Scusatemi per questa scemenza. Spero che nessuno se la prenda, volevo solo farmi quattro risate sulle improbabili coppie ricorrenti nelle fanfiction (e su qualche altro cliché...). Senza offesa per nessuno!
Buona lettura... forse.

“Hermione! Hermione!”
L'interpellata, dopo essere trasalita nel sentirsi chiamare di soprassalto, si voltò verso sinistra con aria corrucciata. Lavanda Brown, con il passo ticchettante e frettoloso che forse avrebbe potuto tenere passeggiando per Diagon Alley ma assolutamente non in una scuola, avanzava verso di lei a sfondamento.
Hermione si chiese per un istante se non poteva tirare dritto adducendo la scusa, veritiera del resto, dello studio arretrato: tra la questione Horcrux e le altre faccende dell'Order, trovare il tempo per preparare correttamente i MAGO era un'impresa ardua persino per lei. Era contenta di essere ritornata a scuola nonostante tutto, perché lei, Harry e Ron avevano deciso di non partire alla ricerca degli Horcrux né di qualunque altro mezzo per sconfiggere Voldemort, ma di rimanere al Castello e cercare le risposte nei libri e nei resoconti degli altri membri dell'Order. Era una colossale minchiata, ma serviva ai fini della trama.
“Hermione, ma è vero?” la aggredì la compagna cinguettando.
Hermione la osservò perplessa. Poi prese un respiro e riprese la sua marcia verso la torre di Gryffindor, tallonata da Lavanda.
“Vero che cosa?” domandò con attenzione.
“Oh Merlino!” trillò l'altra. “Ma allora è vero sul serio!”
Hermione aggrottò ulteriormente la fronte, chiedendosi se la sua compagna di dormitorio non fosse sprofondata definitivamente nella demenza. Era sicuro che prima o poi sarebbe successo: nessuno poteva soprannominare un altro essere umano Ron-Ron senza avere quanto meno un grave disturbo cerebrale.
“Come?”
“Hai svicolato la domanda! Dunque è vero!” ribatté Lavanda trionfale. Poi batté inspiegabilmente le mani, con fare malizioso. “State insieme?” domandò curiosa.
Hermione socchiuse le labbra, esterrefatta.
“Ma chi?” domandò spiccia.
“Ma come chi! Tu e Malfoy, no?” starnazzò Lavanda con un risolino.
La borsa dei libri di Hermione precipitò a terra, mentre le sue labbra si spalancavano definitivamente. Lavanda, realizzò, era decisamente una squilibrata.
Per un paio di secondi osservo l'interlocutrice senza respirare, poi scosse la testa, estrasse la bacchetta e recuperò da terra la cartella con i suoi amati libri.
“Ma ti ha dato di volta il cervello?” protestò sdegnata. “Chi ha detto una sciocchezza simile?”
“La Greengrass ne parlava con Nott e con la Bullstrode!” squittì Lavanda senza perdere un grammo di letizia.
Hermione storse le labbra.
“E chi sarebbe la Greengrass?” chiese asciutta.
“Non ne ho idea!” fece Lavanda giuliva. “Ma è una gran figa,” puntualizzò. “Allora, con Malfoy?”
Hermione prese un lungo respiro, accigliata.
“Lavanda, sia chiaro... Torneo Tremaghi,” recitò, e la Signora Grassa si fece da parte per farle entrare in sala comune. Lì bivaccavano un buon ottanta percento degli studenti della casa di Gryffindor, con popcorn, patatine, burrobirre e una serie impressionante di superalcolici da far l'invidia dei peggiori bar di Caracas. Le tipiche attività ricreative del sabato pomeriggio ad Hogwarts, certo.
“...Io non sto con Malfoy,” esalò Hermione, orripilata da quello spettacolo.
“Come no?” intervenne Dennis Canon con la sua vocetta sottile. “Goldstein mi ha detto che fate sesso!”
Un paio di altri studenti annuirono convinti. Hermione boccheggiò esterrefatta, mentre le guance le si facevano rosse per la crescente collera. Se era uno scherzo, non era divertente. Era pietoso.
“Dennis, da quando tu conosceresti Gol...” lo stava riprendendo Hermione, mentre Calì si avvicinava corrucciata.
“Credevo scopassi con Zabini,” la interruppe, spiccia.
Hermione sgranò gli occhi, sul punto di stramazzare per l'incredulità.
“Chi?”
“Ma sì, quel biondone con gli occhi azzurri,” fece divertito Dean, strizzandole l'occhio.
Hermione lo fissò allucinata. D'accordo, Dean non era mai stato un genio ma nemmeno un completo imbecille. Non si spiegava quel comportamento improbabile.
“Thomas, Zabini è nero,” osservò atona.
“E sappiamo quel che si dice sui neri, non è vero?” ammiccò un ragazzino del quinto di cui lei nemmeno sapeva il nome.
Il ritratto si spalancò nuovamente in quel momento, riversando al proprio interno una fiumana di gente improbabile: studenti di Hufflepuff, Ravenclaw e persino Slytherin, tutti armati di bevande e stuzzichini, presero a schiamazzare in lungo e in largo per la sala.
“Ma che succede?” esclamò Hermione indignata, estraendo la bacchetta pronta a far valere la sua autorità di Caposcuola.
“Rilassati,” la blandì Macmillan con condiscendenza. “E' la solita festa settimanale intercase. Questo sabato tocca a voi ospitare.”
Hermione si appoggiò con la mano libera allo schienale di una poltrona, sentendosi pericolosamente sul punto di svenire. Non capiva assolutamente cosa stesse succedendo, ma sospettava ci fosse sotto qualcosa di estremamente sinistro. Cercò di mantenere il sangue freddo in mezzo a quel marasma e si guardò intorno. Finalmente intravide Harry e Ron, schiacciati in mezzo alla ressa, entrambi con espressioni facciali che indicavano sicuro panico, Ron bianchiccio e a bocca aperta ed Harry che continuava a schiacciarsi la frangia sulla fronte con estremo disagio, sobbalzando nervosamente. Marciò risoluta verso di loro.
“Cosa sta succ...?”
“Hermione! Dimmi che almeno tu non sei impazzita! Non tu, vero?” l'investì Ron speranzoso, con toni vagamente isterici.
“E' il resto della scuola che sta dando di testa!” concordò lei, pratica.
“Pensate che sia opera di...?” Harry si schiarì la voce. “Avete capito, no?” domandò guardingo.
Hermione socchiuse le labbra, facendo per replicare che non si poteva escludere nulla.
“Ehilà, Granger! Ma è vera questa storia di te e Malfoy?” intervenne Hannah Abbott, stupita.
“NO!” sbraitò lei, mentre Ron sbiancava ulteriormente.
“M...Malfoy che cosa?” balbettò, mentre gli occhi di Harry si facevano atterriti.
“E Zabini!” aggiunse Dennis, sbracciandosi poco più in là.
“Ma che stanno dicendo, Herm...?” fece Ron accigliandosi.
“Oh, e tu, allora?” intervenne Lavanda, ricomparsa accanto a loro con aria torva. “Lo sappiamo tutti che ti sbatti la Greegrass ogni martedì sera!” aggiunse, puntandogli contro un dito accusatore. Parecchi studenti annuirono con malizia.
Ron la scrutò sbigottito.
“E chi diamine sarebbe la Greengrass?” domandò con foga. Si voltò interrogativo verso Harry, che scosse piano la testa e sollevò le braccia ad indicare la propria perfetta estraneità alla vicenda.
“Credevo che Weasley se la facesse con Pansy,” commentò divertito Goyle, sbucando accanto a loro come un grosso, perplesso fungo rallentato.
Ron illividì, gli occhi iniettati di sangue.
“La P-p-park-k-kin...?” esalò.
Calì sbuffò annoiata.
“Parkinson... Morbo, balbuzie... Non è molto divertente come battuta, sai?” osservò con sufficienza.
Il terzetto si scambiò qualche occhiata cauta e spaventata. Proprio in quel momento, nel florilegio della sua altezzosità, Malfoy li raggiunse fendendo la calca.
“Complimenti, Mezzosangue,” affermò glaciale, scrutando Hermione con il massimo disgusto. “Ora si spiegano i tuoi voti in Pozioni.”
Hermione spalancò la bocca, ma Harry anticipò la sua reazione, parandosi davanti a lei.
“Malfoy, se hai qualche problema perché non lo regolia...?” iniziò deciso.
“Ma allora è vero!” strillò una ragazzina di Ravenclaw con un pesante ombretto blu, unendo le mani sul cuore. “Voi due avete una relazione omosessuale!”
Dalla folla giunsero qualche mormorio interessato e alcune risatine leziose. Harry guardò Draco con orrore. Draco gli restituì uno sguardo carico di analogo ribrezzo. Ron gorgogliò qualcosa di incomprensibile. Neville si avvicinò trafelato, con aria smarrita.
“Hermione!” boccheggiò slavato. “Ma è vero che tu...tu...” balbettò. “Tu dormi con Snape?” gemette.
“Che coooos..?” gridò lei terrificata. Ron diede qualche primo segno di asfissia e si aggrappò barcollando al braccio di Harry, che sembrava sul punto di collassare a terra a sua volta.
“E quello che ho detto io, sfigato,” concordò Draco malvolentieri alle parole di Neville, ma ancora visibilmente provato dalla precedente accusa a suo carico.
“Ma che schifo!” esclamò Hermione con sicurezza, inviperita.
“Ma è vero che Harry e Malfoy...?” stava domandando Seamus un po' nauseato.
“No che non è vero!” intervenne Ron enfatico, difendendo l'amico.
“Non prendertela, Weasley,” disse Padma Patil con un sorriso subdolo. “Ho sentito dire che ci sei passato anche tu, con Malf...”
“NON! OSARE!” ulularono entrambi gli interessati, Ron violaceo per la collera e Draco sul punto di vomitare.
“O-ok,” disse Harry cercando di non farsi prendere troppo dal panico. “Questa faccenda sta diventando, ehm, strana. Credo che me andrò in... Dov'è Ginny?”
“Sarà in giro a darla a qualcuno dei suoi trentacinque amanti,” rispose Eloise Midgen noncurante.
“E-eh?” stridette Harry. “Chi sareb...?”
La ragazza fece spallucce.
“Se Thomas è qui, forse starà scopando con Goldstein,” ipotizzò.
“Ancora lui!” sbottò Hermione esasperata. “Ma non è possibile!”
“Ginny sta con me!” esclamò Harry con toni disperati.
“Non prendertela, Potter. A quanto ho sentito non hai nulla di cui lamentarti, con Zabini e la Granger,” ridacchiò Ernie.
“CHE COOSA?” ruggì Ron, guardando alternativamente l'amico e la propria ragazza con espressione tradita e furibonda.
“Zabini non toccherebbe mai una cosa così schifosa,” borbottò Draco sostenuto.
“Ceerto... Lo sappiamo che cosacce fate tu e lui, nel vostro dormitorio Slytherin...” rise Seamus, con l'aria di chi la sa lunga.
“Finnigan, questa te la faccio...” sibilò Draco, rosa di rabbia.
“STOOOOOOOP!”
Il ritratto si era spalancato con slancio, scoprendo la sagoma dritta e autorevole della McGonagall in tutta la sua austerità. Al suo fianco c'erano Vitious con la bacchetta sguainata, Slughorn in pompa magna e, inspiegabilmente, Luna.
Il brusio degli studenti cessò immediatamente.
“Siete tutti pregati di mantenere la calma,” iniziò la professoressa, imperativa. “C'è stata una vaporizzazione di sostanze allucinogene all'interno del perimetro del Castello, come la signorina Lovegood ha fortunatamente realizzato, sebbene non si trattasse, come da lei supposto, di bava di Raggiarane ma di un composto babbano assai potente, l'LSD.”
“Ci hanno drogati!” esclamò Hermione indignata.
“Voldemort!” scattò Harry, mettendo mano alla bacchetta nel panico dei presenti.
“No, signor Potter,” lo rabbonì la McGonagall spiccia. “Escludiamo che abbia a che fare con la vicenda. Stiamo verificando se, come riteniamo, si sia trattato di un incidente commerciale che riguardi la società Muggle, una fuga tossica. Fenomeno frequente, a quanto pare.” Si schiarì la voce, calma. “Siete pregati di rimanere fermi e tranquilli e di sedervi. Madama Chips provvederà a prestarvi le cure necessarie con l'aiuto dell'intero corpo docenti.”
Mentre la solerte infermiera prendeva a veleggiare tra i ragazzi con alcune boccette di dubbia provenienza, imitata da un riluttante Snape e da un sollecito quanto pomposo Slughorn, Luna si avvicinò leggiadra agli amici.
“State bene?” chiese distrattamente.
“...Circa,” borbottò Harry. “Ma non trovo Ginny,” aggiunse nervosamente.
“L'ho accompagnata in infermeria,” lo informò Luna noncurante. “L'ho incontrata in corridoio con una gonna così corta che le si vedevano le mutandine.” E sia Harry che Ron annasparono, sfiatando malamente. “Le hanno già dato l'antidoto. Era confusa e mi ha chiesto di portarle il suo pigiama lungo in flanella.”
Harry sorrise sollevato.
“Questa è la mia ragazza!” esclamò con orgoglio.
“...Contento tu, Potter,” mormorò Draco, cui l'idea della flanella a letto non sembrava particolarmente felice.
“C'è una cosa che non capisco...” bisbigliò Hermione assorta, con espressione concentrata.
“Che cosa?” chiese Harry.
“Se questa cosa è stata emessa nell'aria, perché noi tre siamo immuni?” domandò lei gravemente.
Ron socchiuse le labbra senza rispondere, Harry corrugò la fronte con un silenzio significativo.
“E Luna,” provò a ipotizzare Ron con ottimismo.
Hermione gli gettò un'occhiata scettica, e lui si voltò verso l'amica. Luna stava spiegando gentilmente a Goyle quali fossero gli effetti della bava di Raggiarane.
Probabilmente stava subendo anche lei gli effetti dell'LSD, ne dedusse. Solo che non si notava la differenza.
“Ok, niente Luna,” borbottò.
“Quindi, perché noi tre no?” insistette Hermione seria.
“Ma è ovvio, mia cara ragazza!” intervenne Slughorn compiaciuto, sorridendo untuoso. “Perché voi tre, tu signorina Granger, e naturalmente il signor Potter... e anche tu, Wealesby... Siete il Trio dei Miracoli!”
E con quell'affermazione solenne voltò i tacchi, riprendendo a girovagare tra gli studenti.
Ron sbuffò scontento.
“Io qui di miracolosa vedo solo un'orgia non richiesta. E ne avrei anche fatto a meno, eh,” commentò a mezza voce, torvo.
E nessuno trovò niente da aggiungere.