Anime & Manga > Slayers
Segui la storia  |       
Autore: SonLinaChan    29/04/2006    1 recensioni
Dopo la caduta della barriera e la sconfitta di Darkstar, Lina, Gourry, Amelia e Zelgadiss sono tornati alle proprie vite, ed il continente ad una apparente calma... ma gli equilibri del mondo al di qua della barriera sembrano destinati ad essere scossi, da una micaccia che si profila ai confini del regno di Sailune...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Philionel, Amelia, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era ormai nota come ‘La torre di Eldoran’

Dunque… urge una piccola spiegazione al capitolo che segue… Finora avevo sempre narrato usando la prima persona di Lina, ma dato che in questa storia si intrecciano le storie di diversi personaggi che agiscono in ‘separata sede’, ho deciso di moltiplicare le prospettive, e dedicare capitoli alternati a diversi gruppi di personaggi… solo che, forse perché non sono molto abituata a scrivere dal punto di vista degli altri personaggi, mentre scrivevo mi è venuto naturale usare la terza persona…^^’ Me ne sono resa conto solo a metà capitolo, e stavo pensando di tornare indietro a correggere, ma poi ho pensato che in fondo è solo una fic, scritta per puro divertimento, e dato che i miei impulsi scrittori mi portavano in quella direzione, potevo anche continuare così…^^’’’ Spero che l’alternanza fra prima e terza persona non risulti troppo innaturale e schizofrenica…XD Comunque, ecco il capitolo su Sailune, seguirà a ruota quello su Lina e Gourry.

Come sempre, commenti e critiche sono graditi. ^^

 

 

Era ormai nota come ‘La torre di Eldoran’.

Era lì che suo nonno aveva sempre amato rifugiarsi, quando cercava il conforto della lettura, o anelava alla tranquillità necessaria ad una decisione importante… un tempo era stata la sede di una delle più imponenti biblioteche di tutto il continente… ora, l’immenso sapere che aveva contenuto era stato distribuito fra le centinaia di grandi e piccole biblioteche della capitale, per lasciare spazio agli anni del meritato riposo di colui che veniva ricordato come uno dei più grandi sovrani della storia del Reame.

Eldoran ormai non parlava più. Era da alcuni anni che la sua mente era imprigionata in quella sorta di fanciullesca incoscienza da cui, dopo la caduta dai gradini della torre, si era sempre rifiutato di uscire… i medici di corte continuamente lo monitoravano, e lo curavano come un bambino… ma era chiaro a tutti che il sovrano che aveva reso grande Sailune stava lasciando scivolare fra le dita gli ultimi aliti della sua lunga vita…

‘E in questo modo… in un castello assediato…’

 

Anche alla principessa piaceva rifugiarsi lì, di tanto in tanto… il nonno non poteva più comprenderla, ma le piaceva fingere per brevi momenti di essere tornata a quando era bambina, alle loro lunghe conversazioni in quel luogo, la luce del tramonto che filtrava dalle tende, ed Eldoran sulla sua poltrona, gli occhi stretti a causa dell’oscurità avvolti in una fitta ragnatela di rughe… Eldoran che le raccontava della storia del castello, dei sovrani che lo avevano retto, del modo in cui Cheipied si affidava alla loro azione per regolare con Giustizia i destini degli esseri umani… diversamente dal padre, suo nonno non le aveva mai dispensato affetto, solo saggezza… il suo aspetto austero, l’aria grave, che sempre lo accompagnavano quando la sua mente era ancora lucida, la avevano persino un po’spaventata, da piccola… ma ora non poteva che ricordare con tenerezza quei momenti, in cui tutto era dolce, e semplice… e cercare di riviverli, anche solo nei suoi ricordi…

Lanciò un’occhiata alle profonde aperture nelle pareti, lasciate aperte per permettere all’aria di fine estate di penetrare nella stanze, ristorando il sovrano… dalle finestre della torre si dominava l’intero palazzo… gli ampi cortili, dove i servitori si affrettavano nelle loro faccende e i bambini si rincorrevano, fingendosi cavalieri… gli addestramenti dei soldati, che facevano cozzare le loro lame contro scudi ed armature, sotto gli occhi attenti dell’ormai troppo anziano maestro d’armi… lo stormire del vento fra le fronde del parco sacro attorno al tempio di Ceiphied, i giardini di rose bianche, e i merli, e gli spalti, che si aprivano a perdita d’occhio su un mosaico di palazzi bianchi, mercati, officine e fonderie… e colline cosparse di ulivi, e vigneti, campi prosperi ricolmi di alberi traboccanti frutti, e foreste ricche di selvaggina… quella era la sua casa. Era il suo regno, il suo orgoglio. Ma ora tutto si stava lentamente sgretolando. Terra bruciata, ecco cosa avrebbe visto se si fosse avvicinata ora a quella finestra… ma non ce la faceva, non sarebbe riuscita a sopportarlo.

 

Con gentilezza, rimboccò le coperte del nonno, che aveva preso ad agitarsi nel sonno. In fondo, quell’incoscienza lo proteggeva… tutti ricordavano Eldoran come un uomo duro, grave, inflessibile. Ma Amelia sapeva quanto visceralmente amasse quella terra, in cui si era sempre sforzato di mantenere l’armonia, e la pace… Ricordava molto poco della morte di sua madre… ma ricordava di avere passato lunghi periodi in compagnia del nonno, a quell’epoca… ricordava l’amarezza nei suoi occhi, ricordava quei rari momenti di tenerezza in cui le spiegava che no, non poteva ancora vedere papà, perché papà stava male, da quando sia la mamma che Gracia se n’erano andate…

Era solo per lei e per Gracia, per la sola famiglia che gli era rimasta, che Philionel alla fine si era ripreso… ma poi c’erano stati Randy, e Alfred… e ora… ora questo…

‘Tu è papà, mi avete sempre detto che tutto avviene per una ragione, nonno… ma dov’è la giustizia in tutto questo…? Non abbiamo mai fatto nulla di male… Io non capisco… non capisco…’

Strinse le labbra, e si impose di non piangere. Non poteva permetterselo. Era la principessa reale, e doveva essere forte. Se non lo fosse stata lei, con che coraggio avrebbe potuto chiedere al suo popolo di sopportare le ben peggiori tribolazioni che stava attraversando?

Ma lei sentiva di non essere forte, non a sufficienza… in quei pochi giorni non aveva fatto altro che rimproverarsi per aver lasciato che Lina e Gourry partissero… per lei, lo stavano facendo per lei, questo lo sapeva benissimo… ma si poneva a rischio la sicurezza dell’intero regno, per un suo capriccio, per la sua reticenza a sposare…

‘…un mostro.’

Aveva provato ad immaginarsi al suo fianco. Ci aveva provato con tutta se stessa. Ma il solo pensiero di sedere sul trono insieme all’uomo che aveva usurpato il suo regno le dava il voltastomaco…

‘Dovrei rinnegare tutto quello in cui credo… dovrei dargli un erede, dovrei imparare a conviverci… ad amarlo… Come potrei farlo? Come possono chiedermi di farlo?’

Eppure, avrebbe potuto essere la scelta più saggia. I combattimenti erano stati interrotti e suo padre era riuscito ad intavolare delle trattative, ma la pazienza di Oberon sembrava sul punto di esaurirsi… non sembrava voler transigere su quel matrimonio e sulle sue condizioni, al contrario di quanto avevano sperato non si stava piegando… presto avrebbe compreso che Sailune non aveva intenzione di fare concessioni… e a quel punto, se Lina e Gourry avessero fallito… se davvero truppe alleate dell’invasore fossero state in marcia verso la capitale…

‘Sarebbe un massacro. E sarebbe anche colpa mia.’

Si ripeteva che doveva avere fiducia in Lina… che la sua amica si sarebbe arrabbiata moltissimo, e a ragione, se lei ora fosse scesa in Concilio, convincendo suo padre e gli altri alla resa, dopo che lei aveva messo a repentaglio la propria vita per cercare di salvare il trono… che non sarebbe stato da lei arrendersi a un nemico che reclamava ingiustamente quello che i suoi antenati avevano faticosamente costruito, che gli abitanti di Sailune e i regni vicini non lo avrebbero accettato, e sarebbe scoppiata una guerra ancora più cruenta…

Cercava di convincersene… ma temeva che in realtà tutto ciò che la teneva incollata a quella sedia fosse codardia… ‘Mio padre mi ama troppo per concedermi in matrimonio a quell’uomo dopo che ho reagito in quel modo alla proposta… quanto ho approfittato di questo…? Forse… forse se avessi finto di accettare lui non avrebbe accettato la proposta di Lina… forse lo ha fatto solo per me…’ Strinse la coperta del nonno, attanagliata dal senso di colpa… Non la sua felicità, e nemmeno i suoi principi, nulla valeva quanto la sicurezza degli abitanti di Sailune… nonostante questo… nonostante questo… 

 

Un bussare lieve alla porta la distolse dai suoi pensieri.

“Amelia… è ora di scendere… tuo padre voleva parlarti dopo il Concilio…”

Il volto della chimera fece capolino dalla massiccia porta in cedro che costituiva l’ingresso ai quartieri del nonno… la principessa gli lanciò uno sguardo vacuo… “Già… lo stavo quasi dimenticando…” Si sollevò in piedi, e si sistemò alla meglio le vesti. Suo padre le era parso nervoso, quel giorno… colpa di nuove missive dall’accampamento nemico… temeva al pensiero di cosa avrebbe potuto dirle… ma non c’era niente da fare… non poteva sotterrare per sempre la testa nel terreno di fronte alle sue responsabilità…

Sollevò lo sguardo, cercando di apparire convinta, e sicura. Zelgadiss, la attendeva vicino alla porta, in silenzio, come sempre… La chimera non era stata particolarmente loquace in quei giorni, ma a questo era abituata da tempo… ciò a cui non era avvezza era la sua presenza costante… in quei giorni la chimera era stata una specie di ombra, costantemente al suo fianco… ne era rimasta stupita, all’inizio… Zel non era una persona costante, non era assolutamente il tipo da cui ci si sarebbe potuto aspettare un atteggiamento come quello di Gourry nei confronti di Lina… anche quando si erano parlati, dopo la caduta di Darkstar, anche quando gli aveva donato il suo braccialetto era consapevole che sarebbe sempre stata lei fra i due la persona affidabile, la persona che avrebbe aspettato. E lo aveva accettato. A fatica, con amarezza, ma lo aveva accettato.

Nonostante questo, in quei pochi giorni, da quando Lina e Gourry li avevano lasciati, lui c’era sempre stato. Da un lato provava gratitudine per questo… ma dall’altro…

Sospirò. “Sembri stanco, Zel… da quando Lina e Gourry sono partiti l’atmosfera a palazzo sembra addirittura più pesante, no…?”

La chimera si strinse nelle spalle. “Suppongo di poter sopportare… sarà solo questione di giorni, ormai… staranno per arrivare a Raizerl…”

La principessa si incupì. “SE ci arriveranno…”

La chimera apparve perplessa. “Strano… Questo tipo di discorsi non ti si addice…” Commentò, in tono piatto…

La principessa si strinse la braccia attorno al corpo. “Questa intera situazione non mi si addice. Ma anche parlandone la cosa non si risolve.” Fece per superarlo, e imboccare il corridoio che conduceva alla rampa di scale, ma la mano della chimera, afferrata al suo braccio, la bloccò. “Amelia…?” Il tono di Zelgadiss sembrava interdetto. In qualche modo, la cosa la irritò. Perché anche lei non poteva essere arrabbiata, o triste? Perché tutti davano per scontato che fosse sempre lei a risollevare il morale del gruppo? Tutti, e LUI… lui in particolare… sempre così concentrato su se stesso…

“Sto bene. Sono solo stanca, anch’io.” Senza guardarlo, cercò di liberarsi dalla sua stretta.

“Ce la faranno.”

Amelia si volse, stupita dalla determinazione del suo tono. “Eh…?”

Il volto di Zel era serio, ma c’era qualcosa nel suo sguardo, una gentilezza che raramente gli aveva visto vestire. “Ce la faranno. Non pensare diversamente, Amelia. Non pensarlo, o sarà l’inizio della fine…” Arrivò addirittura ad abbozzare un sorriso. “E non solo perché Lina ti ucciderà, al suo ritorno…”

La principessa lo fissò per un momento, in silenzio. Improvvisamente, non sapeva cosa rispondergli. Cosa si aspettava che dicesse…? Con Zel, c’era sempre il rischio di ottenere una reazione non desiderata… “Zel… Zelgadiss…” Si risolse infine, con un sospiro… “…non c’è bisogno che tu ti senta in obbligo di consolarmi… solo perché Lina non è qui a farlo al tuo posto…” Il suo voleva essere un modo gentile per toglierlo dall’imbarazzo, ma a giudicare dall’espressione del suo viso, le sue parole erano state ancora una volta sbagliate. La chimera tacque, per un istante. E poi sarebbe arrivata. La replica fredda. Che altro poteva aspettarsi?

“Tu mi piaci proprio per la tua spensieratezza, Amelia.” Il suo stupore non superava quello di colui che aveva pronunciato quelle parole, a giudicare dal suo sguardo. Lo sguardo di chi non stava parlando intenzionalmente… ma semplicemente lasciava che le parole scivolassero dalle sue labbra… “Certo, spesso è ingenua, per non dire stupida e avventata.” Riprese la chimera, arrossendo lievemente, e con l’aria di chi stava cercando di instillare freddezza nella  sua voce. “Ma tu almeno hai delle convinzioni, che porti avanti ad ogni costo, che sono la tua forza. Tu sei una persona limpida. Non lasciare che tutto questo ti contamini. Almeno tu… continua ad avere speranza… Non farti inaridire da tutto questo… d’accordo…?”

Avrebbe voluto rispondere. Avrebbe voluto. Ma la sua gola era stretta in una trappola amara. “Io…” ‘Io non voglio piangere.’ Ma non ci riuscì. Prima che potesse impedirlo, lacrime silenziose presero a scenderle lungo le guance. “… mi… mi dispiace…” ‘Voglio essere forte… vorrei esserlo…’ Da quanto… tratteneva quelle lacrime…?

Zelgadiss non disse nulla. Semplicemente, si avvicinò, e le fece scorrere un braccio attorno alle spalle. La principessa sussultò, colta tanto di sorpresa da irrigidirsi. Non era abituata al tocco della chimera. Non pensava potesse essere così… caldo…

Gli rivolse uno sguardo stupito, ma la chimera si limitò a distogliere lo sguardo, evidentemente imbarazzato, pur senza allontanarsi.

La principessa non riuscì più a resistere. Strinse la sua tunica con tutte le forze, abbandonandosi ai singhiozzi. Non avrebbe mai pensato di potersi lasciare andare a quel modo, non con lui… ‘Perché ora…?’ Erano cambiate molte cose, fra loro, in quattro anni… nonostante questo, lui non era mai stato… non era mai stato… ‘Ti ho aspettato per quattro anni… perché ora? Perché devi avvicinarti così tanto a me ora… che tutto sta per finire…?’

Non poteva lasciare che le cose andassero male… non ora…

 

Un suono lugubre, profondo.

 

Si irrigidì, all’improvviso. Cos’era stato? Se l’era immaginato? Una allucinazione, uno scherzo della stanchezza…

Ma no, non era così. Anche il corpo della chimera si era irrigidito.

 

Ed eccolo, di nuovo.

 

“E’ il corno da guerra di tuo padre!” Sibilò Zelgadiss, fra i denti.

La principessa si scostò da lui, improvvisamente allarmata. “Cosa… cosa sta succedendo?”

 

“Principessa!!!” Il suono di numerosi piedi in corsa risuonò improvvisamente dalla tromba delle scale. Un gruppo di guardie emerse dall’oscurità dei piani inferiori, ansanti, i volti paonazzi. “Principessa, siamo stati attaccati!!!”

 

Amelia per un momento pensò di non avere compreso bene… non era possibile, ormai da giorni era in atto una tregua… ed era sera, i combattimenti non potevano riprendere ora… Si asciugò gli occhi e si staccò completamente da Zel, sperando che nessuno avesse notato le sue lacrime. “Co… cosa?”

 

“Oberon ha interrotto la tregua! Senza dire nulla! Avevamo delle sentinelle ovviamente, non ci ha colti totalmente di sorpresa, ma… sembrano di più… TROPPI di più, ora! E hanno un ariete! E’… è immenso!!!”

“Dannazione!” Imprecando, Zelgadiss si lanciò nella stanza di Eldoran, senza rispetto per il riposo dell’anziano sovrano… le finestre erano ancora spalancate, offrendo ampia visuale su uno spettacolo agghiacciante… Amelia quasi mancò, quando gettò lo sguardo oltre le sue spalle, per osservare le file del nemico, che ora si dispiegavano ben oltre quella che fino a un giorno prima era stata la loro retroguardia… e vicino al grande portale che costituiva l’accesso alla prima cerchia di mura, torreggiava un carro assurdamente grande, su cui giaceva un ariete delle dimensioni di un gigante. Ci volevano almeno trenta uomini per trascinarlo… Amelia si chiese come potessero anche solo pensare di sollevarlo per tentare di sfondare il legno massiccio dell’ingresso… ma sapeva perfettamente che al di là della barriera, pur in mancanza di abilità magiche sviluppate come sul loro continente, i progressi della tecnologia umana erano stati molto più avanzati… non dubitava che avrebbero escogitato un modo…

“Come… come…” Il fiato le si bloccò in gola…

“Quei bastardi devono avere passato tutto questo tempo a costruirlo! Tutto il periodo della tregua!” Zel sembrava non vederci più dalla rabbia, un altro lato della sua personalità che raramente mostrava… “Non hanno mai avuto intenzione di trattare! Mai!”

 

Amelia si volse verso e guardie, il cuore che le rimbalzava in petto. “Mio padre… dove…”

“Sulle mura.” Rispose un cavaliere anziano, un Larret, l’insegna sbiadita sul suo petto recante l’anatra verde simbolo della sua casa… “Principessa, dovete venire con noi. Vostro padre mi ha ordinato di condurvi immediatamente al sicuro nella fortezza più interna del palazzo.”

Ad Amelia il suono di quelle parole non piacque. Suo padre le aveva sempre permesso di combattere al suo fianco, sulle mura. Se ora la mandava a rintanarsi come un coniglio nei meandri del castello, significava che qualcosa era cambiato…

 

…significava che stavolta suo padre non era certo che Sailune reggesse all’assalto…

 

Il panico la colse, all’improvviso. “Voglio vedere mio padre.” Dichiarò. “Voglio combattere con lui. Non è giusto che io scappi, mentre i miei sudditi lottano per me.” Non era una bugia, nessuno avrebbe potuto accusarla di questo… ma non era nemmeno la totale verità… ciò che voleva era suo padre al suo fianco. Ora. Più di ogni altra cosa. La paura la attanagliava, voleva il suo conforto… Voleva essere certa di rivederlo, prima… prima di…

“No, Amelia.” La mano di Zelgadiss ancora una volta le artigliò il braccio. “Se tuo padre ha detto di rifugiarti nella torre significa che è quello che è meglio per te. Significa che la tua presenza sulle mura non cambierebbe nulla.”

Improvvisamente, desiderò mettersi a gridargli contro. Per il suo tono calmo, per la sua freddezza. Per il suo maledetto avere ragione. “COME puoi dire questo???” Per il suo ricordarle la sua impotenza in un momento del genere… “Come faccio a starmene al sicuro mentre le persone che amo muoiono???” Sempre così, era sempre stato così, in tutte le situazioni critiche… lei era la più piccola, la più debole… lei era la bambina… “Non è questo che mi hanno insegnato! La giustizia…”

Zel si morse il labbro, ma il suo volto rimase impassibile. “La giustizia non c’entra proprio NULLA, in tutta questa faccenda, Amelia! Se oggi Philionel morisse chi soccorrerebbe gli abitanti di Sailune, chi si schiererebbe con loro contro le ritorsioni di Oberon???” Quelle parole, il crudo e freddo realismo tanto tipico di Zel, la fecero sussultare. Ma la chimera, se se ne rese conto, riuscì perfettamente ad ignorare la cosa. “Sei una principessa, a cui il suo re ha dato un ordine. Sei una principessa che ha il dovere di sopravvivere per il suo popolo anche se la strada più facile sarebbe morire per esso!” C’era una punta di disperazione nel suo tono di voce, ma in quel momento Amelia non riuscì a farci caso. Nella sua mente si accavallava un tifone di emozioni contrastanti e senza un preciso volto. Ansia, paura, incomprensione… rabbia. Tanta rabbia. Taci, avrebbe voluto urlargli. Taci, smettila di riportarmi alla realtà. Smettila di spezzare sempre le mie illusioni. Le mie illusioni sono tutto quello in cui credo.

 

Ma se anche desiderava rispondergli, se anche desiderava gridare, non ebbe il tempo di farlo. Fu un boato assordante a riportarla davvero, improvvisamente, alla realtà. Il boato del legno che si squarciava, e di qualcosa di enorme, imponente, che si scardinava e crollava al suolo. Presa dalla discussione, non aveva nemmeno fatto caso ai suoni della battaglia. Ma ora non aveva bisogno di sporgersi dalla finestra per capire che cosa era successo…

“Principessa, non c’è più tempo!” Il cavaliere anziano che prima le aveva rivolto la parola si fece avanti, con tutta l’aria di chi era pronto a trascinarla pur di portarla con sé. “Fra poco saranno qui! Dovete raggiungere le altre persone che si sono rifugiate nella fortezza interna…”

No, non poteva essere… doveva essere un incubo, non poteva essere… Sailune aveva retto a migliaia di guerre. Da quante centinaia di anni quel palazzo era in piedi? Perché, ora…? Perché ora doveva cadere? Così all’improvviso, proprio quando pensava che ce l’avrebbero fatta? E per mano di un assurdo esercito da oltre la barriera, per mano di un uomo che non sapeva nulla di Sailune e di tutto il suo mondo, di un uomo che aveva chiesto di sposarla, anche se ora le stava rovinando la vita… 

L’odio le si accese in petto. Tanto freddo come non avrebbe mai pensato di poterlo provare. Odiava Oberon senza averlo mai visto da vicino, senza averci mai nemmeno parlato…

“Principessa!”

“Amelia!”

Si liberò dalla stretta di Zelgadiss, senza guardarlo. “D’accordo, vi seguirò…” Si sentiva sconfitta. Che cosa avevano fatto le forze del bene per fermare quello che era successo? Quello era il momento in cui nelle ballate e nelle storie di suo padre un cavaliere misterioso e ammantato di bianco compariva, a difendere i poveri innocenti attaccati dal malvagio usurpatore… dov’era quel cavaliere, ora? DOVE?

 

Precedette le guardie che la attendevano vicino alla porta e fece per imboccare in silenzio lo stretto corridoio che, in una ripida rampa discendente di scale, conduceva alla base della torre, e poi allo stretto cortile, e al camminamento verso la fortezza interna. Sailune era costruita con una sua regolarità perfettamente comprensibile a chi la abitava… se avesse chiuso gli occhi, Amelia avrebbe potuto percorrere quei corridoi anche alla cieca, come era solita fare da bambina, giocando. Ma quel dedalo di svolte e mura era un vero e proprio labirinto per chi non ne aveva una conoscenza nel suo insieme… e questo garantiva loro il tempo sufficiente per fuggire prima che gli assalitori trovassero il luogo in cui si trovavano…

‘Fuggire… ma dove…? Davvero la fortezza interna reggerà?’

 

Ebbe solo il tempo di pensare questo… prima che la lama calasse.

 

Il cuore improvvisamente in gola, si scostò di scatto, evitando il colpo. Ma non ce l’avrebbe fatta, se ne rese conto, se quel fendente fosse stato tirato per uccidere. Era stata colta totalmente di sorpresa.

“E allora, che cosa abbiamo qui?”

 

L’uomo che le si parava di fronte, coprendo totalmente la visuale oltre la porta, aveva la stazza mastodontica di un golem… ed era almeno altrettanto massiccio, al di sotto della possente armatura di piastre. Il volto era butterato, apparentemente a causa di una malattia della pelle, ed una lunga cicatrice lo sfregiava fin sopra la fronte, lasciando spoglia di capelli una chiazza della sua testa squadrata, ricoperta di un rado pelame castano… la sua spada, grossa la metà di lui e almeno altrettanto pesante, era sostenuta con una sola delle sue grosse e tozze mani, coperte interamente da un paio di consunti guanti neri, lunghi fino all’avambraccio… Lina lo avrebbe preso in giro dicendo che era la perfetta caricatura del mercenario… ma in quel momento la principessa non aveva alcuna voglia di scherzare…

Lo sconosciuto scoppiò in una risata volgare. “Pare che abbiamo fatto bingo, come si dice in queste occasioni… questa sera birra calda per tutta la squadra! La soffiata di vento ci ha fatto volare nella stanza giusta…” Si inchinò, senza abbandonare il suo ghigno. “Mia signora… mi trovo a chiedervi cortesemente di seguirci…”

Amelia indietreggiò, atterrita, mentre altri uomini facevano il loro ingresso nella stanza. Sei, sette,otto… quanti erano loro…? Lei, Zel, quattro guardie… e cercando di allontanarsi levitando si rischiava di essere colpiti da una freccia…

Zel le si parò davanti, mentre gli uomini di suo padre estraevano la spada. Cercò di richiamare alla mente una formula, una qualunque, ma improvvisamente nel suo cervello si era creato il vuoto…

 

Il gigante continuò ad avanzare, sorridendo imperterrito. “Questa principessa mi pare poco affabile nei modi… forse avrebbe preferito che a venire a prenderla fossero stati i non morti…”

“Come diavolo fate ad essere già qui?” Anche la chimera sembrava interdetta… quello era un attacco che nessuno di loro si aspettava…

Il gigante volse lo sguardo verso di lui. “E’ facile arrivare da qualche parte quando sai la strada, mostro…” Fu la sua unica, laconica, risposta. Quindi, tornò a guardare Amelia. “Ragazzina, abbiamo poco tempo da perdere. Persino in spargimenti di sangue superflui. Dicono che tua madre fosse una donna adorabile, che amava portare solo il sorriso, e nessun guaio al prossimo… prima di essere sgozzata, ovviamente…” Ghignò. “Ora prendi esempio da lei, e fa la brava bambina obbediente, o mi troverò costretto ad ignorare gli ordini e a lasciarti un bel ricordino, prima di portarti dal mio padrone…”

Non seppe cosa fu. Se il riferimento a sua madre, di cui fu irata e stupita di sentire evocata l’immagine sulle labbra di quegli uomini… se la paura per la minaccia che le era stata rivolta… se la consapevolezza che avevano TROPPE poche possibilità di farcela… ma non ci vide più. Non era da lei stare in silenzio ad ascoltare mentre quegli uomini si prendevano gioco di lei e della sua famiglia…

“Stai zitto!” Scattò, ponendosi al fianco di Zel, le labbra che le tremavano per la rabbia. “Tu non sai niente di mia madre! Voi tutti non sapete NIENTE di Sailune!” Batté le mani di fronte al petto, evocando brevemente una formula, fin troppo pericolosa da utilizzare all’interno delle mura del palazzo… cercò di moderare la potenza, indirizzando l’intero impatto verso l’uomo che aveva risvegliato la sua rabbia… “Voi tutti non avete alcun diritto di parlare a questo modo, non avete alcun diritto di essere qui! E’ per questo che saremo NOI a vincere!” Notò l’occhiata di Zel, lo stesso sguardo a metà fra il seccato ed il divertito che sempre le rivolgeva quando iniziava uno dei suoi discorsi sulla giustizia. Solo Amelia sapeva che in quelle parole non c’era la solita sicurezza, ma una punta di disperazione. La principessa finse di ignorarlo, mentre le parole magiche finivano di danzare nella sua mente, per acquisire forma armonica fra le sue dita… “Palla di fuoco!!!”

 

Il colpo partì, violento come se lo era aspettato. La figura mastodontica per un momento fu interamente coperta dalla fiamme. Amelia era certa che avrebbe barcollato, e si sarebbe schiantato al suolo ancora bruciante, seminando il panico fra i suoi uomini. Per questo la delusione fu ancora maggiore quando, dissipatosi il fumo, lo trovò ancora in piedi, di fronte a sé, apparentemente illeso. E quando abbassò il braccio che aveva sollevato per proteggersi il volto, sulle sue labbra c’era ancora quel suo odioso, impassibile ghigno.

“La mia armatura è ignifuga.” Spiegò, in tono del tutto tranquillo. “Realizzata con l’aiuto di uno dei piccoli trucchetti magici che qui nel vostro continente tanto amate… o eravate veramente convinti che non ci fossimo premuniti contro i vostri metodi…?”

 

Amelia era senza parole. Come… come avevano fatto a realizzare una cosa del genere?

“Merda!” Zelgadiss scattò in avanti, sfoderando la sua spada potenziata con la magia. Fu proprio sul gigante che la chimera si gettò, e per qualche momento Amelia restò col fiato sospeso nell’osservare l’agile sciamano che evitava i colpi dell’enorme spadone dell’avversario, impossibili da parare. Il corpo di Zelgadiss era fatto di pietra e le armi normali non potevano ferirlo, questo lo sapeva bene… ma di fronte ad un’arma del genere non si sentiva di essere troppo sicura…

Presto la sua attenzione dovette essere distolta da quella lotta. Gli uomini che accompagnavano il gigantesco guerriero si gettarono in sua direzione, e furono i cavalieri inviati da suo padre a sua difesa a frenare l’impatto, serrandosi attorno a lei. Ebbe inizio un brutale corpo a corpo, in cui i suoi cavalieri erano in svantaggio di due a uno… ‘E il cavaliere Larret è anziano, non reggerà contro questi giganti. Devo fare qualcosa.’

 

Richiamò alla mente una nuova formula. Non era certa del fatto che anche loro fossero protetti, in fondo… non poteva invocare qualcosa di troppo potente, però, o anche i suoi uomini ci sarebbero andati di mezzo… ‘E non riuscirò comunque ad eliminarli tutti in un colpo solo. Perché la mia magia non è forte come quella di Lina?’

Ma in quel momento lì non c’era Lina, ma lei. E cosa avrebbe pensato di lei la sua amica se si fosse arresa senza nemmeno combattere?

‘Questo andrà bene.’

“Burst Rondo!” Recitò. Il colpo magico, dividendosi in mille saette, andò a colpire solo gli obiettivi prefissati, nonostante il contatto ravvicinato con gli uomini del padre. Non ebbe forse l’effetto che sperava, ma riuscì comunque a rallentarli, e permise ad uno degli uomini che la difendevano di assestare due colpi che sbilanciarono completamente l’avversario, facendolo barcollare per restare in piedi. L’uomo di suo padre non perse l’occasione, e scattò in avanti, squarciando con violenza la sua armatura e piantandogli la spada nel costato.

Un barlume di speranza le si riaccese in petto. ‘Devo continuare così. Forse abbiamo una possibilità.’

Si preparò a recitare una nuova formula. Ma fu allora che una strana sensazione la colse… Come di qualcosa che le attanagliava il petto, togliendole il respiro. Come se la sua energia vitale stesse scivolando lentamente via dal suo corpo… Barcollò, e dovette appoggiarsi al letto del nonno per non crollare al suolo. L’anziano sovrano aveva preso ad agitarsi in modo convulso, probabilmente allarmato da quello che gli stava accadendo attorno, pur nell’incoscienza. Ma in quel momento confortarlo era il suo ultimo pensiero… le tempie le pulsavano, e gli occhi le facevano male… prese alcuni profondi respiri, e pian piano il capogiro passò… non capiva di cosa si fosse trattato, però… non le era mai accaduto qualcosa del genere… 

 

Fu un urlo a riportarla alla realtà. Una delle guardie di suo padre era appena crollata al suolo, la spalla ferita da un violentissimo colpo di spada. Non era il momento di pensare ai suoi giramenti di testa. Doveva fare qualcosa per quella battaglia.

 

Fece un passo avanti, ancora una volta chiamando a sé l’energia magica. “Burst Rondo!” Recitò nuovamente, battendo i piedi al suolo, le mani protese in avanti, in attesa che la magia scaturisse da esse…

 

…magia che non venne.

 

‘Cosa…?’

“Burst rondo!” Ripeté, irata, senza ottenere alcun risultato. “Burst Rondo! Busto Rondo! BURST RONDO!!!”

Nulla da fare. Cosa stava succedendo? Il suo ciclo era lontano, la sua mente era lucida… perché la magia non funzionava???

 

Indietreggiò fino al letto del nonno, artigliando la coperta, improvvisamente in preda al panico… nemmeno le formule magiche le venivano più alla mente, ora… la magia era la sua unica arma… dopo il modo in cui era morta sua madre sua padre si era sempre rifiutato di addestrarla a maneggiare spade… se ora essa le veniva tolta…

 

Non ebbe tempo di formulare altri pensieri. Improvvisamente, si rese conto di non essere più sola, vicino al letto. Fece appena in tempo a voltarsi, prima che la figura del gigante, torreggiante su di lei, la artigliasse al braccio.

“Allora, principessina… riprendi pure quel tuo interessante discorso sui diritti, ora…” La sua stretta era ferrea, il suo alito, attraverso il perenne ghigno, puzzava di alcol…

 

‘Dov’è Zel?’ Quel pensiero la colpì come un torrente in piena. Alle sue spalle, suo nonno aveva preso ad agitarsi più che mai.

 

“Cos’è, non hai più voglia di discutere di Giustizia? Forse ti sei resa conto che in realtà non sei poi così esperta in materia, mmm?” Strinse più forte,e il suo ghigno si allargò. “O forse sono i rantoli di questo vecchio a disturbarti… ma in questo caso sarà più che possibile rimediare…” Sollevò la lama ‘sporca di sangue!’ che ancora reggeva nella mano… e prima che Amelia potesse fare qualsiasi cosa per fermarlo affondò, dritto nel punto dove il cuore di suo nonno ancora batteva.

Fu un momento. In un momento Eldoran giaceva immobile nel letto. E l’aria sembrava essersi completamente ritirata dai polmoni di Amelia. Sangue, era pieno di sangue. Esattamente come quattordici anni prima…

 

“Più a tuo agio, ora, principessina…?”

 

E fu allora che non resse più. Il mondo lampeggiò per un momento davanti a lei. Ed ebbe appena il tempo di rendersi conto che il gigante la stava nuovamente afferrando… prima che tutto attorno a lei si facesse buio.

 

                                                                        ***

 

 

Colpì. E colpì ancora. E ancora si abbassò, e schivò.

‘Grazie infinite, Rezo.’ Un sorriso amaro gli si sarebbe disegnato sulle labbra, se non si fosse trovato in quella situazione. Quel bestione era decisamente agile per quello che pesava. TROPPO agile per i suoi gusti. Con le sue normali abilità da essere umano non avrebbe mai potuto schivare quei colpi. ‘Avrà poi davvero senso schivare? Una spada non può ferirmi…’ Non una normale spada, certo… ma QUELLA spada? Con tanti, troppo talismani attaccati a quell’elsa dalla rozza fattura, e grossa almeno il doppio di quanto anche il più mastodontico essere umano avrebbe potuto reggere? ‘Non sono il solo mostro fra noi due, eh, bestione? E sembra che qui qualcuno abbia preso male la cosa…’

 

Strinse i denti, mentre un colpo rischiava di scaraventarlo indietro. Piantò i piedi, si sbilanciò in avanti, ma in questo modo riuscì a fare perdere l’equilibrio anche al suo avversario, e riguadagnare la sua posizione di guardia…

‘Dannazione! Quanto resisterò, così? Perché non mi lascia un’apertura???’

Il mastodontico guerriero scoppiò in una breve risata. Apparentemente, quello scambio di colpi non lo aveva nemmeno stancato. “Non male. Non male. Suppongo che sia un’altra delle vostre magie… quel corpo, queste abilità… cos’è, ti sei trasformato così per difendere la tua principessina?” Tutta la situazione pareva divertirlo immensamente.

Ma Zelgadiss non era affatto divertito. Sapeva cosa rischiava, e sapeva qual era la posta in gioco. ‘Lina si prenderà in eterno gioco di me. Che cosa sono rimasto qui a fare, se non riesco a fare nulla per fermarli? COSA?’ Odiava quella sensazione. L’impressione di non farcela, di non essere sufficientemente forte. Quel sentimento era stato una delle cause della sua dannazione. E non era solo questo. Non gli importava morire, non da quando Rezo lo aveva trasformato, ma ora morire avrebbe significato lasciare Amelia nelle mani degli assedianti, e lui non poteva permetterlo. Non lo sapeva nemmeno lui perché. Non molto al di là della sua cura gli era importato solo fino a qualche anno prima, ma da quando aveva conosciuto Lina, Gourry, Amelia, tutti loro, molte cose erano cambiate. Non aveva ancora messo a fuoco quel cambiamento, non era ancora riuscito a razionalizzarlo, ma sapeva che era il motivo per cui in quel momento si trovava a Sailune, il motivo per cui ora stava lottando. E in quel momento a quel motivo sentiva il dannato bisogno di aggrapparsi. ‘Forse questo significa… essere umani…’

 

Ma ora non gli interessava capire. Doveva solo combattere.

 

Schivò un affondo, e improvvisamente si trovò spalle al muro. ‘Dannazione!’ Si abbassò appena in tempo per impedire che la enorme spada gli tagliasse di netto la testa. La lama si piantò nel muro, ma in un semplice gesto il gigante riuscì a strattonarla fuori, trascinando con sé un pezzo di parete come fosse legno marcio. ‘Il mio collo è fatto dello stesso materiale di quella parete.’ In altre circostanze quella associazione lo avrebbe divertito.

Mise un po’ di spazio fra sé e il gigante, mentre questi ritrovava la sua guardia, sempre strisciando contro il muro, così da non dargli le spalle. Questo gli permise di lanciare uno sguardo alla stanza. Gli uomini di Philionel avevano ingaggiato una furiosa lotta con i soldati nemici, mentre Amelia era premuta al letto di Eldoran, ed in quel momento pareva atterrita. ‘Cosa le è successo? E’ per il combattimento?’ Doveva battere quel gigante. Battere quel gigante ed andare da lei.

 

“La disattenzione è la morte del combattente.”

 

Quella frase era gelida. Ogni singola sillaba mille lame di ghiaccio che si conficcavano nel suo cervello, un dolore persino superiore a quello fisico che di lì a poco sarebbe seguito. Perché sapeva che quelle parole decretavano la fine, per lui, per tutto. Il gigante era stato più silenzioso di un gatto, più abile di uno stratega. La sua lama ora premeva contro il suo stomaco, e non c’era modo di evitarla. Odiò quell’uomo, in quel momento, e odiò se stesso, perché nemmeno in una situazione come quella la sua dannata mente lo risparmiò. Non fu la paura della morte a riempirla, ma quella orribile, odiosa sensazione. La sensazione di aver fallito.

 

E fu quello l’ultimo sentimento che provò… prima che il morso dell’acciaio gli penetrasse nella carne.

                                        

                                                                         ***

 

Attorno a lui era il completo caos. Avevano appena fatto in tempo a riparare nella fortezza interna prima di essere travolti dall’orda di uomini che era irrotta dal portale principale dopo averlo abbattuto. Tanti, troppi perché gli arcieri potessero fare qualcosa di concreto per fermarli… troppi perché la fortezza interna reggesse. Ne era fin troppo consapevole… ‘E abbiamo già perso così tanti uomini… come possiamo pensare di resistere ad un assalto del genere…?’

 

Non tutti erano riusciti a fuggire. Molti erano caduti nell’assalto, molti erano rimasti fuori coinvolti nella lotta perché travolti dalle armate dilaganti ancora prima che potesse far suonare il segnale di ritirata. Ma loro erano fuggiti chiudendo i portali dietro di sé, e abbandonandoli. Sarebbe stato folle rimanere a combattere corpo a corpo con una tale disparità numerica. ‘Non avrei dovuto aspettare. Avrei dovuto non sperare e ordinare subito di arroccarci qui…’

Ma rimuginando sul passato non si otteneva nulla… ora si doveva combattere, avrebbero pianto più tardi i loro morti… ‘E QUANTE lacrime dovremo versare… quanto vorrei che mia moglie fosse qui, ora, a confortarmi col suo coraggio…’

 

Ciò che lo angustiava di più era che non aveva trovato sua figlia. La prima cosa che aveva ordinato, ancora prima di predisporre le difese, era che dei cavalieri la andassero a prendere per portarla in salvo. Tuttavia, quando era giunto nella fortezza non era riuscito a trovarla da nessuna parte… e ora temeva il peggio… ‘Non possono avere fatto in tempo, averla catturata… era nella torre di mio padre… li avranno portati in salvo, come avevo ordinato… Cheiphied, fa che sia così… Amelia è tutto quello che mi è rimasto…’

 

“Philionel!!!” Si volse, per osservare suo fratello che lo raggiungeva, di corsa. “Ho riorganizzato le truppe rimaste, come mi hai ordinato, ma siamo troppo pochi! Ora i soldati nemici sono ancora presi dall’ebbrezza della vittoria e stanno saccheggiando quanto hanno già conquistato e lottando con tutti quelli che sono rimasti fuori… ma quando organizzeranno l’offensiva anche verso la fortezza…”

Phil si morse il labbro. “Credi che non lo sappia…?” Lanciò un’occhiata ai suoi pochi uomini, demoralizzati e stanchi, ma ancora schierati e pronti a combattere… e poi osservò l’orda disordinata che stava uccidendo, distruggendo, saccheggiando in quello che un tempo era stato il SUO palazzo… “Ma anche essendone consapevoli… che cosa possiamo fare se non resistere fino a che la città sarà caduta…?” Era insolita quella rassegnazione nella sua voce… ‘Ma almeno Amelia… se fosse qui… se Oberon ha bisogno di lei per legittimare il suo potere forse la risparmierà…’

 

“In realtà… c’è sempre una possibilità.”

Si volse. A parlare era stato Laudreck, che finora se ne era stato alle sue spalle, in silenzio… Il volto del fratellastro era cupo, non vestiva la consueta maschera ironica con cui si schermava da ciò che lo turbava… “… anche se molto spesso la scelta più saggia non è anche la più piacevole…”

Gli occhi di Philionel si assottigliarono. Nutriva affetto per il fratellastro, anche se il loro non era un legittimo legame di sangue e anche se l’avversione di Cristopher nei suoi confronti pareva atavica… erano praticamente cresciuti insieme, e sapeva che c’era del buono in lui, sapeva che il suo cinismo era per lo più un’arma di difesa… Laudreck piaceva a Lyanna, la sua adorata moglie gli ripeteva spesso quanto lui la divertisse, e questo per lui era più che sufficiente a giudicarlo come una persona leale… tuttavia, accadeva spesso che le sue proposte venissero a scontrarsi con i suoi principi… e temeva che questa fosse una di quelle occasioni… “Di che stai parlando…?”

 

“Hai inviato fuori dei messi, puoi uscire anche tu per la stessa strada.”

Le labbra carnose di Philionel si strinsero fino a formare due linee sottili. “Mi stai suggerendo di fuggire come un codardo da ciò che mi appartiene dopo che tanti uomini sono morti per difenderlo?”

“Ti sto consigliando di fare ciò che hai chiesto ai tuoi lord, mio re…” Il tono del fratellastro non rinunciò alla sua consueta sfumatura di sarcasmo amaro. “Ovvero di rinunciare al tuo orgoglio per dare una possibilità al tuo regno. Cosa ricaverai restando qui? Una morte onorevole, e la perdita della guerra.”

Philionel tornò a fissare l’orda di uomini dilagante al di là delle mura, per evitare che la sua rabbia e la sua frustrazione trapelassero dal suo volto. “Non riusciremmo comunque a scappare. Ci raggiungerebbero subito, basterebbe che sguinzagliassero le loro truppe tutto attorno al palazzo.”

Laudreck gli si parò accanto, aggrappandosi al suo braccio, e spingendolo a guardarlo nuovamente. “Non se non sanno che ce ne siamo andati.”

Il principe si accigliò. “Che vuoi dire?”

“Voglio dire che la fortezza può reggere forse ancora mezza giornata, o addirittura un giorno intero, se i soldati lottano fino allo stremo. Quel che basta per allontanarsi a sufficienza dalla città. Tu hai bisogno solo di un piccolo contingente di truppe come scorta. Le altre possono rimanere qui. I nostri avversari si accorgeranno che te ne sei andato solo quando riusciranno ad espugnare la fortezza…”

‘Rimanere qui… a morire…’ Quando Phil parlò il tono della sua voce era duro. “Già, un piano chiaro, cristallino. Dovrei chiedere ai miei uomini di suicidarsi per me… senza essere qui a morire con loro. Secondo te accetterebbero di buon grado un ordine del genere?”

“Non sarebbe necessario che tu lo ordinassi.” Stavolta, con suo sommo stupore, a parlare fu Cristopher. “Basta che tu spieghi il piano, lo presenti come l’unico mezzo per salvare il regno,e chieda se ci sono volontari. Qualche coraggioso si proporrà subito. E a quel punto anche i più vili consegneranno la loro vita nelle tue mani, per non perdere l’onore sfigurando di fronte agli altri…” Il tono del fratello era tranquillo. TROPPO tranquillo, per quello che stava suggerendo…

“Non mi aspettavo di sentire questo genere di suggerimenti da TE Cristopher…” Il suo tono era tagliente… e sapeva che questo avrebbe turbato il fratello… Cristopher si era sempre preoccupato di apparire ai suoi occhi agli antipodi di Laudreck…

“Lo so.” Il tono di Cristopher lasciava trapelare amarezza. “E la tua delusione mi rattrista come nulla mai… ma ora ti sto parlando come consigliere, Phil, non come fratello. E ti sto dicendo ciò che è giusto per il regno…”

Philionel era al limite della sopportazione. “Cristopher!!! Dovrei condannare a morte senza appello centinaia di uomini! E dovrei abbandonare qui Amelia, capisci??? AMELIA, tua nipote!!! Non è nella fortezza, con ogni probabilità la avranno catturata!!!”

“Ascoltami, Philionel…” Cristopher gli si rivolse in tono calmo, con l’evidente volontà di placarlo… “Lo so. So che i tuoi soldati moriranno, ma che tu sia qui o meno questo accadrà comunque. So che probabilmente Amelia è loro prigioniera. Ma Oberon ha bisogno di lei, non le farà del male.”

Philionel fece per replicare, per esplodere. Ma non trovò le parole, e dovette mordersi la lingua per tacere, e non dire al fratello cose di cui si sarebbe enormemente pentito in seguito.

“Ascoltami.” Proseguì Cristopher. “Io ho rinunciato al mio diritto di successione da tempo… ma tu no, fratello. E se davvero Oberon sposerà Amelia allora a Sailune ci sarà un erede al trono di troppo. E’ più che probabile che ti faccia uccidere. E che aiuto potresti dare a tua figlia se anche morissi eroicamente in battaglia?”

C’era saggezza nelle parole di Cristopher, come sempre… ma questo purtroppo non bastava a fargliele apparire meno dolorose… “Quindi anche tu… anche tu mi suggerisci di abbandonare tutto…”

“Non di abbandonare.” Il tono di Cristopher era determinato. “Ma di stringere i denti e di continuare a combattere. Perché è in gioco quello in cui hai sempre creduto.” Il fratello fece un sospiro, e gli pose la mano sul braccio. “Io ho solo potere di consigliarti, ma non posso decidere per te, Phil.” Cris pronunciò quelle parole con calma rassegnazione, ma Philionel non poté fare a meno di leggervi una sottile accusa verso la sua mancanza di fermezza… lui esitava, quando suo fratello, che ora era così lucido e fermo, aveva abbandonato il suo diritto di successione proprio per lealtà nei suoi confronti…  “Per questo ora metto la mia vita nelle tue mani, Phil… se deciderai come spero resterò con te fino alla fine. Altrimenti morirò qui con te, oggi.”

Anche Laudreck si avvicinò. “Stranamente per una volta siamo d’accordo. Non che io tenga all’onore più che alla vita…” La sua mano batté lievemente sulla spalla del principe… “…ma, sinceramente, non ci tengo a essere ricordato come il ‘bastardo di Sailune che si comportò da bastardo’. Sono con te, qualsiasi decisione tu prenda, Philionel.”

Philionel tacque, per qualche lungo istante. Il suo sguardo volò al di là delle mura, su quella devastazione desolante, e ancora oltre, e gli parve di avere davanti agli occhi i mille villaggi distrutti, e i cadaveri, e la terra bruciata che ora erano al posto della ricchezza e del rigoglio del suo regno… Era un ingiustizia, non era così? Non era forse quello che aveva sempre combattuto?

‘Ma io quanta responsabilità ho in questo? Lasciare i miei uomini a morire per salvarmi la vita davvero risolverà le cose? O finirà per peggiorarle?’

Forse i suoi fratelli avevano ragione, ma Philionel ormai era stanco… forse sarebbe stato molto più semplice decidere di lottare qui, ora, per l’ultima volta, e poi abbandonarsi ad una morte onorevole, una morte semplice, ponendo finalmente fine a tutta quell’angoscia, a tutta quella sofferenza… ‘Troverei mia moglie… e lei… mi consolerebbe e mi sosterrebbe, come una volta…’

Ma non riusciva a focalizzare il volto della moglie, ora. Ad esso si sovrapponeva quello della figlia, e di tutti i vivi che in quel momento era chiamato a difendere. Non era da lui tirarsi indietro di fronte alla sua responsabilità verso il suo ruolo e quelle persone… ma nemmeno sacrificare tante vite al solo scopo di salvare la propria… A dispetto di quanto pensava Cristopher, se si fosse arreso ora Oberon lo avrebbe certo ucciso, ma forse avrebbe risparmiato gli altri combattenti. Era stato un attacco meschino, il suo, ma il sovrano nemico aveva mostrato di essere un uomo accorto, non un pazzo assetato di sangue… forse avrebbe trovato desiderabile un atto di clemenza, e offertogli così su un piatto d’argento, se voleva regnare su Sailune… Però cedere così, quando ancora c’era una speranza… e se poi il popolo di Sailune si fosse ribellato? Se i suoi soldati avessero rifiutato comunque di vivere, nella vergogna di aver abbassato le armi…?

Avrebbe pianto e si sarebbe adirata con lui, Amelia, sapendolo morto? O avrebbe provato vergogna per lui se fosse fuggito? Dopo che l’educazione che le aveva dato le aveva insegnato che tutt’altro era il comportamento da tenere di fronte alle difficoltà, cosa avrebbe giudicato giusto in quel momento…? E suo padre, suo padre che avrebbe detto di fronte a quel dubbio?

‘Cosa devo fare…? COSA devo fare…?’

 

Sai, Philionel… mi piaci,  perché se se ti impegni in qualcosa lo porti avanti fino in fondo… perché so di poter confidare in te…

 

‘Non sempre la scelta più saggia è anche la più piacevole.’ Cercò di imprimersi bene nella mente le parole di Laudreck, e quelle di sua moglie, pronunciate quelli che sembravano ormai secoli prima, quando si erano da poco conosciuti… Non aveva tempo per le esitazioni, ora. Per quanto doloroso potesse essere scegliere.

“E… e sia. Cristopher, manda a chiamare i miei generali. Dobbiamo trovare dei volontari che siano disposti a difendere la fortezza.”

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slayers / Vai alla pagina dell'autore: SonLinaChan