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Autore: Yukisama    29/04/2006    1 recensioni
Traduzione dall'inglese della bellissima fic di Yuki 'A date with a Senpai'. Qualcuno sta corteggiando Kaoru...come reagirà Kenshin di fronte ad un più giovane ed inaspettato rivale?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So che mi ci è voluto * così tanto * per il capitolo 13 e vorrei scusarmi per aver quasi abbandonato questa fic. E’ solo che non riuscivo ad unire le scene. E sono stata sviata e bè…molto impegnata con un sacco di cose diverse. Spero che questo finale vi piacerà. Non è un granchè, come ho già detto in precedenza sono tremenda nei finali! E poi, beh, ho fatto un… non posso definirlo smielato…ho cercato di non far sembrare Sano smielato…Dio no! Ma c’è una scena per Sano e Megumi. Recensioni, commenti e critiche sono sempre apprezzate! Ed un ringraziamento speciale a Elspeth-san per tutto l’aiuto e l’incoraggiamento. Mi dispiace tanto per i mal di testa che ti ho causato per avermi fatto da beta-reading ^_^


Ah, un piccolo avviso. Penso che potrei aver trasformato tutto questo in una specie di festival del miele…roba sdolcinata…bè, siete avvertiti.



Un appuntamento con il Senpai

Capitolo 13



Fermerò il tempo per te

così potremo avere l’eternità

[e] farla durare un po’ di più*.



“E’ una supposizione stupida” disse Sano mentre discuteva con Megumi “Conosco Kenshin meglio di te. La mia ipotesi è che l’abbia portata in qualche raffinato ristorante lontano dalla città. Ma non dirlo a Tae” aggiunse, abbassando la voce.

“No. Potrebbero essere al dojo, proprio adesso” ribattè Megumi osservando Sano ficcarsi un’altra polpetta di riso in bocca, berci sopra del sakè e pulirsi la bocca con il dorso della mano. Com’è sexy pensò, cercando di non sorridere. “Come sei rozzo” commentò seccamente.

“E tu sei una guastafeste” disse, dopo aver deglutito il cibo. “Tae!” chiamò e sorrise quando Tae sporse la testa dalla cucina. “Grandiose! Assolutamente il miglior cibo di tutto il Giappone!” esclamò. Si girò verso Megumi. “Hey, tu non hai mangiato ancora niente” osservò. “Sei troppo nervosa per mangiare di fronte a me?” la prese in giro. Non riusciva a trattenersi dal farlo.

“No, mi è passato l’appetito. Grazie tante” rispose Megumi in modo altero.

“Sai qual è il tuo problema?” scattò improvvisamente Sano. Era il sakè che stava parlando, ma diavolo, non gli importava. Era giunto il momento di parlare di quello che stava accadendo tra di loro. Capì che avevano cercato di evitarlo con le prese in giro e tutte le allusioni nascoste nei loro battibecchi.

Io ho un problema?” chiese Megumi inarcando un sopracciglio. La cena era stata lunga e con Sano che gli stava dando sui nervi, desiderò di essersi portata dietro tutte le sue medicine, inclusi i veleni. Per quale scopo? Doveva ancora pensarci. Ma non era pronta per quello. Forse non lo sarebbe mai stata. Se Sano l’avesse costretta ad aprirsi, avrebbe dovuto fare qualcosa di drastico per farlo stare zitto. Ah si? E come farai? Lo bacerai come hai fatto la notte scorsa? disse la nota voce dentro la sua testa. Il ricordo del loro bacio le causò un’altra vampata di rossore sul viso.

“Certo che ce l’hai. Non riesci a dirlo vero? Hai paura di ammetterlo” sentenziò Sano, semplicemente ignorando quanto sembrasse meravigliosa Megumi con quel leggero rossore che le coloriva le guance…

“Non so di cosa stai parlando” ribattè piattamente Megumi. Era riuscita con successo, durante gli ultimi anni, ad evitare che il suo cuore combinasse casini con la sua testa. Con Sano quel problema era diventato molto più ovvio, perché ne era attratta. E per quanto cercasse di negarlo, l’attrazione era diventata più profonda di quanto si fosse aspettata. E non le piaceva. Era contenta di essere indipendente…lo era sempre stata, fino a che non era arrivato lui e le aveva rovinato quasi tutti i suoi progetti a lungo termine. E quella stupida testa di gallo non aveva ovviamente idea di che razza di problema rappresentasse per lei.

“Si che lo sai”. Sano comprese che Megumi stava provando la stessa cosa che lo tormentava. Erano entrambi spaventati. E gli sembrava un po’ idiota essere spaventato da qualcosa che poteva effettivamente portargli gioia…

Ed anche sofferenza gli sibilò una voce conosciuta nel cervello. Sussultò al pensiero. Erano passati attraverso così tante cose che inconsciamente erano diventati stanchi ed amareggiati. Ma dopo aver visto Kenshin e Jou-chan scambiarsi quegli sguardi pieni di desiderio, che parlavano così chiaro, tanto che lui si era quasi convinto che nella loro immaginazione si stavano già baciando, voleva anche lui sentirsi parte di qualcosa…di così speciale. Diavolo, era probabilmente il sogno di tutti, non importava quanto fossero state fottute le loro vite.

E lui non avrebbe lasciato andare via Megumi! Aveva trovato qualcuno con cui sapeva che avrebbe potuto condividere tutto. Specialmente non dopo quel bacio che si erano scambiati.

E se non doveva succedere ora…i baci appassionati e tutto il resto…avrebbe potuto fare di nuovo qualcosa di così stupido come cadere da un maledetto albero. “Non sto impersonando Kenshin e tu non farai Jou-chan. Quindi smettila di far finta di niente Megumi. Quel bacio ha significato qualcosa e tu lo sai!”

“No e non voglio parlare di questo con un ubriaco. Me ne vado a casa” dichiarò lei, alzandosi. Sano fu rapido nell’afferrarla.

“Tu non vai da nessuna parte, Volpe, finchè non me lo dici” disse Sano con voce bassa.

Megumi era arrabbiata, ma solo perché sapeva che aveva ragione. E se fosse stata innamorata di Sano? Molto probabilmente lui le avrebbe riso in faccia e le avrebbe detto che la stava solo prendendo in giro. Era fatto così e non sarebbe mai stato pronto per impegnarsi con qualcuno. Era un uomo che desiderava avventure, non una noiosa vita domestica. Gli lanciò un’occhiataccia.

“Che differenza vuoi che faccia?” gli chiese lentamente.

“Diavolo, Megumi, tantissima! Andiamo, sei tu che mi hai baciato ed ora sei sempre tu che mi stai trattando come se desiderassi che qual bacio non fosse mai successo. Piantala di confondermi” le disse rabbiosamente alzandosi e torreggiando su di lei. Stava diventando frustrato e diavolo non gli piaceva nemmeno un po’.

Sarebbe stato un ipocrita se avesse negato che i battibecchi gli stavano dando sui nervi. Pensò che avrebbero dovuto oltrepassare quel punto. Certo, anche lui aveva la sua parte in quel pessimo gioco dei soprannomi, ma lui l’aveva solo presa in giro. Si aspettava molto di più da quell’appuntamento. E non se ne sarebbe tornato a casa con il ricordo di Megumi che lo chiamava Testa di Gallo. Non questa sera.

“E va bene” disse Megumi attraverso i denti stretti. Ovviamente, da qualche parte nel processo, Sano era riuscito a infilarsi nel suo cuore e non importava quanto a lungo tentasse, non c’era verso di toglierlo da là come tutti gli altri uomini che avevano tentato e fallito di conquistare il suo cuore e la sua fiducia. Lo guardò con dritto negli occhi. “Hai vinto Sagara! Sono innamorata di te! Sei contento adesso?! Un'altra bella notizia per il tuo smisurato eg…umph…”

Lui la baciò.

Un lungo, profondo e appassionato bacio che li lasciò entrambi senza fiato e ignari del pubblico che aveva improvvisamente avvertito la passione nell’aria.

Finalmente, dopo che Yahiko era stato sul punto di inondarli con una secchiata d’acqua fredda, la coppia di staccò. Entrambi stavano ansimando pesantemente e i loro occhi splendevano febbrilmente.

Sano le sorrise “Non te l’aspettavi eh, Volpina?” le chiese, accarezzandole le guance con la mano fasciata. Il logoro materiale era ruvido contro la pelle di Megumi, ma a lei piaceva. Oh, le piaceva da morire!

“No” ammise “Ma so una cosa Sagara! Disse mentre gli sorrideva con i suoi caldi occhi color cannella che ridevano allegramente.

“Ah si? Che cosa koibito?” chiese lui, provocandola con quel vezzeggiativo. Si aspettava quasi che lei lo spingesse via o forse che gli desse un altro bacio. Dopo tutto, stava diventando piuttosto evidente quanto fosse irresistibile per lei.

Koibito. Amante. Un'altra cosa che Megumi scoprì di apprezzare. Alzò un sopracciglio e cercò di nascondere il sorriso soddisfatto sulle sue labbra. “Pagherai tu il conto questa sera, koibito” rispose, buttando le braccia intorno al collo di Sano.

Sano gli sorrise “Oh. Bè, ho un segreto” disse con voce roca, solleticandole un lobo dell’orecchio. Lei fece una risatina e Sano sentì il suo cuore sussultare alle piccole scosse che scorrevano lungo i loro corpi. “Non ho soldi, Kenshin aveva promesso di pagarmi la cena” le disse attraverso il suo collo. Megumi iniziava ad essere un po’ agitata. Lo poteva dire dal modo in cui le sue pulsazioni sembravano saltare fuori dalla sua stessa pelle. Alzò la testa e osservò i suoi occhi marroni allargarsi.

“Hontou?” chiese in un soffio.

Lui annuì seriamente.

“Che facciamo adesso? Io non voglio pagare Sagara” disse Megumi, pressando il suo corpo contro quello di Sano. Gli occhi di Sano brillarono di allegria, la abbraccò più stretta e, con un grido di sorpresa di Megumi, se la caricò sulle spalle. “Corriamo” disse. E così la Testa di Gallo scappò con la Volpe, che gli urlava sia insulti che vezzeggiativi.

Tae osservò stupita Sano e Megumi sparire dietro l’angolo. La sua bocca si spalancò. Erano scappati via! Senza pagare il conto! Ma che…si girò verso Yahiko e Tsubame che erano spariti anche loro dal suo fianco. La bocca di Tae si chiuse di scatto mentre cadeva dalla sedia, con un grosso gocciolone di sudore e tutto il resto. “Ve la farò pagare per questo..a tutti!” giurò solennemente. Tutti, specialmente il rurouni dai capelli rossi che aveva organizzato quella festicciola!


***


Kaoru aveva sentito bene. Doveva aver sentito bene. Altrimenti lo avrebbe ucciso. “K-Kenshin?” chiese ancora, con gli occhi blu che cercavano il suo viso. ‘Ai shiteru’. Quelle parole le rimbombavano nella testa.

Lui le sorrise. Rassicurandola ancora una volta quando le sue mani le accrezzarono il collo e la spinsero gentilmente verso di lui. Kenshin non si era accorto di quanto fossero riusciti a cambiare la loro posizione in una maniera più intima. Lei era inginocchiata davanti a lui e le braccia di Kenshin le cingevano la vita. Sembrava che Kaoru avesse momentaneamente dimenticato la sua tremenda paura delle altezze. Ma a lui non importava.

Non le avrebbe certamente ricordato che erano a più di cinque metri dal suolo. La osservò arrossire ancora e in quello stesso preciso istante capì che non si sarebbe mai stancato di guardarla. Sentì che le ginocchia di lei si aprivano per fargli posto e quando non protestò, la abbracciò. Con una lieve stretta Kaoru lo stinse più forte.

“Non vuoi dirmi nulla Kaoru?” chiese, solleticandole il collo con il respiro.

Kaoru avvertì la paura di essere respinto nella sua voce e mentalmente si rimproverò per essere stata così stupida. Lo allontanò gentilmente per guardarlo negli occhi. Scoppiò a ridere perché lui le stava facendo il broncio e non l’aveva mai visto fare una cosa del genere prima…così spontanea ed informale.

Quando vide il lampo di paura e dolore negli occhi di Kenshin fece l’unica cosa a cui riuscì a pensare per rassicurarlo che anche lei provava lo stesso “ Kenshin Baka! Dovresti già saperlo, adorabile idiota!”. E con quel pensiero gli saltò quasi addosso, facendolo sdraidare sul tetto.

Trascinandola con lui, Kenshin si ritrovò schiacciato sotto Kaoru. Il suo peso era un calore e una pressione benvenuta per lui. Sentì la calda sensazione crescere nel suo cuore e diffondersi attraverso tutto il suo corpo quando Kaoru abbassò la testa e gli sfiorò le labbra ancora una volta. Mormorò con grande tenerezza le parole che Kenshin aveva sognato di sentire.

“Ai shiteru Kenshin no baka!” disse ridacchiando allegramente davanti all’espressione sbalordita del viso di Kenshin e poi iniziò a ricoprirlo di piccoli baci sulla faccia.

Kenshin non osò chiederle se aveva sentito bene, terrorizzato che si rimangiasse quello che aveva apena detto o che lo buttasse giù dal tetto. Riguadagnando la sua sicurezza, la strinse più forte e la fermò. Lei lo fissò interrogativamente e silenziosamente lui la guidò verso la sua bocca. Il suo primo pensiero fu che quello non poteva succedergli veramente, che era soltanto un sogno depravato e che si sarebbe certamente svegliato ritrovandosi solo nel suo futon. Ma quando lei gli rispose tentativamente, con il labbro inferiore che accarezzava il suo, Kenshin finalmente tornò alla realtà. Gemette lievemente, non riuscendo a fermarsi dal baciarla ancora.

Il suo primo vero bacio! Il pensiero stesso sembrava averle preso la maggior parte della sua energia e lei fu grata della forza di Kenshin. Era stata un po’ nervosa all’inizio, temeva di essere troppo impacciata o che le sue labbra non fossero per niente morbide e oh Kami, per favore, non fatela puzzare di sudore! Si era rilassata un pochino quando Kenshin non aveva dato srgno di notare nessuna di queste cose. E si scoprì diventare sempre più audace ad ogni tocco, ad ogni scambio di respiro.

Si avvicinò ancora quando Kenshin girò la testa per approfondire il bacio.

La mente gli stava annaspando per l’intensità del bacio. Era dolce come la prima brezza di primavera e allo stesso tempo gli stava trasformando metà del cervello e di suoi organi in una grossa poltiglia. Era quasi vicino al limite dove sapeva che il suo autocontrollo si sarebbe perso facilmente. Ma forse era giunto il momento di buttare al vento la sua cautela. Leccò lentamente le labbra di Kaoru, facendola emettere un lieve gemito, un suono che lei non era nemmeno conscia di fare.

Kenshin fu il primo ad interropere il bacio. Osservò il viso di Kaoru per un momento : aveva gli occhi chiusi e le labbra rosse leggermente dischiuse. Sospirò e le pasò un dito sulle guance, facendole aprire gli occhi.

“Nani?” chiese Kaoru con aria un po’ sognante. “C’è qualcosa che non va Kenshin?” avvertì una punta di panico quando lui si rialzò, mettendosi a sedere e tenendola ad un braccio di distanza.

“Iie” rispose Kenshin, accrezzandole le spalle con le mani. “E’ solo che…” si chinò in avanti e le sfiorò le labbra, come se non riuscisse a non farlo. Udì vagamente la risatina nervosa di Kaoru quando la sua bocca trovò la strada per la mascella di lei, tracciandola con piccoli baci, seguendo l’arco del suo collo e poi andando verso l’orecchio.

“E’ solo…che questo non è né il momento né il luogo adatto per farlo…” mormorò con calma.

“Ah no?” chiese Kaoru giocherellando con il colletto di Kenshin, passando non molto casualmente le dita sulla pelle esposta. Riusciva a sentire i suoi muscoli guizzare e ridacchiò, deliziata dall’effetto che aveva su di lui. “Allora cosa suggerisci?” chiese un po’ maliziosamente.

Kenshin fece un sorrisino e in una sola, fluida mossa, la prese in braccio mentre si rialzava.

“Cosa…” i suoi occhi si spalancarono quando colse l’allegro luccichio nei suoi occhi violetti. Gli mise le braccia intorno al collo e si strinse più forte a lui.

“Kenshin…non ci pensare nemmeno…” lo ammonì. Questo appuntamento non è ancora finito pensò con calore. Non quando si stava divertendo così tanto.

Kenshin le fece l’occhiolino “Non pensare nemmeno a cosa?” chiese benevolmente “Stiamo solo scendendo giù. Dove è più sicuro” disse sorridendole.

Kaoru piegò la testa di lato per cercare di capire cosa avesse in mente “Kenshin…”

E prima che potesse finire la frase, lui saltò giù dal tetto ed atterrò facilmente sul terreno, facendo a mala pena rumore.


***


Yahiko ne aveva abbastanza dell’appuntamento ‘programmato’ di Kenshin. Era stato astuto, doveva dargliene atto. Era sicuro che Kenshin aveva le migliori intenzioni, ma recitare la parte della ‘cameriera’ per un’ora non era sulla sua lista di cose divertenti da fare. E dato che anche Sano e Megumi erano stati congedati, aveva deciso di fare la sua fuga, prima che Tae lo notasse e gli facesse lavare i piatti come pagamento per il cibo che Sano aveva senza alcun pudore ingurgitato davanti alla sua ‘dama’. E quello gli avrebbe davvero rovinato la giornata. Certamente, il sorriso di Tsubame era stato una ricompensa più che valida per l’umiliazione di dover indossare una cosa così ridicola come un grembiule.

Era felice di essersi rimesso i suoi vestiti normali ed ora voleva dirne quattro a Kenshin, per non parlare di prendere in giro Kaoru. Doveva ammettere che la sua sensei era abbastanza carina. I Tanuki, per certa gente, erano carini, quindi perché Kaoru avrebbe dovuto fare eccezione? Sorrise al pensiero.

E così si ritrovò sulla via di casa. Quello che vide gli fece drasticamente cambiare umore. Non poteva essere più felice. La scena che si svolgeva davanti a lui era abbastanza da ispirargli più di un centinaio di soprannomi e prenderla in giro per questo sarebbe bastato a lui e alla sua busu-sensei per una vita intera.

Stava girando l’angolo quando aveva sentito una lieve ristina dentro il cortile del dojo. Aveva allungato il collo e aveva visto Kaoru e Kenshin stare sotto il portico con le fronti pressate l’una contro l’altra, e ridevano dolcemente nella notte.

“Nani?” aveva esclamato.

Kenshin e Kaoru.

Aveva sbattuto gli occhi per diverse volte, non riuscendo ancora a credere che quei due fossero finalmente una…una.. coppia?!

Yahiko rabbrividì leggermente al pensiero. Non era sicuro di quello che Kenshin aveva fatto e di come c’era riuscito, ma aveva ovviamente raggiunto il suo scopo. Il ragazzo sogghignò Bè, hai ottenuto quello che volevi, Busu pensò con affetto “Non avrei mai pensato che sarebbe arrivato questo giorno”

“Che giorno?”

Yahiko fece un salto, trattenendo un urlo.”Sanosuke, razza di idiota! Non farlo più!” sibilò arrossendo. Sperò che Sano non se ne accorgesse.

“Paura, eh?” chiese Sano sorridendo notando le guance rosse di Yahiko e il suo respiro rapido.

“Che diavolo è quel sorriso stupido?” chiese Yahiko preparandosi ad infastidire Sano quando si ricordò del bacio a cui aveva assistito e dell’innocenza che aveva perso. Alzò gli occhi al cielo “Non dirmi che Megumi si è innamorata di te?” chiese con un mezzo sorriso.

“Non ci posso fare niente se pensa che io sia dannatamente troppo sexy” rispose Sano conn un sorriso di scherno e aggiungendo una suggestiva strizzatina d’occhio.

Era la risposta che Yahiko stava aspettando “Giusto” rispose, imitandolo. E pensare che credeva che Megumi avesse più buonsenso della sua Busu-sama. Apparentemente no.

“Allora, che succede ai nostri due amici qui?” chiese Sano guardando con curiosità oltre il grande albero dietro il quale si stava nascondendo Yahiko.

“Bè, immagino che questa cosa smielata sia molto meglio di un bokken sulla testa ogni tanto” rispose Yahiko annuendo silenziosamente.

“Huh?”

“Se Busu resterà con questa aria innamorata per il resto della sua vita, allora certamente spero che addolcisca le sue tendenze violente” sentenzò, sentendosi un perfetto adulto.

Sano lo guardò interrogativamente “Come no”. guardarono la scena per vari minuti ancora.

Kenshin sembrava l’idiota innamorato che Sano si aspettava e Jou-chan il gatto felice che aveva messo le zampe su un topolino contento.

“Kenshin è nei guai, vero?” chiese Yahiko, abbastanza compiaciuto dal corso degli eventi.

“Già. Grossi guai” rispose Sano, sorridendo largamente.

La coppia finalmente si baciò. Sano e Yahiko si guardarono l’un l’altro e fecero espressioni di disgusto.

“Ewwwww” commentò Yahiko “Gli adulti fanno le cose più schifose” borbottò.

“Bè, prima che facciano qualcosa che potrebbe disgustarti ancora di più, andiamocene da qui” disse Sano, lanciando un’occhiata dalla coppia alla strada polverosa che conduceva verso la clinica di Megumi.

“Che altre cose disgustose?” chiese improvvisamente Yahiko, interrompendo i pensieri di Sano.

“Vuoi saperlo davvero?” chiese Sano, con il malizioso scintillio negli occhi, nascosti dalla massa dei capelli. Megumi poteva aspettare. Quello poteva essere meglio di qualunque cosa avesse mai sperato.

Yahiko annuì vigorosamente, con gli occhi che gli brillavano dalla curiosità.

“Ci faremo una chiaccherata da uomo a uomo, allora. Andiamo” disse allegramente, prendendo il colletto di Yahiko e sollevandolo dal terreno. Sano udì un’imprecazione soffocata e girò il ragazzo verso di sé, in modo da essere faccia a faccia con lui. “Se hai un cervello, ti suggerisco di stare zitto o rovinare il momento di Kaoru e poi morire” lo avvertì con la voce leggera ma letale.

Yahiko strinse i denti e gli ringhiò.

Perfetto. Sapeva che il ragazzo non gli avrebbe urlato nessun insulto. “Ci divertiremo un sacco Yahiko-CHAN!”

Sano dovette trattenersi dal ridere starnazzando come un gallo impazzito, mentre correva via portandosi dietro Yahiko.


***


Quando finalmente ripresero fiato, Kenshin dovette scuotere la testa per un paio di secondi per schiarire i pensieri che gli giravano nel cervello annebbiato dalla passione. Il suo gi era già mezzo aperto. Kaoru aveva il viso premuto contro il suo petto. Gli aveva appoggiato le mani sulla pelle nuda e i muscoli toccati non riuscivano a stare fermi. Anche se lui cercava di farlo. Sospirò e alzò il mento di Kaoru, in modo da poterla vedere in viso. Era un po’ arrossita e i suoi occhi blu erano quasi un fuoco liquido, velati di passione e tuttavia con ancora una luce di innocente meraviglia.

La schiena di Kaoru era appoggiata al muro e lui la stava baciando da…non ne aveva idea. Solo un momento prima stavano sul portico ridendo dolcemente, innocentemente e con ancora un po’ di timidezza e il momento dopo…

Le passò un dito sulle guance. La sentì sospirare e la imitò con un sorrisino soddisfatto e dandole un bacio sulla fronte. “Non dovremmo” riuscì a dire.

“Non dovremmo cosa?” chiede Kaoru, piegando leggermente la testa di lato.

“Non dovremmo fare tutto questo” rispose finalmente Kenshin, dopo aver pensato per un momento in che modo spiegare a parole quello che stava provando.

“Non stiamo facendo niente di male, Kenshin” lo rimproverò leggermente Kaoru. Si alzò sulla punta dei piedi e gli diede un lungo e lento bacio.

Kenshin si soprese a rispondere vivamente al bacio, stringendo il suo corpo più vicino al proprio. Sospirò ed interruppe il contatto. “Koishii…io…stai ancora..:” fece una pausa. Stava dicendo cose senza senso e Kaoru gli stava sorridendo, in attesa.

“Cosa?” lo prese in giro Kaoru, passando le sue esili dita all’interno del suo gi e tracciando invisibili curve e linee sulla sua pelle liscia. “Che cosa dovremmo fare allora?” chiese con allegria.

“Parlare” rispose Kenshin, in modo poco convincente.

La ricca risata di Kaoru lo colpì dritto al cuore.

“Abbiamo già parlato abbastanza Kenshin. Non ti ricordi? Per tutta la notte e per quella ancora prima” lo informò pigramente, mentre il suo braccio trovava la nuca di Kenshin e lo spingeva più vicino. La cascata dei suoi capelli cremisi le faceva sembrare come se fossero le uniche due persone al mondo, nascondendoli da qualunque cosa li dividesse silenziosamente.

Kaoru non si era mai sentita così sicura e protetta in vita sua.

Kenshin da parte sua, non si era mai sentito così libero ed appagato. Stringerla gli bastava, anche se c’erano parti di lui che volevano fare di più che guardare e baciare soltanto. Il desiderio di stare con lei era al momento tanto forte quanto il suo bisogno di proteggerla, che era ancora più forte perché era da se stesso che doveva proteggerla.

Kaoru sembrò avergli letto nel pensiero e lo colpì scherzosamente su una guancia. “Kenshin no baka! Non iniziare con questa sorta di pensieri. Non devi proteggermi da nulla, tantomeno da te”

Kenshin aveva appoggiato le mani sulla vita sottile di Kaoru per tenerla ferma. Quando lei era arrabbiata sembrava sempre in grado di fare qualunque cosa e al momento Kenshin era in bilico sul temere e il volere che Kaoru facesse di lui quel che voleva.

“Bè allora dovremmo andare a riposare” suggerì, sfregando il naso contro il suo. Sorrise quando lei arrossì, ed aspettò la sua decisione.

Kaoru sembrò pensarci su, dato che finalmente si fermò per un momento. “Ok” disse, allontanando le braccia da lui e lasciandosele cadere ai lati.

Kenshin esalò un sospiro, che in qualce modo sembrò essere tra la delusione e il sollievo.

Kaoru ridacchiò. “Andiamo baka”, disse prendendogli la mano e conducendolo verso la sua camera.

Il rumore di panico che fece Kenshin le provocò un’altra profonda risatina. Quasi immediatamente la mano gli era diventata fredda e un po’ sudata.

“Kaoru aspetta…non dovremmo…voglio dire, vorrei…ma…sessha…sessha…orororo….”

Kaoru lo azzittì con un lungo bacio e poi fece un passo indietro per godersi l’espressione confusa dipinta sul suo viso. I suoi occhi quasi dorati tradivano le sue vere emozioni e Kaoru sentì i brividi scorrerle lungo la spina dorsale. Era molto tentata di continuare a prenderlo in giro, ma lui aveva ragione. “Non faremo nulla Kenshin”.

“Ah no?” chiese lui, con tono leggermente deluso. Poi se ne accorse e scosse la testa. Non riusciva a pensare chiaramente, specialmente dopo il modo con cui lo aveva baciato.

“Hai. Non dobbiamo affrettare le cose. Ma…” si interruppe, improvvisamente timida e reclutante a continuare.

“Ma cosa, Koishii?” chiese Kenshin, non osando allontarsi.

“Ma vorrei dormire insieme e svegliarmi accanto a te” rispose piano Kaoru, incontrando il suo sguardo con gli occhi blu.

Kenshin sospirò. Gli stava chiedendo così poco, e allo stesso tempo gli stava chiedendo troppo. Come può essere possibile? gli chiese la sua parte razionale. Aveva una risposta per questo.

Kaoru era allo stesso tempo sia simile ad una bambina, che una bellissima donna che gli faceva gemere ogni parte del corpo pur di averla e stringerla a lui. Era vulnerabile ma forte e spesso si era fermato a pensare che forse era anche più forte di lui e di Battosai messi insieme.

Per tutte le apparenti contraddizioni di Kaoru, lui l’amava ancora di più. C’era sempre qualcosa di diverso in lei. E voleva scoprire tutto di lei…tutto.

Gli stava dando questa occasione. E non avrebbero nemmeno dovuto ‘fare’ ancora nulla.

“Prometto che farò la brava” lo stuzzicò Kaoru, avvicinandosi seducentemente.

“Oro?” esclamò Kenshin, arrossendo fino alla punta dei capelli. Questo suonava più come qualcosa che avrebbe potuto dire Megumi, ma venendo da lei, lo faceva suonare totalmente innocente.

Kaoru ridacchiò “Non ti morderò” aggiunse.

Kenshin stava per sanguinare dal naso.

“Aw, andiamo Kenshin, Per favore?” chiese Kaoru, raggiungendolo.

Kenshin si arrese quando lei lo portò dentro la sua camera. Inghiottì a vuoto quando il suo profumo lo assalì. Il suo profumo di gelsomino era molto più forte in quel posto, sul suo cuscino, sul suo futon…

“Koishii…” iniziò reclutantemente ad osservare la sua stanza e poi quasi svenne quando i suoi occhi la videro togliersi l’obi. Contro la morbida luce dell’unica candela che illuminava la stanza, lei sembrava assolutamente eterea e delicata. Per un attimo gli mancò l’ossigeno e gli girò la testa.

“Kaoru…cos…cosa stai fa…facendo?”

Kaoru alzò la testa e arrossì “Baka! Si suppone che tu debba girarti dall’altra parte!” urlò, chiudendo immediatamente il kimono quasi aperto.

“O-oro?!” disse Kenshin, ancora pietrificato e non sentendo neanche una parola di quello che lei aveva appena detto. Quando Kaoru gli tirò il bokken e questo colpì la sua testa come un perfetto bersaglio, Kenshin finalmente realizzò l’idea. Naturalmente nel frattempo si era già girato di schiena e stava osservando il soffitto.

Il suono di vestiti che frusciavano e cadevano per terra lo riportò alla realtà. Trattenne il respiro per tutto il tempo che restò in quella posizione. Le ombre che giocavano sulla liscia superfice del soffitto non lo aiutavano di certo. Lo facevano sentire ancora più…a disagio. Quando la luce si spense e sentì Kaoru infilarsi nel futon, lo prese come il segno che era giunto il suo turno di cambiarsi.

“Kaoru?” chiese piano.

“Hai?” la sua voce era smorzata come la sua.

“Non guarderai vero?” chiese banalmente.

Kaoru mugugnò un’imprecazione e si irritò per il fatto di avrgli già lanciato il suo bokken. “Certo che no!”.

Naturalmente, stava mentendo. E Kenshin lo sapeva. Ma, come Sano gli diceva sempre, chi se ne fregava?

Finalmente, fece qualcosa di cui Sano sarebbe stato fiero. Kenshin sorrise tra sé quando sentì il brusco inspirare di Kaoru. Sapeva molto bene quello che lei stava provando. Il gioco vale per tutti e due Kaoru, pensò amorevolmente mentre si dirigeva silenziosamente verso il suo futon.

Kaoru non ci pensò due volte quando sentì il suo braccio intorno alla vita. Si rannicchiò vicino al suo collo e sospirò.

“Meglio?” chiese Kenshin.

“Hai” sussurrò in risposta lei.

“Vorrei poterti vedere” disse Kenshin, baciandole la testa e poi appoggiandole il mento nello stesso punto.

“Lo farai. Forse la prossima volta” rispose piano Kaoru.

“Ci sarà una prossima volta, vero?” chiese piano lui. Il suo bisogno di essere rassicurato si riaffacciò ancora.

“Abbiamo l’eternità davanti Kenshin. Non mi preoccuperei della prossima volta” mormorò Kaoru.

Restarono in silenzio per un momento, godendosi il fatto che stavano finalmente insieme. La notte quasi priva di rumori stava lentamente cullando Kaoru verso il sonno. Si allungò verso il viso di Kenshin e lo toccò.

“Ai shiteru” disse dolcemente addormentandosi.

“Ai shiteru Kaoru” rispose Kenshin “E grazie”.

Fuori, una striatura blu contro il cielo scuro stava segnalando l’inizio di un nuovo giorno. Era garantito che sarebbe stata una delle giornate migliori che Tokyo avesse mai avuto. Perché quel giorno era iniziato con l’amore, la speranza e la realizzazione di un sogno.



FINE




Ultima nota :


Um…allora, è stato un brutto finale? Che ne pensate ragazzi? Commentate per favore!!




Traduzione dei termini giapponesi :


Jou-chan : nomignolo con cui Sano chiama Kaoru. Vuol dire ‘signorina’ ed è la forma contratta ed informale di o-jou-san.

Koibito : amante. In questo caso si può anche tradurre come ‘amore’

Hontou : davvero?

Rurouni : vagabondo

Ai shiteru : ti amo

Baka : stupido

Kami : Dio

Nani ? : che cosa?

Iie : no

Tanuki : i tanuki, ossia procioni, sono degli animali molto presenti nelle leggende giapponesi e si credeva che avessero il potere di trasformarsi, come le volpi. E’ stato Saito ad affibbiare questo nomignolo a Kaoru.

Busu : racchia

Bouken/bokken: spada di legno usata per il kendo

Gi : casacca indossata dagli uomini sopra gli hakama (pantaloni)

Koishii : amore mio

Sessha : in giapponese ci sono molti modi per dire io e sono diversi a seconda della persona che li usa. Il termine neutro è watashi, ma le ragazze dicono atashi (considerato più raffinato e, appunto, femminile) mentre i ragazzi possono dire boku (considerato un po’ rozzo) oppure ore (ancora più rozzo e informale di boku). In questo caso sessha vuol dire ‘questa indegna persona’ e viene usato in modo da lasciar intendere che chi lo usa si mette automaticamente su un gradino più basso della persona a cui si rivolge. In pratica è un modo di dire io umile e sottomesso.

Oro : tipica espressione di Kenshin che indica imbarazzo/confusione

Hai : si

Obi : alta fascia di seta da portare intorno alla vita, che le donne usavano per chiudere il kimono.

Futon : letto tradizionale giapponese composto da una trapunta ed un matarasso ripiegabile da stendere sul tatami.


  
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