.15 Capitolo
Dietro la maschera
I
primi raggi del sole riscaldarono le pietre infreddolite dalla notte
appena trascorsa, le gazanie tornarono a schiudersi incontrando la
limpida luce del mattino. La
fresca brezza che s'era alzata sulla terra di Grecia faceva oscillare
le tenere fronde degli alberi. Non
lontano dall'arena del Santuario procedendo verso ovest si poteva
trovare una vasta radura che iniziava proprio poco prima del campo
allenamenti riservato alle donne. E
fin lì il cavaliere del Cancro era giunto poiché
diversi dubbi lo assillavano. Cercava un posto dove poter restare da
solo e quello -si era detto- era il luogo adatto. Lui,
che di domande non se n'era mai poste tante in vita sua,
perché
preferiva agire d'istinto invece che rimuginarci sopra; altrimenti,
anche l'ultimo barlume della sua coscienza, l'avrebbe ripudiato e
condannato per ogni omicidio che aveva commesso.
Ciononostante
quella mattina fissava con sguardo vacuo e lontano, o forse neanche
osservava veramente i grandi alberi che gli si stagliavano di fronte,
cercando risposte a quei suoi dannati quesiti. Si
tolse con malagrazia l'elmo, lanciandolo poco più in
là
vicino ad un mezzo tronco, ed imprecando nella sua lingua madre si
sedette su un sasso liscio e piatto dal grigiore pallido.
Doveva
morire? Di
nuovo?
Ma che diavolo aveva fatto di male in questa sua seconda vita! Certo
non aveva aiutato le vecchiette ad attraversare la strada e nemmanco
era stato tanto garbato con chiunque gli stava attorno...
però,
insomma, se non meritava la morte prima... perché doverla
meritare proprio ora che in qualche modo aveva servito la strana
via del bene? La lunga e
tortuosa
strada che portava alla Giustizia...
Non
che ci tenesse particolarmente alla sua vita... dopotutto era marcia
sin da quando era nato. Tuttavia l'orgoglio che ancora
possedeva gli dava da pensare: non voleva morire solo perché
era destino.
Gli
sembrava una scusa sciocca, -non era un modo come un altro per tirar
le cuoia- sembrava da codardi.
No, non
voleva morire così.
Si
prese la testa fra le mani: Accidenti.- Pensò.
-Cos'è
rimasto del cinico e crudele Cavaliere del Cancro? Possibile io temi
l'annunciar della morte? No, non paura di morire! Ah merda, terrore
di sapere in anticipo che io debba perire... senza uno scopo, senza un
perché! Sì, terrore di morire come le mie
vittime...
Proprio
così. Forse uno dei punti deboli del Saint di Cancer era
proprio quello di veder che la sua fine fosse inutile tanto quanto
quella delle genti che uccideva. Se fosse morto non sarebbe mancato
ad anima viva!
Eppure
c'era stato un tempo in cui il cuore di quel ragazzo era stato
sgombro da ogni macchia d'odio e follia. Quel tempo che fugace gli
era passato accanto e che, insanguinandogli gli occhi, gli aveva
intimato di non avere più speranze nel genere umano. Quel
tempo, Death Mask, se l'era portato nell'oltretomba lo stesso giorno
in cui aveva relegato la sua anima. Che nera vagava senza meta,
perché meta non conosceva.
Alzò
il capo riducendo gli occhi in due fessure: Non era più
solo. Si
destò dai suoi pensieri e scovò così
dietro di
lui l'argenteo cosmo dell'allieva di Shura. Digrignò
i denti per poi serrare la mascella: “Cosa fai qui, siamo
alla
vigilia di una guerra e tu te ne vai per campi?”
Domandò
scaltro, ticchettando le dita sulla pietra per poi alzare il volto
verso il cielo.
Marie
sussultò, avrebbe riconosciuto quella voce arrogante e
tagliente fra mille : “V-voi?” Si sorprese a
chiedere. La guerra era alle porte, ormai era chiaro... ma non vi era
un vero e proprio posto per un cavaliere d'argento dove poter tornare.
Bastava restare all'erta e dentro il Santuario. E quello le era
sembrato un posto adeguato, dove poter trovare la pace e la quiete per
calmare il suo cosmo. Restare
lì ad ascoltare il canto degli uccelli e non gli echi
lontani
delle guerre e delle rappresaglie che le erano rimasti scolpiti nel
cuore e nella mente. Caricarsi di energia pacifica prima di una lotta.
Sorridere per il rientro del suo maestro in solitudine, raccogliendo la
positività e tutta la forza del suo spirito aggrovigliata
fra le matasse di quei giorni bui.
Avanzò
di un passo, scorgendo così la figura del bel giovane,
che non si era minimamente mosso da dove si trovava ed anzi le dava
le spalle. Si
fermò un istante per rimirare meglio il cavaliere e il buon
cosmo che trasmetteva: era caldo e avvolgente, forte da graffiarti ed
impetuoso come il suo padrone. Però,
al contrario di ciò che si poteva pensare, quella dorata
fonte
d'energia non era poi così maligna. Ora.
“Dovrei
essere io quello sorpreso mocciosa, non eri forse morta lì
in
Italia?” Chiese Death Mask percependo lo stupore della
ragazza.
“M-morta?- Rispose un po'
titubante lei, per poi comprendere a cosa si
riferisse: -Ah sì, sulle coste della Sicilia... mi dispiace
deludervi cavaliere, ma il Nobile Mu è venuto in mio
soccorso
e ho potuto così adempiere al mio compito.”
Concluse
risoluta, compiendo un altro passo verso il masso in cui risiedeva
Cancer.
Il
cavalier del Cancro annuì d'istinto per poi continuare ad
osservare il cielo senza apparente preoccupazione. Un alito di vento
ampliò il suo respiro. Marie
avanzò ancora togliendo l'ennesimo ramo che le intralciava
la
strada ed arrivò finalmente allo spiazzo in cui si
trovava
anch'egli. Quante
dicerie si sentivano sul suo conto, quante di queste erano veritiere? -Era stato il primo pensiero che
la guerriera aveva avuto standogli accanto- E benché lei non
lo conoscesse, quel cavaliere le sembrava solamente tanto abbandonato a
se
stesso.
Anzi,
a dir la verità, il Saint della Bussola poco conosceva i
cavalieri d'Oro. Del resto anche se allieva di uno di essi, non era
una loro pari grado e comunque non vi era mai stato motivo alcuno per
cui allacciare un'amicizia. Nel
frattempo la piccola conversazione fra i due sembrò perdersi
nel vento: per una manciata di minuti regnò incontrastato il silenzio, il quale permise ad entrambi di pensare su
quello che era accaduto o su quello che doveva ancora succedere. Silenzio
che veniva interrotto forse solo dal canto di qualche usignolo o di
qualche alberello di castagno che frusciava facendo ondeggiare le
proprie foglie. Sicché,
d'improvviso, il Saint di Cancer uscì dal suo insolito
mutismo
-strano, a prima vista lo aveva creduto un tipo così
loquace!-
e le espose il problema, sospirando nuovamente: “Sai che
siamo
sulla stessa barca? Ci aspetta la morte... o meglio, a me neanche
spetterebbe...- Dichiarò con un sorriso poco convincente sul
viso. -Dovrei essere morto qualche anno fa se non fossi stato
risvegliato da Atena.” Un sorriso che seppur
irrisorio e sfacciato trasmetteva tanta amarezza.
La
osservò, girandosi un attimo verso sinistra, cercando quasi
di
intravedere la sua reazione in quel volto di porcellana, ma la
maschera serviva anche a quello e dunque nulla esprimeva se non la
solita espressione. Lei
indugiò nel rispondere, tormentando i pochi fiori che la
circondavano da quando si era appollaiata sul terreno erboso:
“State
parlando delle Moire? Un tale Jonah, cavalier del vento mi ha
riferito che io sarei dovuta morire insieme ai miei compagni...
– Spiegò, ed anche se sembrava decisa
nell'affermare quanto riferitole con assoluto distacco non nascose un
leggero tremolio nella voce. -...Però
io non ho intenzione di lasciare questo mondo solo perché me
l'ha dichiarato qualcun altro. E voi, cavaliere del Cancro, non
dovreste beffarvi così di un dono che vi ha fatto
Atena...”
Quelle
parole intaccarono l'interesse dell'italiano, che si spostò
il
minimo indispensabile per poterla scrutare meglio: “Cosa
intendi ragazzina? Ah, tutti voi cavalieri fissati con l'eroismo e la
Giustizia! Ne ho piene le tasche di questa ipocrisia...”
Protestò esasperato agitando una mano come a voler cacciar
un
insetto fastidioso.
“Voi
non credete nella Giustizia?- Chiese così la ragazza
interpellandolo di nuovo, mentre nuvole biancastre oscuravano il
cielo cristallino. -Comunque non parlavo di eroismo... Non credo di
essere un'eroina solo perché non voglio morire, non credete?
O
forse voi siete disposti a farlo per la causa*?”
“No
affatto, non ci tengo a schiattare... Né tanto meno Atena
vorrebbe la mia morte... dopo che ha smosso perfino l'Olimpo per
farci ritornare qui fra i vivi.” Ridacchiò
divertito
Death Mask sdraiandosi con il busto sulla liscia pietra.
“...In
fondo una Dea generosa e buona come la Dea Atena non poteva far altro
che tentar il tutto per tutto per uomini di valore come i Cavalieri
d'Oro..” rifletté ad alta voce il Saint di Pyxis.
“Mi
stai mettendo nella lista?” La provocò lui, anche
se era
effettivamente curioso di sapere cosa pensasse di lui. Se era come il
suo maestro allora faceva bene a interessarsi: Shura non era
così
scontato come molti, non lo additava per ciò che aveva fatto
in passato. Non lo disprezzava ed era un silenzioso compagno di
battaglie pronto ad esserci se ne avevi necessità. Non lo
odiava come tanti facevano, senza neppure sapere perché
fosse
stato così terribilmente crudele con diverse persone. Dunque
ammirava quell'uomo perché non si faceva influenzare dalle
calunnie che vociferavano su di lui.
Marie
alzò lo sguardo, incrociando gli occhi del Saint intenti nel
guardarla: “Beh, cavaliere del Cancro, ovviamente nessuno mai
potrà dimenticare gli orrori o le misfatte che avete
compiuto.- Rispose prontamente lei, ragionandoci, mentre Death Mask
annuiva
stranamente attento. -Però, d'altra parte, nessuno
potrà
dimenticare che siete divenuto Cavaliere d'oro non a caso e di come
nell'ultima Guerra Santa vi siete legato alla
Giustizia, aiutando Atena e gli altri cavalieri a non far
trionfare Hades e il suo impero del male...- Si
bloccò,
un momento soltanto, per far comprendere appieno il significato di
quello che voleva intendere.
-...E
dunque sì, siete in lista” Concluse infine
stiracchiandosi. Non che avesse sonno, c'era abituata dopotutto,
però
d'altronde aveva passato l'intera notte fuori ad allenarsi.
Il
cavaliere di Cancer rimase a quella rivelazione. Un ghigno beffardo
gli incorniciò il volto: “Bene,
meglio così, non mi piace avere dei sottoposti contro di
me...
anche perché fanno tutti una brutta fine.”
Farneticò
alzando il braccio destro verso il cielo roteando l'indice.
Passò
così un altro quarto d'ora, lei intenta nell'osservare quel
prato che tutto un tratto le era divenuto particolarmente
interessante e lui assorto in chissà quale contorto
pensiero... o forse neanche pensava davvero, semplicemente non
disdegnava la compagnia di quella silenziosa ragazza. L'odore
dell'erba si sentiva nell'aria, per semplice merito del vento, e
qualche foglia verde vorticava giocosa cadendo poi miseramente a
terra.
“Sai,-
cominciò nuovamente l'italiano, che a quanto pareva non
riusciva a rimanere con la bocca chiusa dopo un certo periodo di
tempo. -Sei una ragazzina, ma mi piaci.” Le rivelò.
Strappò
un filo d'erba per poi metterselo meccanicamente in bocca:
“Nel
senso, -precisò sogghignando. – Assomiglieresti
alle
mie
amate maschere se non fosse per la tua, d'argento, che non ha
un'espressione poi così deplorevole...”
Continuò
come se per lui quello fosse un discorso normale, anzi persino un
complimento.
Marie
sapeva bene la storia delle maschere: volti umani che il cavaliere
del Cancro usava appendere come decorazioni della quarta casa.
Sguardi vuoti e pieni d'angoscia, bocche deformate dall'orrore e
dallo struggimento, rughe indelebili che solcavano le guance
accentuandone le caratteristiche drammatiche.
Così
reali da sembrare finte, false, dipinte da una mano esperta... I
trofei di un megalomane che esibiva nel suo tempio le facce degli
sconfitti per decantare la sua vittoria personale; i trofei di
Death Mask. Perché
l'aveva paragonata a quelle orribili maschere? Cautamente
cercò
lo sguardo di Cancer, poiché così anche se non
poteva
osservare la sua espressione si potesse percepire nei gesti la sua
perplessità. E
c'era da immaginarselo il cavaliere scoppiò in una fragorosa
risata, quasi ci godesse nel poter affermare che lei era una mocciosa
e no, non poteva capire. “E
sai un'altra cosa?- Le disse alzandosi a sedere. -Non credo che ce
l'avessi sfigurato neppure quando ti è morto quel tuo
amico...
Crist-…Cris.. sì, insomma quello lì,
quel
tuo
compagno d'infanzia...”
Il
cavaliere d'Argento tentò di concepire la logica in quelle
fuorvianti affermazioni, ma sinceramente non riusciva a trovarla: “C-che
cosa?” Domandò tentennante Marie sperando
affinché
si spiegasse meglio.
“Ma
come che cosa! Il tuo volto*, ovvio.” Rispose lui come se
fosse
scontato. A
quelle parole alla ragazza quasi mancò il respiro e lui se
ne
accorse: “Non che l'abbia visto, francamente ne faccio a meno
di uccidere un cavaliere d'Atena proprio ora che mi hanno redento.
-Non vorrei mica finire i miei giorni a Capo Sounion- E per di
più
sai che rottura aspettare tutti i giorni i colpi deboli di una
Sacerdotessa Guerriero che spera vivamente di ucciderti... No, no
preferisco raccogliere ortiche piuttosto.” Rise nuovamente
divertito, facendo poi spallucce come a voler giustificare quanto
detto poiché in fin dei conti era solo la sua linea di
pensiero.
E
difatti Marie, al contrario delle aspettative, non s'offese: In primo
luogo si tranquillizzò prendendo un gran bel respiro come se
avesse buttato via un pesante macigno e poi alzandosi da terra
annuì
spiegando che in fondo lui avesse pure ragione. 'Certamente una
Silver Saint nulla potrebbe mai contro la casta più
alta
dei cavalieri di Atena. Sarebbe stata solo una seccatura
poiché
le sorti sarebbero state, al contrario delle speranze della donna,
solo la morte di quest'ultima e un alone di disonore ancora
più
grande.' In sintesi ciò che gli aveva detto.
Death Mask
sputò il filo d'erba: era inconcepibile, come poteva essere
d'accordo con lui? Riusciva veramente a fargli saltare i nervi! Era
sempre pronta lì a spiegargli i suoi pensieri, che non si
sapeva come, non si potevano controbattere...
Dio,
quanto le odiava le persone così! Erano così...
saccenti. Dichiarava diretta la sua opinione che,
fosse
contraria o di comune accordo, era comunque e irrimediabilmente
perfetta da non poter essere in nessun modo ribattuta.
Lo
prendeva in giro, forse? Non poteva davvero pensarla
così! Poi
ci ragionò su... E sì, dovette ammetterlo, le
ricordava
proprio Shura. Lui che, in un modo o nell'altro, aveva sempre
ragione: e proprio su questa sua caratteristica si era costruita e
basata in fondo quella specie di alleanza silenziosa che entrambi
avevano, confidando l'uno nell'altro. Era
molto simile al suo maestro per comportamento e carattere..!
Però
c'era qualcosa dentro di lui che, non sapeva bene spiegarlo, gli
diceva che non doveva confondere la personalità del Saint di
Capricorn con quella della sua discepola. Erano differenti, molto
differenti.
Lei
era così naturale... con lui.
“Stavo
dicendo, – proseguì Cancer aggrottando le
sopracciglia,
trovando in quel momento il sasso in cui sedeva inspiegabilmente
scomodo. -Sì, tu sei riuscita ad avere un contegno persino
nella morte. Talvolta mi capitava di vedere i parenti delle persone
che uccidevo... Eh beh, se devo essere sincero, erano quasi
quasi più sfigurate dalla paura e dal terrore le facce di
quelli ancora vivi piuttosto che quelli che erano a terra
esamini.” Costatò rimembrando i familiari di
uomini, donne o bambini
che
ammazzava senza una spiegazione apparente.
Era
persino tranquillo mentre ricordava il suo passato, quasi come se
fosse stata cosa da tutti fare massacri di innocenti... O forse,
magari, credeva ciecamente di essere cambiato... dopo la redenzione,
dopo la morte e in una nuova vita ancora.
“Non
vi capisco Cavaliere, cosa state insinuando?” Si era fatta
improvvisamente più restia Pyxis, un piccolo brivido le
aveva
pervaso la spina dorsale.
Un passo furtivo calpestò l'erba, pochi metri dietro di loro.
“Il
fatto ragazzina è che tu hai pianto, ti sei sfogata e hai
reagito. Hai perso tutto ciò a cui t'aggrappavi, e... Eppure
hai affrontato bene la morte dei tuoi compagni. No, -ammise dunque il
cavaliere d'Oro inchinandosi ad osservare alcuni fiori appassiti.- Non
avresti mai potuto stare fra le mie maschere... nè tanto
meno
fra quelle persone che, povere d'animo, si piangono ancora addosso.
Potrei giurarci, il tuo viso non avrà mai un'espressione
deplorevole.” E sembrava quasi essere rasserenato da
quell'affermazione.
“Vi
sbagliate.- Rispose con un minimo di sicurezza Marie -Sono fragile
tanto quanto quelle persone a cui avete strappato il motivo per cui
continuare a vivere...- Ed alzò la testa
perché
sapeva bene lei che, al solo pensare alla morte dei suoi amici,
pungenti lacrime le avrebbero solcato il viso per poi discendere
frettolose sul collo scoperto.
“Tsk,
vuoi metterti a paragone con quella stupida gentaglia? Erano solo
rozzi contadini in fondo, non conoscevano manco l'onore o il valore
di un uomo!” Decantò Cancer girandosi dalla parte
opposta a lei.
-...Ma
forse, proprio per questo, non mi abbatto.- Continuò
impavida
lei, ignorando bellamente quella provocazione. -Le emozioni stesse sono
la mia forza. Il mio maestro il Venerabile Shura crede siano
solo un peso. Io
la penso diversamente.
Le emozioni che riempiono un cuore umano fanno sì che ognuno
di noi possa passare avanti a quel dolore e continuare a vivere
cercando di trovare altrove qualcosa di buono per cui valga la pena
restare lucidi... Ognuno ha
il suo modo di superare le difficoltà e poi c'è
chi le difficoltà non le supera affatto.”
Un altro passo smosse la rigogliosa vegetazione.
Death Mask scosse il capo, rassegnato: aveva a che fare davvero con una bambina, se credeva ancora che nel mondo ci potesse essere qualcosa di buono. Shura difficilmente sbagliava e anche lui era della sua stessa idea. Anzi, credeva fermamente nella legge del più forte. Chi diveniva il più forte e chi riusciva a sopprimere i suoi presunti avversari era colui a cui spettava fama, gloria e potere. E la sua propria Giustizia avrebbe avuto la meglio: altro che sentimentalismi e sdolcinatezze. Non aveva proprio capito niente.
I dodici fuochi della meridiana s'accesero.
Però,
inaspettatamente, quando quella ragazza sembrava non avesse
più
nulla da dirgli, se ne uscì fuori con una confessione che
catturò ancora una volta la sua attenzione: “In
verità,
vi dirò, è ben lontano dall'essere un nobile
valore il
motivo per cui sono ancora qua... Senza dannarmi l'anima. -Socchiuse
gli occhi e strinse forte le mani al petto, le costava davvero tanto
ammetterlo: -Vivere, capite? È vero, avete dannatamente
ragione
quando dite che c'è gente che non si rialza più
dopo la
perdita di qualcuno a lui caro. Ma Atena solo sa perché ci
siano anche persone che, pur di non cadere nel baratro, s'aggrappano
ai ricordi, ai momenti belli della loro vita... e cercano di vivere,
Vogliono vivere!
Sì, sì... di vivere anche per coloro che non
vivono
più, per la loro memoria, per poterli ricordare e per essere
grati di averli conosciuti!- La voce le si era
incredibilmente alzata.
“La
sopravvivenza stessa ne è la causa, ecco. C'è chi
muore
dentro e chi invece va avanti... Io, Cavaliere del Cancro, come vi ho
già detto Voglio vivere*.”
E
mai dichiarazione più sincera le era costata tanto. Lei non
era solo il gran Cavaliere della Bussola, armatura che le era costata
sogni e fatica... No, lei era anche una ragazza, un essere umano che
come tutti alle volte era semplicemente egoista... lei voleva
restare in vita. Lo spirito di sacrificio era pretenzioso e
si
sarebbe arresa solo ad Atena, poiché a lei sola aveva dato
i
suoi voti. A nessun altro.
E
fu in quell'istante che a Cancer cambiò qualcosa dentro, la
guardò con occhi diversi. Fu in quell'istante che rispose
persino ai suoi dubbi e fu sempre in quell'istante che si disse -che
sì- c'era qualcosa che gli piaceva di lei. Che
aveva ammesso le sue paure, ma era pronta a lottare per vivere. E non
era ipocrisia quella. Era testardaggine e mentalità:
carattere.
“Non
ti giudico per questo, credo sia un buon motivo per non cedere tra
l'altro.” Detto ciò si alzò e
andò a
riprendere l'elmo. Quella vicinanza lo scottava.
Doveva
rientrare presto nel suo tempio: c'era qualcosa di insolito che lo
turbava. Però allo stesso tempo aveva tardato il ritorno
proprio a causa di quella conversazione che l'aveva piacevolmente
distratto.
Non
fece neppure in tempo a tendere il braccio per raccogliere l'elmo che
una violenta scossa di luce elettrica lo colpì. Fortuna
volle
che egli non fosse uno sprovveduto, ma Saint di Cancer e dunque
poté
schivare il colpo abbastanza rapidamente, giusto il tempo di
captarlo, non subendolo almeno appieno.
Rimase nonostante tutto ferito al braccio sinistro.
“Mai
abbassare la guardia, Cavaliere d'Oro del Cancro! Voi e le vostre
chiacchiere sprovvedute!” Dichiarò
con un sorrisetto Elikonis comparendo in un lampo di luce. Poi fece
un breve inchino: “Ci rincontriamo ancora Death Mask! E
questa
volta sarà anche l'ultima...- Disse buttandosi a capofitto
su
Cancer -Devo dire che mi hai reso la vita facile, non ho dovuto
neanche attraversare i templi del Santuario per trovarti, Atropo
sarà fiera di me.”
“Non
montarti la testa, pivello.- Rispose prontamente il Cavaliere, che il
vizio di attaccar briga con chiunque proprio non l'avrebbe mai perso.
-Non è facendo il gradasso con me che vincerai, stanne
certo” Schivò
l'attacco parandosi con le braccia per poi contrattaccare con un
sonoro calcio all'addome del ragazzo.
Marie
rimase esterrefatta: quel cosmo che ora sentiva pulsare negativo
l'aveva ampiamente percepito in terra di Sicilia! Era
dunque quello l'inizio della guerra? Così effimero e
solitario? Un giovane uomo che brandendo luce e un'armatura scarlatta
chiedeva sangue e morte? Non
se ne rese nemmanco conto che, stordita com'era da quell'attacco
improvviso, due fredde mani la bloccarono prendendola alla
sprovvista da dietro.
Era stata così bene sino a poco tempo prima...
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*causa: ovviamente è un modo di dire, del tipo: “ci vai tu per primo?”, “fai da cavia per vedere se è vero?” e cose così.
*volto: dunque quando diceva che non ce l'aveva, si riferiva al fatto che l'espressione “orripilante, brutta, paurosa” come quella delle sue maschere, lei pareva non averla neppure nel momento del suo pieno dolore -ossia in Sicilia, lì in orfanotrofio-. (e dunque per un attimo Marie pensa che l'abbia vista senza maschera) Ovviamente ci sono dei motivi per cui tiene a dirlo, leggere ù.ù
*vivere: (lunga premessa) okay, chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere. Se la prendete così la mia cara Marie può sembrare una pallosissima e noiosissima Mary Sue *muore * invece spero tanto abbiate compreso il CONTROSENSO. Che fino ad un certo punto lei ha voluto essere l'impeccabile Marie, allieva di Shura... esortando parole che anche con Fish hanno funzionato -seppur ci creda, eh! Okay? Non è che mente- ma che stufano di gran lunga Death Mask perché sono le parole trite e ritrite di quei cavalieri che sono così "ciechi" dal vedere (cercare) SOLO il buono nel mondo. Ed invece, alla fine Marie scopre/svela anche un suo lato, un suo VERO lato, che le costa fatica e vergogna... un MOTIVO per cui lei è ancora viva e non è così affranta come le maschere -o come i parenti di queste ultime- è il fatto stesso del Sopravvivere. Lei vuole Vivere.
Non
è forse vero, pensandoci, e molto umano -ma forse meno
cavalleresco eh- che chi ha subito tragedie, ma anche una semplice
scomparsa di un parente... alle volte si allacci ai ricordi e al
voler vivere nel ricordare i momenti belli che le stanno nel cuore? A
me sembra molto umano, per di più è successo a
molte
persone, dunque non credo sia un comportamento così fuori
dalle righe. L'ho voluto mettere
poiché
voglio far vedere una sorta di maturazione interiore, e non solo di
lei, ma anche di Death Mask...poiché di lui, alla fine sul
suo
carattere se ne sa poco e nulla...e quello che si sa...non è
poi così “importante”. Dunque una sorta
di botta e
risposta maturando con ogni affermazione. Maturando lui da quando
è
da solo, ma che ora non disdegna la sua compagnia, maturando quando
si accorge che una personalità non è uguale
all'altra
(mentre prima, invece, quando uccideva le sue vittime magari le
pensava tutte miseramente uguali), maturando quando deve rivedere
ANCHE lui la sua linea di pensiero che fino ad allora l'ha portato
DOVE l'ha portato...
Okay, mi fermo qua, spero non
vi
annoi, ma sì... lo so che è SENTIMENTALE questa
fan
fiction PERO' io tendo sempre a dare una linea di fondo prima di
imbattermi nell'amore,
soprattutto quando è difficile parlare d'amore visto che
scrivo di un
personaggio come DM e di una serie come Saint Seiya... in cui son
più
cazzotti che dolci creme caramel
:)
Come ho detto in una risposta ad una recensione: far
ragionare e maturare una testa calda come Death Mask (senza
cadere nell'OOC) è
un'impresa titanica D: farlo più umano poi, è
un'impresa ancora più colossale.
Note:
Salve a tutti u.u e insomma, ho fatto una luuunga premessa sull'ultimo asterisco solo perché ritengo sia opportuna =.= e poi ho anche fatto un capitolo più lungo del solito D: e quindi sai che barba x'D io spero vi sia piaciuto, ma posso comprendere se non c'abbiate capito un'acca. -v'aspettavate subito qualcosa eh? Ed invece LoL- Sono soddisfatta di questo capitolo quanto insoddisfatta. Soddisfatta perché io quello che volevo scrivere credo di essere riuscita a farlo, ma insoddisfatta perché NON so se l'ho scritto bene e quindi se sia ...COMPRENSIBILE ç_ç Dunque vi ringrazio ancora una volta per le recensioni, che siano positive o critiche. :)