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Autore: SonLinaChan    29/04/2006    4 recensioni
Dopo la caduta della barriera e la sconfitta di Darkstar, Lina, Gourry, Amelia e Zelgadiss sono tornati alle proprie vite, ed il continente ad una apparente calma... ma gli equilibri del mondo al di qua della barriera sembrano destinati ad essere scossi, da una micaccia che si profila ai confini del regno di Sailune...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Philionel, Amelia, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cavalcammo

Capitolo dedicato a Ladylina e a tutti gli altri fan di L&G… ; P

 

 

Cavalcammo. E cavalcammo. E cavalcammo.

… ho già detto che cavalcammo…?

Da otto giorni non facevamo che avanzare sopra a quella dannatissima sella, che oltre ad essere maledettamente scomoda, aveva riempito di fastidiose e dolorose piaghe l’interno delle mie cosce. A questo si sommava il fatto che le più nere previsioni di Philionel riguardo ai temporali autunnali si erano avverate, e dalla mattina in cui avevamo abbandonato l’accampamento di quel gruppo di rifugiati, ininterrottamente, l’intera riserva d’acqua del nostro pianeta pareva avere deciso di riversarsi su di noi. Oh con grande varietà, nulla da dire in merito… si andava dalla pioggerellina lieve agli scrosci violenti, dai bui temporali in cui potevi sbattere il naso contro un albero senza rendertene conto alla nebbiolina di fitta umidità, che subdolamente ti infradiciava i capelli e le vesti, e ti gelava le membra… ma il risultato restava sempre lo stesso. Ero bagnata fino al midollo, e congelata, e i miei stivali e i miei pantaloni erano coperti di fango a tal punto che stavo cominciando a pensare di tornare a Sailune e mettere in fuga le truppe nemiche fingendomi un leggendario mostro delle paludi…

In più, la conversazione languiva. Oh, non che pretendessi che sotto la pioggia ci mettessimo a raccontarci la nostra vita, ma quel silenzio si stava facendo ASSURDAMENTE pesante. Cominciavo a pentirmi di aver accettato di prendere Ainos con noi… quel ragazzo era dannatamente TETRO. Quando l’avevo accanto avevo come la sensazione di dover ponderare tutto quello che dicevo, e, lo assicuro, la trovavo ORRIBILE… quando viaggiavo sola con Gourry per lo meno riempivamo quel genere di momenti morti con una risata, uno scherzo, una conversazione, anche una stupidissima, che so, sul filetto al pepe verde di Myllaria!!! (o, cielo, perché ora avevo tirato fuori il cibo? Il mio stomaco stava per ripiegarsi su se stesso, per la fame che avevo…)

 

Emisi un sospiro, e mi accasciai sul dorso del cavallo. “Chissà quanto manca al confine…” Mugugnai, fra me e me più che agli altri.

“Non molto, penso… Quanto avevano detto che ci sarebbe voluto per arrivare alla corte di Raizerl, dall’accampamento…? Circa una settimana…?” Gourry cavalcava al mio fianco, il cappuccio del mantello sollevato, labile riparo dalla pioggia. La folta frangia bionda gli era appiccicata al volto, fradicia, mentre aggrottava lo sguardo per scorgere qualcosa al di là del muro d’acqua che ci accerchiava. La allontanò con un gesto stizzito, ma i capelli tornarono imperterriti al loro posto dopo qualche istante. Il mio amico emise un grugnito esasperato.

Non potei impedirmi un sorriso. Gli scostai lievemente il cappuccio, e gli sistemai la frangia dietro le orecchie. “La pioggia ci ha rallentati, però. Ma ormai penso proprio che ce la faremo. Abbiamo messo un po’ di strada fra noi e le truppe nemiche, e nessuno ha idea che siamo qui…”

Lo spadaccino non ne parve troppo turbato. “Perché, hai mai pensato che avremmo potuto non farcela?”

Tornai a volgermi avanti (il che era abbastanza inutile, dal momento che la pioggia aveva deciso di entrare nella fase ‘incrocia le dita e affidati all’istinto del tuo cavallo’). “OVVIAMENTE no.” Replicai, evitando per un pelo un ramo con la testa. “Non fare domande stupide.” Nella semi oscurità, colsi il lampo di un sorriso sulle sue labbra.

 

Inutile dire che l’impennata del mio senso di osservazione mi costò l’impatto con un gruppo particolarmente folto di fogliame fradicio, che contribuì ad inzeppare qual poco del mio viso e dei miei capelli che era rimasto asciutto…

 

Sospirando, ed imprecando internamente contro il temporale, mi volsi verso lo sciamano, che cavalcava pochi metri avanti rispetto a noi. “Ainos, hai la vaga idea se stiamo procedendo nella direzione giusta? Ormai è buio, forse dovremmo fermarci…”

Il mago non si voltò. “Sì, probabilmente è una buona idea. Domani mattina dovremmo varcare il confine… da lì in poi è quasi tutta pianura, forse è il caso di approfittare delle montagne, stanotte, per dormire più riparati…” Poteva essere la prima frase che pronunciava in tutta la giornata? Quel tizio parlava così poco che la sua voce non mi era nemmeno familiare… ‘Seri problemi con le donne suppongo, eh, morettino?’

Tirai lievemente le redini del mio cavallo. “Ok, bene, se è una buona idea mi pare il caso di metterci a cercarlo ORA questo benedetto riparo… sai com’è, continuando a cavalcare sotto la pioggia potrei finire per bagnarmi…”

“Per gli abiti bagnati c’è poco da fare… proseguire anche col brutto tempo era necessario.” U.M.O.R.I.S.M.O. Come mai ci sono persone a cui il senso di questa parola resta così oscuro?

“Sì, indubbiamente…” Mi arresi, in tono rassegnato. “Ad ogni modo, questa parete è piena di grotte, giusto? Allora entriamo nella prima dannata grotta che incontriamo, e piangiamo all’asciutto i nostri irrimediabili abiti bagnati…” Diedi un strattone alle redini, e deviai dal sentiero, inoltrandomi in una qualche pista da conigli, in mezzo alla boscaglia. I primi giorni avevo trovato poco prudente proseguire così, allo scoperto, su un sentiero già tracciato, invece di farci strada nel sottobosco… ma presto mi ero resa conto che la mia cautela era del tutto inutile. Quella era una pista battuta dai cacciatori, nulla di più. E dubitavo che con una guerra in corso qualcuno ancora la percorresse… a valle però avevamo avvistato delle truppe. E tante. Solo la mattina precedente avevamo incrociato, non visti, il quinto contingente da quando eravamo partiti… E tutte stavano marciando in direzione di Sailune. Il mio stomaco era stretto per la tensione. Solo il pensiero che il giorno successivo, al massimo il seguente, saremmo finalmente arrivati a destinazione mi sosteneva nell’andare avanti… ‘Sailune, anche se attaccata all’improvviso, può reggere per un po’, quanto meno la fortezza interna… e poi arriveremo noi, con Raizerl. Anche solo con Raizerl, sarà sufficiente.’

Scesi da cavallo, affrontando a piedi la salita a zigzag lungo il ripido pendio. Quel pomeriggio avevamo proceduto, a quota non altissima, nella valle scavata fra i profili di una serie di montagne scoscese. Cavalcavamo costeggiando uno di questi, in un panorama pressoché immutabile, al riparo di fitte file di alberi secolari e di rientranze e pieghe nella roccia. Profonde aperture si aprivano nel fianco della montagna, penetrate dalle radici umide degli alberi e dalle dita glaciali della notte. Mille occhi scuri della montagna, incombevano su di noi come ad intimarci di non turbare la loro quiete con le nostre veniali questioni da umani. Riportavano alla mia mente le storie della mia infanzia, le storie sugli spiriti sacri della montagna, benevoli, solo quando il loro dominio era rispettato. Ma quella notte mi sentivo più bagnata che superstiziosa. Ripetendomi che la mia inquietudine era giustificata da ben altre cause che da timori infantili, individuai alla meglio, oltre il muro d’acqua, una rientranza nella roccia che potesse ospitarci tutti e tre… “Ci fermiamo qui.” La mia non era una domanda.

Gourry, al mio fianco, mi parve ugualmente poco convinto della scelta. Ma c’era poco da obiettare. Scese da cavallo e afferrò sia le sue redini che le mie, scomparendo nella pioggia per cercare un luogo riparato per i cavalli. Grata, sollevai le nostre borse, ed iniziai a preparare i nostri giacigli. Il luogo che avevo scelto era lievemente rialzato rispetto al livello del suolo, arroccato sulla fiancata della montagna… angusto, ma riparato, e con spazio sufficiente per tutti… ed era di gran lunga meglio quello che una grotta scavata in profondità nella montagna… decisamente non mi allettava l’idea di dividere il mio riparo notturno con non troppo graditi ‘coinquilini’…

Gourry riemerse dalla pioggia mentre stavo estraendo dalla borsa la nostra cena… fredda, ovviamente. Carne secca, frutta secca, pane secco, formaggio duro come un mattone. Rimasi per qualche istante in silenzio luttuoso, fissandoli, solo con un lieve sospiro. Forse lentamente mi sarei trasformata in una specie di grande mostro essiccato. I miei capelli avevano già la consistenza di alghe, dopo tutta quella pioggia. La mia pelle era già grinzosa. Sì, sì, doveva essere un processo senza ritorno.

Sollevai lo sguardo, avvertendo gli occhi di Gourry su di me. Lo spadaccino stava sorridendo. Già, facevo quella scenata tutte le sere, grazie tante. Ma non potevo farne a meno. Dormire comoda e mangiare bene, non è che avessi grandi pretese, era davvero chiedere troppo per una fanciulla in fiore?

Sospirai, stringendomi nelle spalle. Quindi, mi lanciai un’occhiata attorno. Non c’erano rametti nella piccola grotta. Certo, tutta la legna che potevamo trovare quella notte sarebbe stata inesorabilmente umida, ma con la mia magia avrei potuto comunque fare qualcosa per accendere un piccolo fuoco all’ingresso della grotta. Nessuno avrebbe visto il fumo con quella pioggia, e così FORSE avremmo evitato il congelamento… Il mio sguardo tornò a posarsi su Gourry, il quale semplicemente annuì, senza che avessi bisogno di dirgli nulla. In un attimo, sparì nuovamente fuori nella pioggia, per cercare in altre grotte possibile legna da ardere. Io mi alzai, e raccolsi un po’ di pietre che avremmo potuto disporre attorno alle fiamme, per contenerle. Quindi, muovendo le spalle per sgranchirle, mi liberai del mio fradicio mantello, rabbrividendo all’aria fredda, e lo distesi su una roccia… mi chiedevo se cercare di asciugarlo con la magia… l’ultimo mantello con cui ci avevo provato era finito carbonizzato perché non avevo regolato bene la potenza dell’incantesimo…

 

“Siete piuttosto affiatati, voi due.” Sussultai, al suono della voce di Ainos. Fino a quel momento era rimasto talmente immobile e silenzioso che mi ero quasi scordata di lui. Mi volsi, e vidi che mi stava fissando…e provai un istintivo senso di disagio… Non aveva mai sguardo pericoloso o malizioso, ma per qualche motivo il modo in cui quell’uomo sempre mi guardava mi dava una cattiva sensazione…

“Di che stai parlando?” Replicai, fredda.

“Tu e Gabriev, dico. Sembrate comprendervi bene anche senza parole…”

Inarcai un sopracciglio. “E con ciò? Sei geloso?” Replicai in tono piatto e non troppo velatamente soffuso di ironia… in effetti era una settimana che quel tipo non faceva che squadrare Gourry… speravo sinceramente che non avesse strane idee in testa…

Ainos non parve lasciarsi scomporre. “Non esattamente. Ma immagino vi conosciate da molto, ormai… e per come sono i vostri rapporti, suppongo che farebbe di tutto per te, se le circostanze lo rendessero necessario… ho ragione…?”

Rimasi in silenzio, sempre meno a mio agio. Che significava quel genere di discorsi, ora?

“Faresti bene a coprirti.”Ainos non attese una mia risposta. “Stai tremando. E non hai avuto modo di riprenderti completamente dalla tua ferita… se dovessimo trovarci a combattere, non ci saresti molto utile, in queste condizioni…” Lo sciamano sembrò perdere improvvisamente interesse in me. La sua attenzione si rivolse ad una delle sue borse, dalla quale estrasse la propria coperta, insieme ad un sacchetto di erbe e ad una borraccia d’acqua. Versò l’acqua nella sua tazza, recitò una breve formula, quindi vi mischiò le erbe, e prese a bere il suo infuso, senza prestarmi nemmeno un’occhiata. Io invece rimasi a fissarlo per lunghi minuti, in silenzio. Odiavo l’irrazionale senso di fastidio che provavo nel rimanere sola con quell’individuo. Al di là del fatto che non era il mio tipo, non aveva mai fatto nulla per non meritarsi la nostra fiducia, e nemmeno per rendersi odioso a me… e infatti non era avversione quella che provavo… solo una sottile, strisciante inquietudine…

 

“Lina…” La sagoma di Gourry fece di nuovo capolino all’ingresso della grotta. Il mio amico scaricò il mucchietto di legna all’entrata e ci fissò perplesso, forse accortosi della strana atmosfera creatasi fra noi due… “Che c’è?”

Sbuffai. ‘Figuriamoci se ora ho tempo di preoccuparmi anche delle paranoie dell’uomo più tetro della terra… come sciamano complessato è più che sufficiente Zelgadiss…’ “Nulla. Non c’è proprio nulla. Freddo e fame a parte.” Mi inginocchiai vicino alla legna. Quindi sospirai. “Gourry, per favore, tira fuori le coperte dagli zaini… saranno umide anche quelle, ma non peggio dei nostri mantelli… quanto meno potremo usare quelle finché l’ambiente non si sarà scaldato…” Lanciai un’occhiata vacua allo sciamano. “Ainos, per la cena…”

“Io non ho fame.” Mi interruppe, all’improvviso. “Mangiate pure la mia parte.” Senza aggiungere altro, si piegò sul suo giaciglio, e si mise a dormire, volgendoci le spalle. Cos…

“Eh… ehi, Ainos…”

“Bè, tanto meglio.” Fu il blando commento di Gourry, che immediatamente allungò le mani sul cibo.

“Gourry!” Sbottai, seccata. “Ma scusa, ha camminato per tutta la giornata, non ti pare NEMMENO UN PO’ strano il fatto che non abbia bisogno di mangiare?” Mi volsi allo sciamano.”Ehi, Ainos, dico a te!” Il mago non si mosse, come se fosse già profondamente addormentato. Stranamente, era sempre così. Quando si infilava nel suo giaciglio nemmeno un Dragon Slave pareva in grado di ridestarlo, per quanto sembrasse sempre svegliarsi automaticamente al mattino, o al momento del suo turno di guardia… ‘E Gourry ogni tanto dice che IO non sono normale…’

“Non capisco perché ti scaldi tanto…” Gourry mi occhieggiò, divorando di gusto un boccone di carne essiccata.”E’ una persona adulta, se non ha voglia di mangiare sono affari suoi, no?”

“Non sono ARRABBIATA, sono solo SORPRESA, come la maggior parte delle persone col minimo di quoziente intellettivo umano sarebbe…” Gourry fece per replicare, ma non gliene diedi il tempo. Finito di accendere il fuoco, mi sollevai in piedi, le mani sui fianchi. “E se vuoi sapere PERCHE’ sono seccata, è per il fatto che TU ti stai mangiando tutta la sua parte di cena quando la ha lasciata ad entrambi!!!”

Sulle labbra di Gourry si dipinse un sorrisetto di sfida…”Oh, di QUALE cena stai parlando?” E fece per portarsi alla bocca l’intera razione di carne…

“Non ci pensare nemmeno!” Saltai su di lui, gettandolo al suolo, ma il mio amico ridendo mi bloccò facilmente, costringendomi a terra. “Mmm, sai Lina… questa carne essiccata è talmente buona, ma così pesante… credo che farò molta fatica a finirla…” Me la sventolò sotto al naso, con fare provocatorio, prima di addentarne un generoso boccone…

Ah, la metteva sul piano della forza fisica? Bene io sapevo PERFETTAMENTE dove risiedeva il punto debole di uomo, da quel punto di vista…

 

E, in tutta sincerità e senza falsa modestia… devo dire che la ginocchiata che in quel momento gli riservai là dove non batte il sole fu una delle migliori che avessi mai assestato…

 

Non preoccupandomi eccessivamente delle conseguenze della mia azione (ma il suo gemito era stato un po’più acuto del solito? O era solo una mia impressione?), mi gettai su quanto rimaneva della cena. In pratica, poca carne, il formaggio col pane, e un po’ di frutta… in realtà non credo stessimo litigando davvero per un pasto misero come quello… in realtà credo che il nostro fosse più che altro un atto liberatorio, dopo giorni di stanchezza e tensione… ma questo al momento non fu che un fugace pensiero. Perché feci appena in tempo a ingollare quanto era rimasto… prima che due braccia mi afferrassero e mi gettassero nuovamente al suolo.

Gourry fu sopra di me in un istante, i denti ancora lievemente digrignati per il dolore… ‘Ooooops… colpo un tantino esagerato…?’

“Vuoi giocare al gioco duro, Lina?” La sua espressione era inclemente.

Gli riservai un ghigno a trentadue denti… “Sì, ammetto che sarebbe stato interessante farlo… un vero peccato che la posta in gioco sia fatalmente scomparsa…”

Inarcò un sopracciglio, a metà fra il seccato e il rassegnato. “Fatalmente, eh?” Mi premette con più forza al suolo. “Bé, per una volta potrei anche decidere di vendicarmi, sai?” Rifletté per un momento, fissandomi.

Processo difficile, per Gourry.

“Non ti sforzare troppo di elaborare un piano di vendetta, Gourry, comincia ad uscirti fumo dalle orecchie.”

“Uh, uh…” Mi fissò storto. “Potrei decidere di mangiare davanti ai tuoi occhi la tua razione per domani, ad esempio.”

“Non oseresti.”

“Se anche poi ci litigassimo la mia, tu avresti comunque perso metà del cibo…”

“Non hai più amore per la vita, Gourry? Perché quello sarebbe il tuo ultimo pasto…” I miei denti si strinsero, ed iniziai a pensare a quali fra le mie formule meno appariscenti fossero più dolorose…

Le labbra dello spadaccino si allargarono in un sorriso. “Certo che sei proprio un bel tipo, lo sai?”

Gli feci la lingua. “Lo hai scelto tu di viaggiare con me.” Mi divincolai. “E ora ti decidi a lasciarmi andare? C’è Ainos che dorme qui a due passi, se non te ne sei reso conto…”

Il sorriso di Gourry si fece più ampio. “Perché, se non ci fosse Ainos potrei rimanere così?”

Quelle parole non ottennero che l’effetto di farmi avvampare. “N- non è quello che intendevo! E’ solo che s- se ci vedesse così lui potrebbe pensare che… mentre in realtà noi… oh, non ha importanza, Gourry, lasciami andare e basta!”

“Non so, in realtà, se ne ho voglia… è così divertente vederti arrossire…”

Digrignai i denti. “Sai… come scusa per mettere le mani addosso ad una bella ragazza è veramente penosa…”

Il sorriso rimase, ma il suo sguardo si addolcì. “Non vedo nessuna bella ragazza.” Mi rispose, con la stessa tranquillità che avrebbe usato se mi avesse fatto un complimento… “Ma… hai ragione… come scusa è proprio penosa…” Il suo volto si abbassò all’improvviso sul mio collo, e in un attimo mi trovai fra le sue braccia.

‘Cos…’ Il mio volto avvampò nuovamente. “Gou… Gourry…?”

Lo spadaccino rimase semplicemente in silenzio per qualche istante. Quindi emise un lieve sospiro. “Che farei senza di te, Lina…?”

Rimasi per un momento immobile, interdetta. Nella mia mente si accavallarono diverse soluzioni, fra cui quella di arrossire, sbottare di rabbia, e guadagnarmi la libertà da quell’abbraccio a suon di palle di fuoco. Ma, alla fine, il mio corpo finì per rilassarsi indipendentemente dalla mia volontà.

 

Tipico di Gourry.

 

Ero giunta alla conclusione che nel cervello dello spadaccino dovesse mancare qualche ingranaggio che regolava il passaggio fra impulso e azione. Ecco perché parlava sempre a sproposito. E agiva senza assolutamente riflettere su quello che stava facendo.

 

‘Certo, ogni tanto il dubbio che faccia solo il finto tonto mi viene…’

 

Arrossii lievemente, al pensiero. Anche perché, non vi azzardate a ripetetelo in giro, ma non è che esattamente mi dispiacesse starmene fra le sue braccia, in quel momento. E’ solo che io da quel punto di vista ero fatta esattamente all’opposto rispetto a lui. Faticavo persino ad ammettere a me stessa di essermi affezionata ad una persona, figurarsi a smettere di frenarmi e ad agire di conseguenza. In fondo, anche quella era una debolezza. E a me non piaceva essere debole.

Certo che con Gourry sembrava diverso… Con Gourry sembrava più… naturale… All’inizio ero stata sorpresa dal modo semplice e limpido in cui mostrava il suo affetto nei miei confronti… perché sulla strada, fra i mercenari, difficilmente, forse mai, avevo incontrato comportamenti del genere… Ma dopo un po’ era stato inevitabile fidarmi di lui, e provare attaccamento nei suoi confronti. Voglio dire, come potevo anche solo lontanamente sospettare che una persona così dolce e solare avesse dei secondi fini, o cercasse di approfittarsi di me? Come potevo non apprezzare chi preferiva le tante, piccole gentilezze quotidiane nei miei confronti ai radi gesti teatrali e pseudo-romantici con cui troppo spesso certi uomini credono di far cadere qualsiasi esemplare di sesso femminile ai propri piedi? L’incontro con Gourry mi aveva lasciata… piacevolmente sorpresa, ecco… Non era questione di cedere al sentimentalismo, o di ammorbidirsi. In fin dei conti non era che avessi dovuto apportare un grande cambiamento alla mia personalità, per stare bene al suo fianco. Per stare lì fra le sue braccia, e non trovarla affatto una cosa innaturale. Era una cosa venuta gradualmente, col tempo. Semplicemente, a causa di come lui era.

 

… erhm… sto tergiversando.

 

Ad ogni, modo, non mi allontanai. Semplicemente, portai la mano ai suoi capelli e li tirai, con fare scherzoso. “Meglio che tu non ti chieda che sarebbe di te. Se nessuno mantenesse anche solo lievemente attivo il tuo cervello di medusa, in breve tempo si trasformerebbe del tutto in cibo per cetacei.”

Lo spadaccino sollevò la testa dal mio collo, il sorriso maligno ancora presente sulle labbra. “La tua cena di domani si fa sempre più in pericolo, Lina…”

Sorrisi di rimando. “Te l’ho detto, non oseresti…”

Gourry inarcò un sopracciglio. “Magari ci sono più cose che oserei di quanto immagini…”

Lo fissai con aria scettica. “Ma davvero?”

Gourry mi rivolse l’espressione canzonatoria che usava quando mi prendeva in giro. “Potrei osare riprendermi quello che mi hai estorto, ad esempio.”

Lo fissai storto. Supponevo stesse per lanciarsi in uno dei suoi ragionamenti contorti… “E in che modo, di grazia?”

Gourry mi guardò con fare divertito. “Ma che domande. Con la forza, ovviamente.”

“Con… la forza…?”

Non ebbi tempo di capire a che si riferiva. Prima che ci riuscissi, infatti, prese ad avvicinare pericolosamente le sue labbra alle mie.

 

La propria morte! Ecco cosa voleva, la propria morte!

 

Ma il nostro eroe si salvò ancora una volta in corner.

Quando ormai era a pochi millimetri da me, e da una fine dolorosa della propria esistenza, infatti, lo spadaccino si bloccò. Per un momento pensai che avesse semplicemente scherzato, e che stesse per uscirsene con una battuta poco opportuna sul modo in cui ero arrossita. (il che non avrebbe cambiato la mia terribile vendetta, ve lo assicuro, mi avrebbe solo reso molto più sarcastica a riguardo…)

Fu quando incontrai il suo sguardo che mi resi conto che non era così. Perché non era divertito, né sprezzante, ma serio e avrei detto… speranzoso…

 

Non mi ci volle molto a capire qual era il problema.

Quel cretino. Non lo avrebbe fatto senza avere la certezza del mio consenso.

 

Per qualche motivo, questo atteggiamento, che fra tutti avrei dovuto aspettarmi da un tipo come Gourry, riuscì ancora una volta a lasciarmi spiazzata. Ma mi chiedevo perché continuavo a stupirmi. Era Gourry. Sarebbe stato sempre così.

E anche in una vita in continuo movimento come la mia, non era male ogni tanto avere una certezza del genere…

Restammo a fissarci, per qualche istante, forse in attesa di qualche frase scherzosa e liberatoria. Ma a quel punto lo sguardo che ci eravamo scambiati aveva già detto molto più di quanto ancora non saremmo stati in gradi di spiegare a parole…

Non so bene chi si mosse per primo, so solo che in un momento tutto scomparve. La grotta, il freddo e l’umidità, le membra indolenzite. Persino Ainos che dormiva a pochi passi da noi, fatto che normalmente mi avrebbe terribilmente messo in imbarazzo.

Era piacevole, certo. Ed era qualcosa di completamente nuovo. Ma stranamente non ero agitata, e nemmeno mi sentivo strana, o diversa. Ero tranquilla. Tranquilla. Poche cose al mondo erano in grado di tranquillizzarmi a tal punto.

‘Certo… forse un po’ finto tonto allora lo è…’ Fu l’unico, fugace pensiero che mi attraversò la mente, prima che essa, per una volta, si decidesse ad azzitirsi…

Quando le nostre labbra si separarono, ci fissammo ancora per qualche istante, straniti. Mi sentivo la testa stranamente leggera, come se le mie sensazioni fossero momentaneamente sospese. Persino la fredda pietra sotto di me e il calore delle sue dita sulla mia guancia in quel momento mi parevano lontani…

“E allora…” Fui io a rompere il silenzio, in tono forzatamente piatto. “…è una vendetta sufficiente?”

“No.” Rispose, ed ebbi l’impressione che le parole gli uscissero dalla bocca prima di passare attraverso il cervello. “M… ma suppongo che ci sarà tutto il tempo di approfondire la prossima volta!” Si affrettò ad aggiungere, temendo evidentemente ritorsioni.

Quella reazione mi fece sorridere. “Cosa ti rende così sicuro che ci sarà una prossima volta…?”

“Uh… il fatto che non sia così inusuale che tu mi rubi il cibo dal piatto…?”

Lo fissai per un momento… e scoppiai a ridere. “Immagino che questa sia una buona argomentazione…”

Restammo a fissarci per un momento in silenzio, l’imbarazzo stranamente rimosso, un lieve sorriso, un sorriso consapevole, che affiorava sulle labbra di entrambi. Credo che avremmopotuto rimanere lì a lungo, ma fu allora che un breve brontolio di Ainos nel sonno mi riportò bruscamente alla realtà…

Sospirai, volgendo la testa verso lo sciamano. “Temo sia il caso di metterci a dormire.” Borbottai, , fissandolo storto, come se la colpa fosse sua. “Domani la marcia sarà lunga.”

Gourry esitò solo un momento, quindi annuì e si sollevò, porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi. “Pensi che sia il caso di restare di guardia?”

Mi accigliai, e lanciai un’occhiata alla pioggia scrosciante, al di fuori del nostro riparo… “Siamo in un luogo piuttosto riparato… e con questa pioggia dubito che qualcuno verrebbe a scovarci…” Mi volsi verso di lui, con un’alzata di spalle. “Forse un’intera notte di sonno farà bene ad entrambi…”

Lo spadaccino sorrise e annuì, dando una lieve stretta alla mia mano, che ancora stringeva. Incontrai il suo sguardo, e sorrisi di rimando.

“Prendo le coperte…” Replicò semplicemente, non abbandonando il mio sguardo, quindi si mosse per raggiungere la borse. Nel passarmi accanto, per tornare al suo giaciglio, allungò la mano a scompigliarmi i capelli. Sospirai. “Non potresti almeno smetterla con questo?”

Mi rivolse un ampio sogghigno. “Mi viene troppo naturale.” Mi lanciò una coperta, e se avvolse un’altra attorno alle spalle, quindi si fermò a ravvivare il fuoco. Scossi la testa, rassegnata, e rimasi ferma ad osservarlo mentre aggiungeva legna al piccolo focolare, godendo del silenzio ci avvolgeva.

Il rumore della pioggia era sempre più forte, e nella notte risuonavano i cupi rombi dei tuoni. Mi concentrai su quel suono, per un istante. C’era qualcosa che non andava… cos’era quello strano sottofondo…? Non sembrava il rumore del vento…

“Lina, pensi che dovremmo…” Iniziò Gourry, ma io lo zittii con un gesto. Lo spadaccino assunse un’aria interrogativa, ma non obiettò. Mi sollevai in piedi, e lo raggiunsi vicino all’entrata, cercando di concentrarmi solo sull’ascolto. Poteva essere…

Dopo un istante, ne fui certa. “Voci!” Il vento ci stava portando il suono della voce di qualcuno! “Gourry, c’è qualcuno la fuori!”

Immediatamente, lo spadaccino si mise in allarme. “Ne sei certa, Lina?”

Annuii, a mia volta tesa. “Non ho dubbi! Ma cosa ci fanno delle persone qui, a quest’ora?” Cercai il suo sguardo, accigliata. “Questa non è una pista battuta comunemente, nemmeno dai soldati…”

Gourry ricambiò lo sguardo, smarrito quanto me. “Non ne ho la più pallida idea…” Fissò la pioggia per un momento, quindi le sue labbra si strinsero. “Ad ogni modo, chiunque siano, qui non ci troveranno. Anche ammesso che sia qualcuno di cui dobbiamo preoccuparci, non possono arrampicarsi e setacciare tutte le grotte a lato della montagna, con questo tempo… e le nostre impronte sicuramente ormai saranno cancellate…”

Io non ero altrettanto ottimista… “Possono trovare questa grotta come la abbiamo trovata noi, Gourry, anche solo casualmente…” Riflettei per un momento, mordendomi il labbro.

“Non hai un qualche incantesimo che possa mascherarla…?”

“Ci stavo pensando… potrei provare ad oscurarla per nasconderla alla loro vista, ma basterebbe che avessero un mago con loro per scoprire che si tratta di tenebre magiche…” Mi portai la mano destra al mento, pensierosa… “Però posso usare la magia sciamana per stimolare la crescita della vegetazione attorno ad essa… se coperta nel modo giusto, con questo tempo, la grotta sarebbe praticamente invisibile…” Bè, non c’erano molte altre soluzioni…

Ci scambiammo un’occhiata ed annuimmo. Pronunciai brevemente le parole dell’incantesimo… le radici attorno alla grotta improvvisamente si protesero come artigli, rami e foglie si attorcigliarono attorno ad esse, creando una fitta rete protettiva sull’ingresso della grotta. Studiai il risultato accigliata, allo stesso tempo rimproverandomi per la mia avventatezza di poco prima. Eravamo stati fortunati quanto incauti. Se quelle persone erano davvero pericolose per noi e se ci avessero sorprese nel sonno o qualche momento prima mentre… bè, insomma… mentre eravamo concentrati su altro… avremmo corso un serio rischio…

Mi rivolsi allo spadaccino. “Gourry, i cavalli…”

Gourry si limitò ad annuire. “Sono ben nascosti, legati nel fondo di una grotta più profonda, abbastanza lontana da qui… a meno che non abbiamo la sfortuna che scelgano proprio quella per fermarsi non dovrebbero vederli… e anche se fosse, così nascosti non troveranno NOI…” Si avvicinò a me e mi trascinò gentilmente verso una zona più riparata all’interno della grotta. Con un gesto della mano, spensi il fuoco. Non era decisamente il caso di salvarsi da un eventuale attacco per poi finire soffocati dal fumo…

“Credi che dovremmo svegliare Ainos…?” Bisbigliò il mio compagno.

Lanciai un’occhiata allo sciamano. Sembrava ancora profondamente addormentato, per nulla turbato da quanto accadeva attorno a lui. “No…” Risposi, cauta, dopo aver riflettuto per qualche istante. “Rischieremmo di fare troppo baccano. Spero solo che nel caso si svegli abbia il buon senso di starsene zitto…”

Rimasi rannicchiata a fianco di Gourry, in un silenzio teso, mentre le voci si facevano gradualmente più distinte. Ora non c’erano più dubbi. Erano vicini, probabilmente sul sentiero. Ed erano numerosi. Cercai di distinguere più chiaramente qualche frase, ma il rumore della pioggia rendeva ogni suono confuso… avrebbe potuto trattarsi di chiunque…

La mia tensione molto lentamente si sciolse, a mano a mano che avvertii le voci allontanarsi, nella stessa direzione in cui noi eravamo diretti… chiunque fosse, anche nemici, non sembrava intenzionato a fermarsi, né a mettersi a cercare qualcuno sotto quella pioggia… doveva trattarsi di qualcuno inspiegabilmente di passaggio in quel luogo…

“Sembra che siamo fuori…” Iniziai, bisbigliando, ma non riuscii a terminare. La mia attenzione fu distolta da un movimento alle mie spalle.

Ainos, silenzioso come un gatto, si era svegliato, e levato in piedi. La sua figura ora si stagliava in piedi vicino all’entrata della grotta, un’ombra scura in contrasto con la debole luce proveniente dall’esterno… L’espressione per me indecifrabile nell’oscurità, il suo viso era volto verso me e lo spadaccino. Inconsciamente, mi trovai a rabbrividire. E sentii che anche Gourry si irrigidiva… per il modo in cui stava fissando lo sciamano, avrei giurato che lui riuscisse a vedere quegli occhi che a me erano celati dal buio…

“Ainos… ci sono delle persone, là fuori…” Iniziai, un’implicita esortazione al silenzio…

“Lo so perfettamente.” Il tono gelido dello sciamano mi fece sussultare. “E’ proprio per questo che sono in piedi.”

‘Eh?’ “Ainos, cosa…”

Ma lo sciamano non mi lasciò aggiungere altro. Allungò la mano verso l’entrata della grotta, e lentamente la vegetazione che avevo fatto radunare si diradò. ‘Cosa diavolo…?’ Il mago si volse nuovamente verso di noi, solo una breve occhiata. “La mia decisione… è presa.” Rimase fermo un istante… quindi schizzò all’esterno.

 

“Cosa?” Gourry ed io sbottammo, all’unisono. Il suo movimento era stato tanto repentino che non ci era stato possibile fare nulla per fermarlo.

“Diavolo!!!” Mi affacciai all’ingresso della grotta senza nemmeno pensare di indossare il mantello. Il mio volto fu immediatamente sferzato dalla violenza della pioggia, il mio sguardo si perse in un oceano di oscurità. ‘Dannazione, dannazione, dannazione…’ Continuai a imprecare, fra i denti.

“Cosa facciamo, Lina???”

“Dobbiamo fermarlo! Non so cosa abbia in testa, ma se sono nemici quelli là fuori e lui ci fa scoprire siamo morti!!!”

“Le sue impronte non sono ancora cancellate completamente!” Il mio amico era costretto a gridare, perché la sua voce non si perdesse nello scroscio della pioggia.

Annuii. “Se riesci a vederle, seguile! Io sarò immediatamente dietro di te!”

Lo spadaccino non perse tempo. Con solo un lieve cenno del capo, si gettò a capofitto nel temporale. Io arrancai al suo inseguimento, proteggendomi gli occhi con un braccio per evitare che la pioggia vi penetrasse, facendo sì che lo perdessi di vista. Un paio di volte rischiai di inciampare, o di essere travolta dai rami che sembravano scivolare sul corpo dello spadaccino senza che questi nemmeno se ne accorgesse. Ero veloce quanto, se non più, di Gourry, ma non altrettanto robusta, e le sterpaglie e la vegetazione del sottobosco, che continuavano a sferzarmi viso e gambe, finivano per rallentarmi notevolmente. Gourry si voltò un paio di volte per controllare che ci fossi ancora, e quando si rese conto che ero in difficoltà mi afferrò saldamente la mano, per assicurarsi che non finissimo per dividerci. Il che mi facilitò l’avanzata, ma purtroppo non riuscì ad impedire che incespicassi ad ogni passo, rischiando di far cadere al suolo entrambi.

‘Odio la pioggia, odio il fango, odio le sterpaglie e i maledetti soldati nemici! Fa che mi capiti fra le mani Oberon…’

Mentre la mia mente si abbandonava a quelle che mia sorella avrebbe definito ‘imprecazioni poco adatte ad una signorina’, corremmo a gran velocità, per quelli che con l’agitazione mi sembrarono chilometri. Di Ainos, però, non si vedeva nemmeno l’ombra.

“Dannazione, ci stiamo avvicinando al sentiero!!!” Me ne resi conto quando ripercorremmo una svolta che avevamo compiuto salendo verso la grotta.

“Cosa?” Gourry si volse lievemente verso di me, proseguendo la sua corsa.

“Fai attenzione, Gourry! Non sappiamo se quelle persone sono ancora nei paraggi!!!” Gridai di rimando.

“Lina, non riesco a sentirti!!!”

“Ho detto che non… aaah, Gourry attento!”

Forse scorgendo la mia espressione allarmata, Gourry si volse di scatto in avanti, deviando appena in tempo per evitare un grosso ramo che sporgeva sul suo percorso. Nel farlo, tuttavia, i suoi stivali infangati scivolarono sulle foglie umide ammassate al suolo e il mio amico incespicò, mentre la sua presa sulla mia mano si scioglieva. Feci del mio meglio per frenare, ma i miei piedi non risposero al comando. Capitombolai su di lui, e in una specie di domino umano finimmo entrambi a terra.

Fu allora che sentii mancare il suolo sotto di me.

 

“Gwaaaaaaaaaah!”

“Lina!!!”

 

La zolla di terra su cui ero atterrata franò, smossa dalla pioggia e dal mio peso, trascinandomi inesorabilmente lungo il pendio, verso il sentiero sottostante. Per un momento, scorsi vagamente la figura di Gourry rialzarsi gridando il mio nome, ma poi il mondo prese a vorticare violentemente, e tutto ciò di cui fui consapevole furono gli urti contro gli ostacoli sul terreno, e la fiumana di fango che mi circondava. Quando finalmente la corsa si arrestò, ero senza fiato, e forse ferita. Non ero sinceramente in grado di giudicarlo, e non avrei saputo dire dove, dal momento che ogni parte del mio corpo sembrava dolere come se fosse stata appena presa a bastonate…

‘QUANTO ti costerà tutto questo, Philionel…’ Mugugnai, fra me e me, mentre cercavo, invano, di rialzarmi. Le mie gambe sembravano semplicemente aver deciso di smettere di collaborare. Mi sorreggevano per qualche istante, per poi abbandonarmi, lasciandomi malamente ricadere fra gli spruzzi di fango. ‘Dei, se la gente mi vedesse ora… il mio regno per qualcuno che mi sorregga…’

 

“Serve una mano?”

 

Sussultai, emettendo una specie di grido strozzato. Sorpresa, troppo sorpresa al suono di quella voce ignota perché il mio cervello elaborasse qualsiasi reazione razionale, fui capace solo di sollevare lo sguardo, boccheggiando.

Una mano. Una mano era tesa verso di me. Per un istante, solo un istante, fui invasa dalla illusoria speranza che quelle dita appartenessero a Gourry, che il mio compagno fosse riuscito a balzare al mio inseguimento lungo il pendio e a raggiungermi senza cadere a sua volta. Ma fu una speranza fugace. Perché presto i miei occhi incontrarono quelli del proprietario di quell’arto.

 

Un gigante.

Ammantato di tenebra, incombeva su di me, e la sua bocca rideva, digrignando i denti, come quella di un predatore che ha appena raggiunto la sua vittima… il mio cervello registrò velocemente quell’immagine, rifiutandosi però di elaborare una spiegazione razionale sulla sua reale identità, e sui motivi della sua presenza in quel luogo…

“Cosa… diavolo…?”

“Felice di fare la tua conoscenza… Lina Inverse…”

Non ebbi tempo nemmeno di prendere fiato, o di pensare ad una risposta. Un battito di ciglia… e le tenebre caddero, inesorabili, su di me.

 

 

***

 

 

“Lina!!!”

 

Era stato un secondo. Un momento prima la sua mano era stretta saldamente fra le sue dita, e quello successivo la aveva vista precipitare inesorabilmente in un baratro di oscurità.

Le tracce che stavano seguendo proseguivano in una discesa più dolce, deviando a sinistra lungo una stretta pista da conigli, che costeggiava il sentiero nella direzione in cui si erano dirette le voci… ma in un attimo, per lui, quelle tracce furono dimenticate. Scordandosi della terra cedevole sotto i suoi piedi, si gettò lungo il pendio ripido all’inseguimento della maga, rischiando di scivolare come anche a lei era accaduto e di precipitare nel buio.

Mise un piede in fallo, e incespicò. La pendenza era troppa perché potesse riuscire a riprendere l’equilibrio, e cadde in avanti, faccia al suolo. Scivolò per qualche metro, rotolando su se stesso, e solo l’impatto, di schiena, con un grosso albero gli impedì di precipitare lungo il pendio sino al sentiero sottostante.

Un impatto, inutile a dirsi, doloroso.

“D… dei…” Provo a rialzarsi, ma non ci riuscì. Appena tentò di mettersi in ginocchio, fu come se mille spade gli stessero perforando la spina dorsale… Strinse i pugni nel fango, serrò i denti, nell’attesa interminabile che il dolore si attutisse. E quando questo avvenne, il suo corpo era totalmente privo di forze. Non aveva più il coraggio di tentare di sollevarsi in piedi… “Li… Lina…”

 

“Lina non è più qui.”

La voce risuonò gelida. Una lama tagliente, calata nella notte che lo sovrastava. Una voce che in quel momento risvegliò in lui una rabbia fredda e intenso, che raramente gli era capitato di provare.

Ebbe la forza di levare lo sguardo, per fronteggiare l’uomo che li aveva traditi. Fermo, in abiti candidi nonostante la violenza della tempesta, lo fissava dall’alto, con calma glaciale.

“E non la vedrai per lungo tempo. Quanto prima ti rassegnerai all’idea, tanto prima potrai dedicarti a sentimenti più produttivi della frustrazione e della rabbia.”

 

Senza prestare il minimo di attenzione alle sue parole, Gourry arrancò, cercando di afferrare la sua caviglia e di trascinarlo al suolo. L’uomo, tuttavia, sembrò intuire con largo anticipo quale sarebbe stata la sua mossa, e si scostò con facilità, senza smettere di fissarlo sprezzante.

“Hai un bel coraggio a farti vedere ancora…” Sibilò lo spadaccino, senza riuscire a muoversi più di qualche centimetro…

“Coraggio? Intendi, per essermi presentato di fronte ad un uomo che non ha nemmeno la forza di strisciare nel fango? Ammetterai che non costituisci una grossa minaccia, per me…” Il tono dello sciamano era calmo, per quanto venato di sarcasmo. “Risparmia le energie. Dovrai andartene di qui con le tue gambe, e al più presto, se non vuoi che i vostri nemici catturino anche te.”

“ANCHE me?” Ringhiò lo spadaccino, con l’ultimo fiato che gli rimaneva in gola.

“Anche te.” Ripeté Ainos, in tono piatto. “La ragazza è già nelle loro mani. Nelle condizioni in cui era non avrebbe potuto combatterli. E non avrebbe nemmeno potuto sfuggire loro. Lo so per certo. Perché ho attirato la loro attenzione, e li ho guidati io a lei.”

 

Non seppe come ci riuscì, ma l’istante dopo si trovava in piedi. E quello ancora successivo, le sue mani erano strette attorno al collo dello sciamano, premuto fra lui e la mole dell’albero contro cui aveva impattato. “Dammi un buon motivo per non ucciderti…” Sibilò lo spadaccino, troppo allarmato per impedire che la rabbia avesse la meglio su di lui.

Lo sciamano sorrise, per la prima volta da quando lo aveva incontrato. Uno storto, sinistro, sorriso. “Semplicemente perché senza di me non puoi sperare di aiutarla.”

Le mani dello spadaccino strinsero più forte. “Credi di prendermi in giro???”

Il distorto sorriso non scomparve dalle labbra di Ainos. E se stava soffrendo per la stretta di Gourry fu abilissimo nel non darlo a vedere… “Per quanto io possa riuscirci facilmente, guerriero, in  questo momento non mi sto prendendo gioco di te. Cosa potresti mai fare, ora?”

I denti di Gourry si digrignarono. “Andrò laggiù. E… e combatteremo…” Gourry non aveva idea di quali nemici lo aspettassero in realtà, non aveva nemmeno idea di quanta verità ci fosse nelle parole di Ainos, per dirla tutta. Ma era troppo confuso e preoccupato per Lina per riuscire a pensare lucidamente ad un qualche piano d’azione…

Lo sciamano scoppiò in una specie di, rauca, risata. “Già, lo immaginavo…” Riacquistò la compostezza, anche se l’ombra di un sorriso continuò a velare le sue labbra. “… l’irrazionalità di voi umani. Basta che vi si tocchi qualcosa a cui tenete, e subito perdete il controllo…”

“Di che diavolo stai parlando???” Gourry non capiva, e per una volta nella vita non gliene importava assolutamente nulla. Voleva abbandonare quell’uomo ai suoi discorsi incomprensibili, e correre su quel dannato sentiero. Voleva correre da Lina. Voleva trovarla sola, ammaccata e coperta di fango, e sentirsi rimproverare perché proprio quando avrebbe dovuto tenerla stretta aveva lasciato andare la sua mano.

“Io ti ho scelto, Gourry.” Continuò lo sciamano, senza curarsi del turbinio delle sue emozioni. “Ho cercato a lungo qualcuno che fosse adatto, prima di sentire parlare di te. E ti ho aspettato dove sapevo saresti giunto.” I suoi occhi si fissarono su quelli dello spadaccino, e l’istinto gridò a Gourry di ritrarsi, tanto che dovette fare violenza a se stesso per non mollare la presa… “Ora non c’è più la Spada di Luce… ma io ti offro un’arma altrettanto potente. ANCORA PIU’ potente, se accetterai di maneggiarla nel modo più corretto. Come suo custode, dovevo accertarmi delle tue capacità prima di farti questa proposta. Ma ormai non ho più dubbi.”

Gourry si ritrovò a gridare. “IO NON VOGLIO NESSUNA ARMA!!!” Premette più forte il collo dello sciamano schiacciandolo completamente contro la dura corteccia. “Voglio sapere perché hai fatto sì che Lina venisse catturata!!!”

Lo sciamano sorrise. “Inizialmente quella ragazza mi appariva come un ostacolo a quanto avevo in mente per te. Ma poi ho capito che poteva essere un utile stimolo. Il pensiero di doverla liberare sicuramente sarà un’ottima motivazione ad imparare a maneggiare in fretta la spada. E avrai bisogno di motivazione, te lo posso assicurare…” Quest’ultima aggiunta fu poco più di un sussurro.

Quella risposta fece infuriare lo spadaccino. “IO-NON-MANEGGERO’-NESSUNA-SPADA!!!” Lo lasciò e si allontanò da lui. “Tu sei solo un folle! Ed io più folle di te a stare qui ad ascoltarti mentre Lina ha bisogno di me!!!” Fece per riprendere la sua corsa verso valle, ma la voce gelida dello sciamano lo bloccò.

“Chi è il folle?” Era una semplice domanda, ma suonò per Gourry come un ordine perentorio. “Cosa succederà quando arriverai di fronte a quegli uomini? Non penserai che abbiano mandato un semplice gruppo di reclute a cercarvi… Perché è VOI, che stavano cercando, o non sarebbe spiegata la loro presenza su queste montagne…” Fece una pausa. “Sono troppi, anche per te. FORSE avresti potuto batterli con la Spada di Luce, ma non è più nelle tue mani. E con una spada normale nemmeno uno come te riuscirebbe a sconfiggere una divisione di uomini addestrati ad uccidere. Anche se li cogliessi di sorpresa, otterresti solo di farti massacrare davanti alla donna che ami. E lei rimarrebbe nelle loro mani.” Fece un passo verso di lui. “Mentre io ti offro la possibilità di tornare armato a sufficienza per salvarla.”

I pugni di Gourry si strinsero. “Posso seguirli e prenderli di sorpresa! Non posso abbandonarla in mano loro e sparire! Non so dove la porteranno! Se la uccidessero…”

“Non essere sciocco.” Lo interruppe il suo interlocutore, secco. “E’ ovvio che metteranno delle truppe sulle tue tracce. Come è ovvio che in mezzo ad un esercito sarà sorvegliata a vista. Non potrai evitare lo scontro con un numero nutrito di soldati. E comunque non la uccideranno.” Il tono dello sciamano era tranquillo. “Non avrei sprecato così un oggetto tanto utile. Hanno bisogno di lei. E so anche dove la condurranno. O meglio, posso dedurlo. A sud, oltre la barriera.”

Gourry si volse, fissandolo con occhi rabbiosi. La pioggia gli rigava il volto, e la sua vista si confondeva, ma la figura dello sciamano pareva stagliarsi nell’oscurità come un faro nella notte. “Oltre la barriera? Che bisogno potrebbero avere di lei oltre la barriera?”

“C’è un regno di cui Oberon non si è ancora assicurato l’alleanza. Ottenuto il suo appoggio, il suo controllo sul sud sarà certo… e con le sue truppe, il dominio sul nord assicurato. E Lina Inverse può costituire un ostaggio appetitoso… in questi mesi, dopo la lotta con Dark Star, la sua fama ha raggiunto anche il sud…”

“Un… ostaggio…?”

Il tono di Ainos era calmo, totalmente indifferente. Ma a quelle parole un misto di rabbia, angoscia e terrore si impadronì dello spadaccino… un misto unito all’impotenza… e alla frustrazione, nel riconoscere quanto di dannatamente vero c’era… nelle parole dell’uomo tanto ragionevole che aveva di fronte…

“Come posso… fidarmi di te…?” Il tono della sua voce era stanco.

“Non puoi.” Rispose calmo lo sciamano. “Devi. Perché non hai altra scelta.”

Gourry rimase in silenzio per qualche istante. Sulle pendici della colline, voci cominciarono a risuonare. Lo stavano cercando. Almeno in questo lo sciamano non aveva mentito.

‘Ma non posso lasciarla qui. Non voglio. Ho promesso di proteggerla.’

Ma hai lasciato la sua mano. Un’altra voce, nella sua mente. Hai lasciato la sua mano. E ora devi affrontarne le conseguenze.

 

Non sempre la scelta più giusta è anche la più semplice.

Era sua nonna a ripeterglielo. Quando doveva trattare con suo fratello. Quando doveva tacere di fronte alla sofferenza di sua madre. Sempre. Aveva scelto, quando aveva abbandonato la sua casa con la Spada di Luce. Aveva scelto allora… e doveva farlo anche ora.

 

‘Lina sa badare a se stessa.’ Strinse con forza il pendaglio che teneva al collo. ‘Saprà badare a se stessa, finché non sarò in grado di essere al suo fianco per aiutarla. Verrò a prenderti. Verrò a prenderti a costo di perdere la mia anima per questo, Lina. Quindi aspettami.’

Stringendo le labbra, con sguardo ostile, annuì allo sciamano.

E si lasciò condurre, nella tenebra incombente.

 

  
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