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Autore: Avion946    26/08/2011    0 recensioni
Una singolare avventura che ci porta a viaggiare in terre lontane alla ricerca della soluzione di un antico mistero.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quarto capitolo Un incredibile racconto

Capitolo 4

 

Un incredibile racconto

 

In partenza per Lisbona, per fortuna, questa volta, possono servirsi di un volo diretto.

 

12 ^ Volo : Madrid – Lisbona     315 Mn 

 

A Lisbona il Museo della Marina si trova nel 'Monastero dos Jeronimos', assieme al Museo Archeologico e fu creato nel XVIII secolo.. Cio' consente di accedere, in certi casi, a piu' fonti contemporaneamente e cio' fornisce indiscussi vantaggi.  Il prof  Fontes, a cui il Belli ha narrato solo una parte della storia, accoglie gli amici e spiega loro che le sue normali competenze, riguardano un campo molto vasto. In questo caso pero' egli si e' trovato casualmente fra le mani qualcosa estremamente attinente alla situazione. Infatti, nel  XV secolo  i portoghesi orientarono i loro commerci e quindi le loro esplorazioni, verso l' Africa e nel secolo successivo verso l' India, mettendo a punto una fantastica raccolta di carte nautiche di eccezionale accuratezza. A questo scopo, nella citta' di Sagres, nel 1430 fu fondato un centro di studi scientifici con la collaborazione dei migliori fra cartografi, astronomi e capitani di nave. L' iniziativa porto' alla creazione di un' opera particolare, chiamata 'Pedrao Real' che consisteva in un ricco portafoglio di accuratissime carte nautiche, tenuta in gran segreto. Divulgarla, seppure in parte, significava morire, giustiziati per tradimento. Quando poi, nel 1500, i portoghesi   raggiunsero il Brasile includendolo nelle loro rotte commerciali, la raccolta in questione si arricchi' ulteriormente ed essi divennero assai piu' intransigenti e sospettosi. Fra le opere piu' importanti, ci sono quelle di Pedro Nunez che nel 1534 mise a punto addirittura un metodo rivoluzionario che permetteva di calcolare le rotte nautiche tenendo conto della curvatura terrestre e Lopo Momem che si specializzo' nella costruzione di eccezionali planisferi, uno dei quali e' conservato nell' Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze. Fra le varie iniziative intese a verificare che tali documenti non fossero entrati in possesso di altri, alcuni incaricati cercavano, appena possibile, di acquisire con qualsiasi mezzo, i giornali di bordo delle navi spagnole affondate, recuperate o gravemente danneggiate. Ora parecchi di quei diari sono appunto conservati in un sotterraneo del museo dove costituiscono una fonte importante di notizie relative alle iniziative navali spagnole dei secoli interessati.  Quello che pero' interessa ai nostri amici  fu trovato per caso nel 1597 da Sebastiao Rodriguez Soromenho, eccellente cartografo portoghese, incaricato dal suo re, Filippo II, di redigere un rapporto cartografico piu' accurato possibile, delle coste della Florida. In questa occasione, passando nelle vicinanze di un'isola conosciuta come Los Barbados, nome che gli deriva dal primo esploratore portoghese che vi sbarco' nel 1536, si trovo' a soccorrere i naufraghi di una nave spagnola. I superstiti raccontarono una stranissima storia avvalorata dal giornale di bordo. Purtroppo gli ufficiali erano periti tutti nel naufragio e i marinai non vennero creduti. Il giornale di bordo, appartenuto alla nave spagnola San Felipe, al comando del capitano Vicencio Ramos, venne quindi consegnato al ritorno in patria ma conservato semplicemente assieme agli altri. Solo di recente egli, nel rimettere a posto il materiale, si e' imbattuto nel documento. La storia che racconta e' senz'altro particolare e sembra un romanzo. Purtroppo Salemi viene contattato dai suoi incaricati che gli chiedono di ritornare subito a Tenerife. E' accaduto qualcosa di gravissimo. Sarti , Salemi e Belli , che ormai fa parte della compagnia, ritornano a Tenerife. Il prof Fontes si impegna a far loro pervenire al piu' presto una copia del documento di cui hanno parlato.

 

13^ Volo :    Lisbona – Marrakech    402 Mn  Jet o prop.

14^ Volo :    Marrakech – Lanzarote 350 Mn Prop.

15^ Volo :    Lanzarote – Tenerife     180 Mn Prop.

 

Giunti a Tenerife, i tre amici hanno una amarissima sorpresa. Tutto il materiale trovato e' scomparso. I corpi, i documenti, i reperti, tutto. Nessuno ha visto o sentito nulla. La loro costernazione e' grande ma a questo punto il Belli ha per loro una importante conferma. I documenti ritrovati sono eccezionali poiche' contengono dei testi stilati sia nel linguaggio conosciuto degli Incas, il quechua, sia nel linguaggio segreto e misterioso, il paquina, con varie parti comuni che hanno consentito una decifrazione di quasi tutto il contenuto. Essi raccontano una storia particolare :

“E' ormai lontano il ricordo della fuga da Tenochtitlan. Passata l' emergenza, nella citta' di Paititi si riorganizza una vita normale e regolare. Pian piano si ristabiliscono i ruoli nella societa'. I nobili provvedono alla difesa e alla conduzione della citta', i sacerdoti sono addetti alla salvaguardia della cultura e alla custodia del tesoro, e tutti gli altri artigiani, agricoltori, servi, alle incombenze che loro competono. Nel 1562 arriva la notizia che il gesuita Diego de Landa, esasperato dalla resistenza alla conversioni dei popoli nativi, ha ordinato la sistematica distruzione di tutto cio' che rappresenta la loro cultura, la religione, la storia. Nel mese di luglio dello stesso anno, l' azione e' praticamente conclusa. Sono stati distrutti in varie riprese libri, manufatti, simboli e quant'altro potesse essere riferito alla vita locale, alla storia, alla tradizione. Gli abitanti di Paititi si rendono conto che a questo punto il materiale da loro conservato ha assunto un valore inestimabile.  Intorno al 1590 del gruppo originale rimangono due sole persone. Un nobile, di nome Yahuar Hacac vecchio e malato al quale e' riservata una carica piu' che altro onorifica di capo del consiglio. L' altro e' un sacerdote di nome Yohl Ik' Inak il quale invece svolge il suo lavoro, in qualita' di custode della cultura e del tesoro, con energia e polso fermo. Alcuni fra i giovani, che non hanno vissuto tutta la vicenda della fuga e della conquista, non si rendono conto della situazione. Sono insofferenti dell' isolamento, del pesante clima della zona, di vivere piu' che altro sottoterra. Nel 1594, una fazione, guidata da un giovane nobile K'Ininch Janaab Pakal diviene estremamente forte e mette alle strette il consiglio. Ritiene che il pericolo sia passato, malgrado le informazioni dall' esterno dicano il contrario e vuole lasciare l' insediamento per trovare un posto con condizioni di vita migliori. Il vecchio Yahuar Hacac non riesce ad opporsi con fermezza alle richieste del gruppo al quale viene concesso di lasciare l' insediamento, sia pure con il giuramento di non svelare mai a nessuno la sua ubicazione. Yohl Ik' Inak, invece consente di dare al gruppo in partenza una piccola parte del tesoro, che rappresenta comunque un enorme valore, ma per cio' che riguarda testi e documenti da Paititi non uscira' nulla di originale. Al massimo delle copie. Alla fine del 1595, il gruppo, composto da 150 individui, fra uomini e donne,lasciano l' insediamento e si dirigono verso la costa occidentale. Si stabiliscono in un bel posto chiamato laguna Hacacina, nei pressi di un insediamento spagnolo, Villa de Valverde, oggi una cittadina di nome San Jeronimo de Ica. Sono abbastanza tranquilli poiche' hanno saputo che i rapporti fra i nativi e gli spagnoli sono discreti. Infatti, dopo il 1590 circa, il controllo della zona, rivelatasi piuttosto povera di risorse e difficile da sfruttare, e' affidata piu' che altro ai Domenicani, guidati da frate Bartolomeo de la Casas, che svolgono con correttezza ed umanita' il loro compito di evangelizzazione. Purtroppo le voci circa un nuovo insediamento di nativi molto particolari, giunge alle orecchie degli spagnoli e alla fine,  nel mese di settembre del 1596, il luogotenente Gervaso Ortiz, decide di vederci chiaro e ordina un indagine. Purtroppo il suo incaricato, un giovane ufficiale di nome Rosario Torres, agisce maldestramente e, fattasi sfuggire la situazione di mano, provoca uno scontro violentissimo con gli abitanti del villaggio uccidendo quasi un terzo della popolazione e facendo prigionieri tutti gli altri. Nello scontro, fra gli altri muore anche la compagna di K'Ininch Janaab Pakal. L' ira del  comandante spagnolo, che aborrisce i massacri inutili, e' placata solo dal bottino incredibilmente consistente e dal ritrovamento dei documenti che sembrano veramente interessanti. Ortiz si rende conto di essere entrato in possesso  di  qualcosa di molto speciale e dispone che tutto il gruppo e quanto sequestrato venga spedito in Spagna al piu' presto per ulteriori indagini. Immediatamente i prigionieri e i loro particolari averi, vengono imbarcati sul galeone San Felipe al comando del capitano Vicencio Ramos e il 12 dicembre 1596 la nave salpa da Lima”.

  
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