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Autore: Albascura_    26/04/2006    3 recensioni
Una piccola storia, spero vi piaccia; è nata come tema scolastico, l'ho consegnato oggi, ma visto che mi è venuta bene, almeno spero, l'ho postata... lasciate un commentino, xf!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Valentina Seminara 1C

                                                                                              Valentina Seminara 1C

                                  Tea, tabacco e tradimenti

 

Erano le cinque e Geltrude, come ogni giorno, sorseggiava il suo tea: gambe accavallate, mignolo all’insù, tailleur turchese di seta, i capelli castani raccolti, gli occhi celesti blandamente truccati, le unghie curate, la pelle liscia, le labbra rosse: una bella donna che va per i quaranta, ma che non ha perso il proprio fascino.

<< Allora dimmi Geltrude, hai sentito la novità? >> le disse la Signora McKinn con sguardo malizioso. <Luanne, ha tradito suo marito, lo sapevi? >>

<< Non si era mai visto uno scandalo del genere, qui nel nostro paesino di provincia!>> intervenne la Signora Becker  con una risatina.

<< Ha disonorato il buon nome della famiglia! >>  assentì Marianne, moglie di Mattew, che, come tutti sapevano tranne lei, l’aveva tradita ripetutamente e con donne molto più giovani.

<< Ti ha raccontato qualcosa Geltrude? Rispondi! >> la assalì la Signora McKinn con fare isterico.

Le donne fremevano, impazienti di spettegolare su nuovi pettegolezzi.

Geltrude finì di sorseggiare il suo tea con calma, appoggiò la tazzina di porcellana sul suo piattino, poi disse: << Non sono affari che ci riguardano >>, e addentò un biscotto.

In realtà il cuore le batteva all’impazzata, la schiena era tesa come un manico di scopa, il respiro si era fatto più rapido.

“Devo andare via subito da questa casa, o mi scopriranno” pensò.  Si alzò e raccolse la sua borsetta. <<  Si è fatto tardi ragazze, devo andare >> . Baciò due volte l’aria attorno alle guance delle altre signore e uscì in strada.

Trasse un profondo respiro di sollievo. Anche oggi era riuscita a mantenere il segreto.

 

                                                                                               *

<< Arancia limone, fragola lampone, pesca amarena, ananas caffè >> cantilenavano i bambini, mentre vivaci saltavano la corda.

Maggie ed Eric, invece, stavano seduti sui gradini della chiesa, troppo grandi per giocare ancora a saltare la corda ma troppo piccoli per mischiarsi a quel mondo tanto distante dal loro.

<< Eric>> disse lei, ritratto della madre, i capelli castani stretti in due treccine, gli occhi celesti vispi e allegri, i vestiti impolverati. << Non vedo l’ora di essere grande e di poter prendere il tea delle cinque con le altre signore. Sono stufa di avere dodici anni! >> Cercò di imitare le stimate signore, facendo finta di sorseggiare un immaginario tea da una tazzina di plastica tutta scheggiata.

<< Dilla a me >> le rispose Eric, << anch’io non vedo l’ora di andare a fumare il sigaro  e a giocare a poker con gli altri signori! >> e li imitò, facendo finta di fumare un bastoncino di liquirizia.

<< Oh, signor Eric, com’è andata la sua partita di poker? Ha vinto qualcosa? >> le si rivolse la bambina con tono altezzoso.

<< Lei mi sottovaluta Signora Margaret, ho sbancato questa sera!  >>

e continuarono così fino a sera, fingendo di essere due di quegli adulti imperfetti a cui tanto si ispiravano.

                                                                                               *

“ Bene, pessime carte”  pensò Tom, mentre il suo viso non lasciava trapelare la minima emozione. “ blufferò anche questa volta”. Adottò prontamente l’espressione di chi ha una scala reale, e rilanciò di qualche centinaio di dollari.

I soldi non erano mai mancati, erano altri i problemi della famiglia.

Sbuffò da sotto i baffi una nuvola di fumo e tornò a mordicchiare il tabacco de suo sigaro di ottima marca.

Hank posò le sue carte coperte sul tavolo e si prese il viso tra le mani.

<< Hank, non ti senti bene? >> gli chiese il Signor McKinn tra una nuvola di fumo.

<< No Sam, è tutto uno schifo. Mia moglie mi ha tradito >> Percorse con lo sguardo il perimetro del tavolo.  << E con ogni probabilità l’ amante di Luanne è in questa stanza >> aggiunse. Tom deglutì.

<< Pensi di divorziare? >> gli suggerì Mattew.

<< Io penso al bambino. Come la prenderà Eric? >> si chiese ad alta voce l’affranto Hank.

Il cuore di Tom batteva all’impazzata, la schiena era tesa come un manico di scopa, il respiro si era fatto più rapido. Eric giocava sempre con Maggie, sua figlia.

Ormai era chiaro: aveva messo in moto un meccanismo inarrestabile, una catastrofe.

Rivolse ad Hank qualche parola di conforto e cercò di finire la partita con meno perdite possibili. Salutò e uscì in strada. Trasse un profondo sospiro di sollievo. Anche oggi era riuscito a mantenere il segreto.

                                                                                               *

Geltrude dispose i piatti sul tavolo, fece una carezza alla figlia, poi tornò distaccata, fredda, non degnando di uno sguardo il marito e rivolgendo tutta la sua attenzione al contenuto del suo piatto.

Maggie fissò smarrita prima il padre e poi la madre, domandandosi il perché di quell’opprimente silenzio che ormai regnava sovrano nella loro casa.

Poi Geltrude esplose.

Si alzò col viso contratto dalla rabbia, facendo cadere a terra il suo piatto, che si infranse.

<< Dimmi Tom, dimmi perché proprio lei! Perché proprio la mia migliore amica? >> strillò. << Hai rovinato questa famiglia, saremo lo zimbello della comunità! Quando l’avranno scoperto, non potrò più andare a prendere il tea con loro, tu non potrai più sperperare i nostri soldi col tuo stupidissimo poker e non avrai più questa sgradevole puzza di tabacco addosso!  Non avremo più una vita normale, non potremo mai più andare in chiesa, uscire in strada, andare a fare la spesa! Saremo perseguitati dalle voci, dalle dicerie, dai pettegolezzi! Sei uno stupido, Tom! >>

si alzò anche lui, furibondo, scagliando di sua volontà il piatto a terra.

<< Tu. . . tu!  È tutta colpa tua! Tu sei andata a fare quel corso di ricamo a punto croce fuori città! Tu mi hai tradito! Abbiamo deciso di far finta di niente per tutelare Maggie, ma come hai fatto a pensare che te l’avrei fatta passare? Come hai potuto sperare che avrei subito senza reagire? >> le gridò di rimando.

Maggie si era diretta verso la porta. Le lacrime le rigavano il volto. Era terrorizzata.

Quelli non erano la sua mamma e il suo papà. Loro non avrebbero mai fatto quelle brutte cose di cui si accusavano.

<< Non l’avrebbe mai saputo nessuno! Ma con Luanne . . . sei uno stupido!  Lo sai che non ha più il coraggio di farsi vedere al Pomeriggio del Tea? E neanche io!  Siamo uno scandalo, Tom, lo zimbello del paese!  >>

Cominciarono a volare utensili da cucina e la sala da pranzo fu presto tramutata in un campo di battaglia.

Maggie uscì di casa singhiozzando, mettendosi a correre per le strade buie del paese.

Arrivò sotto la finestra della stanza di Eric, e cominciò a tirare sassolini contro il vetro così forte, che per poco non si frantumò.

Il ragazzino si affacciò e vedendo l’amica in quello stato uscì di casa e corse ad abbracciarla.

<< Non voglio più, Eric, non voglio più andare a prendere il tea, succedono cose brutte, volano piatti, bicchieri e . . . non voglio più prendere il tea! >>  gli disse tra le lacrime, dopo avergli raccontato tutto quello che aveva sentito.

<< Te lo prometto Maggie, non ti lascerò mai sola per andare a giocare a poker, non puzzerò di tabacco, non ti lascerò mai sola, Maggie >>

          DIECI ANNI DOPO

Si celebrarono  le nozze di Eric e Maggie, a cui furono invitati i rispettivi genitori, che si presentarono da soli.

Vissero insieme tutta la vita, onorando felicemente le nozze d’argento e quelle d’oro, senza mai partecipare ad un Pomeriggio del Tea o a una partita di poker, ma prendendo il tea delle cinque insieme e insegnando a giocare a poker i loro figli, non lasciandosi mai soli, senza farsi condizionare dalle tre T che avevano rovinato il matrimonio dei loro genitori. 

 

 

 

 

   
 
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