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Autore: _Syn    27/08/2011    2 recensioni
[Raccolta conclusa]
Mini-raccolta Ron/Hermione
1. Colazione con lo gnomo: “Ahm...”
Ron stava per dire qualcosa – di imbarazzante, se lo sentiva – ma non fece in tempo a spiccicare parola che una delle uova gli planò sulla testa, imbrattandolo. Hermione spalancò appena la bocca, mentre rivoli di albume scivolavano dai capelli rossi di Ron e finivano sulla maglietta del pigiama arancione acceso oppure deviavano e finivano lungo il suo naso, per poi gocciolare sui jeans della ragazza.
2. Vino e cicatrici: La piccola cicatrice, diritta e chiara, spiccava sulla pelle di Hermione.
3. Scegliere: “Avremmo dovuto scoprirlo prima che “Il pozionista dilettante” ha quell'effetto rilassante su Rose.” continuò. Ron grugnì. “Penso che diventerà un'abile pozionista.”
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Note di Alexiel: Hello, everyone! L'altra notte osservavo la pagina bianca di OpenOffice e ho pensato che sono secoli che non scrivo qualcosa su Ron e Hermione. Da un po' di tempo, oscillo tra questa coppia e la FredHermione, ma non potrei mai rinnegarli. Il mio cuore è un cuore Drunk da quando avevo undici anni, dopotutto. La prima ship è sempre amore.
Perciò ho scritto tre piccole one shot, che formeranno questa mini-raccolta. Ogni fanfiction è ambientata in un periodo diverso post-Guerra, non necessariamente post-Epilogo.
Questa, per esempio, prende avvio qualche mese dopo la guerra. Niente di angst, oggi mi do al fluff melenso. Lettore avvisato...


Ovviamente i vostri commenti sono sempre graditi e preziosi, sappiatelo <3

AlexielFay.



Every moment is so precious



Colazione con lo gnomo


“Ahi!”

Gli gnomi da giardino di casa Weasley erano diabolici come al solito. Scorrazzavano per l'erba alta, nascondendosi, e tendevano agguati.

Hermione stava tornando dal pollaio con delle uova per la colazione, quando uno gnomo piuttosto cattivo, e probabilmente svegliatosi con intenzioni già chiare, le si era avvinghiato alla gamba, come se volesse le uova che lei stava portando dentro. Hermione rispose con un verso di sorpresa e fastidio – lo gnomo era pesante e le unghie stavano penetrando il jeans – e cominciò a scuotere la gamba con forza, il cesto di uova che dondolava pericolosamente intorno al braccio. Lo gnomo, tuttavia, era piuttosto tenace e non sembrava intenzionato a mollare la presa così facilmente.

Lanciava versi strani, con quel suo ghigno malefico e la testa quasi pelata che luccicava come un biglia sotto il sole del primo mattino.

Hermione si vide costretta a ricorrere alle maniere forti e, mentre lo gnomo rischiava di perdere l'equilibrio grazie a un calcio piuttosto poderoso, prese dalla tasca la bacchetta con la mano libera e, al minimo accenno di scintille rosse, lo gnomo lanciò un gridolino impaurito e rancoroso e la liberò, non senza spingerla da un lato con tutta l'intenzione di farla cadere.

Hermione sbuffò e non rinfonderò la bacchetta, tanto per sicurezza, reprimendo a stento l'impulso di punire la mefitica creatura con un innocuo incantesimo.

Controllò che le uova fossero intatte e si allontanò dal pollaio, l'occhio attento a captare ogni movimento sospetto tra i ciuffi d'erba più alti.

Probabilmente, alla vista delle scintille rosse, tutti gli gnomi avevano deciso di adottare una tecnica differente, restando ad arrostirsi le teste pelate al sole o correndo senza far troppi danni.

Un attimo dopo, Hermione sentì un altro rumore, stavolta diverso, e quando alzò lo sguardo – la bacchetta già pronta a scattare – vide, vicino a un ceppo appena tagliato, Ron. Era appena uscito dalla cucina o dalla sua stanza, visto che indossava ancora il pigiama arancione cangiante, ora della sua taglia. Le andava incontro con un'espressione assonnata e preoccupata insieme.

“Ehi, Hermione, tutto ok? Ti ho sentita urlare.” disse. Adocchiò il jeans sporco di terra e la bacchetta che teneva ancora in mano.

In quei mesi ogni reazione simile provocava preoccupazione e ansia, come se tutti temessero di veder sbucare un Mangiamorte in giardino o da una pentola un po' troppo fumante. Hermione scosse il capo e rinfonderò la bacchetta per tranquillizzarlo.

“Niente, solo uno gnomo dispettoso.” rispose. Ron doveva averla sentita dalla sua stanza. “Buongiorno, a proposito.” aggiunse. Gli fece un mezzo sorriso e poi ne rivolse un altro alla maglia del pigiama, indossata a rovescio.

Adorabile, disse una vocina nella sua testa. Il sorriso divenne pieno.

“Oh. Menomale. Ehm... buongiorno anche a te.” borbottò Ron, a disagio. Finiva per darsi del cretino ogni volta che ingigantiva certe cose.

Ma a Hermione andava bene. Se non altro, adesso non le chiedeva di lasciare la porta aperta in bagno, così, per sicurezza. Non si era esattamente reso conto di quanto ridicola fosse stata la sua frase, tranne quando, forse, aveva immaginato qualcosa che non avrebbe dovuto con Hermione a mezzo metro di distanza. Poi aveva balbettato qualche scusa, parole insensate, ed era corso via, sbattendo il naso contro una porta lasciata chiusa.

Ora era decisamente più rilassato e certe reazioni, spontanee dopo aver vissuto in un costante stato d'allerta per anni, non venivano rimarcate con fastidio o irritazione.

“Colazione?” fece Hermione, il cesto sollevato.

“Subito, muoio di fame.” Ron le si accostò e prese il cestino, e le sfiorò per sbaglio, o forse no, la spalla.

“Dovresti aspettare che tua madre le metta sul fuoco, prima...” disse Hermione. Ron si fermò di botto e rimase con il cestino a mezz'aria. Si grattò la nuca e ridacchiò, nervoso.

“Volevo solo aiutarti a portarlo.” balbettò.

Hermione rise, altrettanto nervosa e imbarazzata.

“Ma certo.”

“Non che tu non sia in grado di...”

“No, no, lo so.”

“Già.”

Deglutirono nello stesso momento e ripresero a camminare per il giardino, ormai vicini alla porta. A un certo punto, i loro movimenti si erano fatti quasi robotici, come se entrambi avessero dimenticato di avere dei legamenti.

Erano in quel periodo e Ginny non faceva che lanciare a entrambi occhiate divertite. C'era spazio anche per i sorrisi e le stupidaggini romantiche, oltre a tutto il resto.

Concentrati com'erano ad ascoltare i rispettivi respiri in quel mattino temperato e piacevole, non si accorsero di come lo stesso gnomo di prima stesse osservandoli interessato, con cipiglio malevolo, a pochi metri di distanza.

Con uno scatto che avrebbe fatto invidia a un corridore professionista, la creatura si scagliò contro il cesto di uova, cogliendo Ron di sorpresa.

“Attento!”

“Aaargh! Dannato gnomo, mollalo!”

Dopo avergli strappato il cesto di mano, aveva spinto anche lui come aveva fatto con Hermione poco prima. Tutto in pochissimi secondi.

Hermione soffocò un urlo e non fece in tempo a spostarsi, perché Ron, senza trovare appigli, aveva fatto una mezza piroetta ed era caduto in avanti, proprio contro di lei.

Riuscì appena a bloccare una caduta pericolosa, prendendo Ron per le spalle e crollando seduta sull'erba, con le ginocchia di Ron ai lati delle cosce.

Mentre lo gnomo cantava vittoria, lanciando uova come fossero palle da tennis, Ron aveva raggiunto la tonalità di un semaforo. Le mani di Hermione erano rimaste saldamente ancorate alle spalle di lui. Se qualcuno li avesse sorpresi, sicuramente avrebbe frainteso.

“Ahm...”

Ron stava per dire qualcosa – di imbarazzante, se lo sentiva – ma non fece in tempo a spiccicare parola che una delle uova gli planò sulla testa, imbrattandolo. Hermione spalancò appena la bocca, mentre rivoli di albume scivolavano dai capelli rossi di Ron e finivano sulla maglietta del pigiama arancione acceso oppure deviavano e finivano lungo il suo naso, per poi gocciolare sui jeans della ragazza.

“Quello gnomo lo ammazzo.” sibilò a labbra strette, lo sguardo fisso in quello di lei.

Nonostante le intenzioni omicide, però, non sembrava intenzionato a muoversi di lì. Neanche il suo sguardo sembrava così spiritato come quello di un assassino di gnomi. L'azzurro delle iridi era di una dolce tonalità, come quella del cielo in quel momento.

Le mani di Hermione erano belle sulla sua pelle – maglietta. Erano piccole, affusolate e la pelle accarezzata dal sole gli faceva venire voglia di poggiarci le labbra sopra. Deglutì e arrossì, ma era impossibile notarlo vista la tonalità che aveva già raggiunto.

Hermione aveva la bocca arcuata all'insù e gli occhi brillavano, ormai liberi dal sonno.

Neanche lei aveva intenzione di alzarsi. Per quel che le riguardava, una sedia di erba andava benissimo. Forse la puzza d'uovo a breve sarebbe diventata nauseante, ma non si può avere tutto. Era comunque meglio di tante altre cose, pensò, abbassando un secondo lo sguardo per cancellare immediatamente quelle recenti immagini. Troppo recenti per non pensarci, abbastanza lontane per sporgersi un attimo, legare il suo sguardo a quello di Ron, e comunicargli un semplice, dolce pensiero.

Il respiro di Ron si stava armonizzando con quello di lei e la pelle del viso stava tornando al suo colore originario, aiutata dalla buona dose di serenità e rilassatezza che lo sguardo rassicurante di Hermione comunicava.

Sorrise anche lui, sicuro, e con una mano racchiuse una guancia di lei. Era fresca come il mattino, e divenne tiepida sotto il suo tocco in meno di un secondo.

Cercò ancora i suoi occhi color cioccolata e vide il suo riflesso, proprio in fondo allo sguardo di Hermione. In quello specchio, pensò Ron, voleva scoprire ogni giorno di essere quello che lei desiderava.

Come se Hermione avesse percepito quel pensiero, se lo portò nel cuore e si sporse più velocemente verso di lui. Gli avvolse il collo con le braccia e Ron, senza lasciarle fare la prima mossa come al solito, le catturò le labbra in un bacio.

Sapeva d'uovo, ma andava bene così. Come colazione era perfetta.

  
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