Valentina Seminara 1C
Tea, tabacco e tradimenti
Erano le cinque e Geltrude, come
ogni giorno, sorseggiava il suo tea: gambe accavallate, mignolo all’insù,
tailleur turchese di seta, i capelli castani raccolti, gli occhi celesti
blandamente truccati, le unghie curate, la pelle liscia, le labbra rosse: una
bella donna che va per i quaranta, ma che non ha perso il proprio fascino.
<< Allora dimmi Geltrude,
hai sentito la novità? >> le disse la Signora McKinn
con sguardo malizioso. <
<< Non si era mai visto uno
scandalo del genere, qui nel nostro paesino di provincia!>> intervenne la
Signora Becker
con una risatina.
<< Ha disonorato il buon
nome della famiglia! >> assentì Marianne, moglie di Mattew, che,
come tutti sapevano tranne lei, l’aveva tradita ripetutamente e con donne molto
più giovani.
<< Ti ha raccontato qualcosa
Geltrude? Rispondi! >> la assalì la Signora McKinn
con fare isterico.
Le donne fremevano, impazienti di
spettegolare su nuovi pettegolezzi.
Geltrude finì di sorseggiare il
suo tea con calma, appoggiò la tazzina di porcellana sul suo piattino, poi
disse: << Non sono affari che ci riguardano >>, e addentò un
biscotto.
In realtà il cuore le batteva
all’impazzata, la schiena era tesa come un manico di scopa, il respiro si era
fatto più rapido.
“Devo andare via subito da questa
casa, o mi scopriranno” pensò. Si alzò e
raccolse la sua borsetta. << Si è
fatto tardi ragazze, devo andare >> . Baciò due volte l’aria attorno alle
guance delle altre signore e uscì in strada.
Trasse un profondo respiro di
sollievo. Anche oggi era riuscita a mantenere il segreto.
*
<< Arancia limone, fragola
lampone, pesca amarena, ananas caffè >> cantilenavano i bambini, mentre
vivaci saltavano la corda.
Maggie ed Eric,
invece, stavano seduti sui gradini della chiesa, troppo grandi per giocare
ancora a saltare la corda ma troppo piccoli per mischiarsi a quel mondo tanto
distante dal loro.
<< Eric>>
disse lei, ritratto della madre, i capelli castani stretti in due treccine, gli occhi celesti vispi e allegri, i vestiti
impolverati. << Non vedo l’ora di essere grande e di poter prendere il
tea delle cinque con le altre signore. Sono stufa di avere dodici anni!
>> Cercò di imitare le stimate signore, facendo finta di sorseggiare un
immaginario tea da una tazzina di plastica tutta scheggiata.
<< Dilla a me >> le
rispose Eric, << anch’io non vedo l’ora di
andare a fumare il sigaro e a giocare a
poker con gli altri signori! >> e li imitò, facendo finta di fumare un
bastoncino di liquirizia.
<< Oh, signor Eric, com’è andata la sua partita di poker? Ha vinto
qualcosa? >> le si rivolse la bambina con tono altezzoso.
<< Lei mi sottovaluta
Signora Margaret, ho sbancato questa sera! >>
e continuarono così fino a sera,
fingendo di essere due di quegli adulti imperfetti a cui tanto si ispiravano.
*
“ Bene, pessime carte” pensò Tom, mentre
il suo viso non lasciava trapelare la minima emozione. “ blufferò anche questa
volta”. Adottò prontamente l’espressione di chi ha una scala reale, e rilanciò
di qualche centinaio di dollari.
I soldi non erano mai mancati,
erano altri i problemi della famiglia.
Sbuffò da sotto i baffi una nuvola
di fumo e tornò a mordicchiare il tabacco de suo sigaro di ottima marca.
Hank posò le
sue carte coperte sul tavolo e si prese il viso tra le mani.
<< Hank,
non ti senti bene? >> gli chiese il Signor McKinn
tra una nuvola di fumo.
<< No Sam,
è tutto uno schifo. Mia moglie mi ha tradito >> Percorse con lo sguardo
il perimetro del tavolo. << E con
ogni probabilità l’ amante di Luanne è in questa
stanza >> aggiunse. Tom deglutì.
<< Pensi di divorziare?
>> gli suggerì Mattew.
<< Io penso al bambino. Come
la prenderà Eric? >> si chiese ad alta voce
l’affranto Hank.
Il cuore di Tom
batteva all’impazzata, la schiena era tesa come un manico di scopa, il respiro
si era fatto più rapido. Eric giocava sempre con
Maggie, sua figlia.
Ormai era chiaro: aveva messo in
moto un meccanismo inarrestabile, una catastrofe.
Rivolse ad Hank
qualche parola di conforto e cercò di finire la partita con meno perdite
possibili. Salutò e uscì in strada. Trasse un profondo sospiro di sollievo.
Anche oggi era riuscito a mantenere il segreto.
*
Geltrude dispose i piatti sul
tavolo, fece una carezza alla figlia, poi tornò distaccata, fredda, non
degnando di uno sguardo il marito e rivolgendo tutta la sua attenzione al
contenuto del suo piatto.
Maggie fissò smarrita prima il
padre e poi la madre, domandandosi il perché di quell’opprimente
silenzio che ormai regnava sovrano nella loro casa.
Poi Geltrude esplose.
Si alzò col viso contratto dalla
rabbia, facendo cadere a terra il suo piatto, che si infranse.
<< Dimmi Tom,
dimmi perché proprio lei! Perché proprio la mia migliore amica? >>
strillò. << Hai rovinato questa famiglia, saremo lo zimbello della
comunità! Quando l’avranno scoperto, non potrò più andare a prendere il tea con
loro, tu non potrai più sperperare i nostri soldi col tuo stupidissimo poker e
non avrai più questa sgradevole puzza di tabacco addosso! Non avremo più una vita normale, non potremo
mai più andare in chiesa, uscire in strada, andare a fare la spesa! Saremo
perseguitati dalle voci, dalle dicerie, dai pettegolezzi! Sei uno stupido, Tom! >>
si alzò anche lui, furibondo,
scagliando di sua volontà il piatto a terra.
<< Tu. . . tu! È tutta colpa tua! Tu sei andata a fare quel
corso di ricamo a punto croce fuori città! Tu mi hai tradito! Abbiamo deciso di
far finta di niente per tutelare Maggie, ma come hai fatto a pensare che te
l’avrei fatta passare? Come hai potuto sperare che avrei subito senza reagire?
>> le gridò di rimando.
Maggie si era diretta verso la porta.
Le lacrime le rigavano il volto. Era terrorizzata.
Quelli non erano la sua mamma e il
suo papà. Loro non avrebbero mai fatto quelle brutte cose di cui si accusavano.
<< Non l’avrebbe mai saputo
nessuno! Ma con Luanne . . . sei uno stupido! Lo sai che non ha più il coraggio di farsi
vedere al Pomeriggio del Tea? E neanche io!
Siamo uno scandalo, Tom, lo zimbello del
paese! >>
Cominciarono a volare utensili da
cucina e la sala da pranzo fu presto tramutata in un campo di battaglia.
Maggie uscì di casa singhiozzando,
mettendosi a correre per le strade buie del paese.
Arrivò sotto la finestra della
stanza di Eric, e cominciò a tirare sassolini contro
il vetro così forte, che per poco non si frantumò.
Il ragazzino si affacciò e vedendo
l’amica in quello stato uscì di casa e corse ad abbracciarla.
<< Non voglio più, Eric, non voglio più andare a prendere il tea, succedono
cose brutte, volano piatti, bicchieri e . . . non voglio più prendere il tea!
>> gli disse tra le lacrime, dopo
avergli raccontato tutto quello che aveva sentito.
<< Te lo prometto Maggie,
non ti lascerò mai sola per andare a giocare a poker, non puzzerò di tabacco,
non ti lascerò mai sola, Maggie >>
DIECI ANNI DOPO
Si celebrarono le nozze di Eric e
Maggie, a cui furono invitati i rispettivi genitori, che si presentarono da
soli.
Vissero insieme tutta la vita,
onorando felicemente le nozze d’argento e quelle d’oro, senza mai partecipare
ad un Pomeriggio del Tea o a una partita di poker, ma prendendo il tea delle
cinque insieme e insegnando a giocare a poker i loro figli, non lasciandosi mai
soli, senza farsi condizionare dalle tre T che avevano rovinato il matrimonio
dei loro genitori.