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Autore: AdharaSlyth    27/08/2011    1 recensioni
E ora che stava per uscire dal muro di cinta del cortile Ino si chiedeva a cosa era servita tutta l’angoscia che aveva provato in quei giorni, in quei mesi e non riusciva a rassegnarsi all’ idea che Giulietta non le portasse nessun aiuto.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Letters to Giuliet

 

 

 

 

 



 

Il sole di primavera illuminava le foglie novelle e il vento di marzo scompigliava i capelli dei passanti, tra i vicoli di Verona.
All’ interno di una cortile, all’ ombra di una statua, sedeva una ragazza, i capelli come il grano maturo e gli occhi come il cielo del mattino, sedeva e , asciugandosi gli occhi con un delicato fazzoletto bianco, scriveva…

 

 

 “ Ho fallito Giulietta,
Fallito miseramente, non sono riuscita a tenerlo con me, l’ho perso per sempre.
Ho seguito il metodo “in amor vince chi fugge”, e l’ho perso per sempre. Sapevo che era pigro, lo conosco da anni, avrei dovuto capire che non era la tattica giusta e invece ho voluto fare la brillante e ora il mio amato tiene tra le braccia un’altra.
Mi sono umiliata Giulietta,
Umiliata come una stupida. Ho pianto,l’ho pregato, implorato e non ho servito.
Ho voluto giocare alla preda, - Non ti aspetterò per sempre - diceva, ma io pensavo mentisse e adesso non è più con me.
Non mi stringe più durante i temporali, non mi accarezza più i capelli, non sbuffa più. E senza di lui mi sembra di aver perso tutto.
Tra meno di 3 giorni tornerò in Giappone ma laggiù non c’è nulla che possa giovarmi, che possa farmi sorridere di nuovo. Se solo potessi restare ancora…
O Giulietta, tu che sei amica di tutte coloro che soffrono per amore, ti prego, dimmi cosa devi fare…

 

 
Ora anche io ti appartengo,
la tua
Ino Yamanaka

 

 

 

 

 La giovane trascrisse l’indirizzo sul retro di una busta e, inseritavi la lettera la posò nella fessura tra due pietre del muro che le stava di fronte, proprio sotto ad una balcone.

 
Se Parigi era la città dell’ amore per le coppie , Verona era sicuramente la città di tutti quegli amori che non avevano avuto un lieto fine. Ogni giorno decine di ragazze e donne dal cuore infranto andavano in quello stesso cortile e lasciavano una lettera. Una lettera a Giulietta Capuleti.

 
Quando aveva detto ai suoi genitori che voleva andare a Verona l’ultima settimana d’estate, Ino aveva omesso questo dettaglio, dicendo invece che era la sua ultima vacanza prima di entrare all’ università di medicina che sicuramente l’avrebbe molto impegnata.
 

I primi 3 giorni aveva continuato a passare davanti a quel famoso balcone senza il coraggio di scrivere, come spaventata all’ idea che, una volta messe nero su bianco, quelle parole diventassero più vere di quanto già non fossero. Alla fine il peso di quei ricordi l’aveva sommersa e senza neanche accorgersene si era ritrovata a osservare la statua di quella giovane donna a cui sentiva di assomigliare. Aveva preso un foglio e aveva scritto, aveva scritto di se, della sua stupidità e superbia , aveva scritto di Shikamaru, della sua pigrizia e di come, dopo averla amata per anni, appena lei si era innamorata di lui , aveva preso tra le braccia Temari.
Aveva scritto di come aveva usato Sai per cercare di riprendersi e di come non trovasse nessuno che la facesse sentire viva.

 
E ora che stava per uscire dal muro di cinta del cortile Ino si chiedeva a cosa era servita tutta l’angoscia che aveva provato in quei giorni, in quei mesi e non riusciva a rassegnarsi all’ idea che Giulietta non le portasse nessun aiuto.
“ Vivi “ le sembrò di sentire qualcuno che le sussurrava all’ orecchio e si voltò continuando a camminare.

 
L’urto fu inevitabile come il capitombolo che ne conseguì.
Cercò di rialzarsi dolorante e si sorprese sentendo che qualcuno la sollevava afferrandola saldamente per la vita.
“ Mi dispiace tanto, sono un vero imbranato! Ti senti bene? “ le chiese una voce maschile.
Ino sollevò gli occhi sul ragazzo che la stava aiutando, alto e abbastanza muscoloso, spalle larghe, occhi marroni scuro come i capelli sorriso dolce e selvaggio allo stesso tempo e due tatuaggi rossi sulle giance,  qualcosa in lui le era familiare.
“ Scusami tu, ero sovrappensiero “ Arrossì per la prima volta in vita sua e lui rise.
“ Come tutte quelle che escono da quel posto “ La scrutò per qualche attimo “ Mi sembra di averti già visto… dove studi? “
“ Mi sono iscritta all’ università di medicina a Tokyo, ma sono di Konoha “ rispose lei sorridendo
“ Anche io sono di lì, sono Kiba Inuzuka “ Le porse la mano e lei l’afferrò
“ Ino Yamanaka “
“ Ti và di bere qualcosa ? Per scusarmi di averti travolto “

 
 Ino si blocco. Non riusciva a fidarsi di nessun ragazzo, l’avrebbero tutti abbandonata come Shika, non poteva permettersi di soffrire ancora.
Era sul punto si rifiutare quando lui le sorrise docemente “ Di me ti puoi fidare “ sussurrò.
Ogni resistenza cadde e la ragazza gli afferò forte la mano.
“ Vivi “ di nuovo sentì quel sussurro e sorrise .

 
Grazie Giulietta.

   
 
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