parlantina di Lady ha vinto anche te”commentò
canzonatorio. “È proprio un bel peperino non trovi? Il mio genere di ragazza.
Peccato che lei non mi abbia mai voluto, soprattutto adesso che si è fatta
quelle strane idee…”.
“Mi dispiace di aver rovinato le tue conquiste amorose, fratellino. Ma, sai
com’è, sono piuttosto geloso”rispose Vergil, non meno sarcastico. “Però devo
ammetterlo, quell’umana ha coraggio. Ma d’altra parte non mi aspettavo di meno
da un’amica tua. Testardi allo stesso modo. Immagino che andiate d’amore e
d’accordo”.
“Ce la caviamo con qualche litigata. Però preferirei litigare con te, Ver.
Almeno con te non mi fermo alle parole e ci facciamo anche un sano duello,
mentre quella alla fine mi zittisce sempre”.
“E fa bene a farlo. È meglio quando non parli, ci sono meno cavolate
nell’aria”.
“Ma quanto sei carino. Purtroppo però l’argomento di discussione del momento
non è il tuo adorabile caretterino”. Il cacciatore di demoni si lasciò sfuggire
un sospiro e scosse il capo, tornando serio. “Vergil, non voglio che tu te ne
vada. Farò qualunque cosa mi chiederai, ma ti prego, resta”.
“Mi sa che dovrai darmi ragioni molto più convincenti se vuoi davvero
raggiungere il tuo scopo, Dante”fece suo fratello, glaciale. “Pregarmi non
basta. Non è servito dieci anni fa e non servirà adesso. Non credere che io non
sia più determinato di quanto lo ero allora. Anzi, prima avevo qualcosa da
perdere che mi frenava, ora non l’ho più”.
“Perché per una volta non me le dici tu, le tue stramaledette ragioni?! Sono
stufo di vederti ogni volta distruggere tutti i miei sforzi! Voglio essere io a
farlo per una volta”.
“Ti ricordo che hai questa possibilità solo perché io ho deciso di concedertela. Non sei nella posizione di dettare le
regole, Dante”.
Il cacciatore di demoni strinse i pugni. Stronzo. Si prendeva gioco di lui
sempre, ogni scusa era buona. Per quale dannato motivo si ostinava a rivolerlo
con sé?! Era chiaro che a Vergil non fregava nulla di lui. Eppure sapeva che
non avrebbe saputo stare senza il suo gemello. Aveva bisogno di sentirlo al suo
fianco, era un bisogno anche fisico. Aveva bisogno di sapere che l’avrebbe
trovato al suo fianco ogni volta che si sarebbe voltato e che gli sarebbe
bastato allungare un braccio per toccarlo, qualunque cosa fosse successa. “E
sia, Vergil. Inizierò io. Ma sappi che non ti lascerò fare i tuoi giochini
questa volta”lo ammonì, fissandolo dritto negli occhi. Prese un respiro. Si
sarebbe lasciato andare e avrebbe detto tutto quello che gli sarebbe venuto da
dire. Anche lui non aveva nulla da perdere d’altra parte. “Io non so perché
diamine tu ti ostini a volertene andare. Spiegamelo, voglio capire! Vergil,
cazzo, perché per una volta non la smetti?! Dovresti averlo compreso. Quello
che stai facendo, quella cazzo di ossessione che stai inseguendo ti stanno solo
portando alla rovina. Quel mostro…quel bastardo ci ha quasi fatti fuori, te ne
rendi conto o no?! Perché non la smetti di cacciarti nei guai? Nostra madre è
morta, cazzo! E anche nostro padre è sparito per sempre, molto prima di lei.
Lasciali stare, loro ormai hanno vissuto la loro vita e hanno il loro posto e
tu non puoi cambiarlo. Perché non ti lasci il passato alle spalle? Smettila,
non voglio che continui a tormentarti! Fai male a te e fai male anche a me.
Lascia stare i fantasmi, pensa al presente. Diamine, io sono ancora qui! Sono
la tua famiglia, Ver! E poi c’è anche Magornak. Lui crede in te, vuole solo il
tuo bene! Vergil, cazzo, per una volta, solo per una volta, prova a metterti
nei nostri panni!”.
“No, Dante. Sei tu quello che dovrebbe mettersi nei miei panni”. Vergil scosse
il capo abbassando lo sguardo. Perché quel cretino non poteva arrivarci da sé?
Perché non poteva comprendere la sua situazione, le sue motivazioni senza che
dovesse essere lui ad esplicitarle?! “Ma non capisci?! È proprio per non farvi
del male che me ne voglio andare! Ho giurato di proteggerti, Dante. In questi
anni ho sbagliato tutto, mi sono perso e ci è voluto quel bastardo di Kasreyon
per farmelo capire. Ho dovuto sbattere la faccia contro il rischio di perderti
per sempre per arrivarci! Dannazione, non riesci a capire che se io non fossi
mai entrato nella tua vita tutto questo non sarebbe successo?! Se io fossi
morto insieme a nostra madre quella notte, tu non avresti sofferto così tanto.
Sono io che ti rovino la vita, Dante, mi dovresti cacciare, odiare, uccidere,
non rivolere indietro. Io posso fare solo del male a chi mi sta intorno. Ora
che ho capito come stanno le cose non voglio sbagliare più. Voglio mantenere la
mia promessa. L’ho giurato agli astri quella notte e per troppo tempo sono
mancato a quel giuramento. Ma ora devo rimediare ai miei errori. Io devo
proteggerti, Dante, devo evitare che tu soffra ancora a causa mia. Devo
metterti al sicuro dall’unico vero nemico che tu abbia mai avuto, dalla fonte
dei tuoi problemi e del tuo dolore. Devo proteggerti da me! Per questo devo sparire. Per questo…”.
“Cazzo, NO! Tu mi avevi giurato che saresti rimasto per sempre con me! Non puoi
lasciarmi, io mi fidavo delle tue parole, Vergil. E tu invece mi hai tradito,
mi hai strappato la cosa più preziosa che avevo. Non mi hai permesso di vivere
con te questa nostra dannata esistenza a metà. Io non voglio che tu te ne vada.
Non mi proteggerai così facendo, mi farai solo soffrire ancora di più. Se tu te
ne vai, la mia vita perde di senso. Io ho bisogno di te, Vergil, ho un maldetto
bisogno di te! Cazzo, te l’ho già detto, ma tu ti ostini a non capire!”lo
interruppe Dante, fuori di sé. Ma che cazzo andava sparando quel cretino?!
Possibile che fosse così cieco da non vedere che stava condannando a morte
tutti e due? Perché diamine si ostinava a non voler capire che non doveva fare
tutto lui?
“Dante, tu hai il materiale per ricominciare. La mia esistenza invece è ormai
priva di senso. Anzi, lo è sempre stata perché non ho saputo mai darle un vero
fine”. L’altro mezzo demone si lasciò sfuggire un sospiro e poi tornò a
guardarlo negli occhi, disperato ma deciso. Non poteva più nascondersi. Tanto
valeva dire le cose come stavano. E sperare che Dante potesse capire. “Tu hai
superato tutto quello che ci è successo, sei andato avanti, ti sei costruito
una vita. Io ho passato anni vivendo nel passato, in un mondo che non è mai
esistito fuori dalla mia ossessione. E ora è finita. Vivevo per ottenere il
potere di nostro padre e per fare ciò ho fatto delle cose orribili a te, alla
persona che dovevo proteggere, senza quasi rendermene conto. Non ho capito che
avrei dovuto tornare subito da te invece che cercare quella stramaledetta
chimera. Non ho capito che solo restando al tuo fianco avrei potuto evitare il
peggio per entrambi. Avrei potuto farlo dieci anni fa, tentare di rimediare…Ma
ormai è tardi. Ho avuto la mia occasione, anzi, le mie occasioni e le ho
buttate via senza neanche vederle. Non posso avere il potere di nostro padre
perché io non sono altro che una sua metà. E tu non hai più bisogno di essere
protetto da me perché sei diventato molto più forte di quanto lo sono io. Non
posso più fare nulla né per te né per me stesso. Ho causato solo disastri. Non
ho un posto nel mondo, nella tua vita, e non lo merito. Per questo devo tornare
all’Inferno. Sono dannato, Dante, devo scontare la pena per i miei peccati.
Devo purificarmi e per farlo devo pagare
con il mio stesso sangue. È l’unica via”.
Dante lo fissò, incredulo. Il suo gemello era distrutto dai sensi di colpa,
glielo leggeva in quelle iridi azzurre che lo guardavano, serie e per una volta
piene di emozioni. Quel cambiamento lo sconvolse, rendendolo incapace di
parlare per qualche attimo, ma si costrinse a riprendersi. Non poteva mollare.
“Vergil…”mormorò facendo qualche passo cauto verso di lui. Vedendo che l’altro
non reagiva, alzò la voce, più sicuro, continuando ad avanzare. “Non è troppo
tardi. Possiamo ricominciare insieme. Io non sono così forte come credi. Quando
dieci anni fa le Porte dell’Inferno si sono chiuse portandoti via da me, mi
sono sentito morire. Ho pianto quella volta. Sì, ho pianto, Ver. Era dalla
notte in cui nostra madre è morta che non lo facevo. Se non ci fosse stata Lady
al mio fianco io…dubito che ci saremmo rivisti”. Scosse il capo sorridendo
amaramente. “È stata lei a tenermi qui, a trattenermi, a darmi forza e a farmi
sperare che un giorno saresti tornato da me. E finalmente quel giorno è
arrivato. L’ho aspettato così tanto. E ora tu non puoi pretendere che io ti
lasci andare. Se proprio non vuoi restare…”. Erano uno di fronte all’altro, a
meno di un passo di distanza. “Se proprio non vuoi restare, allora portami con
te. Portami all’Inferno o ovunque vuoi andare, anche nella tomba. Ti seguirò
ovunque. Ma non lasciarmi, Vergil. Butterò tutto alle ortiche, il mio lavoro, i
miei amici, la vita che mi sono tanto faticosamente costruito. Non mi importa.
Se è il prezzo che mi chiedi per averti al mio fianco lo pagherò senza
esitare”.
“Dante, non dire cazzate. Non puoi farlo! Non te lo posso permettere!”si oppose
con forza Vergil. Il discorso di suo fratello lo aveva sconvolto. Come poteva
volerlo ancora così tanto dopo tutto quello che era successo per causa sua?
Eppure nei suoi occhi leggeva una volontà disperata di fare quello che aveva
appena detto. E soprattutto un bisogno estremo di averlo lì. Ma lui non poteva
rovinargli di nuovo la vita. Anche se ciò significava farlo soffrire ancora. Ma
si sarebbe ripreso. Lady lo avrebbe aiutato. E poi poteva sempre dire a
Magornak di vegliare su di lui. “Dante, ascoltami, per favore. Dentro di me c’è
solo vuoto. Il mio mondo è crollato nello stesso momento in cui ho capito i
miei errori. Non posso vivere perché non ho mai vissuto. Ed è troppo tardi per
me, non dire che non è così. Per me è finita, anzi, non è mai iniziata.
Lasciami sparire. Sono io a pregarti adesso”.
“No, Vergil. Sono io che non posso permettertelo. Non ti posso lasciare andare
proprio perché ci tengo a continuare a vivere. E senza di te non posso. Vergil,
perché non posso provare a riempire quel vuoto? Dammi una possibilità, fatti
aiutare per una volta! Posso essere io la tua vita! Posso essere io a darle un
senso! Ti insegnerò a vivere, non importa quanto sarà difficile, non ti lascerò
affondare. Torna da me. Continuiamo insieme il lavoro di nostro padre.
Proteggiamo il mondo che ha tanto amato e non rendiamo vano il sacrificio di
nostra madre. Ver, possiamo farlo. Insieme. Lo dici sempre anche tu: insieme
possiamo fare tutto. Avrai il potere di Sparda. Avremo il potere di Sparda. Possiamo anche andare a fare una
crociata all’Inferno se ci tieni tanto. Una bella vacanza ricca di emozioni!”.
Dante afferrò il fratello per le spalle. Sorrideva, ma era un sorriso
angosciato e sentiva le lacrime pungergli gli occhi. “Vergil, non è troppo
tardi. Me lo hai detto tu. Possiamo essere quello che vogliamo. Umani. Demoni.
O entrambi. Dobbiamo solo trovare il modo giusto per farlo. Io ci sono riuscito
solo perché tu mi hai indicato la strada. Non è possibile che tu non ci riesca.
Me lo hai inseganto tu”.
Vergil lo fissò intensamente. Vederlo in quello stato gli faceva male. Troppo
male. Ma non poteva cedere. Doveva pensare al bene di Dante, non a sé stesso. E
se lui fosse rimasto suo fratello non sarebbe mai stato felice come meritava di
essere. Lo avrebbe trascinato nell’abisso con lui. Non era in grado di vivere
davvero alla Luce, gli mancava la forza, aveva speso troppo tempo nelle Tenebre.
Era ora di chiudere quella faccenda, stava diventando insopportabile per
entrambi. “A volte non basta conoscere la strada per poterla seguire”rispose
cercando di suonare freddo, scostandogli le mani senza però guardarlo. “Il
fatto di conoscere la via non significa automaticamente essere in grado di
percorrerla. Non ho le capacità per farlo. Tu sì. Ed è per questo che devi
andare avanti. Per tutti e due. La Luce ti aspetta, Dante, aspetta solo te. Io
devo tornare nelle Tenebre a cui appartengo, devi capirlo. Sono già stato
giudicato, Dante”.
“Smettila con questa storia del Buio e della Luce! Chi cazzo se ne frega! Anche
se fosse vero quello che dici, io non
potrei accettarlo! Tu devi stare con me! Con me e basta! Tu sei mio, Vergil!”esplose il cacciatore di
demoni, ora veramente esasperato. Non ce la faceva più. Quella conversazione lo
stava distruggendo di più del loro scontro di prima. “Non mi interessano le tue
chiacchiere sui peccati e le altre cazzate. Siamo demoni, siamo dannati per
antonomasia. Ma questo non cambia nulla. Io voglio te, te e nient’altro. Anche
se averti significa morire. Perché non vuoi capire?! Perché?! Non è difficile!
Non…”.
La mano dell’altro mezzo demone gli tappò la bocca impedendogli di proseguire.
“Dante, basta. Ci stiamo solo facendo del male”gli sussurrò lui, quasi con
dolcezza. “Dobbiamo tornare ciascuno al proprio posto. E lo sai anche tu”.
Dante gli afferrò la mano, scostandogliela con forza. “No! Basta tu! L’unica cosa che so è che tu devi
stare con me e che io devo stare con te! Quello è il nostro posto, uno al
fianco dell’altro! Siamo le metà dello stesso essere, Vergil. E tu non puoi
negarlo e soprattutto non puoi cambiare questo stato di cose! Io ti seguirò
anche se tu non mi vorrai!”urlò, furente, stringendo la presa sulle sue dita.
Poi tacque per un attimo, respirando e cercando di calmarsi. “Se credi che ti
lascerò andare, ti sbagli! Ti starò attaccato ovunque andrai, qualunque cosa
farai”riprese con voce più bassa, portandosi la mano del suo gemello al viso.
“Se non vuoi che lo faccia uccidimi, Vergil. Uccidimi adesso! Non mi difenderò.
Perché tanto se non lo farai tu direttamente lo farò la tua assenza”.
Vergil scosse il capo, cercando invano le parole per ribattere. Suo fratello
abbassò lo sguardo e i capelli gli scesero a coprirgli il volto, ma lui poteva
sentire le sue lacrime bagnargli la mano. Avrebbe voluto sottrarre le dita
dalla presa dell’altro, ma sapeva che lui aveva bisogno di quel contatto.
Doveva solo chiudere quella storia. Poi tutto sarebbe andato a posto. Sospirò e
sfiorò piano quella pelle bagnata tentando di asciugarla. “Dante, io non ti
posso uccidere, lo sai”si costrinse a dire, guardando altrove. Quello che stava
succedendo era irreale. Perché quel cretino piangeva?! Era davvero lo stesso
che aveva affrontato in duello poco tempo prima? Gli sembrva di avere a che
fare con un bambino. Ma forse era proprio così. In fondo suo fratello non era
cambiato tanto. Aveva solo imparato a cavarsela nel mondo. “Dante, smettila.
Sei adulto, non mi sembra un comportamento dignitoso mettersi a piangere in
questo modo. Devi reagire. Non costringermi a prenderti a schiaffi”.
Il cacciatore di demoni rise, una risata triste. “Prendermi a schiaffi? Perché,
quello secondo te è un comportamento dignitoso?”fece, ma si portò una mano al
viso per asciugarsi le lacrime. “Certo che hai davvero il tatto di un demone,
Ver”.
“Io sono un demone. E per questo devo tornare nel luogo in cui sono stato
generato: all’Inferno”.
“Non molli mai, vero? Be’, io sono tuo fratello gemello, quindi dovresti sapere
che ti somiglio anche da questo punto di vista”. Dante tornò ad alzare lo
sguardo, gli occhi che brillavano. “Non ti lascerò andare, a costo di
incatenarti a me!”. Vergil fece per scostarsi, ma lui gli afferrò il polso e lo
riattirò a sé. “E lo farò, Vergil, puoi starne certo!”.
“Questo è tutto da vedere, Dante”gli sibilò minaccioso l’altro mezzo demone,
cercando di liberarsi dalla sua presa e afferrandogli a sua volta il braccio.
“Non mi piace essere controllato e lo sai bene. Hai visto com’è finito
Kasreyon”.
“Ma io non sono quel bastardo! Io non ti voglio legare per controllarti. Voglio
solo tenerti con me! Non mi importa dove e come!”esclamò il cacciatore di
demoni lottando a sua volta per fargli mollare la presa. “Dannazione, Vergil!
Possibile che tu non possa capire che stai sbagliando di nuovo?! Lasciati
consigliare per una volta!”. Non sapeva se era più arrabbiato e più disperato.
Non aveva più controllo su quello che gli usciva dalla bocca, ma non gli
interessava più di tanto. Se fosse servito a ottenere quello che voleva avrebbe
detto e fatto di tutto. “Cazzo, non mi sembra difficile! Devi solo abbassare la
cresta per un attimo e pensare senza i tuoi maledettissimi ideali del cazzo!
Odiami pure se vuoi, ma questo non mi impedirà di starti sempre accanto,
odiami, ma sappi che io non ti lascerò andare, qualunque cosa tu scelga di
essere! Dio, Vergil! Ma lo vuoi capire o no? Non posso perderti! Io…Io ti amo,
cazzo!”.
Vergil sgranò gli occhi bloccandosi, preso alla sprovvista da quell’uscita, e
anche lo stesso Dante mollò istintivamente la presa, sconvolto per quello che
si era appena lasciato sfuggire mentre avvertiva il proprio viso andare in
fiamme. Che cosa aveva appena detto?! Dio, proprio in un momento come quello la
sua mente bacata doveva arrivare a realizzare una cosa del genere? E poi perché
ad alta voce?! Ripensò a tutto quello che era successo in quei giorni, a tutte
le sensazioni e i pensieri che aveva avuto. Come aveva fatto a non arrivarci
prima?! Era così ovvio, dannatamente ovvio. Lady lo aveva capito fin dal giorno
del loro primo incontro. Avrebbe dovuto dar retta a quella scema per una volta.
Bestemmiò mentalmente tutti i santi e le divinità che conosceva, abbassando in
fretta lo sguardo per non dover guardare in faccia suo fratello. “Io non…ehm,
cioè…non intendevo…”balbettò, senza sapere cosa dire. Perfetto. Gran bella
figura di Merda. Sì, con la “m” maiuscola. E adesso che avrebbe dovuto fare?
Alzò gli occhi quel tanto che bastava per poter vedere il viso del suo gemello.
Sul suo volto si era aperto un ghigno cattivo e più che divertito. Che
bastardo.
“Ma bene bene. Cos’hai detto, fratellino? Questa non me la aspettavo proprio”lo
provocò il maggiore. “Neanche da un cretino come te. Meno male che la tua amica
non è qui se no era davvero la fine per te”.
“Taci, stronzo! Anzi, prendimi pure per il culo quanto vuoi!”esclamò lui,
sempre rosso in volto. Aveva fatto una cazzata a lasciarsi sfuggire quella
dichiarazione che neanche lui sapeva di voler fare. Ma forse poteva sfruttarla
in qualche modo. “Ma questa non è altro che una ragione in più per volerti con
me!”. Lui lo amava davvero, avrebbe potuto capirlo prima ma si era rifiutato di
farlo. Quello che provava per Vergil era una cosa completamente diversa dalla
solita attrazione fisica che sentiva verso le ragazze che si era fatto. Certo,
c’era anche quella, ma passava decisamente in secondo piano rispetto ai
sentimenti profondi che lo legavano a suo fratello contro tutto quello che lui
poteva dirgli o fargli. “Vergil, io ho bisogno di te. E adesso puoi
immaginare ancora meglio perché. Non mi
importa se mi ricambi o meno, non ti chiedo di farlo. Solo…Resta. Resta e tutto
andrà a posto!”.
Vergil lo fissò impassibile. Anche il ghigno era scomparso lasciando posto ad
un’espressione indecifrabile. Forse doveva restare. Forse suo fratello aveva
davvero così tanto bisogno di lui. Dante non si sarebbe mai lasciato sfuggire
quella cosa se non fosse stato davvero disperato. Non si era accorto dei suoi
sentimenti prima di quel momento, glielo aveva letto in faccia dopo la
confessione. E come dargli torto? Non era una cosa facile da accettare. Eppure
lui l’aveva fatto, nonostante il modo improvviso in cui se ne era reso conto. E
prima gli aveva anche chiesto di ucciderlo piuttosto che lasciarlo da solo.
Avrebbe voluto prendersi il volto tra le mani. Quale promessa doveva mantenere?
Quella di proteggerlo o quella di non lasciarlo? Quando le aveva fatte aveva
pensato che le due cose fossero collegate. Ma lo erano veramente?
“Vergil. Ti prego. L’hai giurato”insistette suo fratello, quasi gli avesse
letto nel pensiero. “Resta con me e mi potrai proteggere dal male che mi
faresti lasciandomi. Ricominciamo. Non può essere così difficile. Nostro padre
lo fece dopo aver chiuso le Porte. Tu puoi fare lo stesso. Hai sconfitto le
Tenebre dentro di te come lui sconfisse quelle dell’Inferno. Ora non ti resta
che goderti la Luce che ai demoni di solito è negata”.
Lui lo fissò mentre le parole che Magornak gli aveva rivolto qualche giorno
prima gli rimbombavano nelle orecchie. “Sono
sicuro che, in qualche modo, tu ripercorrerai le scelte di Sparda, anche se
questo adesso ti sembra andare contro tutte le tue convinzioni. Dammi pure
addosso se vuoi, ma ti assicuro che è così. Fidati di me, lo so. Gli assomigli
più di quanto credi, Vergil”. Possibile che il guardiano sapesse già in
qualche modo che sarebbe finita così? Possibile che suo padre avesse già
previsto che lui, nonostante tutto, non si sarebbe perso e avrebbe trovato il
modo di essere davvero il suo erede? Suo fratello gli stava illuminando la
strada per arrivare finalmente ad essere quello che aveva sempre desiderato di
essere. Il degno figlio maggiore di Sparda. La strada era finalmente sgombra dall’Oscurità
e a lui pareva di vedere già la fine.
Tutto quello che lo circondava scomparve
e lui si ritrovò in un prato illuminato dal sole e solcato da una strada
sterrata. La luce dell’astro arrivava con un’intensità naturale, ma i suoi
occhi non ne venivano feriti e ben presto misero a fuoco quello che gli stava
intorno, lascinadolo interdetto. Dove diamine era finito? Come ci era
arrivato?! Tornò a posare lo sguardo dove fino a qualche secondo prima c’era
suo fratello, in cerca di una spiegazione. Ma davanti a lui non c’era più
Dante, bensì un’altra figura fin troppo conosciuta. Una figura che gli era
mancata per così tanto tempo.
“Pa…Padre?”balbettò il giovane, sconvolto, facendo istintivamente un passo
indietro.
“Sei tornato, Vergil. Ti ho aspettato tanto, sai? Ma ero sicuro che prima o poi
mi avresti ritrovato. Dovevo solo avere pazienza. E infatti eccoti qui”rispose
tranquillo Sparda allargando le braccia. “Ti ho mandato Magornak apposta,
sapevo che ti avrebbe aiutato a ritrovare la strada. Quel demonietto è una
forza, anche se a guardarlo sembra l’essere più ingenuo dell’universo. E in
effetti lo è. Per non capire una battuta tanto esplicita come quella che ha
detto l’amica di Dante…Ma è anche furbo, ha sorpreso anche me un paio di volte,
quando eravamo ancora negli Inferi”.
Il mezzo demone lo fissava senza capire, incredulo di fronte a tanta calma. Possibile
che suo padre potesse essere tanto sereno con lui dopo tutto quello che aveva fatto,
dopo il suo tradimento ignobile? E soprattutto gli sembrava il momento di
citare le cagate di quell’umana?! “Padre, che significa? Dove siamo? Io…ho
sbagliato tutto, non…”balbettò incredulo e sconvolto.
Ma Sparda lo interruppe, appoggiandogli
le mani sulle spalle e stringendo gentilmente la presa. “Non possiamo cambiare
il passato, Vergil. Fa’ come ti ha detto tuo fratello, lascialo dov’è. Non ci
riguarda più ormai. Né tu né io possiamo cambiarlo. A che servirebbe
tormentarci ancora? Non potrò mai perdonarmi di essere stato costretto a
lasciare la mia famiglia in balia dei bastardi che cercavano il mio sangue. Ma
ho dovuto e l’unica cosa che ho potuto fare è stata accettare l’accaduto e
andare avanti. Dovresti farlo anche tu, Vergil. E poi hai cose più importanti
da fare adesso. Ricorda, non conta quello che hai fatto, a me importa che alla
fine sei tornato riconoscendo di aver sbagliato. Perché già il desiderio
diseprato di voler pagare per le proprie è abbastanza per meritare una seconda
chance. Anche io ho fatto tanti errori nella mia vita. Troppi. Però ho rimediato
ad essi. Tu e Dante siete stati la mia redenzione insieme all’amore della mia
sposa. E sarà così anche per te. Hai capito i tuoi errori e sei pronto a
rimediare. Hai ritrovato la Luce che c’è dentro di te. Questo è quello che
conta. Sono fiero di te, Vergil. Non ho mai dubitato di te”. Il demone gli
sorrise raggiante. “Ora devo andare o tua madre mi sgriderà per essere sparito
di nuovo. Sai com’è fatta, vuole sempre sapere dove siamo o si preoccupa. Cerca
di essere felice, figlio mio. E prenditi cura di quello scatenato di tuo
fratello. Certi suoi comportamenti mi lasciano basito. Non capisco da chi abbia
preso. Io non ho mai fatto certe cose, neanche quando ero all’Inferno. E di
certo tua madre non c’entra. Ha proprio bisogno che qualcuno gli dia una
regolata. E questa, lo sappiamo bene tutti, è la tua specialità. Sono certo che
farai un ottimo lavoro. Lui in cambio ti tratterrà dal cedere di nuovo alla
tentazione delle Tenebre. E, per piacere, cerca di dargli un po’ di affetto
ogni tanto. Lo sai quanto ci tiene alle dimostrazioni esplicite. Ti lascio,
figlio mio. Ma non temere, ci rivedremo prima di quanto credi”.
Appena le mani di suo padre lasciarono le sue spalle, Vergil si sentì prendere
dal panico. Non poteva abbandonarlo così, lui non era pronto per perderlo di
nuovo. Aveva bisogno dei suoi consigli, della sua guida, della sicurezza che
solo la sua presenza gli regalava. “Aspetta, Padre! Io non so cosa devo fare!
Dimmelo tu! Non…”gli urlò lui allungando un braccio verso la figura tanto
cercata che iniziava a sparire.
“Ascolta tuo fratello per una volta. Dante ti saprà guidare. Non avete bisogno
di me. Non più. Siete cresciuti bene, avete affrontato le vostre
responsabilità. Non sentirti più in colpa, Vergil. È finita ormai. Vivi, hai la
possibilità di farlo, e goditi tutto quello che la vita e il tuo legame con
Dante ti offriranno. Io sarò sempre con voi, non scordarlo. A presto, figlio
mio”.
“Non lasciarmi!”urlò Vergil, disperato. Ma non fece in tempo a finire la
frase che si ritrovò di nuovo nella caverna.
Dante lo fissava attonito, cercando di capire cosa stesse guardando. “Ver? Ti
senti bene?”gli chiese un po’ preoccupato.
“Ma tu non hai visto…?”iniziò lui, ma si bloccò. Ovvio che non aveva visto. Ma
poco importava. Quel messaggio era per lui e l’importante era che l’avesse
capito. Scosse il capo, chiudendo gli occhi per un attimo e ripensando alle
parole di suo padre. Ora sapeva quello che doveva fare. E per una volta era
certo che sarebbe stata davvero la cosa giusta. Aveva un garante infallibile.
“Non importa, Dante”.
“Come non importa? Cosa diamine ti è preso?! Ti sei messo a fissare il vuoto
tutto ad un tratto e hai fatto una faccia assurda, come se avessi visto il
fantasma di nostro padre!”protestò l’altro mezzo demone. “Mi hai fatto prendere
un colpo! E…”.
Non potè finire la frase perché il maggiore dei gemelli chiuse senza preavviso
il poco spazio che li separava, afferrandolo per la vita per avvicinare ancora
di più i loro corpi e affondando una mano nei suoi capelli. Lui sgranò gli
occhi sorpreso, però si rilassò quasi subito in quell’abbraccio inaspettato ma
tutt’altro che sgradito e rispose a quel bacio appassionato, cingendo il corpo
del fratello con un braccio e passandogli l’altro intorno al collo.
“Vergil…”mormorò Dante in un soffio dopo che furono costretti a staccarsi per
riprendere fiato. I loro volti erano ancora a pochi centimentri di distanza.
“Che significa questo?”.
“Che ho deciso di dartela vinta per una una volta”rispose Vergil chinandosi in
avanti per baciarlo di nuovo. “Voglio seguire le orme di nostro padre e
proteggere il mondo di Luce. Devo lasciarmi il passato alle spalle e accettare
i miei errori. Devo rimediare. E posso farlo solo qui. Resto, Dante”.
Il minore dei gemelli rimase interdetto per un attimo, incredulo, ma non ebbe
la possibilità di dire nulla. Non aveva capito le ragioni di quel cambiamento
improvviso ma non poteva dire di non esserne più che soddisfatto. Le loro
bocche si incontrarono ancora, affamate e desiderose, accarezzandosi lentamente.
Il cacciatore di demoni mugolò nel bacio, insoddisfatto. Voleva di più, molto
di più. Era stufo di quei baci da bambini delle elementari. Leccò impaziente le
labbra dell’altro, chiedendo di poter appronfondire il contatto, ma suo
fratello non sembrava dello stesso parere. Allora lui iniziò a fargli scorrere
le dita lungo la schiena, con una lentezza esasperante, cercando di
convincerlo. Avvertì le labbra di Vergil incurvarsi leggermente e anche lui
sorrise divertito, senza smettere di stuzzicarlo. Alla fine l’altro mezzo
demone si vide costretto a cedere e dischiuse le labbra, accontentandolo. Le
loro lingue si incontrarono incerte, toccandosi appena. Vergil non aveva la più
pallida idea di cosa dovesse fare e anche Dante sembrava aver perso tutto d’un
tratto la sua sicurezza. Iniziarono ad accarezzarsi lentamente, assaporando
quella sensazione così strana eppure tanto piacevole da far correre i brividi
lungo la schiena di entrambi. Poi, man mano che prendevano sicurezza, i loro
movimenti si fecero meno esitanti e più vigorosi finchè quel cauto contatto non
finì per trasfromarsi prima in una violenta lotta per il dominio, che però
restò senza vincitori, e poi in una
danza infuocata di passione. Il tempo sembrava essersi fermato, risucchiato nel
vortice delle loro emozioni, o forse erano solo loro che avevano deciso di
dimenticarsi di esso, persi l’uno nell’anima dell’altro, sentendo finalmente
quella vicinanza che avevano desiderato così a lungo.
Si staccarono diversi minuti dopo, ansimando e cercando di recuperare fiato.
Dante si leccò le labbra rompendo il ponte di saliva che ancora legava le loro
bocche e sorrise, provocatorio. “Allora, Ver? Finalmente abbiamo imparato a
baciare come si deve, a quanto pare”scherzò affondando il viso nella spalla di
suo fratello e baciandogli il collo.
“Spiritoso, Dante”rispose lui, fulminandolo con lo sguardo. Lo afferrò per i
capelli e se lo staccò di dosso, impedendogli di continuare a leccargli la
pelle. “Che cazzo stai facendo?!”.
“Oh, andiamo, Vergil! Perché devi essere sempre così freddo?”si lagnò il
cacciatore di demoni, sbuffando. “Per una volta potresti anche lasciarti un po’
andare…”. Gli fece correre le dita lungo i fianchi, sollevandogli appena la
maglia. “E poi dobbiamo festeggiare la tua decisione. Per una volta non ti sei
ostinato a sbagliare come tuo solito. E questo è un avvenimento unico che vale
la pena di festeggiare, non sei d’accordo?”.
Vergil gli rivolse un altro sguardo assassino, esasperato. Aveva capito fin
troppo bene dove voleva arrivare suo fratello e di sicuro non gliel’avrebbe
permesso. “Dante, non sono una delle tue amichette, cerca di non scordartelo”lo
ammonì serio, spingendolo via. “Non ci provare, io non ci casco nei tuoi
trucchetti. Ti ho già concesso fin troppo per oggi, non avrai nient’altro da
me. Se ci tieni a soddisfare i tuoi…istinti,
trovati qualcun altro”.
“Ma quanto sei permaloso, Ver! Andiamo, lo so che tanto è tutta scena!”lo
provocò l’altro cercando di abbracciarlo di nuovo. Ci riuscì dopo diversi
tentativi e catturò le labbra di suo fratello in un altro bacio appassionato,
approfittando della sua distrazione per infilargli le mani sotto la maglia. “Lo
so che lo vuoi anche tu, Vergil”gli mormorò quando si furono staccati, questa
volta serio. “Non ti scambierei mai per una di quelle ragazze. Loro non sono
nulla per me e non lo saranno mai. Non ti sto chiedendo di fare quello che
faccio con loro. Non voglio quello da te. Io…Amami, Vergil, ti prego”. Gli
appoggiò il mento sulla spalla, stringendosi a lui il più possibile, come per
paura che potesse sfuggirgli dalle mani e sparire di nuovo. “Almeno avrò una
sicurezza in più che rimarrai e che non potrà mai accadere che un giorno io mi
volti e scopra che tu sei scomparso di nuovo”. Sospirò, staccandosi appena per
lanciargli un’occhiata imbarazzata. “Ma ovviamente non è che devi farlo adesso
se non te la senti”.
Vergil scosse il capo. “Certo che sei proprio un cretino. Ho appena detto che
resto. Però devo ammettere che hai le tue ragioni per temere da me l’ennesimo
voltafaccia. Non sono affidabile come dovrei”disse piano senza guardarlo. “Io…non
so se sono pronto per ricominciare. Non sono sicuro di riuscire a vivere nella
Luce dopo aver passato tanto tempo nell’Oscurità”. I suoi occhi fissarono per
qualche attimo il punto in cui le Porte dell’Inferno erano scomparse. Sentì una
amara nostalgia avvolgerlo. Non avrebbe mai più rivisto quelle lande desolate e
pericolose che avevano rispecchiato per lungo tempo lo stato della sua anima.
Ma aveva fatto la sua scelta. Doveva fare come gli aveva detto suo padre,
accettare i propri sbagli e lasciarsi il passato alle spalle. Andare avanti.
Abbassò lo sguardo sull’altro mezzo demone. Poteva sentire il suo corpo
percorso dall’attesa contro il proprio, mentre quelle dita bollenti sfioravano
la sua pelle gelida. “Ma ci proverò, Dante, te lo giuro, e questa volta
manterrò la promessa”. Gli afferrò il mento e gli sfiorò le labbra con le
proprie. “Anche perché ci sarai tu a costringermi a farlo, giusto?”.
“Ci puoi scommettere! Non ti lascerò andare neanche se mi pianterai di nuovo
quella cazzo di katana nel petto! Ma di’ un po’, ti diverte tanto la cosa?! Lo
fai con tanto gusto…”lo prese in giro Dante con un sorrisetto. Era così bello
sentirgli dire quelle cose. Aveva la paura irrazionale che quello fosse solo un
sogno, il più bello che avesse mai fatto, e che lui prima o poi si sarebbe
svegliato scoprendo che era accaduto tutto solo nella sua immaginazione. Eppure
Vergil era così reale, lo percepiva con tutti i sensi e poteva sentire la sua
aura avvampare intrecciata alla propria. Non poteva decisamente essere solo
frutto della sua mente.
“Diciamo che vederti piantato al suolo, e quindi sconfitto, è una grandissima
soddisfazione personale”fece suo fratello maggiore con un ghigno cattivo. “E
soprattutto la cosa migliore è il fatto che, se non permetto a qualcuno di
liberarti, potresti rimanere lì in eterno. Completamente in mio potere”.
“Certo che certe volte sei proprio un bastardo sadico. Che fine ha fatto il mio
dolce fratellino che mi trattava così bene quando eravamo piccoli? Aspetta,
forse non l’ho mai avuto”.
“Infatti. O, se l’hai avuto, mi spiace deluderti ma non ero io”.
“Adesso sei tu quello che fa lo spiritoso, eh, Ver?”. Il cacciatore di demoni
si staccò dal gemello e lo tirò per un braccio. “Forza, muoviamoci, o quei due
inizieranno a pensare che stai cercando di ammazzarmi un’altra volta. Non
vorrai mandare il nostro potentissimo guardiano delle Porte in ansia di
nuovo?”rise indicando con un cenno del capo l’uscita.
Ma l’altro mezzo demone lo bloccò, riattirandolo a sé. “Che aspettino. Sono
certo che Magornak saprà tenere a bada la sua ansia”disse piano, scostandogli
con una mano i capelli dal volto mentre l’altra correva sul suo petto scolpito.
“Ci penserà la tua amica a tenerlo buono. Ci hanno detto di tornare da loro
quando ci saremo chiariti del tutto e noi non abbiamo ancora finito”.
Dante sgranò gli occhi, incredulo. Vergil stava davvero facendo quello che lui
pensava o era solo frutto della sua immaginazione?! Lo fissò incerto, come a
chiedergli conferma, e lui gli rivolse uno sguardo alquanto eloquente che cancellò
all’istante i suoi dubbi, lasciandolo comunque interdetto. Suo fratello lo
aveva sconvolto fin troppo negli ultimi minuti. Troppe cose tutte insieme.
“Ver, ma sei sicuro?! Insomma prima hai detto…”iniziò, ma l’altro gli rifilò
un’occhiata gelida che lo zittì all’instante.
“Dante, cerca di renderti conto di
quanto impegno ci sto mettendo per “lasciarmi andare”, tanto per usare le tue
parole”disse il maggiore con un tono calmo che però suonò alquanto minaccioso.
“Quindi, per favore…Vedi di tapparti quella boccaccia una volta tanto e di smetterla di rovinare i miei sforzi,
anche se capisco quanto possa essere difficile per te dal momento che parli
sempre quando non devi”.
Il cacciatore di demoni gli rivolse un sorrisetto furbo. “E allora, dal momento
che sai quanto è arduo per me, vedi di tenermi la bocca occupata”. Si chinò in
avanti, in attesa, con la stessa espressione di un bambino che aspetta
ansiosamente il cioccolato che gli è stato promesso come ricompensa.
Vergil lo fissò per un attimo, poi scosse il capo esperato e lo baciò. Quel
cretino non sarebbe mai cambiato. Meglio così. Gli accarezzò appena le labbra
con la lingua e l’altro non esitò a dischiuderle per permettergli di approfondire
il bacio. Le sue mani vagavano sotto il cappotto aperto del minore, sfiorando
appena la pelle. Sentirlo così caldo sotto le sue dita gli procurava una strana
sensazione, abituato com’era al freddo della pietra dei profondi antri
infernali in cui si rifugiava quando voleva pensare o semplicemente staccarsi
da ciò che lo circondava. Quel gelo gli penetrava le ossa, fino a raggiungere
la sua anima che col tempo si era abituata ad abbandonarsi ad esso, lasciando
che inibisse tutte le sensazioni che la attraversavano. Ora quel calore da
tanto dimenticato arrivava quasi a scottarla, sciogliendo con una lentezza
esasperante la barriera di ghiaccio che le si era creata intorno. Le emozioni
lo sommersero di nuovo, accompagnate dai tocchi sempre più urgenti di Dante e
dai suoi baci umidi che ricoprivano ogni millimetro della sua pelle ormai priva
di coperture. Piacere, dolore, gioia, tristezza si agitavano dentro di lui,
confusi e inseparabili. Non si era mai sentito così, completamente in balia
delle sue emozioni, devastato. Ma era una sofferenza diversa da quella che gli
aveva procurato la disperazione per aver fallito sotto ogni aspetto, per aver
sbagliato tutto. C’era una malinconica dolcezza in quei gesti, in quei
sentimenti incontrollabili. Serrò gli occhi, ansimando. Cos’erano tutte quelle
dannate emozioni? Da dove venivano? Perché solo pensare a Dante lo faceva
sentire così strano? E perché sentirlo così vicino, sia fisicamente che
spiritualmente, era così insopportabilmente piacevole? Era quello che si provava
quando si amava? Una felicità dolorosa. Oppure era così solo perché erano loro
due ad amarsi, con quel passato di sofferenza e di sangue alle spalle, con quel
rapporto tanto complicato e vissuto. Sinceramente non gli importava in quel
momento. Strinse suo fratello ancora di più, istintivamente, baciandolo, se
possibile, con ancora più passione. Non controllava più i suoi movimenti, gli
veniva tutto con una naturalezza che non aveva mai avuto, mentre lui era perso
nell’estasi che li avvolgeva entrambi. Voleva solo sentirlo vicino, tanto
vicino da fargli male. E sapeva che per lui era lo stesso. Voleva che Dante
percepisse tutto il caos che aveva dentro, voleva imprimerglielo sulla pelle
perché non trovava le parole per dirglielo. Non era mai stato bravo ad
esprimere quello che provava a voce, quindi preferiva lasciare che fossero i
suoi gesti a parlare per lui. Sapeva che suo fratello avrebbe capito. Lo
sentiva gemere a un soffio dal suo orecchio, lo sentiva mormorare il suo nome,
lo sentiva bisbigliare quanto lo amava. Avrebbe voluto che quel momento potesse
durare per sempre, che il tempo si fermasse e lasciasse che le loro anime
rimanessero così, fuse una nell’altra, per tutto il resto dell’eternità.
Dante era letteralmente aggrappato al corpo di Vergil, intenzionato a non
lasciarlo neanche per un attimo. Non poteva credere che tutto quello stava
accadendo. Non poteva credere di poter sentire che suo fratello era davvero suo
e che lo sarebbe stato per sempre, di sentirselo imprimere nella carne dai suoi
baci e dalle sue carezze e nello spirito dalle emozioni devastanti che gli
provocava e gli trasmetteva. Non riusciva a smettere di chiamarlo, non riusciva
a trattenersi. Avrebbe voluto gridare, urlare quello che provava, ma gli
mancava il fiato per farlo e non era del tutto cosciente, trascinato in quel
vortice di estasi e sconvolto dall’intensità delle loro emozioni. Dolore fisico
e sofferenza dell’anima si mischiavano creando un’ebrezza tanto piacevole da
stordirlo, facendogli perdere il contatto con la realtà. Non voleva che
finisse, qualunque cosa fosse. Voleva che durasse in eterno, voleva che le loro
anime si confondessero in ogni istante, in ogni respiro, come stava avvenendo
in quel momento. Perché non si era mai sentito più vivo di così. Le mani di
Vergil che correvano sulla sua pelle e la sua bocca affamata che la baciava
nella sua interezza sembravano risvegliare in lui ricordi lontani, confusi ma
intensi, e lui si sentiva rinascere. Il mondo intorno a loro non esisteva più,
c’erano solo baci, carezze, due corpi intrecciati, un’unica anima, un fuoco che
bruciava senza scottare. Si morse le labbra mentre si lasciava scappare
l’ennesimo gemito. Avrebbe superato ogni difficoltà, avrebbe combattuto ogni
problema che avrebbe cercato di intralciarli, avrebbe vinto ogni esitazione,
avrebbe fatto la guerra all’Inferno intero se fosse stato necessario, solo per
potersi sentire di nuovo così. Ma non sarebbe stato necessario perché Vergil
questa volta sarebbe rimasto al suo fianco. E insieme a lui anche quelle
emozioni indescrivibili. Per tutto il tempo che sarebbe stato concesso loro.
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Ni
hao, guys!! Sorry sorry, ci ho impiegato un po’ di più di quanto avevo detto
questa volta. Non è che non avessi il capitolo pronto, è solo che sono stata un
po’ impegnata perché domani ho un esame (speriamo bene!!) e poi
aspettavo…Lasciamo perdere, non voglio annoiarvi con le mie chiacchiere su
quello che voglio e non voglio…
So, business! xD Well, questo è il penultimo capitolo, anche se la storia si
conclude praticamente qui, il ventesimo serve solo da conclusione al tutto…Ma
passiamo al capitolo in sé! Allora, devo dire che c’è poco da
commentare…spiegano tutto i due gemelli mentre si fanno la loro litigata! Be’,
tanto per concludere in bellezza, ci voleva anche in questa “tranquilla”
chiacchierata un po’ di angst che culmina con la disperata quanto non voluta e
soprattutto non programmata confessione che Dante si lascia sfuggire perché
solo alla fine di tutto, solo quando ormai è completamente esperato e non si
rende neanche conto di quello che sta dicendo o facendo, il nostro adorato
cacciatore di demoni si rende conto che tutti i suoi pensieri verso il fratello
significano qualcosa. E ovviamente in parte un grazie deve andare all’effetto
dell’uscita di Lady sul suo inconscio xD Ci ho riflettuto parecchio sulla cosa,
perché ero certa che far dichiarare Dante era fuori dal personaggio alla grande
ma in qualche modo la cosa avrebbe dovuto saltar fuori. Mi sembrava da lui
farsi sfuggire di botto, in fondo lui è impulsivo e si rende conto dopo del
seignificato delle sue azioni. Ditemi che ne pensate della soluzione!! ^^” Come
al solito io non sono sicura di nulla! -.-“
Ma ovviamente ancora più OOC sarebbe stato far restare Vergil solo per “amore”.
Quella proprio è una cosa che non riesco a concepire e quindi…Be’, ho dovuto
tirare fuori l’unico che potesse davvero dare la spinta decisiva al nostro
mezzo demone: Sparda. Ho deciso di inserire quel breve dialogo tra loro due
anche perché per tutta la storia Vergil non fa altro che cercare di trovare la
sua strada per essere figlio di suo padre e l’apparizione di Sparda rappresenta
simbolicamente la nuova chance che gli viene data come ricompensa per aver
finlamente capito i suoi errori e la possibilità di rimediare. E poi volevo far
ricomparire quella leggenda vivente che è Sparda! >.<
La parte che segue mi fa troppo fanservice all’ennesiama potenza ma
prendetevela con una mia amica che mi ha mandato in modalità fangirl critica
scioglie la tensione che si era creata durante tutto il corso della storia e ci
regala l’happy ending tanto sperato! *.* Dan riesce finalmente ad ottenere un
bacio decente e Ver si ritrova già due secondi dopo aver deciso di restare
nonostante tutto a doversi subire le idiozie e le provocazioni del gemello che
gli fanno venire la voglia di cambiare idea xD Per l’ultima parte…chiedo
umilmente scusa se non è quello che volevate, ma come ho già detto nel commento
precendente mettere una scena esplicita avrebbe stonato con la storia in
generale e in particolare con quel momento preciso. Spero che possiate capire
il motivo della mia scelta ^^
Detto questo, ringrazio e me ne vado anche perché vi ho rubato come sempre un
sacco di tempo per nulla! But I can’t help myself!! >.<
Un abbraccio e un mare di baci alle mie recensitrici che non mi fanno mai
mancare i loro commenti: doc11, Rakelle, Hikari Sama e ninjiapiccina! *-* Vi erigerò un
santuario, mi commuovete con tutta questa devozione e capacità di
sopportazione verso di me!! Grazie anche a Xeira_ che ha recensito a sua volta e un pensierino anche a un’altra mia
amica adorata che non mi molla neanche morta (e chissene se non mi commenta
tutti i cap!! u.u), LadyVergil (Love
ya, Ver!! xD E ricordati che stiamo aspettando anche te qui! è-è). Un grazie
anche a tutti quelli che leggono/preferiscono/seguono la storia! Sarete
contenti che mi dovrete sopportare ancora per pochissimo, quindi fatevi
coraggio!! Siamo alla fine! xD
Alla prossima (l’ultima per queste pagine T.T)! E giuro che sarò velocissima ad
aggiornare!!
La vostra dannata preferita (si spera xD),
Mystic