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Autore: Youki    28/04/2006    2 recensioni
Vento di battaglie per Inuyasha e i suoi amici. La guerra per i frammenti della Shikon no Tama continua, ma le vicende del passato tornano ad intrecciarsi con il presente e la tela di Naraku, ordita 50 anni prima, ancora una volta allunga le sue maglie sul futuro dei nostri amici. Ma non saranno soli a combattere...qualcuno sta tornando dal passato solo per combattere al fianco di Inuyasha. COMPLETA, posterò il più regolarmente possibile!
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Nuovo personaggio, Sango, Sesshoumaru, Shippou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 14

Nel tempo e nel modo che è già deciso

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


La battaglia non ebbe subito un vero e proprio inizio. La tensione si fece così palpabile che nessuno ebbe l’ardire di muoversi finchè l’orda di demoni che li circondava, non sopportando più l’attesa, cominciò a fremere ed un minaccioso brusio si diffuse tra le fila youkai.
-Non può essere vero!-
La voce di Kagome ruppe il silenzio come uno squillo di tromba e lo stesso Ryu si voltò a fissarla come se fosse l’ultima persona che si sarebbe aspettato parlasse. Quella piccola umana che nulla sapeva di lui e che pure lo aveva trattato con tanta gentilezza al momento del loro primo incontro...
-Piccolo Ryu, ascolta: io non ho potuto conoscere bene Sayouki, ma sono certa che quello che ti stanno dicendo non è assolutamente vero!- non sapeva da dove le venisse quella certezza, ma era indefessa e assoluta, come le verità dei sogni. -Sayouki non avrebbe mai ucciso a sangue freddo un innocente!-
Le parole che Kagome credeva avrebbero dovuto far breccia nel dubbio di Ryu, suscitarono invece una inattesa ilarità da parte di Hirimi e un’occhiata indecifrabile da parte di Inuyasha.
-Ah! Ah! Ah! Ben detto ragazzina: dimostri di non conoscere AFFATTO la piccola Sayouki- tuonò beffarda la yasha.
Lo sguardo di Inuyasha confermò che quanto ella aveva appena detto doveva esser vero. Dunque Sayouki era stata davvero capace di uccidere degli innocenti a sangue freddo!? Un’altra cosa del suo passato che la Dama dei Sogni aveva taciuto loro...e Inuyasha lo sapeva...
Anche Ryu pareva sapere e questo non fece che confondere ulteriormente Kagome, che si ritirò sconfitta dalla discussione. Strinse i pugni al petto e scosse violentemente la testa, di nuovo contesa tra opposti sentimenti nei confronti di colei che aveva creduto prima una rivale, poi una nemica e infine un’amica: nonostante tutto non poteva ancora credere che le cose fossero veramente andate come dicevano Hirimi e Otenki. Prima che potesse pensare di dire altro per convincere il giovane youkai, Inuyasha brandì Tessaiga e la puntò contro Hirimi:
-Basta parlare. Passiamo ai fatti!- e con un impeto tremendo liberò tutta la potenza di Tessaiga in un unico fendente che spazzò via metà dei demoni che li circondavano.
Questo fu l’inizo del più epico duello che il gruppo di Inuyasha avesse mai combattuto e tutti erano consapevoli del fatto che doveva essere anche l’ultimo.
Hirimi, che era riuscita con abile mossa ad evitare il colpo di Inuyasha, si gettò all’attacco rispondendo di buon grado alla sfida, quasi non aspettasse altro di combattere quella battaglia. Come una sola entità, gli youkai superstiti, forti di un invasamento innaturale, ruppero le righe e si lanciarono nella mischia. Era come se fossero privi di paura, pervasi di pura follia omicida e tuttavia attenti al minimo ordine della Sanguinaria: nessuno di loro osò toccare Ryu, che era rimasto fermo immobile, lo sguardo fisso negli occhi del padre.
Da quel momento non vi fu più il tempo di pensare a null’altro se non a difendere la propria vita.
Kagome, Sango, Miroku e persino Shippo, spalleggiato da Kirara, dettero fondo a tutte le loro risorse per affrontare l’orda di demoni che li incalzava senza tregua: a quanto pareva, secondo i piani di Naraku, quei demoni erano destinati ad intrattenere proprio loro cinque, mentre Hirimi se la vedeva con Inuyasha e Naraku...
Stava osservando soddisfatto e divertito la scena da una posizione privilegiata a mezz’aria quando davanti a sè si parò la gelida figura di Sesshomaru.
-Noi abbiamo ancora un conto in sospeso, Naraku.- sibilò a denti stretti l’inu-youkai, e Naraku sorrise accettando la sfida.

Ora Kagome si guardava costantemente attorno per tenere sott’occhio lo svolgimento della battaglia: da un lato Hirimi e Inuyasha avevano ingaggiato uno scontro ad armi impari, perchè la yasha stava utilizzando la Catena come una frusta, in modo da deviare tutti gli attacchi dell’avversario. L’hanyou, dal canto suo, non si faceva scoraggiare e la incalzava istante dopo istante, senza permetterle di raggiungere la concentrazione necessaria a sferrare attacchi mentali. Ma prima o poi Inuyasha si sarebbe stancato ed era evidente che Hirimi stava giocando con lui come il gatto con il topo, nell’attesa di dargli il colpo finale. Kagome avrebbe voluto intervenire, ma i movimenti della Dama erano troppo veloci e le frecce sacre l’avrebbero di certo mancata. Kagome si affiancò a Kirara per poter tendere l’arco e far piazza pulita di una decina di demoni che stavano per aggredire alle spalle Sango, quindi guardò alla sua sinistra per cercare la figura argentea di Sesshomaru: Naraku stava rispondendo colpo su colpo ai fendenti di Tokijin e doveva a tratti innalzare una barriera protettiva per far fronte all’impeto dell’avversario che, gelido e determinato, era deciso una volta per tutte a lavare con il sangue l’onta subita.
In mezzo a tutto, come in un’oasi incontaminata, Ryu era immobile, gli occhi fissi in quelli del padre, mentre Otenki gli parlava. Che cosa gli stava dicendo? A volte le labbra del ragazzino tremavano e si dischiudevano in un tentativo di protesta, ma poi tornavano a serrarsi in una smorfia tirata e sofferente. Kagome allora fu certa che Otenki doveva aver ereditato sia pur in minima misura, i poteri della madre e stava ora cercando di irretire il figlio per portarlo dalla propria parte. Ancora una volta la ragazza si stupì della certezza assoluta con cui le si era rivelata quella verità indiscutibile e non dubitò nemmeno per un secondo che di verità si trattasse. Cercò di gridare di nuovo a Ryu di non ascoltare, che lo stavano ingannando, ma la sua voce non potè sovrastare il caos della battaglia, nè tantomeno sfiorare il pur sensibilissimo udito di Ryu.

Il giovane era completamente assorbito dalla voce del padre, che gli arrivava chiara e nitida come se si trovassero all’interno di un tempio nel più assoluto silenzio. Otenki gli stava parlando della propria vita, dell’amore che l’aveva legato a Tsuyome e della gioia provata al momento della nascita del primogenito, lui, Ryu. La sua voce era profonda e accorata e quelle erano le parole che Ryu avrebbe sempre voluto sentire dal padre fiero e affettuoso che aveva sempre sognato di conoscere. In un angolo della sua memoria gli parve di ritrovare il ricordo di una giornata passata insieme ad Otenki e Tsuyome in riva ad un grande lago...una giornata gioiosa, piena dell’affetto orgoglioso di suo padre, delle risate di lui, infante, e della voce melodica di sua madre. Come se questo primo ricordo fosse stato il tampone che ostruiva una falla, le successive memorie furono più immediate, complete e via via sempre più travolgenti. La vita che Sayouki doveva aver sigillato in un qualche punto in profondità dentro di lui, eruppe nella sua mente come una violenta mareggiata. Ricordi di amore e felicità lo torturarono con la loro semplicità e la loro gaiezza e il pensiero che fossero davvero stati sigillati dentro di lui per farlo dimenticare, l’idea che fosse davvero stata l’amata Sayouki a fargli questo, gli scossero l’animo sin nel profondo. Cadde in ginocchio e si portò le mani ale orecchie nel tentativo di escludere, nell’irreale silenzio che avvolgeva lui e Otenki, il frastuono dei propri tumultuosi pensieri.

Fu in quell’attimo che Hirimi riuscì finalmente ad immobilizzare un Inuyasha ansimante e fremente di rabbia. L’hanyou si dibatteva come un ossesso nella morsa psichica della Dama, che lo teneva sospeso a mezz’aria, invitandolo a dire addio ai propri amici. Con un enorme sforzo di volontà, l’hanyou resistette all’impulso di gridare e concentrò tutta la propria forza su Tessaiga, saldamente stretta nel suo pugno. Con suo grande sollievo, la spada entrò in risonanza con il fodero, che già più di una volta aveva dimostrato la le sue proprietà difensive, e si oppose al potere psichico di Hirimi. Il disappunto fu chiaramente visibile nella smorfia che apparve nel volto levigato dell’avversaria, ma ella certo non si lasciò scoraggiare, perchè aveva a sua disposizione l’Arma più idonea a combattere quella battaglia di volontà. Gli anelli di Catena fremettero e tintinnarono volenterosi nelle sue mani e come dotati di volontà propria: l’Arma si lanciò fulminea a compiere il proprio dovere e avvolse Inuyasha in una morsa ferrea operando su di lui l’unico incantesimo per cui era stata creata. Annullare la volontà del prigioniero.
L’hanyou si afflosciò su se stesso, inerme, e la possente spada gli cadde di mano. Hirimi si avvicinò, raccolse Tessaiga e, dopo aver osservato per qualche attimo la vecchia e inutile lama in cui si era trasformata, la gettò lontano, inconsapevole di firmare, con quel gesto, la propria condanna a morte.

Nel buio in cui era immersa la sua coscienza, Inuyasha si preoccupava di una sola cosa: avrebbe voluto salvare Sayouki. Poco prima che sopraggiungesse Ryu (quanto tempo era passato? Minuti, ore?), Inuyasha era stato deciso a giocarsi il tutto per tutto pur di salvare Kagome e i suoi amici dalla morte certa che avrebbe procurato loro una ancora prolungata esposizione al Miasma. Aveva volontariamente abbandonato il sigillo costituito da Tessaiga, per dar pieno sfogo al suo sangue youkai, consapevole di tutto ciò che avrebbe comportato. Davanti ad una Kagome moribonda, avrebbe sacrificato senza indugio non solo la propria vita pur di salvarla, ma anche quella di Sayouki. Grazie all’apparizione del giovane youkai, tutto questo non era stato necessario e Inuyasha si era sentito profondamente sollevato, rivedendo immediatamente le priorità e tornando all’idea originaria di liberare Sayouki, in qualche modo. La prima cosa da fare sarebbe stata privarla del frammento della Shikon no Tama che amplificava in modo tanto spropositato i suoi già tremendi poteri. Si diede dello stupido: avrebbe dovuto chiedere a Kagome dove si trovasse esattamente...Mentre gli ultimi pensieri coscienti lo abbandonavano, Inuyasha seppe che non c’era più nulla da fare. Tessaiga era a terra, lontana, e nelle orecchie sentiva pulsare sorda la marea montante del proprio destino.

Il cuore di Kagome saltò un battito nel vedere la scena:
-Oh, no! Inuyasha!- parole che le uscirono come un soffio.
Anche Sesshomaru si concesse un secondo per gettare un’occhiata al fratello, avendo percepito quel mutamento ormai a lui ben noto nell’aura dell’hanyou. Inuyasha si stava trasformando in full youkai.
Persino Naraku si distrasse nel captare quella nuova vibrazione nell’aria: una vibrazione di potere selvaggio e incontrollato che non mancò di fargli gola. Ma quando ne individuò la fonte, non potè che rimanere contrariato.
Dal canto suo, Hirimi non si aspettava nulla del genere e solo qualche attimo prima era certa di avere la situazione in pugno. Ora però le sorti si stavano per capovolgere, lo sentiva con ogni fibra del suo essere...Catena vibrava nelle sue mani come se fosse viva e il suo pulsare sanguigno si fece via via più intenso e oscuro, mentre quello che un tempo era stato Inuyasha, si risvegliava a nuova vita, gli occhi iniettati di sangue, le zanne spianate e un’aura di potere demoniaco in continua, incontrollata espansione. Catena vibrò, tintinnò, si disperò e si contorse nel tentativo di contenere quella furia animale e alla fine si spezzò. Il minimo movimento di Inuyasha fu sufficiente a mandarla in frantumi e di essa rimasero solo i due malridotti anelli che ancora si aggrappavano ai polsi di Hirimi.
Il giovane era completamente fuori controllo: non era più dotato di una volontà propria e per questo Catena non aveva potuto operare il suo incantesimo sullo youkai; Inuyasha era ora solo guidato da una insaziabile e animalesca sete di sangue. Si gettò su una sconcertata Hirimi e l’assalì con una violenza tale da lasciarla senza fiato entro i primi tre colpi. La Dama li evitò tutti, ma con sempre maggiore difficoltà, finchè non ricorse, in ultima risorsa, ai propri poteri mentali. Il suo aggressore si trovò immobilizzato a metà del suo slancio e rovinò a terra in malomodo, mentre l’avversaria si concedeva un sospiro di sollievo. La tregua fu di breve durata, però. Come una diga che non riesca a far fronte ad una piena improvvisa, il potere di Hirimi non fu sufficiente ad arginare la furia cieca di Inuyasha: la yasha sentì opporlesi una pressione sempre più schiacciante e seppe che stava per soccombere sotto quel peso. L’enorme sovraccarico di potere mandò in frantumi anche le ultime vestigia di Catena: gli anelli ai polsi di Hirimi si polverizzarono con uno stridio doloroso e la Dama dei Sogni, rivolgendo lo sguardo al campo di battaglia come in cerca di aiuto, individuò Ryu e il padre e sussurrò con voce rotta mista a sorpresa:
-Otenki!!?-
In quell’attimo Inuyasha si liberò e la aggredì ad artigli spianati, trapassandola da parte a parte.

***

Fu lo spettacolo più terribile che Kagome avesse mai visto e si augurò che si trattasse di un incubo. Il corpo inerte della Dama dei Sogni cadde a faccia in giù sul duro terreno affogando nella pozza di sangue che si allargava a vista d’occhio sotto di lei. Ad assaporare il suo trionfo, Inuyasha torreggiava sogghignante sul minuto corpo martoriato e stringeva nel pugno grondante il frammento della Sfera, infisso nel cuore ancora pulsante di Sayouki.

Nella bolla di silenzio ovattato che lo circondava, Ryu stava per soccombere sotto l’ondata dei propri ricordi. L’insensatezza delle presunte azioni di Sayouki, il suo affetto, l’affetto che ora ricordava di aver avuto per i porpri veri genitori, gli stavano facendo scoppiare la testa. Gli sembrava che un vortice immane avesse preso sede all’interno della propria scatola cranica e stesse riducendo a brandelli quella che aveva creduto fosse stata la sua vita sino ad allora. In quella confusione, si alternavano sentimenti di rancore verso Sayouki che lo aveva ingannato, verso Naraku che lo aveva usato come pedina in quel gioco, verso Otenki che non era mai venuto a riprendersi suo figlio....e sentimenti di amore verso Tsuyome che lo aveva cullato, verso Sayouki che lo aveva cresciuto e verso quel padre che quasi non aveva conosciuto, ma che ora pareva ricordare così bene...I ricordi erano contrastanti almeno quanto i sentimenti che rievocavano.
‘Ne morirò se non capisco qual’è la verità’, fu certo.
Il tuo cuore sa sempre dove sta la verità.
Era la voce di Sayouki, emersa dal tumulto di ricordi. Era ciò che gli aveva detto subito dopo lo scontro con la falsa Tsuyome, il burattino di Naraku resuscitato grazie ai frammenti della Sfera. Ryu, sconvolto, aveva pianto per la prima volta dopo decenni e, dispiaciuto e disperato, si era sentito un vero inetto per non aver subodorato l’inganno, rischiando così inutilmente la vita.
-Ma come avrei potuto distinguere la menzogna dalla verità?- aveva chiesto confuso a Sayouki, e quella era stata la risposta: ‘Il cuore sa sempre dove sta la verità’.
Ed infatti Ryu si era reso conto di come, in quel pomeriggio passato tra le braccia della presunta madre, avesse voluto credere con tutto se stesso che fosse reale, ma in verità aveva già capito che non poteva esserlo. Era stata solo la nostalgia, la consapevolezza del fatto che Sayouki, per quanto affettuosa e materna, non fosse veramente la sua genitrice, a far sì che lui cedesse alla tentazione di credere a quella farsa.
E ora, Ryu seppe di trovarsi nella stessa situazione. Voleva credere a tutti i costi alle parole di Otenki, ma sapeva nel suo cuore che non erano vere. Sayouki era stata sempre onesta con lui: non gli aveva mai mentito sulla sua vera madre, perchè avrebbe dovuto farlo su suo padre?
Finalmente ebbe la forza di rimettersi in piedi e guardò dritto in volto Otenki. Le parole che lo youkai gli stava rivolgendo avevano perso significato ed erano una mera cacofonia di suoni sconnessi alle sue orecchie. Il silenzio innaturale che li circondava e un leggero ronzio appena percepibile sotto il primo strato della coscienza, gli dissero che era vittima di un incantesimo e che Otenki, figlio di Hirimi, poteva verosimilmente aver ereditato almeno in piccola parte i poteri psichici della Dama. E ora li stava usando su di lui per plagiare la sua mente.
Improvvisamente, con un crepitio assordante, la barriera di silenzio si incrinò e una parola fece breccia tra padre e figlio:
‘Otenki!!?’
E Ryu vide finalmente la battaglia che li circondava e vide Sayouki cadere a terra in un lago di sangue e vide il suo cuore, pulsante, stretto nel pugno di un Inuyasha trasfigurato, terribile e selvaggio.
E come una seconda ondata di piena, una valanga di ricordi dolorosi si riversò nei meandri della sua mente spazzando via ciò che rimaneva dell’inganno. Quelli erano i ricordi che davvero Sayouki aveva sigillato nella mente del bambino che aveva salvato da morte certa quella notte di trenta anni prima. Erano i ricordi dolorosi di come Naraku, con la complicità di Otenki, avesse usato Tsuyome e Ryu stesso per prendere in trappola Sayouki. Era vero che Sayouki fosse in realtà la vera vittima sacrificale, ma nè Naraku nè Otenki avrebbero esitato un secondo a disfarsi dell’infante e lo aveva dimostrato il fatto che, quando Ryu e Tsuyome erano stati coinvolti come ostaggi nella battaglia, Otenki non si era fatto scrupolo di usare la propria moglie come scudo per proteggersi dall’attacco della Dama. Era stato così che, involontariamente, Sayouki aveva finito per uccidere la vera madre di Ryu e con lui aveva abbandonato poco dopo il campo di battaglia e aveva sigillato quei dolorosi ricordi nei meandri più profondi che avesse potuto raggiungere. Ma non li aveva cancellati. E di questo Ryu le fu infinitamente grato.
Senza che una lacrima rigasse la sue guance infantili, Ryu ringraziò per l’amore che gli avevano dimostrato la sua vera madre e la madre che era stata tale negli ultimi trent’anni. Tsuyome era morta. Sayouki era morta. Gli unici colpevoli erano Naraku e Otenki e ora lui avrebbe perpetrato la sua vendetta.

Nella confusione causata dalla morte di Hirimi, i demoni superstiti, persa la propria guida, se la svignarono dal campo di battaglia. Naraku, sempre più contrariato per come si stavano mettendo le cose, si disimpegnò abilmente dal duello con l’implacabile Sesshomaru, approfittando della sua evidente distrazione e si dileguò.
Sesshomaru, cercando di non dare a vedere il proprio turbamento dinanzi al truce scenario, senza indugio lasciò perdere Naraku ed atterrò proprio di fronte al fratello che, ansimante e imbrattato di sangue, con lo sguardo selvaggio fisso sul cuore che ancora teneva nel pugno, si godeva gli ultimi adrenalinici momenti dello scontro appena sostenuto.
Tutti si chiesero cosa Sesshomaru intendesse fare: portò l’unica mano al fianco per estrarre la spada, ma non si seppe mai se avesse avuto intenzione di sfoderare Tenseiga o Tokijin, se resuscitare Sayouki o uccidere Inuyasha. Fatto sta che in quel momento Inuyasha riprese coscienza di sè e vide, e capì cosa aveva fatto, proprio mentre il corpo di Sayouki si volatilizzava davanti ai loro occhi senza lasciare traccia.
L’hanyou, dapprima tremante e privo di parole per esprimere il proprio orrore, cominciò a versare amare lacrime di rabbia e un lacerante grido di dolore gli uscì dalla gola a più riprese, mentre nel pugno stringeva il frammento della Shikon no Tama. A quello straziante richiamo subito accorse Kagome, seguita da tutti gli altri, per porsi in difesa di un Inuyasha stremato e distrutto che gemeva e gridava inginocchiato davanti al fratello, dove un attimo prima c’era stato il corpo di Sayouki. Nessuno di loro osò parlare, perchè la perdita era stata sì grave, ma lo scontro non era ancora finito.

Dal lato opposto, Ryu e Otenki si stavano silenziosamente fronteggiando. Il ragazzino non sprecò nemmeno una parola per esprimere il proprio rancore verso quel padre che avrebbe disconosciuto fino alla morte e Otenki parve non essere interessato a dare giustificazioni per il proprio comportamento. In un crescendo di tensione che fece congelare l’aria attorno a loro, i due continuarono a guardarsi in silenzio, finchè il gelo fu tale che cominciò a nevicare. Solo allora Ryu fece un passo e dove mise il piede si allargò immediatamente una vasta lastra di ghiaccio. Ryu sapeva di non avere speranza di poter vincere uno scontro corpo a corpo con suo padre: l’unica alternativa valida era abbandonare la propria forma umana per sfruttare a pieno il potere di youkai dei ghiacci, di cui disponeva per i tre quarti del suo sangue, mentre Otenki essendolo solo per metà, non era mai stato in grado di assumere la forma animale. Questo lo ricordava bene. Concentrando il proprio potere, sotto lo sguardo attonito di tutti, Ryu abbandonò la propria esile icona umana e sfoggiò tutta la sua potenza di scaglie azzurrine e zanne aguzze, svolgendo le spire del suo immenso corpo a circondare il padre. Otenki non battè ciglio e sfoderò la Scure, il suo corpo possente teso e pronto al combattimento: aveva evidentemente già affrontato battaglie del genere con avversari molto più grossi di lui e altrettanto evidentemente ne era sempre uscito vincitore.
Nella neve che cadeva sempre più fitta, i due diedero il via ad una danza ipnotica e surreale fatta di lampi argentei e spire azzurrine, in cui la centenaria esperienza di Otenki faceva da contrappunto alla furia inesperta del figlio, che tuttavia poteva contare su una maggiore forza fisica per via delle dimensioni.

Tremando di freddo e scivolando sul ghiaccio che aveva ormai ricoperto l’intera zona, Kagome osservò padre e figlio muoversi all’unisono in quella danza di morte e seppe che se anche Ryu fosse uscito vincitore da quello scontro con il padre, il bambino non avrebbe mai più potuto essere lo stesso di prima. Il suo sguardo preoccupato andò ad Inuyasha, che giaceva ancora inginocchiato accanto a lei e si chiese se anche il giovane hanyou sarebbe per sempre rimasto segnato da quella tragedia.

Ryu era cosciente del fatto che stava combattendo una lotta ad armi pari e che se fosse riuscito a prevalere, avrebbe dovuto agire senza indugio e uccidere l’odiato padre. Ma ne sarebbe stato capace? Non era quello che gli aveva insegnato Sayouki...ma lui aveva giurato di perpetrare la propria vendetta per la morte di entrambe le sue madri... La resistenza di Otenki era impressionante, e la sua velocità, nonostante la mole, era anche più sconcertante. Per ogni colpo che Ryu riusciva a mettere a segno, altri sette o otto andavano a vuoto e altrettanti ne riceveva. Fino a quel momento era riuscito ad evitare il taglio avvelenato della Scure, ma le lame di ghiaccio del padre erano quasi sempre arrivate a segno, procurandogli non poche brucianti ferite. Il vantaggio procuratogli dalle maggiori dimensioni, gli si stava ora rivoltando contro, offrendo al nemico una notevole massa su cui dirigere i propri attacchi. Ryu non aveva valutato appieno il fatto di non essere abituato a combattere in quella forma e trovava difficoltoso muoversi con la stessa agilità che aveva acquisito con il suo corpo umano: dubitò allora di aver preso la decisione giusta. Improvvisamente Otenki sfoderò uno dei suoi migliori attacchi e lanciò verso l’avversario una serie di enormi stalattiti appuntite che lo ferirono in più punti, conficcandosi in profondità nella carne. Ryu si contorse dal dolore e l’enorme corpo scaglioso crollò a terra rompendo lo spesso strato di ghiaccio sul terreno in lastre taglienti. Il terreno vibrò per la caduta di quel corpo portentoso. Otenki si avvicinò con passo misurato al sinuoso corpo del figlio e si preparò a sollevare la scure all’altezza del cuore per porre fine al combattimento.
-Se non facciamo qualcosa Otenki lo ucciderà!- esclamò Kagome e corse a recuperare le frecce rimaste intatte per rimpinguare l’esile scorta nella faretra. Inuyasha non reagì a quelle parole e continuò a guardare apatico la scena con occhi vacui, mentre Kagome prendeva la mira.
Inaspettatamente Ryu sfruttò quell’attimo per colpire duramente il padre con una zampata e in un attimo riportò la situazione in proprio favore. Dallo squarcio che gli aveva aperto sul petto, lo youkai sanguinava abbondantemente e giaceva supino su un letto di neve rossastra. Ryu strisciò fino a lui e con tutto il peso del proprio corpo, si dispose a schiacciarlo nella morte più ignomignosa che un guerriero potesse incontrare. Fu allora che Otenki gli parlò per la prima volta da quando era iniziato quello scontro:
-Se devi uccidermi, figlio, che sia con il ghiaccio di cui sei fatto.- rantolò.
Mosso da sentimenti così onorevoli, Ryu domò la sua ira e riacquistò la sua forma umana, mentre nella sua mano destra cresceva una lunga stalattite tagliente.
-E sia dunque. Sia fatta vendetta.-
In quelle parole crude Ryu mise tutta la determinazione e il coraggio di cui l’ira e il dolore per le perdite subite lo avevano caricato, ma nel gesto di abbassare quella lama vi fu un’esitazione che Otenki non mancò di notare. Si sottrasse all’ultimo alla lama rotolando sulla neve e trascinando con sè il piccolo youkai.
Nell’arco di un secondo la situazione si capovolse di nuovo e Ryu si trovò immerso a faccia in giù nella neve coinvolto in quel corpo a corpo che aveva voluto evitare sin dal principio. In meno di un battito di ciglia il giovanissimo demone soccombette alla schiacciante superiorità fisica parterna. Otenki lo prese rudemente per i capelli, gli diede un violento strattone, esponendo il collo. Ryu si ritrovò con la Scure puntata alla gola.
Sarebbe morto. Si biasimava solo per aver commesso il madornale errore di esseri lasciato impietosire da un onore simulato che si faceva beffe di tutto ciò che gli era stato insegnato da Sayouki; l’ira che ora lo pervadeva era rivolta più contro se stesso che contro il suo avversario.
Sentì la lama tagliare la soffice carne della gola e il sangue che ne colò gli fece curiosamente il solletico scendendo sul petto e infiltrandosi sotto gli abiti.
Poi improvvisamente la tensione si allentò, il corpo di Otenki ruzzolò via e la Scure fu sbalzata lontano dalla sua gola. In piedi accanto a lui, Sesshomaru lo stava squadrando con uno sguardo indecifrabile.
-Sesshomaru-sama...-
Non sapeva cosa dire...se ringraziarlo o arrabbiarsi con lui per essere intervenuto in quella faccenda d’onore in cui lui non aveva alcun interesse. Si chiese quale motivo avesse mai spinto il gelido youkai a correre in suo aiuto e non riusciva a darsi una risposta plausibile. Rimase quindi in silenzio mentre Sesshomaru si allontanava dirigendosi verso Otenki per assestargli il colpo di grazia.
Lo youkai, riverso a terra, non diede segno di paura e con le sue ultime forze cercò di risollevarsi sui gomiti per guardare in volto l’avversario.
-Non crediate, con questo, di essere un padre migliore di me!- lo derise, facendosi beffe dell’unico pensiero che mai avesse turbato davvero Sesshomaru nell’arco di tutta quella vicenda.
Sarebbe probabilmente stato molto fiero di Ryu se il bambino fosse stato davvero suo figlio.
Sesshomaru si fermò ad un passo dallo youkai sfoderando Tokijin.

Ryu rotolò su se stesso e cercò di ricomporsi. A pochi metri da lui Otenki disse quelle parole beffarde e Sesshomaru non mostrò, com’era da aspettarsi, alcuna reazione... Ma in quel momento Ryu capì perchè Sayouki avesse amato tanto profondamente il gelido youkai: guardando quella figura regale, il cui portamento ed il cui volto esprimevano un orgoglio e una spietatezza senza pari, Ryu riuscì a scendere più in profondità e capì che Sesshomaru stava a suo modo soffrendo. Soffriva per la morte di Sayouki, forse addirittura soffriva per aver perso il figlio che aveva creduto di avere. Il bambino si sentì in colpa per avergli taciuto la verità, mantenedolo volontariamente nell’incertezza per ottenere il suo aiuto contro Naraku. Ryu aveva usato Sesshomaru...ma lui gli aveva salvato ugualmente la vita.
Un ronzio indistinto al limite della coscienza mise in allarme il giovanissimo youkai, strappandolo alle sue romantiche considerazioni. Qualcosa non andava. Solo all’ultimo si accorse che Otenki stava solo temporeggiando, mentre concentrava le sue ultime risorse nel tentativo di smuovere la Scure. L’arma si sollevò da terra fluttuando, assoggettata al suo volere mentale, pronta a colpire.
Nel preciso istante in cui Sesshomaru sollevò la spada per vibrare il fendente fatale, la Scure scattò roteando in direzione della sua schiena.
-La Scure!-
Lo youkai non avrebbe avuto bisogno dell’avvertimento di Ryu per capire quale fosse il pericolo, perchè il ricordo di quel sibilo era ancora ben chiaro nella sua mente; e ricordava molto bene anche il tonfo sordo che avrebbe provocato nel colpire il bersaglio. Ancora una volta gli eventi si svolsero così velocemente che fu impossibile prevederne il corso: Sesshomaru diede il colpo finale a Otenki e proseguendo con un movimento rotatorio si volse verso il sibilo sperando di essere in tempo per intercettare la Scure e scoprendo che era troppo tardi.
La lama gli era già quasi addosso. Ma non lo colpì.
In un tentativo estremo, Ryu si era gettato contro Sesshomaru per toglierlo dalla micidiale traiettoria e ci riuscì, a prezzo della propria vita. Mentre cadeva sgraziatamente sulla neve fresca, Sesshomaru vide morire il figlio che avrebbe voluto avere nel modo più orribile ed eroico che avesse potuto immaginare. La Scure, lanciata all’altezza della schiena di Sesshomaru, colpì invece il piccolo youkai con una precisione estrema all’altezza del collo, diffondendo nell’aria una pioggia di sangue e una setosa nuvola di capelli argentei.

Kagome era caduta in ginocchio accanto ad Inuyasha. Aveva più volte teso l’arco e poi l’aveva riabbassato nel timore di sbagliare mira, mentre gli eventi si susseguivano incalzanti sul campo di battaglia. Era rimasta sorpresa quando Sesshomaru aveva deciso di intervenire, ma in cuor suo si era rallegrata che il gelido youkai avesse infine compiuto un’azione che ne determinasse il buoncuore. Nonostante l’atavico terrore che le aveva sempre ispirato il fratello maggiore di Inuyasha e del disprezzo che lui le aveva sempre dimostrato, Kagome aveva pian piano cominciato ad apprezzare l’orgoglio e il senso dell’onore tanto radicati in lui. Fu certa che Sesshomaru avesse agito in difesa di Ryu per amore di Sayouki e, forse, anche per una sorta di rispetto verso quel ragazzino che, fino a qualche ora prima aveva probabilmente creduto suo figlio, al pari di tutti loro.
Ora anche Ryu era morto.
Kagome si fece forza e trascinando Inuyasha con l’aiuto di Sango e Miroku, si avvicinò a Sesshomaru.
Lo youkai era ancora a terra e Tokijin giaceva inerte sotto la sua mano, conficcata in un cumulo di neve; nel suo sguardo Kagome credette di leggere una certa incredulità, come se non si fosse assolutamente aspettato che qualcuno scegliesse liberamente di sacrificare la propria vita per lui. Le sue labbra erano socchiuse e al pari del suo sguardo esprimevano silenziosamente la sua sorpresa.
All’avvicinarsi di Inuyasha e compagni, lo youkai si ricompose e assistette impotente alla scomparsa dei miseri resti scomposti davanti a lui. Come era accaduto poco prima per il corpo di Sayouki, anche Ryu e Otenki si dissolsero nel nulla, senza lasciar altra traccia se non il sangue che aveva ridotto la candida neve in una poltiglia fangosa.
Senza dire una parola, Kagome si diresse verso la Scure insanguinata e le si inginocchiò accanto; sfilò dalla faretra una freccia sacra, vi infuse tutto il potere che le era rimasto e, tenendone lo stelo a due mani, colpì ripetutamente la lama rossastra finchè questa non si spezzò...e continuò a colpire finchè non la ridusse in frantumi.
E per tutto il tempo pianse lacrime così ardenti che sciolsero la neve e riportarono l’estate al suo stato naturale.




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Amici, non linciate l’autrice per la fine tragica...in fondo l’Alchimista l’aveva detto...e chi ha letto Una storia del Passato dovrebbe anche ricordarsi della visione avuta da Sayouki dopo il suo primo incontro con Inuyasha: la Dama dei sogni sapeva già che sarebbe morta per mano sua sin da allora. Ebbene sì, la fine di questa fic era programmata già diversi anni fa! E in USdP ho disseminato a questo scopo altri indizi per decifrare i misteri di YnM...
Leggete l’epilogo la settimana prossima e capirete quale sia il filo conduttore di entrambe le storie...Prometto che sarà online entro sabato 06 maggio 2006 non più tardi delle 14!

La vostra Youki vi saluta!



Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
youkai: demone.
yasha: demone femmina.
Tessaiga: spada di Inuyasha, dalle proprietà distruttrici.
Tenseiga: spada di Sesshomaru, dalle proprietà guaritrici.
Tokijin: seconda spada di Sesshomaru, dal grande potere distruttivo
  
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