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Autore: Summer Lady    26/08/2011    1 recensioni
Un ignaro ragazzo sta per vivere il più bel Carnevale della sua vita grazie ad una strana ragazza con la maschera di una farfalla.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un grazie speciale a Renato che sta sempre a correggere i miei errori!


La maschera della Farfalla

Se ne stava lì, in piedi davanti a me. L’abito nero pieno di sfumature verdi e blu, come i suoi capelli che svolazzavano in balia del vento. Gli occhi cristallini e le labbra rosse erano le uniche cose che si intravedevano oltre la splendida maschera a forma di farfalla. Le sfumature su di essa erano impreziosite da piccoli brillantini che riflettevano le luci notturne della città in festa.
Ero sceso in città assieme ad alcuni amici per festeggiare il Carnevale. Migliaia di maschere giravano allegre per le strade dividendo i gruppi e così dopo poco mi ero inavvertitamente separato dai miei compagni. Mentre cercavo di orientarmi in quel dedalo di stradine avevo incontrato lei, splendida nel suo costume; in confronto alla sua la mia maschera bianca e azzurra sembrava insulsa, nonostante fosse in realtà una maschera unica e molto pregiata che apparteneva da generazioni alla nostra famiglia e mi era stata regalata, come da tradizione, da mio padre per il mio diciottesimo compleanno.
La gente ci camminava intorno urtandoci senza preoccuparsi troppo. D’altro canto eravamo fermi in una strada piuttosto affollata.
Sul volto della ragazza apparve un sorrisino divertito, facendomi segno di seguirla con la mano mentre si girava e si avviava tra la folla. Iniziai a correrle dietro per non perderla di vista tra la moltitudine di mascherine. La raggiunsi quasi subito rimanendo però un passo dietro a lei. Mi prese per mano, rimasi piuttosto sorpreso ma non dissi niente. La osservai per un secondo: la mantellina che portava sulle spalle le donava un tocco regale. Le ampie maniche erano decorate in pizzo e sfioravano la mia mano. Inoltre notai che la scollatura dell’abito lasciva spazio ad un bellissimo ciondolo composto da una pietra nera rinchiusa in fili di metallo intrecciati tra loro.
Non tardammo a raggiungere la piazza, gremita come non mai. Mi venne male al solo pensiero di doverla attraversare. All’ultimo la mia misteriosa accompagnatrice mi tirò delicatamente verso una stretta viuzza trasversale completamente deserta. Non ero mai passato per quella parte di città nonostante vivessi lì da quando ero nato.
Gli echi della festa erano lontani, delle numerose luci colorate si vedevano ormai solo aloni sfocati e le musiche fungevano ora solo da leggero sottofondo.
Chiesi alla ragazza dove stessimo andando, ma lei si limitò a voltarsi timidamente nella mia direzione e a farmi capire, attraverso ad un risata cristallina, che non mi restava che aspettare di giungere a destinazione.
Camminammo per qualche minuto allontanandoci sempre più dall’affollato centro.
Arrivammo in un quartiere che non avevo mai visto e che sorgeva proprio al limite più esterno del centro abitato. Si trovava in una posizione rialzata rispetto al resto della città, sembrava sorgere sopra ad una collinetta, completamente ricoperta di erbetta e piante.
Sopra di esse sorgeva un solo edificio, chiaramente abbandonato, su cui cresceva dell’edera ed altre piante selvatiche.
La mia giovane guida mi lasciò la mano per correre verso l’ingresso della costruzione, vi si fermò proprio di fronte e si voltò a vedere se la stessi seguendo o meno. Mi fece un cenno col capo e si addentro nell’edificio. Decisi di seguirla, in fondo ero arrivato fino a lì...
Come oltrepassai l’entrata rimasi decisamente di stucco. L’ambiente era illuminato da una luce soffusa, il pavimento ricoperto da un morbido tappeto e le pareti perfettamente dipinte, senza nessuna traccia di crepe o cedimenti. Molti fiori erano stati piantati in dei vasi finemente decorati, probabilmente di porcellana.
La mascherina aveva già salito la prima rampa di scale ed ancora una volta si era fermata ad aspettarmi.
C’erano molti pianerottoli ma neanche una porta che si affacciasse su di essi. Infine giungemmo sul tetto dell’edificio, un’enorme terrazza senza alcuna balaustra. Anche qui era pieno di vasi riempiti di piante e fiori.
Feci alcuni passi avanti e uno spettacolo mozzafiato si presentò davanti ai miei occhi, avevo tutta la città ai miei piedi. Le luci colorate creavano un alone splendente sopra le stradine piene di gente, la musica e l’allegro chiacchiericcio si potevano udire in lontananza. Inoltre essendo in una posizione più elevata eravamo in grado di vedere le stelle nascoste alla città dalle luci.
Ci sedemmo entrambi sul bordo della terrazza, con i piedi a penzoloni nel vuoto, persi ad osservare il panorama. Era veramente meraviglioso!
All’improvviso udimmo un botto in lontananza, seguito a ruota da altri suoni identici. Nel cielo notturno esplosero i fuochi d’artificio, i loro colori sgargianti illuminavano ancora di più la notte. Si alternavano i colori, ce n’erano di rossi, di verdi, di bianchi, di azzurri e tante altre sfumature. Salivano veloci nel cielo per poi iniziare la loro lenta discesa che non si concludeva mai.
La giovane al mio fianco appoggiò ancora una volta la sua mano sulla mia, la guardai e la vidi sorridere però mi sembrò anche di scorgere una lacrima scomparire dietro la maschera per poi ricomparire seguendo la linea del collo.
Mi rivoltai verso i fuochi credendo che quella della ragazza fosse commozione. Dopo poco sentii il peso del suo palmo sparire dal dorso della mia mano.
Mi girai e dove poco prima c’era la giovane ora volava leggera una farfalla nera, le sue ali striate di blu e verde, in alcuni tratti brillavano colpite dalle luci.
La farfallina volò via delicatamente e a terra notai il piccolo ciondolo con la pietra nera che avevo visto al collo della giovane mascherina.
Una lacrima colò sul mio viso. Mi chinai per raccogliere il gioiello. Era ancora caldo, per qualche strana ragione non volevo si raffreddasse. Lo misi al collo, nascosto sotto la maglietta, vicino al mio cuore per sempre...

Passarono molti anni da quell’episodio, invecchiai portando sempre quell’immagine nel cuore, tenendo sempre il ciondolo al collo. Avevo provato molte volte a cercare quell’edificio, ma non l’avevo mai più ritrovato.
«Papà io scendo, i miei amici mi aspettano!» Come la sera di tanti anni fa anche quel giorno era Carnevale «Fai attenzione!» il ragazzo annuì, indossando la maschera bianca  e blu che gli avevo regalato.

Salutai mio padre e scesi in strada. Mi allontanai con i miei amici ma poco dopo mi persi tra la folla.
Inizia a muovermi alla cieca nella speranza di ritrovarli quando ferma davanti a me vidi una ragazza con una maschera da farfalla che mi invitava a seguirla.

  
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