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Autore: hellomelancholy    26/08/2011    2 recensioni
Hayley Williams, la cantante rosso fuoco dei Paramore, si risveglia in un posto che non conosce. Si guarda intorno, ma nulla di ciò che la circonda, le è familiare. Il letto, la finestra, i fiori. Solo poche ore prima era con i suoi amici e compagni di band Jeremy e Taylor. Dove sono?, si chiede, senza riuscire a darsi una risposta. Tutto ciò che deve fare è cercare di capire da sola cos'è successo, sconfiggendo il silenzio del luogo abbandonato in cui si ritrova.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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; Insieme

Taylor mi indicava un punto indefinito nel buio. Aveva detto che aveva visto qualcuno, e io avevo fatto un salto, nel sentire che lì con noi c'era, presumibilmente, un essere umano, o almeno così speravo. Ma anche se seguivo la direzione indicata dal suo dito, non vedevo nulla, neanche se aguzzavo la vista.
Dove? Io non vedo nessuno” chiesi, ad un tratto spazientita. Ero stanca, stanca di quel posto. Stanca, delle fantasie della mente, che in quel momento stavano colpendo anche Taylor. Continuavo a non veder nessuno nel buio, mentre lui teneva il braccio teso, a indicare qualcosa che non c'era, con il viso contratto in una smorfia di paura, e il tempo passava. Il tempo passava e noi stavamo fermi, a cercare tutto e niente.
Da quella parte. Non vedi?” sussurrò, alcuni minuti dopo “Si sta muovendo” Mi chiesi come facesse a distinguere qualcosa, ancora una volta, con tutto quel buio.
Taylor, non lo vedo. Forse stai immaginando tutto, non è reale!” Mi decisi a dirgli quella che era la verità, nient'altro che la verità, e prendendolo per le braccia, cercai di scuoterlo. Per tutti sarebbe stato strano e divertente vedermi fare quel che stavo facendo; una piccola ragazza che cercava di scuotere uno come Taylor, che non accennava a muoversi, ma restava fermo nella sua posizione, così rigida. Solo che di divertente in quella situazione non c'era nulla e nessuno era lì a guardarci, e sorridere di noi. Sarebbe stato bello se solo fossimo stati nel mondo reale, in quello di tutti i giorni. Non sapevo come avrei fatto a far spostare Taylor dal suo posto, con il dito ancora puntato verso il nulla.
E' lì, ti dico. Ci sta osservando, sa che siamo qui!” Dopo aver tentato invano di scuoterlo, farlo uscire da quello strano stato di trance, decisi che anche se avessi continuato per del tempo, non avrebbe funzionato, perciò iniziai a pensare a un'altra soluzione, questa volta ignorando ciò che Taylor aveva da dire; se il mio cervello era l'unico funzionante in quel posto, se quello di Taylor sfortunatamente era troppo impaurito, allora il mio doveva lavorare duro. Iniziai a pensare a una soluzione, facendo muovere i miei pensieri il più velocemente possibile.
Sta arrivando. Si sta avvicinando, Hayley!” Taylor, continuava a ripetere quella frase, impaurito.
Taylor, stai zitto un attimo! Sto cercando di pensare!” Sbottai tutto a un tratto. Non avrei mai voluto rispondere in quel modo, eppure avevo perso la pazienza, persino con Taylor. Quel posto mi stava dando alla testa, e mi pentii subito di ciò che avevo fatto. Guardai in faccia Taylor, per cercare di cogliere sul suo viso qualche espressione, una qualsiasi traccia di rabbia contro di me, di dispiacere. Ma nulla. Continuava a guardare verso il buio, come se non mi avesse sentito, ancor più impaurito e questa volta aveva preso a tremare, come una foglia.
L'ultima cosa che vidi, fu appunto lui, che tremava, poi mi ritrovai a terra. Qualcosa mi spinse forte, verso il pavimento, e caddi su Taylor che urlava. Io non ci riuscivo; la voce non usciva dalla gola. Non riuscii a gridare perché mi mancò il fiato, per quanto ogni cosa successe all'improvviso. Non avevo avuto il tempo di capire. Ma non persi i sensi. Riuscii a non sbattere la testa, perciò pur essendo stordita dagli eventi, rimasi più o meno lucida. Ero caduta su di Taylor, che, al contrario di me, non sembrava dar segni di vita. Qualcosa si era lanciato contro di noi con forza.

Ma che diavolo sta succedendo..?” dissi a voce alta, non curandomi del fatto che qualcuno o qualcosa avesse potuto buttarci a terra e mi sentisse. A dire il vero, non me ne importava, e se parlava la mia lingua quella persona o cosa, si meritava tutto il mio disprezzo e la mia rabbia. Nell'oscurità vidi avvicinarsi al mio volto qualcosa, qualcosa di lungo come un bastone.
Fermi, tutti e due!” disse la voce, agitata. La persona che ci teneva incollati al pavimento, con il solo potere di un bastone, aveva una voce conosciuta. Una voce che sentivo spesso. Una voce agitata, di una persona tuttavia non consapevole di ciò che stava facendo, ma accecata dal terrore. Non aveva tutti i torti a reagire così, dopotutto.
Jeremy, sei tu?” chiesi, colta da un illuminazione. Quella voce, l'avevo riconosciuta. Non poteva che essere lui.
Come fai a sapere il mio nome?
Non essere stupido. Riconoscerei la tua voce tra mille” dissi cauta e senza essere aggressiva, per non spaventarlo. Jeremy si mise in ginocchio ma continuando a tenere il bastone puntato e iniziò a punzecchiarmi piano, sulla testa. Sperai che il mio sguardo adirato lo colpisse.
Hayley, Taylor. Siete voi! Quanto sono felice di vedervi!” Anche nel buio, vidi un sorriso accendersi sul suo volto e per un attimo, mi accesi anche io. Mi contagiò per un attimo, perché eravamo insieme. Eravamo tutti e tre in quel luogo. E ora che eravamo uniti, potevamo uscirne. Insieme.
Anche io sono felice di vederti, Jeremy. Taylor lo è un po' meno, sai, ha perso conoscenza” feci una pausa “Per l'amor di Dio, smettila di puntarmi contro quell'arma!” Sbottai, improvvisamente, stanca di vedere quel bastone a pochi centimetri dal mio volto e toccarmi la testa. Jeremy la guardò stranito, poi reagì.
Oh sì, certo. La gamba che ho staccato a una sedia. Utile.” la posò a terra , si alzò e mi allungo una mano per aiutarmi ad alzarmi. Guardai Taylor, ancora sdraiato per terra.
Pensi sia vivo?” chiese Jeremy. Lo guardai torva.
Certo che è vivo. Sicuramente ha sbattuto la testa, quando ci hai buttato per terra” cercai di sottolineare la seconda parte della frase, per fargli capire che era colpa sua “Prima era sotto shock, credo. Non credo che questa caduta gli abbia fatto bene. Dai, cerchiamo di svegliarlo” Ci chinammo entrambi su Taylor, che respirava ancora, certo, ma sembrava entrato in uno stato di sonno profondo. Non sapevo che fare in quella situazione. Forse era svenuto? Cosa si faceva in caso di mancamenti? Mi era capitato di vedere persone perdere i sensi, e anche a me era capitato a volte, ma proprio in quel momento non riuscivo a ripescare dalla mente tutti i modi utili per agire in quelle situazioni. Presi Taylor per le braccia e iniziai a scuoterlo. Non avevo altra alternativa, mentre anche Jeremy sembrava strano e reagiva ben poco a ciò che dicevo o facevo. Infatti, rimase fermo tutto il tempo a guardare, senza muovere un muscolo. Le braccia iniziavano a farmi male, mentre cercavo di sollevare il peso di Taylor, che, dopo alcuni secondi, iniziò a riprender vita; sicuramente quello non era il modo giusto per risvegliarlo, ma avevo ottenuto lo stesso effetto. Nel momento in cui si mise a sedere silenziosamente, sfregandosi gli occhi con le dita, iniziò a succedere qualcosa. Il pavimento tramava di nuovo. I muri tremavano di nuovo. Altri suoni strani, come urla di mostri riecheggiavano nell'edificio.

Cosa sta succedendo?” chiese Jeremy.
Ce lo siamo chiesti per tutto questo tempo Jeremy, eppure non abbiamo trovato risposta nemmeno noi.

  
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