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Autore: ValeEchelon    26/08/2011    7 recensioni
Mary e Jared si conoscono all'età di 18 anni, quando non erano nessuno, se non due ragazzini pieni di sogni e desideri. La loro esistenza si intreccerà a tal punto da legarli per sempre, qualunque cosa succeda.
Fanfiction ispirata alla canzone omonima, Buddha for Mary, dei 30 Seconds To Mars. Ho cercato di descrivere nel migliore dei modi la Mary del nostro Jared, con tutti i suoi problemi e con tutte le sue avversità. Spero solo di non essere andata troppo fuori con i temi e spero che vi piaccia.. Vi aspetto!
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel pomeriggio fu decisamente il più strano della mia vita: non avevo mai provato così tante sensazioni contemporaneamente,  così tante emozioni. Inoltre, non avevo mai ritrovato un fratello.
“ Scusa la domanda indiscreta.. - gli chiesi abbassando gli occhi- Ma tua madre chi è? Come ha conosciuto papà?”
Mi sorrise cordiale con le labbra piene, il naso perfetto arricciato e gli occhi grandi e verdi come i miei. Mi somigliava molto, visto da vicino.
Era alto, molto alto, ed esile. Ventinove anni portati benissimo, il viso rilassato e tranquillo, le mani grandi e da uomo. Portava un camice bianco che sfilava ancora di più la sua figura e metteva in risalto il corpo asciutto. Se non fosse stato mio fratello avrei detto pure che era un bel ragazzo.
“ Mia madre era la sua segretaria prima che tu nascessi. Hanno avuto una storia per un paio d’anni finchè papà non ha conosciuto tua madre ed ha lasciato la mia, senza sapere che era incinta. Lei non voleva cercarlo, non voleva i suoi soldi e così non gli disse che aveva suo figlio in grembo. Papà lo venne a sapere per caso, solo perché si incontrarono un giorno in banca. Presero un caffè insieme ed alla fine lei gli disse che il bambino era suo. Lui non aveva dubbi, mia madre non ha mai amato altri uomini quanto lui.”, disse abbassando gli occhi.
Mi venne un nodo alla gola, pensando che mio madre aveva passato la sua vita con mio padre senza amore, senza meritarsi nulla, mentre quella donna aveva passato la sua vita da sola pur amando solo mio padre. E’ una cosa alquanto frustrante, sapere che la persona che ami sta con una persona che non lo ama, che ama solo i suoi soldi e il suo successo.
“ Quindi papà l’ha mantenuta in tutti questi anni?”, chiesi versandomi un bicchiere d’acqua.
“ In pratica sì. L’ha sempre portata con lui ovunque, e sono certo che il loro rapporto non si sia limitato a questo: penso piuttosto che abbiano avuto qualcos’altro, che abbiano una specie di relazione, sebbene tuo padre sia ancora innamorato perso di tua madre.”
Feci spallucce. Non avevo mai notato comportamenti strani di papà, ma la cosa mi faceva stare bene, dato che mia madre lo tradiva, almeno lui aveva un po’ di compagnia, se così si poteva chiamare.
Bussarono alla porta, interrompendo la nostra discussione.
“ C’è qualcuno che ti cerca..”, disse Jared facendo capolino dalla porta.
Mi alzai in fretta e uscii dalla stanza. La nonna era là, che parlava con Shannon e Constance.
“Hey, nonna!”, quasi gridai.
“Marie..”, sussurrò.
Andai da lei e la strinsi forte. Il suo profumo di gelsomino mi penetrò fino al cuore,  dandogli la forza di battere più forte. I suoi occhi, verdi che davano sul marrone, erano illuminati da una gioia sincera. Era contenta di vedermi, sebbene in situazioni avverse, e anche io.
“ Come stai nonna?”, dissi staccandomi dall’abbraccio e accarezzandole uno zigomo.
“ Non male.. – disse sorridendo debolmente- Tuo padre?”
Si vedeva che era preoccupata, aveva quella ruga che le solcava la fronte corrugata, proprio in mezzo, che le compariva quando qualcosa non andava. Le mani le tremavano un po’ e il suo sguardo vagava irrequieto da una parte all’altra della stanza.
“ Papà è qui..”
La accompagnai nel corridoio da cui era possibile vedere papà e lei si appoggiò mestamente al vetro. Papà era ancora là, immobile, con la testa fasciata e le flebo che fluivano nelle sue vene. Sembrava che dormisse, chissà cosa stava facendo invece.
“ Mi hanno detto che più tardi possiamo entrare, ma solo io e te..”, le dissi fissando ancora papà.
Annuì.
Non potevo sapere cosa la nonna stava passando, non potevo sapere cosa significasse vedere il proprio figlio costretto a vivere tramite delle macchine. Il dolore, non sapevo come lo stesse provando, e la paura che le stringeva cuore e stomaco, non la conoscevo. Era suo figlio, il sangue del suo sangue, l’unica traccia che restava del suo eterno amore.
“ Hai già conosciuto Jared e la sua famiglia?”, le dissi per cambiare discorso.
“ Si tesoro, che ragazzo è. Mi ha parlato di tutto quel che è successo in queste settimane, mi ha parlato del fatto che sei stata da lui a casa. Perché non me l’hai detto? Perché non mi hai chiamata? Sai che per te io ci sono sempre.”, rispose stringendomi la mano con tutte e dieci le dita.
“Non volevo darti preoccupazioni nonna, non nella situazione in cui sei. Non volevo darti un dispiacere e un dolore forte come quello che ho provato io. Non volevo che provassi le mie stesse emozioni, le mie stesse sensazioni. E’ stata dura nonna, davvero. Avevo persino paura, la notte. Però è papà..”
Mi abbracciò e soffocai le mie lacrime nel suo golfino rosso di cotone. Mi strinse forte a lei e mi trasmise tanta gioia, tanto amore. Significava tanto per me lei, era tutto quel che mi rimaneva oltre Jared e la sua famiglia, che ormai era diventata la mia.
Un lampo poi attraversò la mia mente: la nonna sapeva di Josh?
“ Nonna, siediti. – dissi staccandomi improvvisamente ed indicandole la sedia.- C’è una cosa che vorrei chiederti..”
Piegò la testa di lato come ad incitarmi e mi sedetti accanto a lei.
“ Tu conosci Josh?”
Nonna si limitò a scuotere la testa e a guardarmi incuriosita. Le raccontai la storia velocemente, parlando di fretta e lasciando andare le parole come un fiume in piena, mentre osservavo le sue emozioni, manifeste nel suo viso e soprattutto nei suoi occhi: erano limpidi e lucidi.
 “ Tu conosci Josh?”
Nonna si limitò a scuotere la testa e a guardarmi incuriosita. Le raccontai la storia velocemente, parlando di fretta e lasciando andare le parole come un fiume in piena, mentre osservavo le sue emozioni, manifeste nel suo viso e soprattutto nei suoi occhi.
“Quindi io ho un altro nipote?”, disse quasi scandendo le parole.
Annuii debolmente e la lasciai sola sulla sedia, scomparendo nel corridoio. Tornai dopo qualche minuto, con Josh per mano che protestava visto che non gli avevo detto nulla.
Non appena lo vide spalanco occhi e bocca per la sorpresa e si alzò, quasi spiritata, dirigendosi verso di lui. Io, sorridendo, tenevo ancora Josh per un braccio.
“Oh. Mio. Dio. – scandì- Tu sei uguale a tuo padre.”
Rimase ancora a guardarlo per un’altra manciata di minuti e poi prese a frugare nella borsa. Scovò il portafogli ed estrasse una foto.
“ Ecco- gli disse porgendogli la foto e guardandolo negli occhi- guarda.”
Josh prese in mano la foto e spalancò gli occhi: l’uomo della foto aveva gli stessi occhi, della stessa grandezza e della stessa brillantezza. Il naso, sottile e all’insù, faceva da contorno a delle labbra un po’ pronunciate. I capelli, di un colore incerto che andava dal bronzo all’oro, erano un po’ scompigliati e le orecchie si notavano a malapena sotto quei ciuffi di capelli.
Più che padre e figlio, potevano sembrare gemelli.
“ Oh..”, sussurrò lui sorpreso.
Rivolse poi uno sguardo alla nonna e lei, avvicinandolo, lo accolse fra le sue braccia, dove lui riuscì ad entrare solo piegandosi.
Ero felice di averle fatto questa sorpresa, ero felice del fatto che per un minuto, uno solo, la nonna avesse lasciato i suoi problemi alle spalle.
   
 
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