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Autore: pilgrim81    26/08/2011    11 recensioni
Una missione sotto copertura che non va come dovrebbe, una chiacchierata a cuore aperto tra "donne" e tante emozioni contrastanti da gestire. Questo riassunto fa schifo ma non son mai stata brava neanche a scuola! Enjoy
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*************************************FLASHBACK*****************************************

La prima aria fresca della notte le schiarì i pensieri. Prese un profondo respiro e andò verso i suoi colleghi che stavano ammanettando il sospettato mentre lo trattenevano poco gentilmente contro la macchina.

“Yo, Beckett, guarda chi abbiamo qui?” la raggiunse la voce di Esposito mentre stringeva un altro po’ le manette.

“Portatelo in centrale per interrogarlo,” disse con tono risoluto grazie alla riacquisita lucidità.

Esposito aprì la portiera posteriore della macchina e fece entrare lo spacciatore dentro l’abitacolo. I due detective si batterono un cinque prima di aprire i loro sportelli. Si bloccarono entrambi quando la voce di Beckett interruppe la loro partenza.

“Scusatemi ragazzi,”disse abbassando lo sguardo imbarazzata, “Avrei dovuto avvertirvi che usciva e invece mi sono distratta! Se non fosse stato per voi l’avremmo perso e io non…”

“A cosa servono i partner altrimenti?” le disse Ryan sfoderando il suo sorriso e guardandola con quegli occhi azzurri che ogni volta le suscitavano un istinto di affetto fraterno.

Kate gli sorrise e sussurrò un “grazie”. Era davvero fortunata ad avere loro in squadra.

“A proposito di partner,” aggiunse Esposito, “Dov’è Castle? Ha trovato qualche bionda con cui divertirsi e improvvisamente noi siamo diventati il gioco noioso?”

Kate cercò di mascherare qualsiasi reazione scaturita dal nominare lo scrittore e maledì sé stessa per il fastidio che il solo supporre Castle con un’altra le aveva provocato.

“No,  è andato a prendere i nostri cappotti,” o almeno sperava che, una volta calmato, avesse riacquistato sufficiente lucidità mentale per farlo. “Per il rapporto, scrivete tutto dettagliatamente, mi assumerò le mie responsabilità davanti a Montgomery.”

“Non so te, Ryan,” sorrise l’ispanico, “Ma io ho chiaramente sentito la voce di Beckett dirci che il tizio stava uscendo.”

“Affermativo Bro!” disse l’irlandese salendo in macchina.

Beckett ed Esposito si sorrisero che quest’ultimo mettesse in moto e partisse” alla volta della centrale.

Osservò la vettura fino a quando non svoltò a sinistra e fu fuori dal suo campo visivo. Solo allora si girò per tornare verso il locale e vide Castle che con sguardo intimidito si dirigeva verso di lei con in mano il suo cappotto. Era il momento di affrontare la dura realtà.

Afferrò il cappotto dalle mani di Castle e si coprì, allontanandosi da lui e dirigendosi verso il parcheggio per recuperare la Ferrari. La sua mente stava correndo a duecento chilometri orari e i pensieri più vari le passavano per la testa. Ma per quanto cercasse di intraprendere vie immaginarie di pensieri che la portassero lontana dalla realtà, dopo qualche volo pindarico la sua mente tornava sempre a quel bagno. E questo le ricordava brutalmente che aveva fallito.

Kate Beckett aveva poche certezze nella sua vita, ma una non era mai stata messa in discussione: era un buon Detective. Anzi, era la Detective più fottutamente brava di tutto il dodicesimo. Era professionale, attenta, empatica e determinata. La sua mente non staccava mai finché non aveva la certezza di aver fatto tutto al meglio e non aver tralasciato neanche un minimo particolare. E per colpa di Castle anche questa roccaforte era crollata.

“Kate…” sentì la voce di Castle alle sue spalle mentre allungava il passo per raggiungerla. Non si girò e continuò di passo svelto fino alla macchina. Ma prima di riuscire ad afferrare la maniglia dello sportello sentì la mano di Castle stringerle il braccio e obbligarla a voltarsi verso di lui.

“Kate, fermati,” gli occhi della Detective trasmettevano fuoco. Di questo ne era certa perché le era bastato uno sguardo sulla mano che Rick aveva sul suo braccio, per fargli capire che se ci teneva ad avere le dita integre sarebbe stato meglio toglierla. Non appena si fu liberata della presa gli diede uno spintone per allontanarlo.

“Si può sapere che cavolo ti è saltato in mente Castle? Per poco non mandi a monte l’operazione!” gli urlò.

“Cosa è saltato in mente a me? Guarda che sei tu che mi sei saltata addosso,” rispose lui adeguando il tono di voce a quello assunto da Kate.

“Castle, non hai 15 anni anche se vorresti dimostrare il contrario. Non credo che ci sia necessità di spiegarti che se siamo sotto copertura il sospettato deve vederci in faccia il meno possibile, no?”

“E mi pare che abbia funzionato, non ci ha visti.”

“Ma per poco non ci sfuggiva. Dal momento che non posso sperare che tu cresca da un giorno all’altro, questa collaborazione finisce qui.”

Castle si impietrì. Il respiro affannato per la lite era evidente dalle nuvolette di fumo che uscivano dalla sua bocca, rimasta aperta dopo la minaccia di rompere la loro partnership.

Anche Beckett era rimasta immobile e col respiro affannato. Quelle parole così dure e decise avevano stupito anche lei, se non fosse che era stata proprio lei a dirle. Si passò una mano tra i capelli e indietreggiò fino ad appoggiarsi alla costosa macchina senza staccare gli occhi dal volto dello scrittore. Lo vide alzare gli occhi al cielo e sorridere amaramente prima di cominciare ad avvicinarsi a lei.

“E sarebbe tutta colpa mia? C’eri anche tu lì dentro e non ho iniziato io a muovere il bacino contro il tuo,” disse avvicinandosi di un passo verso di lei.

“Castle non azzaddar…”

“E perché sei così arrabbiata? Non riesci ad ammettere che quel che è successo non ti ha lasciata indifferente,”aggiunse con un ulteriore passo.

“Castle, non ho provato assolut…”

“Oppure ti manda fuori di testa il fatto che in 3 minuti con me hai provato tutto ciò che non riesci neanche ad avvicinare con Josh?” sputò fuori con un sorriso di trionfo sulle labbra imprigionandola nuovamente, tra sé e la macchina.

“Non osare neanche nominar…”

“Oppure,” si chinò a sussurrarle all’orecchio, “Sei così nervosa solo perché non ho portato a termine il mio lavoro? Se tutto quello che vuoi è questo, sarò ben felice di accontentarti,” aggiunse in un sospiro portando la sua mano tra le gambe della Detective.

Senza il minimo uso della razionalità, Kate agì di puro istinto. Con minima fatica sbatté la faccia di Castle sulla sua macchina afferrandogli il braccio e portandoglielo dietro alla schiena con una forza tale che lo scrittore urlò per il dolore. Poggiò tutto il peso del suo corpo su quello di Rick, aumentando la pressione sul braccio imprigionato e arrivando all’altezza del suo viso, contratto in una smorfia di dolore.

“NON AZZARDARTI MAI PIU’ A TOCCARMI SENZA IL MIO CONSENSO,” scandì parola per parola, “SONO STATA CHIARA?”

Aspettò che Castle annuisse prima di lasciarlo.

“E tutto ciò che hai appena detto conferma solo quanto tu sia infantile e non mi conosca affatto come credi,” aggiunse prima di allontanarsi alla ricerca di un taxi. Vide con la coda dell’occhio lo scrittore massaggiarsi il braccio e si arrabbiò con sé stessa per provare quella punta di rimorso nell’avergli procurato dolore.

“Kate, aspetta dove vai? Ti accompagno al distretto.”

Kate si fermò e si girò verso di lui. Aveva la faccia dispiaciuta ed era sicura che le sue scuse sarebbero arrivate di lì a poco ma in quel momento non sapeva che farsene.

“Fammi un favore, Castle, e fallo a te stesso: esci dalla mia vita. Torna alla tua vita da scrittore miliardario, alle tue bionde prive di cervello, alle tue serate da VIP. Uccidi Nikki Heat e dimentica di avermi mai conosciuta,”disse prima di girarsi nuovamente e chiamare con un elegante gesto un taxi.

Kate aprì la portiera per salire quando la voce di Castle la interruppe nuovamente.

“E’ quello che farai? Dimenticare di avermi mai conosciuto?” la voce, quasi rotta dall’emozione, non nascondeva la paura verso la sua risposta.

“Sarebbe bello riuscirci,” aggiunse prima di salire sul taxi, chiudere lo sportello e sparire nel cuore della notte.

***************************************************************************************

 

Da tre giorni, le ipotesi su cosa potesse essere successo quella sera e in quel night club erano le più disparate e ormai giravano tra le pareti del dodicesimo distretto. L’improvvisa e prolungata assenza di Castle unita a una più che mai intrattabile Beckett erano bastate ad aprire immediatamente un giro “clandestino” di scommesse. Il tutto ovviamente alle spalle delle Detective. Alla loro vita ci tenevano.

“Ryan, non ci credo che tu non sappia niente, dammi un indizio e dividiamo la vincita,” sussurrò Karposky mentre fingeva di mostrare al Detective un file, con un occhio sempre attento ai movimenti provenienti dalla scrivania di Beckett, pronta a svignarsela in caso di pericolo.

“Pensi che io ed Esposito avremmo scommesso su cose diverse se avessimo più informazioni di voi? Ti ripeto che…”

“RYAN!” la voce tuonante di Beckett li interruppe.

“Allora ok, Karposky, faccio questo controllo e ti faccio sapere,” disse con tono fermo mentre Kate si avvicinava a lui. La ricciola Detective sparì velocemente, forse Beckett non sapeva niente, ma meglio non rischiare.

“Hai fatto il controllo incrociato sui conti bancari del Dottor Thomas come ti avevo chiesto?”

“Sì, ci stavo lavorando prima con Esposito ma ancora non…”

“Devo mandarvi anche Karposky in aiuto? Dovete essere in 5 per controllare due estratti conti? Scendo in obitorio da Lanie per vedere se ha delle novità, al mio ritorno voglio quel documento sulla mia scrivania.” E se ne andò senza aspettare neanche una replica. Sapeva di essere stata veramente troppo dura con Ryan, ma neanche le 3 ore di lotta e kick boxing della mattina erano riuscite a far sbollire tutte quelle energie represse che covavano dentro di lei. Era un mix letale: rabbia, frustrazione, impotenza erano solo alcune componenti del turbinio di emozioni contrastanti che guidavano da tre giorni il suo umore e le sue azioni.

“Tu su cosa hai scommesso?” disse facendo il suo prepotente  ingresso nella sala autopsie dove la sua amica patologa stava esaminando un corpo.

“Buongiorno anche a te! Allora è vero quello che si dice ai piani alti!”

Beckett aggrottò le sopracciglia.

“Che sei particolarmente irritabile, vedo che hanno ragione” aggiunse Lanie alla faccia interrogativa dell’amica.

“Fossero professionali invece di comportarsi come bambini non lo sarei. E a tal proposito, su cosa hai puntato i tuoi venti dollari?”

“Non so di cosa tu stia parlando, Kate,” disse l’anatomopatologa riportando l’attenzione sul povero cadavere, inconsapevole testimone della loro chiacchierata.

“Andiamo, Lanie, non fare la finta tonta con me, lo so benissimo che c’è una scommessa sulla scomparsa di Castle dal distretto. Il tuo caliente maschio latino è stato tanto discreto con questa cosa tanto quanto lo è stato nel gestire il vostro sordido inizio di relazione!”

“Anche tu hai notato quanto è caliente? Uhhh, ho i brividi al solo pensiero.”

“LANIE!”

“Ok, ok, potrei casualmente aver partecipato alla scommessa anche io…”

Kate alzò le sopracciglia per incitarla a continuare. Lanie la guardò, fece una teatrale pausa ed espirò prima di aggiungere: “Ho scommesso venti dollari che mentre ballavate ti ha palpeggiato il sedere e tu gli hai dislocato una spalla.”

Kate rise di gusto come non faceva ormai da qualche giorno.

“Non voglio sapere quali sono gli altri possibili scenari ma spero che mi vedano tutte protagonista di violenza su Castle.”

“Oh sì, qualcuno pensa che lo scrittore sia ormai morto e tu abbia occultato il cadavere.”

Sorrise amaramente. Era veramente arrabbiata, ma più passava il tempo e più si sentiva in colpa per le parole dette quella sera. Castle aveva le sue colpe ma la rabbia che provava era solo per sé stessa.

“Ti basti sapere,” la stuzzicò la detective, “Che nella tua versione c’è un fondo di verità.”

“Ti ha toccato il sedere?” squillò immediatamente entusiasta Lanie.

“No,” disse voltandosi verso l’uscita, “Gli ho dislocato una spalla,” aggiunse lasciando andare le porte dietro di sé uscendo dalla stanza.

“Cosa? Dove vai? Non puoi lasciarmi così! TORNA IMMEDIATAMENTE QUI!”

Le urla di Lanie accompagnarono il suo passo fiero e sorriso diabolico per tutto il corridoio. Era orgogliosa di quella piccola vendetta sui suoi amici. Chiamò l’ascensore proprio quando il suo cellulare iniziò a suonare e il nome di Ryan apparve sullo schermo.

“Beckett.”

“Sì, capo, so che sei da Lanie e non volevo disturbarti, ma… ecco…”

“Ryan, che c’è?”

“Castle è qui e ha chiesto di te,” sussurrò l’irlandese. Beckett poteva quasi immaginare la sua faccia, i suoi occhi che si stringevano per la paura di un suo urlo o rimprovero.

“Beckett, cosa gli dico?”

Castle era lì. Perché? Tre giorni di latitanza e ricompare in distretto cercandola. E quel mix letale di emozioni aveva ricominciato a muoversi sempre più velocemente, lasciandola con una sensazione di quasi vertigine che non sapeva come calmare.

“Sto salendo, digli di aspettarmi.”

Entrò in ascensore come un automa, si appoggiò alla parete, inspirò profondamente cercando, in quel breve tragitto, di mettere ordine nella sua testa. Doveva aver chiaro cosa voleva e cosa provava prima di ritrovarselo davanti o non sarebbe riuscita a gestire un eventuale scontro.

Angolo dell'autrice: Grazie a tutti per le fantastiche recensioni! Rimango senza parole e non me le merito!! Visto che sono in partenza per la Lituania (Go Italy!!!!!!) vi lascio per una decina di giorni! E al mio ritorno mancheranno solo 10 giorni alla Season 4... non vedo l'ora!!!! Un bacione a tutte
  
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