Dal diario di Edward: arriva sempre un momento nella vita
In cui ci si sente lieti di avere al proprio fianco *gli amici*.
Anche se non capisci più di chi è la colpa dei
tuoi problemi.
(Piuttosto preferirei morire)
Capitolo
13: Rather.
Quando Wu si avviò verso il macchinario al centro di quel
salone sotterraneo, fu la voce di Spaventapasseri a farsi sentire, di
nuovo, ancora rivolta verso Richie, mai verso il dottore; Nigma
inarcò un sopracciglio, probabilmente incuriosito da quel
comportamento.
“Non solo hai ucciso una persona per un capriccio come
l’aspetto esteriore, ma ti sei pure lasciato manovrare da Wu.
Bravo.”
“Tu no-non sai che vuol dire.” Rispose il ragazzo,
la voce che tremava, la balbuzie più accentuata.
“Il Do-dottor Steiner si rifiutava di la-lasciarmi sottoporre
all’operazione, di-diceva che era pericoloso! So-solo il
dottor Wu si è o-offerto di aiutarmi! Ho dovuto
fa-farlo!”
“Goditi la nuova vita allora, se pensi di essertela meritata.
Dopo tutto quello che hai fatto…” Annuì
Crane, un ghigno sporco sul viso. “Ormai Axel Steiner se lo
stanno mangiando i vermi, no?”
Disse, e Nigma si sentì ancora una volta spiazzato; non che
Jonathan fosse mai stato un tipo gentile o dolce, ma quel linguaggio
lì, così crudo, suonava fuori posto perfino per
lui.
“Fatelo star zitto.” Disse il dottore, il tono
calmo e gli infermieri attorno a Crane si affrettarono a rimettergli il
bavaglio.
Edward si sentiva teso, quindi non c’era da meravigliarsi se
solo in ritardo s’accorse che le parole di Spaventapasseri
ebbero il duplice effetto di scuotere Richie e portare alle lacrime la
vedova Steiner; il ragazzo la stava fissando, sul suo viso
c’era, chiaro, il senso di colpa per aver ammazzato suo
marito.
Il dottor Wu, terminati gli ultimi preparativi prima
dell’operazione, raggiunse Richie e gli passò un
braccio sulle spalle, letteralmente guidandolo verso la postazione,
impedendogli di guardare oltre gli altri presenti.
“Cos’è una vita umana in confronto al
gigantesco passo sulla via della conoscenza?” Disse, e non
era la prima volta, quella notte. “Loro non possono capire
Richie, non vedi?” Concluse, ed a Nigma parve di vedere un
altro ghigno nascere dietro il bavaglio di Jonathan.
Il ragazzo fu fatto stendere sul lettino, sopra di lui aleggiava un
monitor, dal quale schermo l’immagine di un uomo giovane ed
affascinante lo fissava di rimando, col suo sorriso perfetto.
“Voglio che te lo stampi nella mente, Richie. Fissati bene in
testa quello che vuoi diventare.” Lo incoraggiò
Wu. “Desideralo intensamente.”
“Io… lo desidero, dottore.
I-immensamente.” Ribatté il ragazzo, ora
sorridente.
Dopo qualche secondo, un’infermiera si avvicinò
per coprirgli il viso con una mascherina, il gas anestetizzante lo fece
addormentare quasi subito, ed un altro infermiere si
avvicinò al dottore, tra le braccia portava un vassoio, sul
quale stavano adagiati una serie di aghi, coperti da una cupola
trasparente.
“Possiamo cominciare.” Disse Wu, prendendone uno,
ed avvicinandolo alla fronte del paziente. “Quello che tutti
considererebbero un miracolo, altro non è che il primo passo
nell’impiego della forza più potente al mondo:
quella della mente.” Spiegò, mentre valutava in
quale punto infilare lo strumento chirurgico. “Vedete,
esistono dei precisi canali di correlazione tra la mente ed il corpo.
Attraverso questi canali, il cervello è in grado di
controllare i muscoli, ma anche gli organi interni e perfino le
ossa.” Disse, e quando Nigma lo vide infilare completamente
la sonda nel
cranio del ragazzo, suo malgrado ebbe una spiacevole torsione al
livello dello stomaco.
“L’ipnosi ed alcune pratiche di meditazione
orientale riescono talvolta ad usare questi canali, provocando reazioni
fisiche apparentemente sconcertanti.” Continuò nel
frattempo Wu. “Si vedono individui in trance camminare sui
carboni ardenti senza bruciarsi, o ustioni sviluppate solo credendo di
essersele provocate. Molti anni fa, il dottor Steiner, io ed il dottor
Crane decidemmo di unire le nostre conoscenze in psicologia, chirurgia
e farmacologia, e partimmo alla scoperta di quelle discipline presenti
nella tradizione orientale e che quasi sconfinavano in quella che si
potrebbe chiamare magia.
Il dottor Crane ci abbandonò quasi subito, ma anche se molto
delusi da quella fuga inaspettata,
io e Steiner, gradatamente arrivammo a comprendere le immense
possibilità di applicazione delle nostre scoperte; utilizzi
che avrebbero potuto portare ad una svolta nella storia della
medicina.”
Mentre raccontava, Wu continuava ad infilare quegli aghi, alcuni nella
fronte, altri nel collo appena sotto il cranio.
“Non si sarebbe trattato di far altro che applicare alla
scienza moderna, alcuni rituali che i nostri avi praticavano da
millenni. Loro non avevano la penicillina, gli anestetici, le
radiografie o i bisturi, usavano la mente per guarire il corpo ed
imputavano il miracolo ai loro dei. Ma il vero miracolo signori,
è l’energia che ognuno di noi ha dentro, che ci
permette di fare tutto.
Al ritorno in patria, quasi tutti risero di queste testimonianze, ma
vedranno anche loro.”
Su quella nota amara, la spiegazione parve infine conclusa, e Wu si
allontanò leggermente dal tavolo operatorio, poi
allargò le braccia in modo piuttosto scenografico e riprese
a parlare, stavolta con voce più decisa e alta.
“Ora ascoltami Richie, so che la tua mente può
sentirmi. Ho eseguito il rituale su di te ragazzo, ho
aperto la strada. Adesso la tua mente e il tuo corpo sono una
cosa sola, se la mente ordina, il corpo obbedirà. Devi solo
volerlo. Devi
voler cambiare!”
Esclamò, ed alcuni rumori, secchi, prolungati, striduli,
iniziarono a riecheggiare nella stanza silenziosissima.
“Questi
suoni…” Mormorò Edward, aggrottando le
sopracciglia.
“Sono le ossa di Richie, si stanno muovendo.”
Terminò per lui Eva, e quando l’investigatore si
voltò a guardarla, notò che era strana, sembrava
meravigliata. “Scorrono sotto la pelle… Dio, i
canali di correlazione. Ricordo tutto adesso…”
Ed a quel punto, Nigma spalancò gli occhi: aveva finalmente
realizzato quale fosse il piano dell’ex psichiatra, il
perché del suo comportamento di poco prima.
Lanciò uno sguardo al macchinario, poi allo Spaventapasseri.
È stato un azzardo. Rifletté Edward. Non
che si abbia qualcosa da perdere però, a questo punto.