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Autore: Aurora Barone    25/08/2011    2 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi ero intestardita come non mi era mai successo prima, anche se effettivamente non avevo fatto idea di come ripagare quel violino, però volevo fare tutto da sola.

Del fatto del violino se ne parlò a cena, Itou lo fece presente al padre, mentre io continuavo a replicare che avrei provveduto da sola al risarcimento del danno.

“Papà falla ragionare tu...te ne prego...quello è uno stradivari...” disse Itou, mentre il padre mi guardava con un espressione curiosa.

“Dimmi Echiko come hai intenzione di procurarti tutti quei soldi?” domandò il padre con un espressione bizzarra, sembrava affascinato dalla mia testardaggine.

“Mi cercherò un lavoro...” dissi con convinzione.

“Ma sentila...un lavoro...” esclamò Itou caustico poi aggiunse “Hai idea di quello che penserà la gente? Che stiamo cadendo in malora e che ti sfruttiamo!”

“E tu non sei uno che si cura dell'opinione degli altri!” lo punzecchiai.

“A me non sembra una cattiva idea!” disse il padre, più che altro sembrava che fosse curioso di vedere se fossi riuscita nel mio intento.

Il padre di Itou si comportava appunto da scienziato, gli piaceva testare le sue creazioni, vedere a che punto potessero' spingersi oltre e mi stava appunto analizzando, mi lasciava campo aperto per potermi analizzare e studiare con attenzione per vedere quanto di umano fosse rimasto in me.

Era questo che riuscivo a percepire dai suoi sguardi e anche dal suo modo di esprimersi, c'era in lui una viltà sottile della conoscenza e della scoperta, che era propria della sua professione.

“Papà...se non rimborsiamo che figura ci facciamo, non possiamo perdere tempo con le idee strampalate di Echiko”

“Si, hai ragione, infatti noi restituiremo i soldi alla scuola ed Echiko ci restituirà i soldi a noi...” disse tranquillamente, con un sorriso appena accennato.

“Possibile che ti piaccia sempre andarmi contro?” sbraitò contro il padre.

“No, non è questo Itou...è solo che mi piace questa sua iniziativa...e poi ho sempre seguito una linea democratica, anche nei confronti dei robot!”

“Già di questo passo saranno loro a comandarci!” controbatteva.

Isae mi rivolse un sorriso incoraggiante, mentre Itou era pronto a buttarmi a terra e continuò a sbuffare “ il mondo si sta capovolgendo...”

“Itou non esagerare...” gli rispose il padre.

“Ora tra un po' anche Isae se ne esce fuori con chissà quale idea malsana e rivoluzionaria...” affermò Itou.

“Per prima cosa Isae è liberissima di fare tutto ciò che vuole...l'unico impedimento è la sua salute cagionevole e poi secondo se gli venisse qualche idea folle il problema sarebbe mio e non tuo!” disse incominciando ad innervosirsi, dopo quel bacio tra Itou e Isae i rapporti fra loro erano sempre più tesi.

Il padre diventava rigido e nervoso quando Itou osavo solo pronunciarsi nei riguardi di Isae.

Lui non si curava affatto di questo, sembrava che le bastonate di suo padre non gli fossero' bastate, continuava ad importunarla anche davanti al padre, anche in modi assai espliciti, anche in quel momento riprese a farlo.

“Isae...può fare tutto quello che vuole hai detto...” ribadii sordido, poi prosegui dicendo “ E se io le proponessi di uscire...papà a te andrebbe bene?”

Il padre si irritò, però neppure più di tanto e poi si limitò col dire “ Bè deve essere Isae a deciderlo...”

Io e il padre eravamo tutti e due fermamente convinti che Isae si sarebbe rifiutata, era troppo scontato...talmente scontato che ciò NON AVVENNE.

“Si, per me va bene...” disse lei lasciando me e il padre senza parole, mentre Itou non mi parve tanto stupito dal si di lei.

“Papà spero tu non abbia nulla in contrario” disse sogghignante.

“No...” disse il padre guardando un punto fisso, sembrava troppo basito e scosso dal fatto che Isae avesse accettato la sua proposta.

“Bene io ed Isae ci divertiremo molto!” disse allusivo.

Suscitando lo sconcerto mio e del padre, invece riguardo Isae il suo viso non mostravano alcun sentimento, era sterile da qualsiasi emozione.

Non rispose neppure ai sorrisi ammiccanti di Itou e neppure all'espressione severa del padre che le chiedeva una qualche spiegazione.

Si accordarono per il giorno seguente, per uscire insieme.

Il padre sembrava giunto allo stremo della collera, il suo viso era diventato di un rosso accesso, sembrava sempre in procinto di far esplodere una terza guerra mondiale, ma non lo fece.

Rimase al suo posto e continuò a mangiare, anche se la sua espressione non era quella di una persona calma, voleva far a pezzi Itou e forse anche Isae, ma si tratteneva, sopportava in silenzio.

“Non c'è alcun problema mi fido di Isae e non mi tradirebbe mai!” esclamò mostrandosi fiducioso.

“Oh ma che coccoloso e romanticone disse Itou schernendolo con cattiveria.

Il padre non rispose alle provocazioni lanciategli suscitando il fastidio di quest'ultimo, che non gli diede tregua.

Si metteva in mostra e si pavoneggiava come a voler dire “Caro papà Isae cadrà ai miei piedi e tu non potrai farci niente”

Isae non mi pareva che lo guardasse, non si curava né dell'uno né dell'altro, sembrava avere l'aria un po' assente.

Era difficile riuscire a scrutare nel suo animo, però sapendo com'era fatta, avevo il sospetto che ci fosse dietro qualcosa, doveva avere qualcosa in mente per risolvere le accese discussioni tra Itou e suo padre, anche se uscire con Itou non mi era sembrato un buon modo per farlo, anzi stava diventando motivo di ben altre discussioni.

Poi mi soffermai su Itou, mi spaventava quello che gli passasse per la testa e non riuscivo neanche lontanamente ad immaginarmelo, ma una cosa era certa: aveva delle cattive intenzioni.

Dopo cena il padre di Itou, entrò dentro la mia stanza senza neppure bussare,.

Mi sorprese molto quella sua inaspettata visita.

Era in escandescenza, non lo avevo mai visto così fuori di sé, sembrava folle, gesticolava e camminava per la stanza mentre parlava.

“Tu domani li devi seguire...e mi chiami non appena vedi qualsiasi atteggiamento o movimento losco!” disse imperioso.

“Ma lei non aveva detto di fidarsi di Isae!” puntualizzai.

“Certo! Ma...” rimarcò molto su quel ma, poi prosegui dicendo “ non mi fido di quel depravato, insano essere, viscido fetido involucro, sottospecie di essere...”

Se non lo avessi interrotto avrebbe continuato con gli insulti fino al giorno seguente.

“Guardi che sta parlando di suo figlio!” puntualizzai.

“No, quello non è mio figlio, è un demonio non c'è altra spiegazione, da quando è nato ha reso la mia esistenza un incubo!” disse furente.

“Un padre non dovrebbe dire queste cose...in fondo è sempre suo figlio...”insistetti.

“Se solo lui non fosse mai nato...” disse in modo meschino e serio.

“Sta dicendo sul serio?!” persi del tutto la calma.

Aveva detto una cosa orribile, che non volevo sentire da nessun genitore, perché ero dell'idea che non si dicevano quel genere di cose, per quanto un figlio potesse essere ribelle e scalmanato.

Annuii come se fosse naturale che pensasse una cosa del genere e continuò col dire che non lo ammazzava solo perché c'era la galera, solo perché...

Non gli diedi modo di proseguire, non volevo sentire oltre, avevo sentito fin troppo:

“Non le voglio sentire queste cose...un padre non deve dirle!” mi impuntai..

“Immagino che abbia contaminato anche te... tutti a dirmi sempre che è solo un bambino, un ragazzino” disse con un tono di voce maligno e spietato.

“No, sa cosa sto arrivando a pensare?! Che se Itou si comporta male la colpa è soltanto sua...questa carenza della figura paterna deve essere stata dura per lui...” dissi puntandogli il dito contro.

“Già certo, è tutta colpa mia...” disse urtando il gomito contro la parete rosa antico.

Dopo un po' se ne uscii agitato dalla stanza, ribadendo che dovevo seguirli.

Io non mi espressi in merito, fare da spia non mi piaceva, però in questo caso non volli neppure esimermi dal farlo perché se non c'ero io a sorvegliare Itou, che cosa poteva accadere alla povera Isae?

Mi preoccupava per la sua incolumità, di cui lei di certo non doveva essersi curata, era troppo presa dalle incomprensioni tra Itou e suo padre per pensare a se stessa e ai rischi che correva.

Dopo di ciò i miei pensieri deviarono direzione, soffermandomi sulle mie mani, la loro grandezza era sempre la stessa, non erano affatto cambiate le mie mani, ma era cambiata la loro forza.

Mi tornò alla mente il violino che mi si era spezzato tra le mani e poi a quella volta in cui persi la calma, avevo preso a pugni i compagni di Itou, li avevo buttati a terra con così tanta facilità.

Se Itou non mi avesse fermato, forse...forse...li avrei uccisi...pensai di colpo spaventatissima.

Incominciai a tremare dal terrore, tentai di fermare quei sconcertanti pensieri, ma non riuscivo a far a meno di pensarci, perché mi tornarono in mente quelle sensazioni così forti e intense, quel piacere perverso e vivido di uccidere che mi aveva stordito la mente in quei momenti.

Mi rigirai nel letto diverse, volte cercando di trovare una posizione che mi facesse prendere sonno e stavo tentando nuovamente di sospendere tutti quei brutti pensieri.

Ma per quanto cercassi di fermarli, erano così vivi dentro la mia testa e poi se ne susseguivano molti altri, il pensiero ancora di quella sera fatta di sesso sfrenato con Itou e poi...Isae,Itou...il loro appuntamento, il violino che si spezzava e i soldi che dovevo risarcire.

C'era troppo casino dentro la mia testa, pensai talmente tanto da ritrovarmi ancora fino alle 4 del mattino sveglia nel letto.

Mi alzai dal letto e decisi di fare un giro per la casa, magari così avrei preso sonno.

Accesi la luce del lungo corridoio e poi scesi già per le scale raggiungendo la cucina, magari mangiare qualcosa mi avrebbe distratto dai cattivi pensieri.

La cucina era assai spaziosa, ogni mobile ed oggetto era posizionata in maniera armoniosa, senza intaccare e limitare gli spazi, inoltre aleggiava uno scrupoloso ordine come in tutto il resto della casa, non c'era mai niente fuori posto, ad accezione che nella stanza di Itou in cui avevo spesso notato un accenno di disordine che però non era destinato a durare dato che veniva sempre sistemata dalle cameriere.

Mi giunse spontaneo fare un paragone con l' assai modesta e semplice casa in cui ero nata e cresciuta come essere umano.

Casa mia era molto piccola, c'erano gli ambienti necessari, non esisteva una stanza superflua come nella casa dei Kayashi, in cui avevo paura di perdermi, anche per questa ragione avevo deciso di recarmi spedita in cucina, perché a parte la mia stanza, la cucina, la stanza di Itou, il laboratorio del padre e quella stanza in cui c'era il pianoforte non conoscevo le altre stanze di quella casa, sapevo solo muovermi in quegli ambienti già citati, al di là di quelli mi occorreva un navigatore satellitare.

La luce era accesa, poi notai che c' era maggiordomo che stava asciugando i piatti appena lavati, poi diede una sistemata alla credenza e al resto della cucina.

Lo osservai in silenzio, lui non si accorse della mia presenza era troppo preso dal suo lavoro, poi prese a canticchiare una canzoncina.

Aveva un aspetto attempato, si notava che avesse una certa età, eppure ciò non lo rendeva affatto sgradevole alla vista, ero uno di quei vecchietti di bell' aspetto, la vecchiaia gli aveva dato quell'aspetto da nonnino docile e poi era così energico e vitale, puliva, sistemava e si dava da fare in modo assai sorprendente per la sua età.

Anche quel suo modo di canticchiare allegro, la sua espressione così vivace e gaia, come se gli piacesse svegliarsi alle 4 del mattino per pulire, lavare e occuparsi di tutte le faccende di quella grande casa, anche perché le altre due cameriere mi sembravano assai pigre rispetto a quest'ultimo, mi sembrava che in realtà il lavoro grosso lo svolgesse lui.

Dopo un po' si accorse della mia presenza: “ Signorina non riesce a dormire?” mi chiese con cordialità spropositata come se fossi la padrona di casa.

“No” ammisi.

“Le posso preparare una bella tisana calda che concili il sonno” disse con premura mettendomi a disagio.

“No, non c'è affatto bisogno...” esclamai in soggezione.

“Nessun disturbo, questo è il mio lavoro...” disse affabile.

Mise da parte i piatti e si cimentò nella preparazione della tisana, anche se io avevo cercato di persuaderlo a lasciar perdere.

I piatti poggiati sul tavolo che era intento ad asciugare con cura erano di un vetro finissimo e delicato ed erano monocromatici, non mi azzardai neppure a toccarli per paura che mi si potessero' rompere tra le mani.

Dopo un po' mi porse la tazza con la raccomandazione di far attenzione perché era bollente, poi si rimise a pulire i piatti a cui avevo prestato tanta attenzione.

“Sono belli non è vero?” disse notando che li stavo osservando.

“Già devono essere molto delicati...” esclamai notando quel lucente e fine cristallo.

“Si graffiano con facilità per questo bisogna far attenzione sia quando si lavano e sia quando si asciugano...”

“Assai ridicoli i ricchi, amano mangiare in piatti pregiati come questi...” esclamai ironica.

“Il signor Kayashi non si cura di certe cose...non se ne è mai curato... la signora Kayashi si prendeva pensieri di questo genere, era una donna assai legata al denaro in un modo esasperato...e questi piatti credono che rappresentino alla perfezione com'era il suo temperamento...”

Ricondussi lo sguardo su quei piatti, ma non riuscii a delineare il carattere della signora Kayashi da quei piatti, le metafore e le allegorie non facevano per me, prediligevo la chiarezza in tutte le sue forme.

“Che significa?” gli chiesi invitandolo ad essere più specifico.

“Ecco li ha comprati lei questi piatti, bè devi considerare che tutto ciò che c'è in questa casa è stato deciso e comprato da lei... comunque riguardo i piatti, questi piatti hanno una lunga storia, fai conto che esistono da quando sono stato assunto dalla famiglia Kayashi, ai tempi avevo una quarantina di anni, ero stato licenziato e non sapevo più cosa fare della mia vita. E quando mi hanno assunto una delle raccomandazioni che veniva fatta dal signor Kayashi era quella di stare attento a non rovinare questi piatti. Infatti sembrava proprio che avessero' cambiato più volte domestici a causa di questi piatti, dato che spesso venivano lavati in modo assai sbrigativo causandone la rottura oppure qualche graffio. La signora Kayashi era puntigliosa e scrupolosa se si accorgeva anche solo l'accenno di una spaccatura o di un graffio su uno di questi piatti licenziava all'istante. Lo era anche per tutte le altre cose, ad esempio se la cena veniva servita 5 minuti dopo, lei osava farlo pesare, tanto che a volte le cameriere decidevano di auto licenziarsi perché non riuscivano a reggere le pressioni psicologiche a cui le sottoponeva.

Pretendeva l'assoluta diligenza! Ma riguardo le altre inadempienze non licenziava, rimproverava in modo eccessivo svergognando e umiliando.

Diciamo che io sono riuscito a mantenermi il mio lavoro grazie a questi piatti, perché ero l'unico a lavarli in modo lento e spensierato, senza avere fretta di finire, perché ci tenevo tanto a rimanere in questa casa dato che non avevo altro a cui aspirare.

E questo mi permise di entrare tra le grazie della signora Kayashi si affidava spesso a me per gran parte delle faccende di casa e lasciava a me soltanto il compito di pulire questi piatti, dato che tutte le volte che affidava questo compito ad altre persone finivano per rompersi. Poi un giorno mi azzardai a chiederle per quale motivo licenziasse tutti quelli che rompessero' quei piatti.

Lei parve irrigidirsi, non entrava in confidenza con i propri domestici, non ci parlava neanche, di solito quando le rivolgevano una domanda personale, neppure proferiva parola.

Aveva questo suo modo di essere così riservato e severo, che se da una parte poteva essere sgradevole a vedersi dall'altro si percepiva un contegno, una forza di carattere che non avevo mai visto in nessun'altra donna.

Ma stranamente rispose alla mia domanda, anche se non subito, sembrava come combattuta, come se non sapesse se fosse giusto frantumare quel muro di riservatezza che aveva realizzato saggiamente tra lei e i domestici.

“Questi piatti se ci fai caso hanno una particolarità se li guardi in lontananza non sembrano così fragili, anzi guardati in lontananza su una vetrina non sembrerebbe neppure di cristallo,ma dei piatti molto resistenti, ma non appena li stringi tra le mani ti rendi conto che si possono spezzare tra le mani e poi mi piacciono, mi piacciono i colori che sono stati usati, se li guardi attentamente c'è una certa sovrapposizione di colori insolita, colori scuri e più chiari che si miscelano e confondono tra di loro, tanto che non riesci neppure a capire se siano belli o brutti, perché i colori non si riescono a capire, perché quando ti concentri su uno di essi, poi ti rendi conto che è un altro colore, è stato fatto un gioco di colori che ti confonde le idee, e poi questi piatti hanno voglia di distinguersi da tutti gli altri, di brillare...di fare sfoggio di se stessi...”

Ammetto che ero affascinato da lei, dal suo modo di parlare, percepivo una certa profondità in quel suo modo di interloquire, poiché avevo ben capito che quando parlava dei piatti stesse parlando di se stessa del fatto che la gente che la vedeva in lontananza l'additava come una persona dura e con un pessimo carattere, ma se la gente si soffermava con più attenzione riusciva a vedere tutta la sua fragilità.

E poi anche in questo i colori che si confondevano si percepiva un altro suo modo di essere: non si riusciva a capire se lei fosse una brutta persona o meno, perché tutti poi vedevano qualcosa di diverso in lei, tutti ci vedevano un colore diverso e riguardo al fare sfoggio di se stessi, era semplice da capire, era una donna molto vanitosa e sicura della sua bellezza straniera.

 

Mi sorprese il fervore che ci mise nel raccontarmi tutto ciò, anche se mi sorprese molto non pensavo che la mia domanda potesse condurre ad un discorso così lungo.

Per carità non mi aveva affatto annoiato, però mi aveva colto del tutto impreparata e in più c'era da considerare che fossero' le 4 del mattino, che non avessi chiuso occhio e che adesso risentivo del sonno perso e in quel momento qualunque discorso mi avrebbe di sicuro annoiato.

Sbadigliai, il sonno si stava facendo sempre più sentire, lui se ne accorse e si scusò di avermi fatto un discorso così approfondito.

Anche se non ero più in vena di far conversazione, anche se il sonno si stava facendo sentire, c'era una cosa che mi manteneva sveglia, c'era un dubbio che mi stava passando per la testa nel vederlo pulire in modo così premuroso quei piatti.

“Dato che la madre di Itou è morta perché continui a pulirli in modo così accurato e attento?” gli domandai alludendo al fatto che ormai non rischiasse più il licenziamento.

Di colpo parve tornare sulle sue e si affrettò a rispondermi “ Non c'è una ragione in particolare...”

Trasalii come se nascondesse qualcosa, come se ci fosse dietro una qualche ragione in particolare, che non potesse rivelarmi.

La mia stanchezza si fece sempre più sentire, quella tisana aveva dato i suoi effetti, però la mia curiosità continuava a tenermi saldamente sveglia.

Non sapevo perché ma ero in un certo senso attirata dalla figura della madre di Itou, avrei tanto voluto poter comprendere alla perfezione che tipo di donna fosse.

“Che lavoro faceva la signora Kayashi?” domandai.

“Prima di avere Itou faceva la modella, ma dopo aver partorito era ingrassata e non si sentii più adatta a quel mestiere, inoltre non riusciva a staccarsi dal suo bambino, non lo lasciava mai a nessuno, non presero' neppure una babysitter, lei si rifiutò categoricamente.

E dopo di ciò non ha mai avuto un effettivo lavoro dato che non voleva lasciare Itou a nessuno, rimaneva costantemente a prendersi cura di lui, a volte dipingeva quando Itou dormiva e si acquietava, oppure si metteva a scrivere e a leggere qualche libro.

Non mi parve di sentire nulla di nuovo, che Itou e sua madre avessero' un rapporto che oltrepassasse il limite di madre e figlio questo lo aveva già intuito, ma c'era qualcosa che mi balzò alla mente: “Perchè la madre dopo aver trovato il marito con Isae, se ne stava partendo lasciando Itou al padre, perché? Se era legata così tanto ad Itou, perché non se lo portò dietro?”

Quella sua mancanza, quel suo atteggiamento snaturato paradossalmente aveva salvato Itou , pensandoci era come se avesse già preveduto il peggio, come se fosse pienamente consapevole che sarebbe accaduta una cosa brutta e non volesse trascinarci Itou.

O forse non era stato un incidente? Si era scontrata contro quel camion di proposito?

Quando feci questa domanda, lui non seppe cosa rispondermi, poi disse che tra Itou e la signora Kayashi i rapporti si erano alterati, perché Itou era diventato un'adolescente e la madre era gelosa di tutte le ragazze con cui Itou entrasse in contatto, era costretto persino a vedersi di nascosto con Sayoko.

Quel rapporto ossessivo stava diventando difficile da reggere per Itou, ma anche per la madre stessa che ne soffriva, che allo stesso tempo non voleva essere soffocante e opprimente nei suoi confronti, ma per quanto provasse a comportarsi da madre normale, non ci riusciva finiva col fare dei discorsi controversi da fare ad un figlio, del tipo nessuna donna devi amare a parte me, oppure “ Sappilo Itou nessuna donna ti amerà mai come ti amo io, nessuna...nessuna...nessuna!”

Lei si accorgeva delle sue stranezze, di questa sua deformazione del rapporto madre e figlio, ma non riusciva a controllarlo e quando tentava di parlare delle sue insicurezze col marito, si rendeva sempre più conto che lui ormai era molto distante da lei, anzi era stata lei stessa ad allontanarlo a causa di quella sua fissazione per il figlio.

Poi non so bene cosa accade, fatto sta che dopo un po' la madre prese a distaccarsi del tutto da Itou, lui sempre a correrle dietro e a comportarsi in modo dolce e amorevole, ma lei non lo degnava più di uno sguardo, prese le distanze da lui.

Nessuno capì mai cosa fosse accaduto tra Itou quindicenne e sua madre ed io e le cameriere non volevano neppure scavare troppo a fondo su quella faccenda, ci aveva sempre fatto impressione quel rapporto affettuoso da innamorati che avessero'.

Anche il signor Kayashi non volle mai indagare, preferiva rimanere all'oscuro di tutto e poi sembrava tutto preso da Isae e dal suo lavoro per curarsene o forse semplicemente si concentrava sul lavoro e su altre cose per evitare di scontrarsi con la realtà dei fatti.

 

La madre di Itou sin da quel momento aveva già pensato di andarsene, che fosse stata la cosa migliore per tutti sia per Itou che per il marito stesso, da troppo tempo sospettava che ci fosse un rapporto forte tra Isae e il marito e non parve neppure alterarsi di ciò, anzi sembrava che Isae le piacesse molto.

Infatti non credo che fosse poi tanto sconvolta di averli trovati a letto insieme.

Credo che lo avesse già capito da tempo, ma che cercasse la conferma., che doveva vedere con i suoi occhi quella cruda realtà altrimenti non ne sarebbe mai stata sicura.

In realtà voleva convincersi che fossero' delle sue stupide insinuazioni e che non ci fosse niente di vero, perché per quanto si fosse allontanata dal marito, io credo che lei lo amasse e molto probabilmente aveva visto in Itou qualcosa che il marito aveva perso con l'età.

Poi penso che ciò la preoccupasse era il fatto di aver perso tutto, sia il marito che il figlio, aveva perso qualsiasi ruolo nelle loro vite e per quanto ci provasse non poteva più recuperarli.

 

Rimasi allibita, più che altro stavo riflettendo sul fatto che la madre avesse deciso di staccarsi da lui, come se fosse accaduto una cosa molto grave tra Itou e lei.

Non volevo neppure figurarmi nulla di quello che stessi sospettando perché era qualcosa di talmente aberrante e disgustoso che non poteva essere accaduta veramente, evitavo di volerci credere.

E se era accaduta molto probabilmente come il padre e il resto delle persone avrei preferito non conoscere una realtà così incestuosa e immorale.

Poi c'erano quelle parole che mi trapanavano la testa “Non devi amare nessun'altra donna, Itou mi hai capito?” oppure “Nessuna donna ti amerà mai come ti amo io!”

Quelle parole molto probabilmente racchiudevano il senso di ogni suo comportamento freddo e distaccato, del fatto che trattasse le donne come dei semplici oggetti per soddisfare i propri desideri sessuali, oltre alla delusione subita di cui mi aveva parlato Yoto, quella ragazza che si era interessata a lui solo per i suoi soldi.

Ecco forse in quella delusione doveva aver dato conferma alle parole della madre che gli aveva sempre detto frasi del genere.

Tra un padre come quello ed una madre del genere, non mi sembrava così strano che Itou fosse Itou, cioè che si comportasse a quel modo.

Tra una chiacchierata e l'altra si fece giorno, non avevo chiuso occhio, con il risultato di due occhiaie enormi e Itou che si prendeva gioco di me dandomi del panda.

In più avvertivo la necessità di dormire, in macchina mi accasciai, poi però Itou mi svegliò dicendomi che eravamo arrivati a scuola.

Avevo un tremendo mal di testa e quel maledetto sonno arretrato mi annebbiava persino la vista, in più non riuscivo ad interagire con le altre persone, riuscivo a malapena a seguirli nei loro discorsi.

Per quanto fossi un robot, il sonno era sonno e ad esso rispondevo come qualunque altro comune mortale.

Eravamo sul cortile della scuola, vicino uno di quegli immensi alberi di ciliegio, di solito mi soffermavo molto ad ammirare quegli alberi, quei petali di quel rosa chiaro così delicato, ma in quel momento era l'ultimo dei miei pensieri.

Avevo troppo sonno per curarmene e anche troppo sonno per parlare, tutto mi appariva per lo più sbiadito e confuso.

“ Non hai dormito stanotte?” domandò Yoto notando le mie spaventose occhiaie.

“No, non sono riuscita a chiudere occhio...” ammisi tanto sarebbe stato come negare l'evidenza, le mie occhiaie parlavano da sole.

“Come mai?” mi chiese Sayoko.

“Non saprei, forse avevo troppi pensieri per la testa...” dissi facendo la vaga, con la voce sonnolente.

“Ah è andata per caso male a quel club di musica?” domandò Yoto.

Ecco aveva colpito nel segno!

“Diciamo che ha rotto uno stradivari, gli si è completamente spezzato tra le mani” disse Itou ridendo.

“Guarda che non è divertente!” esclamai indignata ancora con quella voce impastata dalla stanchezza.

“Wow, però devi avere una forza sovrannaturale!” disse Yoto volendomi fare a modo suo un complimento.

“Non c'è niente di sovrannaturale, semplicemente non sanno più costruire i violini... era troppo fragile, si sarebbe rotto tra le mani di chiunque...” dissi in mia difesa volendomi convincere io stessa della fondatezza di quello che stessi dicendo.

Sbadigliai rumorosamente, risero tutti per la mia evidente stanchezza.

“ Avresti fatto meglio a startene a casa se avevi così tanto sonno...” esclamò Itou.

“Ma tanto non è che faccia molto la differenza... posso dormire anche in classe, non credo che mi facciano problemi...” dissi pensando al fatto che i professori da un po' di tempo si comportassero' come se io non esistessi, come se non facessi affatto parte della classe.

Non sapevo perché, ma dopo che avevo malmenato i compagni di Itou in modo tanto violento, era come se tutti avessero' paura a contraddirmi, da una parte ciò esaltava le mie manie di onnipotenza, ma dall'altra, questa situazione mi induceva a riflettere su cosa effettivamente io fossi diventata.

“Hai messo a tutti paura...” dissi Sayoko ridendo in modo allegro e simpatico.

Sapevo che non c'era l'ombra di cattiveria nelle sue parole e che lei non avesse paura di me, anzi le mie prodezze sembravano affascinarla, ma io non ci trovavo nulla di straordinario e divertente.

Tutto ciò mi irritava, non volevo che la gente mi vedesse come un mostro o come chissà solo cosa, volevo essere considerata nella mia umanità.

Senza volere finii per diventare sgarbata sia con Sayoko, Yoto e anche con Itou.

Che rispondessi male a quest'ultimo non era una novità, ma con Yoto e Sayoko di solito dosavo sempre le parole, perché in loro non c'era cattiveria, ci vedevo solo tanta ingenuità.

“Che cosa credete che sia io... non trattatemi come se fossi chissà cosa e non osate dire cose idiote, sono umana quanto voi!” esclamai scocciata e nauseata, ero assolutamente stanca degli sguardi indiscreti e di questa diversificazione che venisse fatto sul mio conto.

Nessuno disse niente, parvero rimanere a bocca aperta dalle mie parole, ma anche esserne rimasti dispiaciuti, perché dopotutto non credevo che i loro intenti fosse quello di giudicarmi, anzi avevo anche ben inteso che volessero' farmi apprezzare questo lato di me, il fatto stesso che fossi un robot, ma in realtà da qualunque punto di vista la vedessi, io non riuscivo ancora a vederne i vantaggi.

Non potevo essere orgogliosa di tutto ciò, c'era una sorta di rifiuto di questa mia condizione, forse a causa del fatto che prima ero stata un essere umano come loro, molto probabilmente era il mio ricordo da umana a farmi rifiutare il cambiamento.

E poi quale cambiamento c'era effettivamente stato? Vedevo dei cambiamenti significativi nel mio corpo, nella mia forza, nel mio aspetto fisico, ma a parte questo, cos'era cambiato? Era bizzarro, ma era come se fosse cambiato tutto in me, ma allo stesso tempo come se in realtà non fosse mai cambiato nulla.

Iniziarono le lezioni, non seguii un granchè, anzi mi addormentai con la certezza che la professoressa anche se mi avesse visto non avrebbe osato rimproverarmi.

Dopo la scuola, come al solito tornammo a casa, Itou durante il tragitto in macchina mi sgridò:

“Ti sei comportata male, non ti permettere di trattare i miei amici a quel modo...”

“Già, i tuoi amici...” dissi marcando sul tuoi, dato che era stato stupido anche solo considerare per un momento che potessero essere anche i miei amici.

“Continuo a non capire quale sia il tuo problema!” disse pensieroso, sembrava che cercasse per davvero di capire cosa avessi.

Non lo degnai neppure di uno sguardo, fissai fuori dal finestrino dell'auto, la strada e le persone assorte dai loro mille impegni che camminavano a passo svelto e frenetico.

“Non ho nulla...tu piuttosto hai dei problemi.. l'idea stessa di quest'appuntamento con Isae lo dimostra...” dissi additandolo.

“Sono questioni che non ti riguardano!” disse teso.

“Se non vuoi che mi faccia gli affari tuoi, tu non farti gli affari miei!” affermai secca.

Lui ignorò del tutto le mie parole, poi disse “Centra il fatto del violino...è questo a turbarti tanto?”

Non lo degnai di una risposta.

Lui continuò a parlare “ per quanto tu non lo voglia accettare, devi capire che non sei più umana e devi accettarlo...ciò ha i suoi pro e i suoi contro, come nella condizione di essere umano...”

“E' facile per te, non sei nella mia situazione, vedere le cose da un punto di vista esterno è troppo comodo...”

“Potrei dire lo stesso di te...credi che sia bella, la mia situazione? Credi che mi diverta?”

“Di sicuro te la passi meglio di me!” esclamai.

“Questa è una convinzione di tutti gli esseri umani, pensare che gli altri siano più felici e più fortunati e sai una cosa... è una stupidaggine, nessuno è più felice di nessuno, siamo tutti nella stessa barca che affonda...” disse cinicamente.

Aveva una visione della vita così pessimista,in qualche modo mi rattristò quella sua visione delle cose e dell'altra mi rendevo conto che avesse in parte ragione, perché come avevo già detto anche da umana avevo avuto quei momenti di insoddisfazione e di tristezza.

“Ecco forse la verità è il fatto che tutto sia rimasto invariato a non piacermi, perchè sia da Aiko che da Echiko sembra che ogni volta io non riesca a raggiungere i miei sogni...” dissi riferendomi al violino, pensavo che almeno sarei riuscita a fare ciò che desideravo, invece anche in quella vita c'era qualcosa a fungermi da ostacolo, non più mio padre, ma erano le mie stesse mani ad ostacolarmi.

“Ci tieni molto a questa cosa del violino...” costatò.

“Si molto...ma non è soltanto questo...” dissi meditabonda, non sapevo neppure cosa fosse a turbarmi, c'erano troppe cose da considerare e da elencare, che finivo per cadere nel caos dei turbamenti che non riuscivo più a distinguerli, poiché c'è ne erano fin troppi che si sovrapponevano.

“E che hai intenzione di fare riguardo il club?” mi chiese.

“Non è che io abbia molta scelta, devo abbandonarlo...ho già distrutto uno stradivari, non voglio causare altri danni...” dissi con una certa malinconia, ripensando a quel mio sogno.

Avevo desiderato più che mai imparare a suonare il violino, produrre una musica soave e armoniosa con quello strumento e invece...

“Saggia decisione, ma non è quello che vuoi veramente...” disse serio.

Mi voltai verso la sua direzione, aveva una mano sul mento e un'altra sulla gamba accavallata e il suo sguardo era perso, sembrava stesse pensando a qualcosa.

Dopo non so per quale ragione chiese all'autista di fermare la macchina e lui scese lasciandogli detto di riaccompagnarmi a casa.

Lo guardai interrogativa, lui non mi diede alcuna spiegazione.

Tornai a casa e il padre di Itou mi guardava allarmato non vedendo il figlio insieme a me.

“Itou?”mi chiese perplesso.

“Non ne ho idea, suo figlio è folle...che cosa vuole che ne sappia è sceso dalla macchina all'improvviso, forse doveva fare qualcosa...non so...”

“E tu lo hai lasciato andare da solo?” la sua domanda, mi parve più un' imprecazione.

Isae lo tranquillizzò, anche lo autista tentò di calmarlo dato che inveiva contro di lui.

Io rimanevo sempre più interdetta prima diceva di volerlo morto che era meglio che non fosse mai nato e poi diventava così apprensivo, era davvero assurdo!

Itou fece più presto di quanto credessimo, non diede alcuna spiegazione e il padre neppure si azzardò a chiederglielo, non si mostrò neppure preoccupato, davanti a lui si fingeva disinteressato come se il fatto che lui ci fosse o non ci fosse non facesse alcuna differenza.

 

 

Dopo pranzo, Isae e Itou uscirono insieme.

Li seguii, non volevo avere sulla coscienza Isae e non volevo neppure che il padre di Itou se la prendesse con me se fosse accaduto qualcosa alla sua amata.

Per tutto il tragitto li seguii cercando di non dare affatto nell'occhio, ma non sapevo se c'ero riuscita, non ero mica esperta nello spionaggio e nel pedinamento.

Anzi era la prima volta che facevo una cosa del genere e mi sentivo pure ridicola,mentre dall'altra parte mi sentii quasi dentro uno di quei film di spionaggio e quasi mi esaltai.

Non parlavano, camminavano in silenzio l'uno di fianco all'altro e non si guardarono neppure.

Poi ad un certo punto arrivarono al parco pubblico e si sedettero' su una panchina.

Io mi nascosi dietro un cespuglio per poterli spiare meglio.

“Allora mia bella Isae...” disse Itou in tono pungente, poi si avvicinò a lei che si era seduta all'estremità della panchina per tenersi lontana da lui.

Ormai seduti vicini, lui avvicinò il suo viso al suo, mentre lei con la mano lo allontanava dicendo “Non ci provare neanche!”

“Non prendi le scosse?” gli domandò sorpreso.

“Il mio rifiuto nei tuoi confronti è più forte di qualsiasi scossa...” affermò guardandolo storto.

“Allora perché hai accettato il mio invito?” domandò con un sorriso sottile, uno di quei sorrisi mordaci e sarcastici che gli riuscivano bene.

Ma non le diede neppure il tempo di rispondere, poi disse “ Ti piace mettere alla prova la fiducia che mio padre nutre per te...non si fida affatto...gli si leggeva in faccia, l'hai visto com'era agitato e contrariato...”

“Non sei bravo a capire le mie mosse...” rispose Isae in tono magnanimo.

“Allora...io ti piaccio!” concluse, come se non potessero' esserci altre motivazioni.

“No, nel modo in cui pensi tu...” disse con una tranquillità così innaturale.

“Dai avanti ti sei scopata il padre e ora vuoi scoparti anche il figlio...” disse acidamente.

“ E' inutile che vuoi darti un tono...con me, questa tua recita non attacca...sei solo un ragazzetto confuso e spaventato...” disse Isae con convinzione.

“ Piantala di credere di capirmi...” disse Itou iniziando ad alterarsi.

“Vedi io capisco l'animo umano, sono stata creata per questo... con lo scopo di riuscire a capire i sentimenti umani, per poter rendere le persone felici...” rispose di nuovo con una certa calma.

“Mio padre ti ha creato per soddisfare i suoi desideri reconditi di avere il pieno controllo su qualcuno... sei ridicola, sei talmente sottomessa a lui da non renderti conto dell'evidenza...” disse malignamente.

“Lo so, che vuoi mettermi contro di lui...credi che sia stupida, credi che io ci caschi?!” disse sempre mantenendo un tono di voce rilassato.

“Questo è vero, però ciò non significa che quel che io stia dicendo non sia veritiero...” obiettò.

“E comunque non mi importa, se lui è felice...lo sarò anch'io...” disse con un tono di voce dimesso.

“Fino a quando vorrai essere succube di lui...ecco quello che mi fa incazzare di te!Permetti ad un uomo insignificante come lui di metterti i piedi in testa?!” si inalberò.

“E' questo di cui lui ha bisogno, ha bisogno di una donna da poter sottomettere...di una donna che lo faccia sentire forte...dato che è una persona fragile avverte queste necessità...” gli rispose quieta.

“Già siccome era abituato a mia madre che gli metteva i piedi in testa, adesso vuole la sua rivincita...” dichiarò Itou sprezzante.

“Può darsi...” disse Isae senza scomporsi neppure per un momento.

“E ti va bene?” domandò di nuovo Itou.

“Mi pare di averti già detto di si!” disse lei incominciando a perdere la calma.

“Devo ammetterlo, è stato bravo, ti ha creato nel modo migliore, ti ha reso talmente remissiva che accetti le sue sopraffazioni ed in più ti ha reso pure difettosa da poterti così tenere chiusa in una campana di vetro...è stato davvero ingegnoso da parte sua...”

“Questo non è vero, non mi ha creato così di proposito...è stato un errore...” controbatteva lei.

“Sei così ingenua... se ti amasse per davvero non ti avrebbe mai cacciato da casa mia, non ti avrebbe mai affidato ad un'altra persona dopo la morte di mia madre.

E invece lui non voleva più vederti...e poi quando persino quell'altro ragazzo non ti ha voluto più ti ha accolto a casa mia...gli devi aver fatto molta pena...” disse Itou.

“Non è affatto così!” gridò lei.

“E poi se ti amasse per davvero, non ti terrebbe al guinzaglio, ti avrebbe tolto il braccialetto e invece te lo fa tenere, perché ti vuole avere sotto controllo...sei solo la sua bambola malandata...” continuò lui,mentre lei sembrava rimasta turbata dalle sue parole.

“Basta così! credo tu abbia detto abbastanza!” disse fuori di sé.

“Non sei così brava a svelare l'animo umano come credi...infatti non sei sicura che il tuo padrone ti ami davvero, altrimenti non ti agiteresti tanto...” disse Itou con un ghigno.

“E tu Itou non sei tanto scaltro come credi di essere...lo so, che stai soffrendo per la morte di tua madre e per il fatto che tuo padre ti odi...in realtà non fai altro che voler attirare la sua attenzione verso di te...anche se lui non lo dà a vedere ti vuole molto bene e si preoccupa per te, fa male anche lui questa situazione...”le disse cercando di calmare le acque tra padre e figlio.

Ma itou non parve affatto prendere la via della pace, anzi aveva in pugno l'ascia di guerra rispondeva con disprezzo e con un profondissimo odio, aveva usato le stesse identiche parole del padre, desiderava anche lui la morte del padre, come il padre desiderava la sua.

“Vi comportate tutti e due come due bambini...quest'odio non porta a nulla, dovreste anzi sostenervi a vicenda, anche lui soffre per la morte di tua madre, cosa credi che reggere tutta quella commedia gli sia piaciuto...scriverti quelle lettere...era forse l'unico modo per acquietarti, per starti vicino...dato che continui ad allontanarlo...mentre solo attraverso quelle lettere riusciva a stabilire una comunicazione con te...”

Itou era piombato in uno stato catatonico, fissava un punto imprecisato e aveva smesso di parlare.

“Stai bene?” le domandò scrutandolo con attenzione.

Era diventato pallido e poi la sua voce divenne tremante “ Non ho niente...”

Ma la sua espressione malinconica diceva tutto il contrario.

Lei lo abbracciò con affetto e con una dolcezza estrema impressa sul viso, mentre lui rimaneva immobile senza ricambiare e né porvi fine.

“Itou tu sei molto fortunato...hai tante persone che ti vogliono bene...ma devi smetterla di allontanarle...” disse lei continuando a stringerlo a sé.

“Non so di cosa tu stia parlando...” esclamò sulle sue.

“Tuo padre, Echiko...i tuoi amici...” disse lei sorridendogli, poi gli poso un affettuoso bacio sulla fronte,ma lui la allontanò.

“Vedi che allontani le persone!” disse lei.

“No, credo che il tuo amato scienziato potrebbe esserne geloso” disse ridendo.

“Bè è successo di peggio...” disse lei.

“Già ma in quel caso, ero io, non tu a baciarmi...” puntualizzò

“Spero che tu non abbia frainteso...” esclamò preoccupata.

“No, ho capito benissimo,tu abbracceresti tutti quelli in cui avverti la tristezza nel cuore...sei così ingenua, non ti curi neppure delle conseguenze dei tuoi gesti, avrei potuto approfittarmene per baciarti e far altre cose... e poi raccontare tutto a mio padre...” disse lui.

“Ma non l'hai fatto... in fondo sei un bravo ragazzo...” disse allegramente.

“Chi ti dice che io non abbia intenzione di farlo?”

“Non lo farai...ti conosco bene, non sei tanto cattivo come vuoi far credere...”

“Ecco, mi dai sui nervi” rispose Itou alzandosi dalla panchina.

“Grazie Itou, è stato bello prendere un po' di aria...era da tanto che non uscivo...” disse guardandosi attorno, poi come una bambina si mise a correre e si buttò nel prato.

“Oh non ti agitare tanto che se poi ti senti male quel fottuto scienziato se la piglia con me!”

“Tranquillo, sto bene...” disse lei continuando a giocherellare come una bambina, poi si mise a raccogliere dei fiori.

“Guarda che sono gli uomini a portare i fiori alle donne, non al contrario...” gli fece notare lui.

“Con tuo padre si può fare questo strappo alla regola, anche perché sarà abbastanza arrabbiato, ci vuole qualcosa per calmarlo...”

Dopo aver passeggiato per un po' si diressero' verso casa, io presi da un'altra strada per arrivare prima.

Il padre di Itou mi stava tempestando di domande, fortuna che alla fine tornarono anche Isae e Itou così da salvarmi da quell'infinito interrogatorio.

Isae aveva tutto il vestito sporco di terra e aveva delle margherite bianche tra le mani, il signor Kayashi guardava lei e poi Itou, poi di nuovo tornava a soffermarsi su di lei e poi tornava ad osservare lui.

“Ve la siete presa comoda voi due...” disse lui fissando l'orologio appeso alla parete, era quasi ora di cena.

Isae si avvicinò a lui per dargli i fiori,ma lui la guardava dalla testa ai piedi con uno sguardo di superiorità.

Lei gli diede i fiori rivolgendogli un candido sorriso, ma lui furente lì getto con violenza sul pavimento e poi gli ordinò di darsi una lavata.

Isae aveva un espressione delusa e triste, ma fece come lui gli ordinò di fare e se ne andò dalla cucina per darsi una rinfrescata.

Anche Itou si era sporcato i vestiti passeggiando, anche se meno di lei, dato che lei si era buttata sul prato.

“Itou siediti!” disse imperioso.

Itou rimase in piedi senza dargli retta, mentre lui continuava ad urlare di sedersi a tavola.

Io rimasi in silenzio seguendo quella scena.

“Lo so cosa stai pensando, ma non abbiamo fatto nulla...” ammise Itou.

Il padre lo guardò con circospezione, poi tornò Isae che si era messa dei vestiti puliti.

In quello stesso momento arrivò il maggiordomo insieme alle due cameriere a servirci da mangiare, così avevamo preso posto a sedere.

Mangiavamo nel silenzio assoluto, il padre aveva un espressione spaventosa, sembrava molto irrequieto, Isae era preoccupata e dispiaciuta ed Itou aprii bocca dicendo “Guarda che non abbiamo fatto niente di quello che ti immagini!”

“Echiko è vero? Tu mi confermi che non hanno fatto niente?” chiese rivolgendosi a me, mettendomi in una situazione di disagio.

“Si” risposi.

“Che centra Echiko?” Domandò Isae poi di colpo avvampò dalla rabbia “ Aspetta tu ci hai fatto pedinare da Echiko!”

“Si, ero preoccupato...” si giustificò incrociando lo sguardo di lei di un rosso accesso.

“ A certo si vede come ti fidi di me, tanto che chiedi conferme ad Echiko e non a me! Non appena sono entrata ti sei comportato come se ti avessi tradito...ed io che mi sono presa la briga di prenderti quei fiori...che stupida sono stata...” disse Isae perdendo la calma.

Non l'avevo mai visto così in preda all'ira, si alzò per andarsene, lui gli andò incontro per fermala e lei in tutta risposta gli mollò un violento schiaffo prendendosi una violenta scossa, che la fece cadere a terra.

L'aiutò ad alzarsi, ma lei si divincolava, mentre lui le diceva in tono dispiaciuto “ Non mi fidavo di lui, non di te...”

“ Allora dimmi una cosa...che cosa sono io per te...sono il tuo robot o la tua donna?” domandò con impeto rialzandosi.

“ Che significa questa domanda?” le chiese stordito.

“Eppure non mi pare così difficile da capire...” esclamò infuriata.

“Tutte e due le cose...credo...” disse disorientato.

“Cosa? Come sarebbe tutte e due le cose?” gli sbottò contro.

“Onestamente, non capisco il significato di questa domanda!” rispose spazientito.

“E' troppo comodo rispondere tutte e due le cose, dovresti scegliere tra una delle due cose!” esclamò risoluta.

“Non ha senso fare tutte queste scenate” disse guardandola negli occhi con una certa dolcezza impressa sul viso, poi le posò una mano sulla spalla.

“Non mi toccare!” disse passando dalla rabbia al pianto e abbassò lo sguardo.

Il padre si rabbuiò non appena la vide piangere e poi le rispose “ Sei la mia donna, va bene?”

“Dimostramelo!” gli ordinò, alzando gli occhi verso di lui.

“Cioè?” chiese con preoccupazione.

“Toglimi il braccialetto!” disse tendendogli il polso.

Lui si chinò per baciarle affettuosamente la mano, ma non fece ciò che le avesse chiesto.

.”Non posso farlo...” rispose afflitto.

Lei gli lanciò un'occhiata carica di disprezzo e poi se ne andò via dirigendosi nella sua stanza.

“Adesso sarai soddisfatto” si rivolse ad Itou.

“ Guarda che hai fatto tutto da solo...sarebbe bastato toglierle quel braccialetto, una semplice dimostrazione d'amore ed era tutto apposto, ma non credo che queste cose siano da te...” disse Itou guardandolo con attenzione.

 

   
 
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